La nutrizione e il diabete nascosto.
Un bel giorno, si presenta presso il mio studio, un giovane uomo, sui quarant'anni. Aspetto sano, robusto e desideroso, di cambiare il proprio stile di vita. Dice di essere una persona flessibile e attiva ma che tuttavia non riesce a smaltire quei chili di troppo, che ogni mattina ritrova li, sull'addome. Il giovane, come da accordi mi mostra le sue analisi del sangue, sia quelle fatte qualche giorno prima, sia quelle di due mesi prima. Dando una rapida occhiata a tutti i valori, me ne salta subito all'occhio uno: la glicemia. La quale appare ben al di sopra del limite (110 mg/dL) in entrambe le valutazioni laboratoristiche . Allora chiedo subito se qualcuno (un medico o un nutrizionista) gliel'avesse mai fatto notare. Mi dice con mia grande sorpresa, che ne il medico ne la sua nutrizionista, l'avevano mai messo in guardia, su questo aspetto. Forse una svista, può capitare. Gli chiedo allora, dopo aver completato la visita (prendendo le misure e terminando l'intervista con le sue abitudini alimentari),di ripetere le analisi del sangue con particolare attenzione alla glicemia, all'Emoglobina glicata e all'insulinemia, che si farà prescrivere dal proprio medico.
Risultato: dalle nuove analisi è venuta fuori una insulina - resistenza in atto, con un valore di HOMA-beta (parametro che valuta l'attività delle cellule beta del pancreas), di circa il 200%. Ciò a indicare, che le cellule beta pancreatiche avevano un carico di lavoro quasi doppio rispetto al normale.
Anche il suo medico, vedendo il risultato delle analisi, lo ha subito inserito tra i soggetti diabetici, con prescrizione di ipoglicemizzante orale. Aggiungendo che tuttavia, essendo stato individuato precocemente, vi sono buone probabilità di reversione.
Ora il mio paziente ha iniziato a seguire il piano alimentare (basato sulla "dieta mediterranea") che gli ho consigliato e a fare regolarmente attività fisica. Ha perso rapidamente peso e ha iniziato a pensare di aver fatto la scelta giusta per la propria salute.