comunicati aprile 2022

"CON LEONARD PELTIER IN DIFESA DEI DIRITTI UMANI DI TUTTI GLI ESSERI UMANI E IN DIFESA DELLA MADRE TERRA". UN INCONTRO DI STUDIO E DI RIFLESSIONE


Mercoledi' 27 aprile 2022 a Vetralla (Vt) si e' svolto un incontro di studio e di riflessione sul tema "Con Leonard Peltier in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani e in difesa della Madre Terra".

Leonard Peltier e' l'illustre attivista nativo americano da 46 anni detenuto nelle carceri statunitensi per delitti che non ha mai commesso. Per la sua liberazione si sono impegnate innumerevoli personalita' di tutto il mondo, tra cui Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu. I suoi stessi accusatori e giudici hanno successivamente riconosciuto che la sua condanna fu l'esito di un processo-farsa basato su presunte "prove" dimostratesi false e su presunte "testimonianze" rivelatesi anch'esse false. Nonostante che sia ormai unanime la consapevolezza e il riconoscimento della sua innocenza, Leonard Peltier continua ad essere assurdamente detenuto, vittima della persecuzione del razzismo bianco.

Leonard Peltier e' per il mondo intero il simbolo vivente della resistenza nonviolenta dei popoli nativi contro il genocidio, il simbolo vivente della lotta nonviolenta in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, il simbolo vivente della lotta nonviolenta in difesa della Madre Terra.

All'incontro ha preso parte il responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo.

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L'incontro si e' aperto con un minuto di silenzio per tutte le vittime delle guerre in corso, a cominciare dalle vittime della guerra scatenata dal folle e criminale governo russo contro la popolazione ucraina; e per tutte le vittime del totalitarismo, del razzismo, del colonialismo, dell'imperialismo, dello schiavismo, del maschilismo, della devastazione della biosfera.

Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignita', alla solidarieta'. Occorre soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto. La guerra e' un crimine contro l'umanita'. Salvare le vite e' il primo dovere.

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Nel corso dell'incontro la vita, l'azione e la riflessione di Leonard Peltier sono state ripercorse anche attraverso la lettura e il commento di brani della sua autobiografia e del libro di Peter Matthiessen alla sua vicenda dedicato.

E' stata anche data lettura di un recente appello di Carol Gokee, coordinatrice dell'"International Leonard Peltier Defense Committee".

Una parte dell'incontro e' stata dedicata alla riflessione sulle iniziative in corso per la sua liberazione, con particolar riferimento alle iniziative promosse in Italia.

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Chiediamo ancora una volta al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia presidenziale che restituisca la liberta' a Leonard Peltier.

Chiediamo ancora una volta a tutte le istituzioni democratiche del mondo di esprimersi per la liberazione di Leonard Peltier.

Chiediamo ancora una volta a tutte le persone di volonta' buona di impegnarsi per la liberazione di Leonard Peltier.

Siamo una sola umana famiglia in un unico mondo vivente.

Difendere la vita.

Mitakuye Oyasin.

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Allegati in calce:

1. Alcune parole per Leonard Peltier

2. Carol Gokee: Rise Up For Peltier Call to Action Toolkit


Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo


Viterbo, 27 aprile 2022


Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt@gmail.com

Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Da alcuni mesi e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 46 anni prigioniero innocente.


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Allegato 1. Alcune parole per Leonard Peltier


Il testo che segue e' la stesura integrale dell'articolo "Persecuzione politica negli Usa. Non muoia in carcere Leonard Peltier" apparso su "Adista segni nuovi" n. 8 del 5 marzo 2022.

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Non muoia in carcere Leonard Peltier

Mentre vengono scritte queste righe Leonard Peltier ha 77 anni, da 46 e' in prigione in un carcere americano di massima sicurezza condannato a due ergastoli per delitti che non ha commesso (un processo-farsa con una giuria razzista lo condanno' sulla base di testimonianze false e di prove altrettanto false; gli stessi accusatori, gli stessi giudici, riconobbero successivamente che fu la condanna di un innocente, che fu una persecuzione politica. Leonard Peltier e' un perseguitato politico, perseguitato perche' e' un nativo americano che ha dedicato l'intera sua vita alla lotta in difesa del suo popolo e di tutti i popoli oppressi, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, in difesa della Madre Terra.

Ha scritto nella sua autobiografia: "Tutti facciamo parte dell'unica famiglia dell'umanita'.

Noi condividiamo la responsabilita' per la nostra Madre Terra e per tutti quelli che ci vivono e respirano.

Credo che il nostro compito non sara' terminato fin quando anche un solo essere umano sara' affamato o maltrattato, una sola persona sara' costretta a morire in guerra, un solo innocente languira' in prigione e un solo individuo sara' perseguitato per le sue opinioni.

Credo nel bene dell'umanita'.

Credo che il bene possa prevalere, ma soltanto se vi sara' un grande impegno. Impegno da parte nostra, di ognuno di noi, tuo e mio".

Leonard Peltier soffre da molti anni di gravi patologie, e recentemente ha contratto il covid. La sua vita e' in grave pericolo, ma fin qui neppure questo ha persuaso il Presidente degli Stati Uniti d'America a restituirgli la liberta' attivando l'istituto della grazia presidenziale.

Da tutto il mondo da decine d'anni si chiede che Leonard Peltier sia liberato: lo hanno chiesto Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, e con essi innumerevoli altre personalita' benemerite dell'umanita', lo hanno chiesto istituzioni democratiche come il Parlamento Europeo, lo hanno chiesto associazioni prestigiose come Amnesty International, e con esse milioni di esseri umani da tutto il mondo che hanno sottoscritto petizioni per la sua liberazione. Fin qui a nulla e' valso.

Perche' tanto accanimento? Perche' tanta ferocia contro Leonard Peltier? Cosa rappresenta Leonard Peltier per far si' che il sistema di potere che domina negli Stati Uniti tema a tal punto un settantasettenne gravemente malato? Cosa rappresenta Leonard Peltier per far si' che gli sia sempre stato negato un processo di appello che sicuramente lo avrebbe assolto? Cosa rappresenta Leonard Peltier per far si' che gli siano state sistematicamente negate tutte quelle misure di riduzione dell'afflittivita' della pena che lo stesso sistema carcerario americano prevede?

Scriviamolo subito: Leonard Peltier rappresenta l'intera umanita' oppressa in lotta per la comune liberazione e per la difesa dell'intero mondo vivente minacciato di distruzione dai poteri dominanti.

La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la Resistenza degli indiani d'America vittime di un genocidio, di un etnocidio e di un ecocidio che tuttora continuano e che occorre contrastare.

La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la lotta di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani oppressi e denegati dalla violenza dei poteri dominanti.

La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la lotta dell'umanita' cosciente in difesa del mondo vivente dalla minaccia di distruzione da parte di un sistema di potere, di un modo di produzione e di un modello di sviluppo che schiavizzano, divorano e distruggono gli esseri umani, gli altri animali, l'intero mondo vivente.

La lotta di Leonard Peltier e la lotta per la sua liberazione sono quindi parte di un impegno in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, di un impegno per la salvezza dell'intero mondo vivente.

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La vita, la lotta e la persecuzione di un indiano

Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.

Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.

Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.

Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.

Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco)  nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.

Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.

Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.

Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.

Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.

Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.

A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.

Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.

Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.

Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.

In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.

Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.

La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.

Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.

Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).

Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.

Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazione criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.

Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?

E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, e' ora anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.

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Un uomo innocente

Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.

Ha scritto nella sua autobiografia: "Non ho scuse da porgere, solo tristezza. Non posso scusarmi per quello che non ho fatto. Ma posso provare dolore, e lo faccio. Ogni giorno, ogni ora, soffro per quelli che sono morti nello scontro di Oglala del 1975 e per le loro famiglie - per le famiglie degli agenti dell'Fbi Jack Coler e Ronald Williams e, si', per la famiglia di Joe Killsright Stuntz, la cui morte per una pallottola a Oglala quello stesso giorno, cosi' come le morti di centinaia di altri indiani a Pine Ridge in quel terribile periodo, non e' mai stata oggetto di inchiesta. Mi piange il cuore nel ricordare la sofferenza e la paura nella quale molta della mia gente fu costretta a vivere a quel tempo, la stessa sofferenza e paura che quel giorno spinse me e gli altri a Oglala per difendere chi era indifeso.

Provo pena e tristezza anche per la perdita subita dalla mia famiglia perche', in qualche misura, quel giorno sono morto io stesso. Sono morto per la mia famiglia, per i miei bambini, per i miei nipoti, per me stesso. Sopravvivo alla mia morte da oltre due decenni.

Quelli che mi hanno messo qui e che mi tengono qui sapendo della mia innocenza avranno una magra consolazione dalla loro indubbia rivincita, che esprime chi essi sono e cio' che sono. Ed e' la piu' terribile rivincita che potessi immaginare.

Io so chi sono e quello che sono. Sono un indiano, un indiano che ha osato lottare per difendere il suo popolo. Io sono un uomo innocente che non ha mai assassinato nessuno, ne' inteso farlo. E, si', sono uno che pratica la Danza del Sole. Anche questa e' la mia identita'. Se devo soffrire in quanto simbolo del mio popolo, allora soffro con orgoglio.

Non cedero' mai.

Se voi, parenti e amici degli agenti che morirono nella proprietà degli Jumping Bull, ricaverete qualche tipo di soddisfazione dal mio essere qui, allora posso almeno darvi questo, nonostante non mi sia mai macchiato del loro sangue. Sento la vostra perdita come mia. Come voi soffro per quella perdita ogni giorno, ogni ora. E cosi' la mia famiglia. Anche noi conosciamo quella pena inconsolabile. Noi indiani siamo nati, viviamo, e moriamo con quell'inconsolabile dolore. Sono ventitre' anni oggi che condividiamo, le vostre famiglie e la mia, questo dolore; come possiamo essere nemici? Forse e' con voi e con noi che il processo di guarigione puo' iniziare. Voi, famiglie degli agenti, certamente non avevate colpa quel giorno del 1975, come non l'aveva la mia famiglia, eppure voi avete sofferto tanto quanto, anche piu' di chiunque era li'. Sembra sia sempre l'innocente a pagare il prezzo piu' alto dell'ingiustizia. E' sempre stato cosi' nella mia vita.

Alle famiglie di Coler e Williams che ancora soffrono mando le mie preghiere, se vorrete accettarle. Spero lo farete. Sono le preghiere di un intero popolo, non solo le mie. Abbiamo molti dei nostri morti per cui pregare e uniamo la nostra amarezza alla vostra. Possa il nostro comune dolore essere il nostro legame.

Lasciate che siano quelle preghiere il balsamo per la vostra pena, non la prolungata prigionia di un uomo innocente.

Vi assicuro che se avessi potuto evitare quello che avvenne quel giorno, la vostra gente non sarebbe morta. Avrei preferito morire piuttosto che permettere consapevolmente che accadesse cio' che accadde. E certamente non sono stato io a premere il grilletto che l'ha fatto accadere. Che il Creatore mi fulmini ora se sto mentendo. Io non riesco a vedere come il mio stare qui, separato dai miei nipoti, possa riparare alla vostra perdita.

Vi giuro, sono colpevole solo di essere un indiano. E' questo il motivo per cui sono qui".

Naturalmente si puo' sostenere che le dichiarazioni di Peltier – anche se sono parole nobili e luminose come quelle che abbiamo citato - non fanno testo: anche se fosse un assassino avrebbe il diritto di negarlo.

Ma oltre le parole vi sono i fatti: ovvero il fatto elementare ed ineludibile che nessuna prova di colpevolezza e' mai emersa; gli stessi accusatori e giudici che pure ne imposero la condanna hanno successivamente ammesso che non vi e' e non vi e' mai stata alcuna prova che fu Leonard Peltier ad uccidere i due agenti dell'Fbi. Il fatto che Leonard Peltier sia stato condannato sulla sola base di "prove" dimostratesi false e di "testimonianze" dimostratesi altrettanto false, e' un'ulteriore conferma della sua innocenza.

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La solidarieta' in Italia

Anche in Italia si e' sviluppato un movimento di solidarieta' con Leonard Peltier, che nel corso dei decenni ha avuto diverse fasi legate a circostanze particolari.

Con l'elezione di Biden alla Casa Bianca nel 2021 vi e' stata una significativa ripresa delle iniziative.

Una nuova campagna - con una peculiare impostazione nonviolenta - e' stata promossa dal giugno 2021 dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo; essa ha suscitato varie rilevanti adesioni, tra cui quella del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, purtroppo recentemente scomparso.

Accogliendo e facendo propria l'iniziativa promossa dalla struttura nonviolenta viterbese, il Presidente Sassoli il 23 agosto 2021 ha espresso pubblicamente - con una conferenza stampa, un video e un tweet - la richiesta al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia a Leonard Peltier.

Nel suo tweet del 23 agosto 2021 il Presidente Sassoli scrisse, in italiano e in inglese:

"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.

Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".

"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.

I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".

Anche dopo la scomparsa del compianto Presidente Sassoli, ed anche nel suo ricordo, l'iniziativa italiana per la liberazione di Leonard Peltier prosegue.

Per contattare le principali associazioni promotrici delle iniziative italiane in corso per la liberazione di Leonard Peltier: e-mail: bigoni.gastone@gmail.com, naila.clerici@soconasincomindios.it, nepi1.anpi@gmail.com, centropacevt@gmail.com, tel. 3490931155 (risponde Andrea De Lotto, del "Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier" di Milano), tel. 3478207381 (risponde Naila Clerici, direttrice della rivista "Tepee" e presidente italiana di Soconas-Incomindios).

Per contattare l'"International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact@whoisleonardpeltier.info

Alcuni siti utili: Centro studi americanistici "Circolo Amerindiano": www.amerindiano.org ; Il Cerchio, coordinamento di sostegno ai/dai nativi americani: www.associazioneilcerchio.it ; Soconas Incomindios, comitato di solidarieta' con i nativi americani: https://it-it.facebook.com/soconasincomindios/

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Un percorso di letture per saperne di piu'

1. Un percorso minimo puo' essere il seguente.

Ovviamente occorre cominciare dall'autobiografia di Leonard Peltier, Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999 (in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005).

Tra le opere su Leonard Peltier fondamentale e' il libro di Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 (in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994 - segnaliamo che l'edizione italiana riproduce la seconda edizione americana ma con tagli piuttosto consistenti).

Un'agile introduzione e' il volumetto di Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano, Erre Emme, Pomezia 1996; contiene anche una silloge di scritti di Peltier e la riproduzione di alcune sue opere pittoriche.

Un buon lavoro recente e' il ponderoso volume di Michael Koch, Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.

Particolarmente utile anche per la contestualizzazione e' l'ottima opera di Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013, piu' volte ristampata (e segnaliamo che ognuna delle cento voci di cui si compone l'opera reca una preziosa bibliografia per l'approfondimento).

2. Alcune ulteriori letture utili.

Per chi volesse ulteriormente approfondire vi sono vari buoni libri in inglese, purtroppo non tradotti in italiano.

Sul processo: Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.

Alcuni utili documenti processuali sono in Michael E. Tigar, Wade H. McCree, Leonard Peltier, Petitioner, v. United States. U.S. Supreme Court transcript of record with supporting pleading, Gale MOML U.S. Supreme Court Records, 1978 e successive ristampe. 

E' di qualche utilita' anche il seguente libro del curatore dell'autobiografia di Peltier: Harvey Arden, Have You Thought of Leonard Peltier Lately?, HYT Publishing, Houston 2004.

Un libro che occorre aver letto - col necessario discernimento, e' ovvio – e' Joseph H. Trimbach and John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009. Trimbach e' stato uno dei quadri dell'Fbi piu coinvolti nella repressione dell'Aim e nella persecuzione di Leonard Peltier.

Sono ancora particolarmente utili anche i seguenti libri.

Rex Weyler, Blood of the Land. The Government and Corporate War against the American Indian Movement, Random House, New York 1982, 1984.

Kenneth S. Stern, Loud Hawk. The United States versus the American Indian Movement, University of Oklahoma Press, 1994, Red River Books, 2002.

Per la contestualizzazione cfr. anche Jeffrey Ostler, The Lakotas and the Black Hills. The Struggle for Sacred Ground, Viking Penguin, New York 2010.

Anche se non si occupa della vicenda di Leonard Peltier e' sempre utile la lettura di Winona LaDuke, All Our Relations. Native Struggles for Land and Life, South End Press, Cambridge, Massachusetts, 1999, Haymarket Books, Chicago, Illinois, 2015.

Ovviamente vi sono molti altri libri che meriterebbero di essere letti (ed alcuni ci sono particolarmente cari), ma quelli citati possono essere sufficienti per un inquadramento adeguato.

Concludiamo citando il lavoro di un autore, Ward Churchill, che ci sembra abbia dato contributi utilissimi, e che ha subito una vera e propria persecuzione (in merito cfr. la prefazione di Barbara Alice Mann alla seconda edizione di Ward Churchill, Since Predator Came: Notes from the Struggle for American Indian Liberation, Aigis Publishing, 1995, AK Press, Oakland 2005). Tutte le opere di Ward Churchill che abbiamo letto ci sono sembrate assai utili, ed anche se su alcune questioni (il marxismo, il pacifismo, la nonviolenza) abbiamo opinioni diverse, e' indubitabile che il suo lavoro teorico e documentario, di ricerca e di dibattito, e' di grande valore, merita pieno apprezzamento e profonda gratitudine. Sarebbe bene che i suoi libri venissero finalmente tradotti anche in italiano. Per un avvio alla conoscenza della sua opera suggeriremmo di cominciare da due raccolte di suoi interventi: Ward Churchill, Acts of Rebellion, Routledge, New York and London 2003; e Ward Churchill, Wielding Words like Weapons. Selected Essays in Indigenism, 1995–2005, PM Press, Oakland 2017.

Ricordiamo infine anche che altri utili materiali sono nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info (sito nel quale e' disponibile anche il testo integrale del citato libro di Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier).

Va da se' che non abbiamo ricordato molte opere - alcune delle quali ormai classiche - della e sulla piu' generale resistenza dei nativi americani al genocidio e all'ecocidio; fortunatamente molti sono gia' i lavori - e talora capolavori - sia narrativi che saggistici scritti da illustri autrici ed autori nativi americani, ma non era questa la sede per darne notizia.


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Allegato 2. Carol Gokee: Rise Up For Peltier Call to Action Toolkit


Ask President Biden for the Immediate Release of Leonard Peltier!

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Call to Action Briefing

There is no doubt that our criminal justice system is imperfect, and Mr. Peltier knows firsthand just how imperfect it can be.

"I call on President Biden to commute Mr. Peltier's sentence expeditiously. It is the right thing to do." - Senator Patrick Leahy (D-Vt), longest serving member of the U.S. Senate

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Call to Action

Contact President Biden today!

202.456.1111

Ask for the immediate release of Leonard Peliter

Call President Biden Today! 202.456.1111

Please note: The White House comment line is open from 11 a.m. to 3 p.m.

Eastern, Tuesday through Thursday.

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Important Links:

Change.org Petition: https://bit.ly/3refswl

Contact your local Representatives: https://bit.ly/housereplp

New York Times Article : Clemency for Peltier:

https://docs.google.com/document/d/1zpHhgTsR0cOQkqxlCJ-7fKoW2qJzTx9SbdoqaldBJlg/edit

Guardian Article Calling for Clemency:

https://amp.theguardian.com/commentisfree/2022/feb/02/leonard-peltier-is-americas-longest-held-indigenous-prisoner-he-should-be-freed

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Graphics:

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Official Hashtags

#RiseUpForPeltier

#FreeLeonardPeltier

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Account to Tag

@POTUS

@whitehouse

@OfficialFBOP (Bureau of Prisons)

@PeltierHQ (International Leonard Peltier Defense Committee)

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Sample Facebook and Instagram Post (Copy and Paste)

Call-to-Action

Leonard Peltier, Anishinaabe and Dakota, has spent over 4 decades of his life behind bars, and recently, the prison system has failed to provide him adequate care and protection against COVID-19. His story is the epitome of the systemic abuse that continues to target Indigenous people and Movement Leaders.

We call upon President Biden to show proof of his efforts toward justice and equity by granting Executive Clemency to elder movement leader Leonard Peltier.

Call the White House and demand the release of Leonard Peltier. (202) 456-1111. Say

you support the commutation of #LeonardPeltier's sentence. He's held at USP-Coleman I in FL. Register number 89637-132

Sign the online petition: https://bit.ly/3refswl

Contact your reps. Find them here: https://bit.ly/35raR

#RiseUpForPeltier

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Here's what you need to know to #RiseUpForPeltier

On March 26, 2020 the Office of the Attorney General issued guidelines for the "Prioritization of Home Confinement as Appropriate in Response to COVID-19 Pandemic." A release to home confinement can be an immediate measure to ensure that Mr. Peltier gets the health care that he requires while the ILPDC continues to push for the commutation of his sentence.

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Mr. Peltier's home community on the Turtle Mountain Reservation in North Dakota continues to plead for his return, confirming that they do not see his release as a threat to his community. Read the full letter here.

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The International Leonard Peltier Defense Committee (ILPDC) is calling on the public to contact the White House and urge President Biden to take immediate action. Next, contact members of Congress and ask them to call upon the Warden at USP Coleman-1 and Bureau of Prisons Director Michael Carvajal, urging the immediate release of Leonard Peltier to home confinement.

It is time for Leonard Peltier to go home and be taken care of by his people. He has suffered for far too long and time is running out. Enough is enough!

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Senator Patrick Leahy (D-Vt), the longest serving member of the U.S. Senate issued a statement urging President Biden to commute Leonard Peltier's sentence stating that, "His trial was so riddled with flaws that even one of the prosecutors trying him has acknowledged that Peltier was wrongfully convicted... He is exactly the kind of individual who should be considered for clemency... I have long believed that pardons and commutations are vital tools to offer clemency and relief, particularly when our criminal justice system has been contorted to propagate injustices. I call on President Biden to commute Mr. Peltier.s sentence expeditiously. It is the right thing to do."

Read the full statement here:

https://www.leahy.senate.gov/press/comment-urging-president-biden-to-commute-leonard-peltiers-sentence

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Mr. Peltier's home community on the Turtle Mountain Reservation in North Dakota continues to plead for his return, confirming that they do not see his release as a threat to his community. Read the full letter here:

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The IPLDC is calling on the public to contact the White House and urge President Biden to take immediate action. Next, contact members of Congress and ask them to call upon the Warden at USP Coleman-1 and Bureau of Prisons Director Michal Carvajal, urging the immediate release of Leonard Peltier to home confinement.

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It is time for Leonard Peltier to go home and be taken care of by his people. He has suffered for far too long and time is running out. Enough is enough.

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Carol Gokee, International Leonard Peltier Defense Committee, 715-209-4453

Jean Roach, International Leonard Peltier Defense Committee, 605-415-3127

Kevin Sharp, former Federal District Court Judge & Peltier's lead attorney, 615-434-7001


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RICORDANDO ALFIO PANNEGA, ANTIFASCISTA. PER LA PACE E IL DISARMO. SALVARE LE VITE E' IL PRIMO DOVERE


Tra pochi giorni ricorre il dodicesimo anniversario della morte di Alfio Pannega, che ci ha lasciato il 30 aprile 2010.

Il 25 aprile, commemorazione della liberazione dal nazifascismo, e il primo maggio, giornata di lotta del movimento delle lavoratrici e dei lavoratori, sono per noi due giorni in cui intensamente ripensiamo ad Alfio, al nostro indimenticabile compagno antifascista, comunista e libertario, pacifista ed ecologista, amico della nonviolenza Alfio Pannega.

Perche' in Alfio, nella sua testimonianza, nella sua lotta, nella sua riflessione, nella sua poesia, ritroviamo tutte le ragioni della Resistenza antifascista, tutte le ragioni della lotta del movimento operaio e contadino, tutte le ragioni del movimento delle oppresse e degli oppressi che ogni giorno s'impegna per contrastare la violenza dominante, per contrastare il disordine costituito dei poteri criminali, per contrastare il sistema di dominio dei mangiatori di esseri umani; nella figura e nella vicenda di Alfio ritroviamo tutte le ragioni dell'impegno morale e civile, sociale e politico, del movimento delle oppresse e degli oppressi che ogni giorno lotta per la liberazione dell'umanita', per la difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, per la salvezza dell'intero mondo vivente minacciato di distruzione dal modo di produzione, dal sistema di potere e dall'ideologia rapinatrice, consumista e desertificatrice dominanti.

Per l'intera sua vita Alfio e' stato un proletario, orgoglioso della sua coscienza di classe; e per l'intera sua vita Alfio e' stato un essere umano - realmente, consapevolmente, meditatamente ed attivamente umano -, ovvero una persona che della benevolenza verso l'umanita' intera e verso l'intero mondo vivente aveva fatta il fondamento del suo sentire e del suo agire.

Sempre visse in poverta', e sempre fu di una generosita' incondizionata: sono innumerevoli le persone che da lui hanno ricevuto doni, sono innumerevoli le persone che ha accolto e con cui ha condiviso tutti i suoi averi.

Quando pensiamo all'umanita' come potrebbe essere, come dovrebbe essere, pensiamo ad Alfio Pannega, e il suo ricordo rischiara i nostri giorni.

A chi ci chiede se la nonviolenza e' realmente possibile, noi rispondiamo: si', e' possibile, guardate la vita di Alfio Pannega.

A chi ci chiede se sara' mai possibile, se e' gia' fin d'ora possibile, il comunismo libertario che tutto il bene e tutti i beni condivide fra tutte e tutti, che rispetta e accudisce ogni essere vivente, che ogni oppressione contrasta senza riprodurre oppressione, noi rispondiamo: si', e' possibile, guardate la vita di Alfio Pannega.

A chi ci chiede se mai l'umanita' potra' essere felice, nella sobrieta', nella generosita' e nell'universale condivisione che della felicita' sono le condizioni basilari, noi rispondiamo: si', guardate la vita di Alfio Pannega.

Le sofferenze, le privazioni, i torti di cui fu vittima, e ne subi' e ne pati' come ogni essere umano, mai indussero Alfio a rinunciare alla sua dignita', alla sua bonta'; mai lo avvilirono, mai lo degradarono: a tutte le avversita', le tristezze e le tristizie che la vita dispensa, sempre rispose con il coraggio, la mitezza, la fermezza e la generosita' propri di chi sa - per dirla con Saba - che "esser uomo tra gli umani / io non so piu' dolce cosa"; con il coraggio, la mitezza, la fermezza e la generosita' propri di chi sa - per dirla con Dante - che  "fatti non foste a viver come bruti / ma per seguir virtute e canoscenza".

Gli anni passano e la memoria filtra il passato, cosicche' ci si puo' chiedere se il nostro ricordo di Alfio facendosi sempre piu' essenziale non rischi anche, per cosi' dire, di semplificarsi in guisa di emblema, riducendo la persona reale a simbolo ideale.

Certo, l'Alfio di cui parliamo qui e' l'Alfio militante, ma e' anche l'Alfio quotidiano; e' l'Alfio sapiente e fin sapienziale, ma e' anche l'Alfio verace e vivace, con i suoi motti, i suoi tratti, il suo carattere spontaneo e gioioso che prorompeva talora nei gesti e nell'eloquio vividi e scintillanti, viscerali e burleschi, che piu' s'imprimevano nella memoria di chi occasionalmente lo incontrava, l'Alfio affabulatore ed affabulato, narratore e narrato, degli infiniti aneddoti che ne hanno fatto nel cuore del popolo di Viterbo un eroe eponimo di questa citta'.

*

Ci siamo chiesti frequentemente in questi dodici anni senza Alfio, dinanzi ai fatti che piu' ci hanno interrogato, cosa ne avrebbe pensato Alfio, cosa avrebbe detto Alfio, cosa avrebbe fatto Alfio; ed abbiamo cercato di adeguare la nostra condotta a quella che abbiamo pensato sarebbe stata la sua.

Cosi', dinanzi alla guerra che divora gli esseri umani e minaccia di distruzione l'umanita' intera, la nostra opposizione e' sempre stata nitida e intransigente, dalla parte delle vittime, contro tutte le uccisioni. Lottando ancora per il bene comune dell'umanita', come sempre fece e come ancora farebbe Alfio.

Cosi', dinanzi al razzismo che dilaga, alla strage degli innocenti nel Mediterraneo, alla disumana politica dei governi europei e dell'Unione Europea, all'apartheid imposto dai poteri mafiosi e da governanti sempre piu' barbari nel nostro stesso paese, sempre abbiamo cercato di contrastare questa infame mole di male, questa vergogna dell'umanita', l'orrore in atto che sempre e soltanto il razzismo e'. Lottando ancora per il bene comune dell'umanita', come sempre fece e come ancora farebbe Alfio.

Cosi', dinanzi alla distruzione del mondo vivente, abbiamo cercato di resistere alle scelte dissennate, ai poteri annichilisti, alla narcosi consumista, e abbiamo cercato di difendere quest'unico mondo vivente casa comune dell'umanita'. Lottando ancora per il bene comune dell'umanita', come sempre fece e come ancora farebbe Alfio.

Cosi', dinanzi al perdurare della rapina e della schiavitu', dinanzi al sistema dello sfruttamento che l'umanita' schiaccia e travolge, denega e inabissa, abbiamo fatto quanto in nostro potere per opporci ancora e sempre. Lottando ancora per il bene comune dell'umanita', come sempre fece e come ancora farebbe Alfio.

Cosi', dinanzi alla violenza maschilista, al sistema di potere maschilista e patriarcale, che e' la prima radice e il primo paradigma di ogni violenza, abbiamo resistito ponendoci alla scuola e alla sequela del pensiero delle donne, del movimento delle donne in lotta per la liberazione dell'umanita' intera. Lottando ancora per il bene comune dell'umanita', come sempre fece e come ancora farebbe Alfio.

Cessare di uccidere; salvare le vite.

Soccorrere, accogliere, assistere ogni essere umano bisognoso di aiuto.

Pace, disarmo, smilitarizzazione.

Giustizia e misericordia, responsabilita' e solidarieta', condivisione fra tutte e tutti di tutto il bene e tutti i beni.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

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In quest'ultimo anno abbiamo dedicato una parte del nostro impegno all'iniziativa per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano, difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani, difensore della Madre Terra, perseguitato dal potere razzista, colonialista, imperialista e genocida bianco; Leonard Peltier che da 46 anni e' in prigione innocente.

Ci sembra di cogliere nella lotta di Leonard Peltier profonde affinita' con il lascito di pensiero e di azione, con la testimonianza militante ed esistenziale, morale e politica, di Alfio.

Anche nel ricordo di Alfio chiamiamo all'impegno per la liberazione di Leonard Peltier.

Le caratteristiche della testimonianza e dell'azione di Leonard Peltier, l'amore per il mondo vivente e la sua strenua difesa, la resistenza per la sopravvivenza dei popoli nativi ed oppressi che il potere genocida e imperiale vorrebbe annientare, la difesa della dignita' umana di ogni essere umano, sono le stesse caratteristiche dell'esperienza umana e politica di Alfio.

Ha scritto Leonard Peltier nella sua autobiografia: "Tutti facciamo parte dell'unica famiglia dell'umanita'.

Noi condividiamo la responsabilita' per la nostra Madre Terra e per tutti quelli che ci vivono e respirano.

Credo che il nostro compito non sara' terminato fin quando anche un solo essere umano sara' affamato o maltrattato, una sola persona sara' costretta a morire in guerra, un solo innocente languira' in prigione e un solo individuo sara' perseguitato per le sue opinioni.

Credo nel bene dell'umanita'.

Credo che il bene possa prevalere, ma soltanto se vi sara' un grande impegno. Impegno da parte nostra, di ognuno di noi, tuo e mio".

Sono parole che Alfio avrebbe condiviso con tutto il cuore; sono pensieri che tante volte gli abbiamo sentito esprimere.

*

E in questi due tragici mesi in cui, sommandosi alle decine di altre catastrofiche guerre gia' in corso in tante parti del mondo, la guerra scatenata dal folle e criminale governo russo contro la popolazione ucraina aggiunge orrore ad orrore, il ricordo di Alfio ci sostiene nella necessaria opposizione a tutte le stragi, a tutte le uccisioni, a tutte le devastazioni, a tutte le violenze.

Lo ripetiamo una volta ancora con le medesime parole che tante volte abbiamo ripetuto in queste settimane di dolore e di orrore.

Dobbiamo soccorrere, accogliere, assistere tutte le persone in fuga dalla guerra: salvare le vite e' il primo dovere.

Dobbiamo inviare aiuti umanitari alla popolazione ucraina, tutti gli aiuti umanitari possibili: salvare le vite e' il primo dovere.

Dobbiamo far giungere in Ucraina da tutto il mondo migliaia, milioni di persone disarmate a fare interposizione nonviolenta e soccorso umanitario, con il patrocinio e la guida dell'Onu: salvare le vite e' il primo dovere.

Dobbiamo sostenere la resistenza nonviolenta della popolazione ucraina: salvare le vite e' il primo dovere.

Dobbiamo sostenere l'opposizione nonviolenta della popolazione russa contraria alla guerra e al regime; l'opposizione nonviolenta che chiede giustizia e liberta', democrazia e diritti umani, legalita' e pace: salvare le vite e' il primo dovere.

Dobbiamo insorgere nonviolentemente contro la guerra e contro le armi: salvare le vite e' il primo dovere.

Dobbiamo insorgere nonviolentemente per imporre ai governi assassini - il governo russo aggressore, ma anche tutti gli altri governi coinvolti nella guerra e nelle stragi di cui la guerra consiste - il cessate il fuoco e i negoziati di pace: salvare le vite e' il primo dovere.

Dobbiamo insorgere nonviolentemente per far cessare l'invio di armi che alimenta la guerra e le stragi: salvare le vite e' il primo dovere.

Dobbiamo insorgere nonviolentemente per fermare il riarmo che minaccia l'umanita' intera: salvare le vite e' il primo dovere.

Dobbiamo insorgere nonviolentemente per far cessare le cosiddette "sanzioni" che invece di contrastare la guerra la favoreggiano, che invece di colpire gli sfruttatori e i massacratori colpiscono innanzitutto le classi sociali sfruttate ed oppresse impoverendole ancora di piu' ed esponendole a piu' gravi sofferenze e pericoli: salvare le vite e' il primo dovere.

Dobbiamo insorgere nonviolentemente per lo scioglimento della Nato, un'organizzazione terrorista e stragista i cui vertici vanno processati e condannati per i crimini di guerra ed i crimini contro l'umanita' commessi negli ultimi decenni: salvare le vite e' il primo dovere.

Dobbiamo insorgere nonviolentemente per imporre al governo italiano il rispetto della Costituzione italiana che ripudia la guerra: salvare le vite e' il primo dovere.

Siamo una sola umanita' in un unico mondo vivente.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Salvare le vite e' il primo dovere.

*

Ed in questo 25 aprile, ricordando il nostro compagno Alfio Pannega, l'antifascista Alfio Pannega, sono ancora nostre le parole che Piero Calamandrei detto' affinche' fossero incise sulla pietra a monito ed ammaestramento dell'umanita'.


LO AVRAI

CAMERATA KESSELRING

IL MONUMENTO CHE PRETENDI DA NOI ITALIANI

MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRA'

A DECIDERLO TOCCA A NOI


NON COI SASSI AFFUMICATI

DEI BORGHI INERMI STRAZIATI DAL TUO STERMINIO

NON COLLA TERRA DEI CIMITERI

DOVE I NOSTRI COMPAGNI GIOVINETTI

RIPOSANO IN SERENITA'

NON COLLA NEVE INVIOLATA DELLE MONTAGNE

CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO

NON COLLA PRIMAVERA DI QUESTE VALLI

CHE TI VIDE FUGGIRE


MA SOLTANTO COL SILENZIO DEI TORTURATI

PIU' DURO D'OGNI MACIGNO

SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO

GIURATO FRA UOMINI LIBERI

CHE VOLONTARI SI ADUNARONO

PER DIGNITA' NON PER ODIO

DECISI A RISCATTARE

LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO


SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE

AI NOSTRI POSTI CI RITROVERAI

MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO

CHE SI CHIAMA

ORA E SEMPRE

RESISTENZA


(Lapide murata nel Palazzo Comunale di Cuneo il 21 dicembre 1952)

*

Una minima notizia su Alfio Pannega

Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.

Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, ed altre ancora restano inedite nell'immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione.

Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato - sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all'ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti - un monologo dal titolo "Allora ero giovane pure io" dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone cosi' rivivere drammaturgicamente la figura.

La proposta di costituire un "Archivio Alfio Pannega" per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettivita' le tracce della sua vita e delle sue lotte, e' restata fin qui disattesa.

Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909, 1172, 1260, 1261, 1272, 1401, 1622-1624, 1763, 1971, 2108-2113, 2115, 2329, 2331, 2334-2335, 2476-2477, 2479, 2694, 2833, 3049, 3051-3052, 3369-3373, 3448, 3453, 3515-3517, 3725, 4089-4091, 4235-4236, i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e 548-552, e "Voci e volti della nonviolenza" nn. 687-691, 754-755, 881, il fascicolo di "Ogni vittima ha il volto di Abele" n. 170, i fascicoli di "Una persona, un voto" nn. 88-90, 206, 209, i fascicoli de "La domenica della nonviolenza" nn. 420 e 511, i fascicoli de "La nonviolenza contro il razzismo" nn. 202-206, 213, 437-438, 445-446.


Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo


Viterbo, 25 aprile 2022


Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt@gmail.com

Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Da alcuni mesi e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 46 anni prigioniero innocente.


* * *

UNA CONVERSAZIONE ODIERNA PER LA LIBERAZIONE DI LEONARD PELTIER E CONTRO TUTTE LE GUERRE E I FASCISMI. SALVARE LE VITE E' IL PRIMO DOVERE


La mattina di lunedi' 18 aprile 2022 a Vetralla (Vt) il responsabile del "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, Peppe Sini, ha tenuto una conversazione nell'ambito dell'iniziativa per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano impegnato per i diritti umani di tutti gli esseri umani e in difesa della Madre Terra, da 46 anni detenuto innocente nelle carceri di massima sicurezza degli Stati Uniti d'America.

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Un difensore dei diritti umani, un innocente perseguitato

Leonard Peltier e' nato a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944; dai primi anni Settanta ha preso parte all'American Indian Movement in difesa dei diritti umani dei nativi americani; detenuto innocente da 46 anni, dal carcere ha continuato a lottare per il bene comune dell'umanita', sia aiutando moralmente e concretamente altre persone, sia sostenendo fondamentali lotte nonviolente, sia promuovendo iniziative educative ed umanitarie, sia con la sua attivita' di pittore, scrittore, poeta, testimone della dignita' umana.

Leonard Peltier fu condannato al carcere a vita, per due omicidi che non ha mai commesso, dopo un processo-farsa fondato su prove false e testimonianze altrettanto false: gli stessi suoi accusatori e gli stessi suoi giudici di allora hanno successivamente riconosciuto la sua innocenza, ma Leonard Peltier continua a subire un'ingiustissima detenzione.

Leonard Peltier sta subendo questa atroce e grottesca persecuzione perche' e' una delle voci piu' autorevoli del movimento degli indiani d'America che lotta per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la difesa dell'intero mondo vivente, contro la rapina, il colonialismo, il genocidio, l'etnocidio e l'ecocidio di cui i nativi americani continuano ad essere vittima da parte del potere razzista bianco.

Da tutto il mondo milioni di persone, tra cui figure indimenticabili come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, hanno chiesto e continuano a chiedere la sua liberazione.

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Un minuto di silenzio per le vittime della guerra in Ucraina

La conversazione tenutasi in questo lunedi' di pasqua a Vetralla si e' aperta con un minuto di silenzio per le vittime della guerra in Ucraina e per tutte le vittime di tutte le guerre, le dittature, i poteri criminali; per le vittime della strage degli innocenti nel Mediterraneo e per tutte le vittime del razzismo e della schiavitu', della fame e della catastrofe ambientale, della devastazione della biosfera e della rapina e dissipazione fino all'esaurimento di risorse fondamentali che potrebbero invece garantire una vita degna all'umanita' intera.

Occorre far cessare le guerre. Occorre disarmare il mondo. Occorre riconoscere ed inverare il diritto di tutti gli esseri umani alla vita, alla dignita', alla solidarieta', alla condivisione di tutto il bene e tutti i beni. Occorre rispettare e proteggere quest'unico mondo vivente unica casa comune dell'umanita' intera.

Pace, disarmo, smilitarizzazione.

Giustizia e liberta', solidarieta' e misericordia, responsabilita' ed amore per l'umanita' e il mondo vivente.

Soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita' dalla catastrofe.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Salvare le vite e' il primo dovere.

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Con Leonard Peltier in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente

Nel suo discorso il responsabile della struttura nonviolenta viterbese ha ancora una volta ricostruito la vicenda di Leonard Peltier, l'importanza della sua figura e della sua lotta, la necessita' di un rinnovato impegno per la sua liberazione.

Ripetiamolo una volta ancora: "Leonard Peltier rappresenta l'intera umanita' oppressa in lotta per la comune liberazione e per la difesa dell'intero mondo vivente minacciato di distruzione dai poteri dominanti.

La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la Resistenza degli indiani d'America vittime di un genocidio, di un etnocidio e di un ecocidio che tuttora continuano e che occorre contrastare.

La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la lotta di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani oppressi e denegati dalla violenza dei poteri dominanti.

La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la lotta dell'umanita' cosciente in difesa del mondo vivente dalla minaccia di distruzione da parte di un sistema di potere, di un modo di produzione e di un modello di sviluppo che schiavizzano, divorano e distruggono gli esseri umani, gli altri animali, l'intero mondo vivente.

La lotta di Leonard Peltier e la lotta per la sua liberazione sono quindi parte di un impegno in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, di un impegno per la salvezza dell'intero mondo vivente".

*

Per saperne di piu'

Alle persone partecipanti all'incontro e' stata messa a disposizione una documentazione essenziale, comprensiva anche della minima bibliografia che qui di seguito in parte si riproduce.

Ovviamente occorre cominciare dall'autobiografia di Leonard Peltier, Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999 (in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005).

Tra le opere su Leonard Peltier fondamentale e' il libro di Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 (in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994 - segnaliamo che l'edizione italiana riproduce la seconda edizione americana ma con tagli piuttosto consistenti).

Un'agile introduzione e' il volumetto di Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano, Erre Emme, Pomezia 1996; contiene anche una silloge di scritti di Peltier e la riproduzione di alcune sue opere pittoriche.

Un buon lavoro recente e' il ponderoso volume di Michael Koch, Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.

Particolarmente utile anche per la contestualizzazione e' l'ottima opera di Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013, piu' volte ristampata (e segnaliamo che ognuna delle cento voci di cui si compone l'opera reca una preziosa bibliografia per l'approfondimento).

Per chi volesse ulteriormente approfondire vi sono vari buoni libri in inglese, purtroppo non tradotti in italiano.

Sul processo: Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.

Alcuni utili documenti processuali sono in Michael E. Tigar, Wade H. McCree, Leonard Peltier, Petitioner, v. United States. U.S. Supreme Court transcript of record with supporting pleading, Gale MOML U.S. Supreme Court Records, 1978 e successive ristampe. 

E' di qualche utilita' anche il seguente libro del curatore dell'autobiografia di Peltier: Harvey Arden, Have You Thought of Leonard Peltier Lately?, HYT Publishing, Houston 2004...

*

Alcuni riferimenti utili

Per contattare le principali associazioni promotrici delle iniziative italiane in corso per la liberazione di Leonard Peltier: e-mail: bigoni.gastone@gmail.com, naila.clerici@soconasincomindios.it, nepi1.anpi@gmail.com, centropacevt@gmail.com, tel. 3490931155 (risponde Andrea De Lotto, del "Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier" di Milano), tel. 3478207381 (risponde Naila Clerici, direttrice della rivista "Tepee" e presidente italiana di Soconas-Incomindios).

Per contattare l'"International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact@whoisleonardpeltier.info

Per richieste d'informazione da parte dei media contattare: Carol Gokee, International Leonard Peltier Defense Committee, 715-209-4453, Jean Roach, International Leonard Peltier Defense Committee, 605-415-3127, Kevin Sharp, former Federal District Court Judge & Peltier's lead attorney, 615-434-7001.


Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo


Viterbo, 18 aprile 2022


Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt@gmail.com

Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Da alcuni mesi e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 46 anni prigioniero innocente.


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UN INCONTRO DI STUDIO A VITERBO SU TRE LIBRI DI DENNIS BANKS, RUSSELL MEANS E LEONARD PELTIER


La mattina di sabato 2 aprile 2022 si e' svolto a Viterbo, presso il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera", un incontro di studio, di riflessione e di testimonianza sulla lotta dei nativi americani contro il genocidio, l'etnocidio e l'ecocidio di cui da oltre cinquecento anni continuano ad essere vittima da parte del potere colonialista e razzista bianco.

L'incontro si e' svolto nell'ambito dell'iniziativa di solidarieta' con Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano impegnato nella difesa del suo popolo, per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la salvaguardia della Madre Terra, da 46 anni detenuto innocente nelle carceri statunitensi.

La riflessione si e' sviluppata muovendo da tre libri, le autobiografie di tre protagonisti delle lotte dell'American Indian Movement: Dennis Banks, Russell Means e Leonard Peltier:

- Dennis Banks (and Richard Erdoes), Ojibwa Warrior. Dennis Banks and the Rise of the American Indian Movement, University of Oklahoma Press, 2005;

- Russell Means (with Marvin J. Wolf), Where White Men Fear to Tread. The autobiography of Russell Means, St. Martin's Griffin, New York 1995;

- Leonard Peltier, Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999 (edited by Harvey Arden).

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L'incontro si e' aperto con un minuto di silenzio per le vittime della guerra in Ucraina.

Le persone partecipanti all'incontro hanno espresso il loro orrore per la guerra scatenata dal folle e criminale governo russo contro la popolazione ucraina; espresso la loro solidarieta' a tutte le vittime della guerra; rinnovato l'appello ad inviare aiuti umanitari ed a soccorrere, accogliere ed assistere tutte le persone in fuga dalla guerra; espresso la piu' ferma opposizione allo scellerato invio di armi che alimentano la guerra e le stragi, mentre il piu' urgente dovere dell'umanita' intera dovrebbe essere adoperarsi per fermare la guerra, porre fine alle stragi e salvare cosi' tutte le vite che e' possibile salvare.

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Nel corso dell'incontro sono stati letti e commentati alcuni brani dei tre libri, due dei quali ancora non tradotti in italiano, mentre il terzo e' stato tradotto e pubblicato a suo tempo nel nostro paese (Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005), ma e' ormai fuori catalogo da diversi anni e sarebbe piu' che opportuna se non una riedizione almeno una ristampa.

Dennis Banks (Leech Lake Reservation, Minnesota, 12 aprile 1937 - Rochester, Minnesota, 29 ottobre 2017) e' stato uno dei fondatori dell'American Indian Movement a Minneapolis nel 1968, e uno dei suoi piu' noti militanti.

Russell Means (Porcupine, Sud Dakota, 10 novembre 1939 - Porcupine, Sud Dakota, 22 ottobre 2012) e' stato uno dei piu' noti militanti dell'American Indian Movement.

Leonard Peltier (nato a Grand Forks, Nord Dakota, il 12 settembre 1944) e' uno dei piu' noti militanti dell'American Indian Movement, da 46 anni detenuto in un carcere di massima sicurezza statunitense, condannato per delitti che non ha mai commesso dopo aver subito uno scandaloso processo-farsa basato su "testimonianze" false e su "prove" altrettanto false (gli stessi accusatori e giudici hanno successivamente riconosciuto che fu condannato ingiustamente, ma ciononostante continua ad essere tenuto in prigione).

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Al termine dell'incontro le persone partecipanti hanno rinnovato la richiesta di un provvedimento di grazia da parte del presidente degli Stati Uniti d'America che finalmente restituisca la liberta' a Leonard Peltier.

La richiesta di liberare Leonard Peltier nel corso dei decenni e' stata fatta da illustri personalita' come Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama, Desmond Tutu e milioni di persone di tutto il mondo.

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In calce alleghiamo una breve notizia sulla vicenda di Leonard Peltier apparsa lo scorso mese sulla prestigiosa agenzia di stampa "Adista".


Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo


Viterbo, 3 aprile 2022


Mittente: "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt@gmail.com

Il "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo e' una struttura nonviolenta attiva dagli anni '70 del secolo scorso che ha sostenuto, promosso e coordinato varie campagne per il bene comune, locali, nazionali ed internazionali. E' la struttura nonviolenta che oltre trent'anni fa ha coordinato per l'Italia la piu' ampia campagna di solidarieta' con Nelson Mandela, allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano. Nel 1987 ha promosso il primo convegno nazionale di studi dedicato a Primo Levi. Dal 2000 pubblica il notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino". Da alcuni mesi e' particolarmente impegnata nella campagna per la liberazione di Leonard Peltier, l'illustre attivista nativo americano difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell'intero mondo vivente, da 46 anni prigioniero innocente.


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Allegato. Alcune parole per Leonard Peltier


Non muoia in carcere Leonard Peltier

Mentre vengono scritte queste righe Leonard Peltier ha 77 anni, da 46 e' in prigione in un carcere americano di massima sicurezza condannato a due ergastoli per delitti che non ha commesso (un processo-farsa con una giuria razzista lo condanno' sulla base di testimonianze false e di prove altrettanto false; gli stessi accusatori, gli stessi giudici, riconobbero successivamente che fu la condanna di un innocente, che fu una persecuzione politica. Leonard Peltier e' un perseguitato politico, perseguitato perche' e' un nativo americano che ha dedicato l'intera sua vita alla lotta in difesa del suo popolo e di tutti i popoli oppressi, in difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani, in difesa della Madre Terra.

Ha scritto nella sua autobiografia: "Tutti facciamo parte dell'unica famiglia dell'umanita'.

Noi condividiamo la responsabilita' per la nostra Madre Terra e per tutti quelli che ci vivono e respirano.

Credo che il nostro compito non sara' terminato fin quando anche un solo essere umano sara' affamato o maltrattato, una sola persona sara' costretta a morire in guerra, un solo innocente languira' in prigione e un solo individuo sara' perseguitato per le sue opinioni.

Credo nel bene dell'umanita'.

Credo che il bene possa prevalere, ma soltanto se vi sara' un grande impegno. Impegno da parte nostra, di ognuno di noi, tuo e mio".

Leonard Peltier soffre da molti anni di gravi patologie, e recentemente ha contratto il covid. La sua vita e' in grave pericolo, ma fin qui neppure questo ha persuaso il Presidente degli Stati Uniti d'America a restituirgli la liberta' attivando l'istituto della grazia presidenziale.

Da tutto il mondo da decine d'anni si chiede che Leonard Peltier sia liberato: lo hanno chiesto Nelson Mandela, madre Teresa di Calcutta, Desmond Tutu, e con essi innumerevoli altre personalita' benemerite dell'umanita', lo hanno chiesto istituzioni democratiche come il Parlamento Europeo, lo hanno chiesto associazioni prestigiose come Amnesty International, e con esse milioni di esseri umani da tutto il mondo che hanno sottoscritto petizioni per la sua liberazione. Fin qui a nulla e' valso.

Perche' tanto accanimento? Perche' tanta ferocia contro Leonard Peltier? Cosa rappresenta Leonard Peltier per far si' che il sistema di potere che domina negli Stati Uniti tema a tal punto un settantasettenne gravemente malato? Cosa rappresenta Leonard Peltier per far si' che gli sia sempre stato negato un processo di appello che sicuramente lo avrebbe assolto? Cosa rappresenta Leonard Peltier per far si' che gli siano state sistematicamente negate tutte quelle misure di riduzione dell'afflittivita' della pena che lo stesso sistema carcerario americano prevede?

Scriviamolo subito: Leonard Peltier rappresenta l'intera umanita' oppressa in lotta per la comune liberazione e per la difesa dell'intero mondo vivente minacciato di distruzione dai poteri dominanti.

La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la Resistenza degli indiani d'America vittime di un genocidio, di un etnocidio e di un ecocidio che tuttora continuano e che occorre contrastare.

La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la lotta di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani oppressi e denegati dalla violenza dei poteri dominanti.

La solidarieta' con Leonard Peltier e' la solidarieta' con la lotta dell'umanita' cosciente in difesa del mondo vivente dalla minaccia di distruzione da parte di un sistema di potere, di un modo di produzione e di un modello di sviluppo che schiavizzano, divorano e distruggono gli esseri umani, gli altri animali, l'intero mondo vivente.

La lotta di Leonard Peltier e la lotta per la sua liberazione sono quindi parte di un impegno in difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani, di un impegno per la salvezza dell'intero mondo vivente.

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La vita, la lotta e la persecuzione di un indiano

Leonard Peltier nasce a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944.

Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella prima giovinezza subisce pressoche' tutte le vessazioni, tutte le umiliazioni, tutti i traumi e l'emarginazione che il potere razzista bianco infligge ai nativi americani. Nella sua autobiografia questo processo di brutale alienazione ed inferiorizzazione e' descritto in pagine profonde e commoventi.

Nei primi anni Settanta incontra l'American Indian Movement (Aim), fondato nel 1968 proprio per difendere i diritti e restituire coscienza della propria dignita' ai nativi americani; e con l'impegno nell'Aim riscopre l'orgoglio di essere indiano - la propria identita', il valore della propria cultura, e quindi la lotta per la riconquista dei diritti del proprio popolo e di tutti i popoli oppressi.

Partecipa nel 1972 al "Sentiero dei trattati infranti", la carovana di migliaia di indiani che attraversa gli Stati Uniti e si conclude a Washington con la presentazione delle rivendicazioni contenute nel documento detto dei "Venti punti" che il governo Nixon non degna di considerazione, e con l'occupazione del Bureau of Indian Affairs.

Dopo l'occupazione nel 1973 da parte dell'Aim di Wounded Knee (il luogo del massacro del 1890 assurto a simbolo della memoria del genocidio delle popolazioni native commesso dal potere razzista e colonialista bianco)  nella riserva di Pine Ridge - in cui Wounded Knee si trova - si scatena la repressione: i nativi tradizionalisti ed i militanti dell'Aim unitisi a loro nel rivendicare l'identita', la dignita' e i diritti degli indiani, vengono perseguitati e massacrati dagli squadroni della morte del corrotto presidente del consiglio tribale Dick Wilson: uno stillicidio di assassinii in cui i sicari della polizia privata di Wilson (i famigerati "Goons") sono favoreggiati dall'Fbi che ha deciso di perseguitare l'Aim ed eliminarne i militanti con qualunque mezzo.

Nel 1975 per difendersi dalle continue aggressioni dei Goons di Wilson, alcuni residenti tradizionalisti chiedono l'aiuto dell'Aim, un cui gruppo di militanti viene ospitato nel ranch della famiglia Jumping Bull in cui organizza un campo di spiritualita'.

Proprio in quel lasso di tempo Dick Wilson sta anche trattando in segreto la cessione di una consistente parte del territorio della riserva alle compagnie minerarie.

Il 26 giugno 1975 avviene l'"incidente a Oglala", ovvero la sparatoria scatenata dall'Fbi che si conclude con la morte di due agenti dell'Fbi, Jack Coler e Ronald Williams, e di un giovane militante dell'Aim, Joe Stuntz, e la successiva fuga dei militanti dell'Aim superstiti guidati da Leonard Peltier che riescono ad eludere l'accerchiamento da parte dell'Fbi e degli squadroni della morte di Wilson.

Mentre nessuna inchiesta viene aperta sulla morte della giovane vittima indiana della sparatoria, cosi' come nessuna adeguata inchiesta era stata aperta sulle morti degli altri nativi assassinati nei mesi e negli anni precedenti da parte dei Goons, l'Fbi scatena una vasta e accanita caccia all'uomo per vendicare la morte dei suoi due agenti: in un primo momento vengono imputati dell'uccisione dei due agenti quattro persone: Jimmy Eagle, Dino Butler, Leonard Peltier e Bob Robideau.

Dino Butler e Bob Robideau vengono arrestati non molto tempo dopo, processati a Rapid City ed assolti perche' viene loro riconosciuta la legittima difesa.

A quel punto l'Fbi decide di rinunciare a perseguire Jimmy Eagle e di concentrare le accuse su Leonard Peltier, che nel frattempo e' riuscito a riparare in Canada; li' viene arrestato ed estradato negli Usa sulla base di due affidavit di una "testimone" che lo accusano menzogneramente del duplice omicidio; la cosiddetta "testimone" successivamente rivelera' di essere stata costretta dall'Fbi a dichiarare e sottoscrivere quelle flagranti falsita'.

Peltier viene processato non a Rapid City come i suoi compagni gia' assolti per legittima difesa ma a Fargo, da una giuria di soli bianchi, in un contesto razzista fomentato dall'Fbi.

Viene condannato a due ergastoli nonostante sia ormai evidente che le testimonianze contro di lui erano false, estorte ai testimoni dall'Fbi con gravi minacce, e nonostante che le cosiddette prove contro di lui fossero altrettanto false.

Successivamente infatti, grazie al Freedom of Information Act, fu possibile accedere a documenti che l'Fbi aveva tenuto nascosti e scoprire che non era affatto il cosiddetto "fucile di Peltier" ad aver ucciso i due agenti.

In carcere, si organizza un tentativo di ucciderlo, che viene sventato in modo rocambolesco; ma anche se riesce a salvarsi la vita Leonard Peltier viene sottoposto a un regime particolarmente vessatorio e le sue condizioni di salute ben presto si aggravano.

Tuttavia anche dal carcere, anche in condizioni di particolare durezza, Leonard Peltier riesce a svolgere un'intensa attivita' di testimonianza, di sensibilizzazione, di militanza, finanche di beneficenza; un'attivita' non solo di riflessione e d'impegno morale, sociale e politico, ma anche artistica e letteraria; nel corso degli anni diventa sempre piu' un punto di riferimento in tutto il mondo, come lo fu Nelson Mandela negli anni di prigionia nelle carceri del regime dell'apartheid.

La sua liberazione viene chiesta da illustri personalita', ma e' costantemente negata da parte di chi ha il potere di concederla. Analogamente la richiesta di un nuovo pronunciamento giudiziario e' sempre respinta, cosi' come gli vengono negate tutte le altre guarentigie riconosciute a tutti i detenuti.

Nel 1983 e poi in seconda edizione nel 1991 viene pubblicato il libro di Peter Matthiessen che fa piena luce sulla persecuzione subita da Leonard Peltier.

Nel 1999 viene pubblicata l'autobiografia di Leonard Peltier (presto tradotta anche in francese, italiano, spagnolo e tedesco).

Ma nei primi anni Duemila il processo per la tragica morte di un'altra militante del'Aim, Anna Mae Aquash, viene strumentalizzato dall'Fbi per orchestrare una nuova squallida e grottesca campagna diffamatoria e persecutoria nei confronti di Leonard Peltier. E nel 2009 un agente speciale che aveva avuto un ruolo fondamentale nella "guerra sporca" dell'Fbi contro l'Aim, Joseph Trimbach, da' alle stampe un libro che e' una vera e propria "summa" delle accuse contro Leonard Peltier.

Tuttavia e' ormai chiarissimo che Peltier e' innocente, e la prova definitiva dell'innocenza la da' proprio il libro di Trimbach: in quest'opera il cui scopo dichiarato e' dimostrare che l'Aim e' nient'altro che un'organizzazone criminale e terroristica, e che Leonard Peltier e' nient'altro che un efferato assassino, l'autore non solo non presenta alcuna vera prova contro Peltier, ma di fatto conferma cosi' che prove contro Peltier non ci sono.

Ma gli anni continuano a passare e la solidarieta' con Leonard Peltier non riesce ad ottenerne la liberazione. Occlusa proditoriamente la via giudiziaria, resta solo la grazia presidenziale, ma quando alcuni presidenti statunitensi lasciano intendere di essere disposti a prendere in considerazione un atto di clemenza che restituirebbe la liberta' a Leonard Peltier la reazione dell'Fbi e' minacciosa. Clinton prima e Obama poi rinunciano. Pavidita' dinanzi alla capacita' di intimidazione anche nei confronti della Casa bianca da parte dell'Fbi?

E giungiamo ad oggi: Leonard Peltier, che e' gia' affetto da gravi patologie, e' ora anche malato di covid: nuovamente chiediamo al presidente degli Stati Uniti che sia liberato e riceva cure adeguate. Non muoia in carcere un uomo innocente, non muoia in carcere un eroico lottatore per i diritti umani di tutti gli esseri umani e per la difesa del mondo vivente.

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Un uomo innocente

Leonard Peltier deve essere liberato non solo perche' e' anziano e malato, ma perche' e' innocente.

Ha scritto nella sua autobiografia: "Non ho scuse da porgere, solo tristezza. Non posso scusarmi per quello che non ho fatto. Ma posso provare dolore, e lo faccio. Ogni giorno, ogni ora, soffro per quelli che sono morti nello scontro di Oglala del 1975 e per le loro famiglie - per le famiglie degli agenti dell'Fbi Jack Coler e Ronald Williams e, si', per la famiglia di Joe Killsright Stuntz, la cui morte per una pallottola a Oglala quello stesso giorno, cosi' come le morti di centinaia di altri indiani a Pine Ridge in quel terribile periodo, non e' mai stata oggetto di inchiesta. Mi piange il cuore nel ricordare la sofferenza e la paura nella quale molta della mia gente fu costretta a vivere a quel tempo, la stessa sofferenza e paura che quel giorno spinse me e gli altri a Oglala per difendere chi era indifeso.

Provo pena e tristezza anche per la perdita subita dalla mia famiglia perche', in qualche misura, quel giorno sono morto io stesso. Sono morto per la mia famiglia, per i miei bambini, per i miei nipoti, per me stesso. Sopravvivo alla mia morte da oltre due decenni.

Quelli che mi hanno messo qui e che mi tengono qui sapendo della mia innocenza avranno una magra consolazione dalla loro indubbia rivincita, che esprime chi essi sono e cio' che sono. Ed e' la piu' terribile rivincita che potessi immaginare.

Io so chi sono e quello che sono. Sono un indiano, un indiano che ha osato lottare per difendere il suo popolo. Io sono un uomo innocente che non ha mai assassinato nessuno, ne' inteso farlo. E, si', sono uno che pratica la Danza del Sole. Anche questa e' la mia identita'. Se devo soffrire in quanto simbolo del mio popolo, allora soffro con orgoglio.

Non cedero' mai.

Se voi, parenti e amici degli agenti che morirono nella proprietà degli Jumping Bull, ricaverete qualche tipo di soddisfazione dal mio essere qui, allora posso almeno darvi questo, nonostante non mi sia mai macchiato del loro sangue. Sento la vostra perdita come mia. Come voi soffro per quella perdita ogni giorno, ogni ora. E cosi' la mia famiglia. Anche noi conosciamo quella pena inconsolabile. Noi indiani siamo nati, viviamo, e moriamo con quell'inconsolabile dolore. Sono ventitre' anni oggi che condividiamo, le vostre famiglie e la mia, questo dolore; come possiamo essere nemici? Forse e' con voi e con noi che il processo di guarigione puo' iniziare. Voi, famiglie degli agenti, certamente non avevate colpa quel giorno del 1975, come non l'aveva la mia famiglia, eppure voi avete sofferto tanto quanto, anche piu' di chiunque era li'. Sembra sia sempre l'innocente a pagare il prezzo piu' alto dell'ingiustizia. E' sempre stato cosi' nella mia vita.

Alle famiglie di Coler e Williams che ancora soffrono mando le mie preghiere, se vorrete accettarle. Spero lo farete. Sono le preghiere di un intero popolo, non solo le mie. Abbiamo molti dei nostri morti per cui pregare e uniamo la nostra amarezza alla vostra. Possa il nostro comune dolore essere il nostro legame.

Lasciate che siano quelle preghiere il balsamo per la vostra pena, non la prolungata prigionia di un uomo innocente.

Vi assicuro che se avessi potuto evitare quello che avvenne quel giorno, la vostra gente non sarebbe morta. Avrei preferito morire piuttosto che permettere consapevolmente che accadesse cio' che accadde. E certamente non sono stato io a premere il grilletto che l'ha fatto accadere. Che il Creatore mi fulmini ora se sto mentendo. Io non riesco a vedere come il mio stare qui, separato dai miei nipoti, possa riparare alla vostra perdita.

Vi giuro, sono colpevole solo di essere un indiano. E' questo il motivo per cui sono qui".

Naturalmente si puo' sostenere che le dichiarazioni di Peltier – anche se sono parole nobili e luminose come quelle che abbiamo citato - non fanno testo: anche se fosse un assassino avrebbe il diritto di negarlo.

Ma oltre le parole vi sono i fatti: ovvero il fatto elementare ed ineludibile che nessuna prova di colpevolezza e' mai emersa; gli stessi accusatori e giudici che pure ne imposero la condanna hanno successivamente ammesso che non vi e' e non vi e' mai stata alcuna prova che fu Leonard Peltier ad uccidere i due agenti dell'Fbi. Il fatto che Leonard Peltier sia stato condannato sulla sola base di "prove" dimostratesi false e di "testimonianze" dimostratesi altrettanto false, e' un'ulteriore conferma della sua innocenza.

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La solidarieta' in Italia

Anche in Italia si e' sviluppato un movimento di solidarieta' con Leonard Peltier, che nel corso dei decenni ha avuto diverse fasi legate a circostanze particolari.

Con l'elezione di Biden alla Casa Bianca nel 2021 vi e' stata una significativa ripresa delle iniziative.

Una nuova campagna - con una peculiare impostazione nonviolenta - e' stata promossa dal giugno 2021 dal "Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera" di Viterbo; essa ha suscitato varie rilevanti adesioni, tra cui quella del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, purtroppo recentemente scomparso.

Accogliendo e facendo propria l'iniziativa promossa dalla struttura nonviolenta viterbese, il Presidente Sassoli il 23 agosto 2021 ha espresso pubblicamente - con una conferenza stampa, un video e un tweet - la richiesta al Presidente degli Stati Uniti d'America di concedere la grazia a Leonard Peltier.

Nel suo tweet del 23 agosto 2021 il Presidente Sassoli scrisse, in italiano e in inglese:

"Inviero' una lettera alle autorita' statunitensi chiedendo clemenza per Leonard Peltier, attivista per i diritti umani dell'American Indian Movement, in carcere da 45 anni.

Spero che le autorita' accolgano il mio invito. I diritti umani vanno difesi sempre, ovunque".

"I will send a letter to the US authorities asking for clemency for Leonard Peltier. A human rights activist of the American Indian Movement, he has been imprisoned for 45 years.

I hope the authorities will take up my invitation. Human rights must be defended always, everywhere".

Anche dopo la scomparsa del compianto Presidente Sassoli, ed anche nel suo ricordo, l'iniziativa italiana per la liberazione di Leonard Peltier prosegue.

Per contattare le principali associazioni promotrici delle iniziative italiane in corso per la liberazione di Leonard Peltier: e-mail: bigoni.gastone at gmail.com, naila.clerici at soconasincomindios.it, nepi1.anpi at gmail.com, centropacevt at gmail.com, tel. 3490931155 (risponde Andrea De Lotto, del "Comitato di solidarieta' con Leonard Peltier" di Milano), tel. 3478207381 (risponde Naila Clerici, direttrice della rivista "Tepee" e presidente italiana di Soconas-Incomindios).

Per contattare l'"International Leonard Peltier Defense Committee": sito: wwww.whoisleonardpeltier.info, e-mail: contact at whoisleonardpeltier.info

Alcuni siti utili: Centro studi americanistici "Circolo Amerindiano": www.amerindiano.org ; Il Cerchio, coordinamento di sostegno ai/dai nativi americani: www.associazioneilcerchio.it ; Soconas Incomindios, comitato di solidarieta' con i nativi americani: https://it-it.facebook.com/soconasincomindios/

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Un percorso di letture per saperne di piu'

1. Un percorso minimo puo' essere il seguente.

Ovviamente occorre cominciare dall'autobiografia di Leonard Peltier, Prison writings. My life is my sun dance, St. Martin's Griffin, New York 1999 (in edizione italiana: Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, Roma 2005).

Tra le opere su Leonard Peltier fondamentale e' il libro di Peter Matthiessen, In the Spirit of Crazy Horse, 1980, Penguin Books, New York 1992 (in edizione italiana: Peter Matthiessen, Nello spirito di Cavallo Pazzo, Frassinelli, Milano 1994 - segnaliamo che l'edizione italiana riproduce la seconda edizione americana ma con tagli piuttosto consistenti).

Un'agile introduzione e' il volumetto di Edda Scozza, Il coraggio d'essere indiano, Erre Emme, Pomezia 1996; contiene anche una silloge di scritti di Peltier e la riproduzione di alcune sue opere pittoriche.

Un buon lavoro recente e' il ponderoso volume di Michael Koch, Michael Schiffmann, Ein leben fur Freiheit. Leonard Peltier und der indianische Widerstand, TraumFaenger Verlag, Hohenthann 2016.

Particolarmente utile anche per la contestualizzazione e' l'ottima opera di Bruce E. Johansen, Encyclopedia of the American Indian Movement, Greenwood, Santa Barbara - Denver - Oxford, 2013, piu' volte ristampata (e segnaliamo che ognuna delle cento voci di cui si compone l'opera reca una preziosa bibliografia per l'approfondimento).

2. Alcune ulteriori letture utili.

Per chi volesse ulteriormente approfondire vi sono vari buoni libri in inglese, purtroppo non tradotti in italiano.

Sul processo: Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier, South End Press, Cambridge, MA, 1983, 1989, 2002.

Alcuni utili documenti processuali sono in Michael E. Tigar, Wade H. McCree, Leonard Peltier, Petitioner, v. United States. U.S. Supreme Court transcript of record with supporting pleading, Gale MOML U.S. Supreme Court Records, 1978 e successive ristampe. 

E' di qualche utilita' anche il seguente libro del curatore dell'autobiografia di Peltier: Harvey Arden, Have You Thought of Leonard Peltier Lately?, HYT Publishing, Houston 2004.

Un libro che occorre aver letto - col necessario discernimento, e' ovvio – e' Joseph H. Trimbach and John M. Trimbach, American Indian Mafia. An FBI Agent's True Story About Wounded Knee, Leonard Peltier, and the American Indian Movement (AIM), Outskirts Press, Denver 2009. Trimbach e' stato uno dei quadri dell'Fbi piu coinvolti nella repressione dell'Aim e nella persecuzione di Leonard Peltier.

Sono ancora particolarmente utili anche i seguenti libri.

Rex Weyler, Blood of the Land. The Government and Corporate War against the American Indian Movement, Random House, New York 1982, 1984.

Kenneth S. Stern, Loud Hawk. The United States versus the American Indian Movement, University of Oklahoma Press, 1994, Red River Books, 2002.

Per la contestualizzazione cfr. anche Jeffrey Ostler, The Lakotas and the Black Hills. The Struggle for Sacred Ground, Viking Penguin, New York 2010.

Anche se non si occupa della vicenda di Leonard Peltier e' sempre utile la lettura di Winona LaDuke, All Our Relations. Native Struggles for Land and Life, South End Press, Cambridge, Massachusetts, 1999, Haymarket Books, Chicago, Illinois, 2015.

Ovviamente vi sono molti altri libri che meriterebbero di essere letti (ed alcuni ci sono particolarmente cari), ma quelli citati possono essere sufficienti per un inquadramento adeguato.

Concludiamo citando il lavoro di un autore, Ward Churchill, che ci sembra abbia dato contributi utilissimi, e che ha subito una vera e propria persecuzione (in merito cfr. la prefazione di Barbara Alice Mann alla seconda edizione di Ward Churchill, Since Predator Came: Notes from the Struggle for American Indian Liberation, Aigis Publishing, 1995, AK Press, Oakland 2005). Tutte le opere di Ward Churchill che abbiamo letto ci sono sembrate assai utili, ed anche se su alcune questioni (il marxismo, il pacifismo, la nonviolenza) abbiamo opinioni diverse, e' indubitabile che il suo lavoro teorico e documentario, di ricerca e di dibattito, e' di grande valore, merita pieno apprezzamento e profonda gratitudine. Sarebbe bene che i suoi libri venissero finalmente tradotti anche in italiano. Per un avvio alla conoscenza della sua opera suggeriremmo di cominciare da due raccolte di suoi interventi: Ward Churchill, Acts of Rebellion, Routledge, New York and London 2003; e Ward Churchill, Wielding Words like Weapons. Selected Essays in Indigenism, 1995–2005, PM Press, Oakland 2017.

Ricordiamo infine anche che altri utili materiali sono nel sito dell'"International Leonard Peltier Defense Committee": www.whoisleonardpeltier.info (sito nel quale e' disponibile anche il testo integrale del citato libro di Jim Messerschmidt, The Trial of Leonard Peltier).

Va da se' che non abbiamo ricordato molte opere - alcune delle quali ormai classiche - della e sulla piu' generale resistenza dei nativi americani al genocidio e all'ecocidio; fortunatamente molti sono gia' i lavori - e talora capolavori - sia narrativi che saggistici scritti da illustri autrici ed autori nativi americani, ma non era questa la sede per darne notizia.


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