«Bene comune vuol dire coltivare una visione lungimirante, vuol dire investire sul futuro, vuol dire preoccuparsi della comunità dei cittadini, vuol dire anteporre l’interesse a lungo termine di tutti all’immediato profitto dei pochi, vuol dire prestare prioritaria attenzione ai giovani, alla loro formazione e alle loro necessità.»
Salvatore Settis
La casa è l’elemento fondamentale su cui innestare un progetto di vita. Senza una situazione abitativa stabile non si può costruire un orizzonte familiare, né tantomeno una prospettiva per il futuro. Nel contesto attuale, tra la continua svalutazione degli stipendi e l’aumento dei costi di beni e servizi, tra condizioni di lavoro sempre più precarie e la svendita di immobili sul mercato degli affitti brevi a scopo turistico, trovare casa diventa sempre più difficile anche in una realtà relativamente fortunata come quella del nostro Comune.
San Casciano è uno dei comuni del Chianti che ha risentito maggiormente dell’impatto dell’edilizia privata e pubblica negli ultimi trent’anni, in un costante processo di antropizzazione. Qui l’amministrazione ha sempre proposto, nei fatti, un’unica visione limitata: rendere il Comune attrattivo solo ed esclusivamente da un punto di vista residenziale, arrendendosi alla sua progressiva trasformazione in un paese dormitorio.
Gli strumenti tecnici prodotti in questi anni, come PS e RUC, sono testimoni di operazioni immobiliari e di sviluppo urbanistico altamente impattanti sull’equilibrio del nostro territorio, che ha visto più volte modificare il suo aspetto sia in forma paesaggistica che infrastrutturale. I vantaggi delle opere così compiute, però, sono stati ben pochi per l’interesse pubblico e per i cittadini, i quali sovente hanno svolto un mero ruolo strumentale a giustificare tutta una serie di speculazioni urbanistiche mascherate da interventi di pubblica utilità.
Il consumo di suolo non si è arrestato, nonostante la crisi del settore edile, mentre le esigenze più stringenti come quella di nuovi spazi abitativi per i nuclei familiari hanno trovato e continuano a trovare sempre una sola risposta: nuove costruzioni, nuovo consumo di spazi extraurbani, nuove occasioni speculative per soggetti e società private. Si tratta di soluzioni abitative troppo spesso fuori dalla portata di chi cerca una casa nel nostro Comune. In questo contesto il ruolo dell’amministrazione, derubricato a ente di ratifica di volontà esterne all’interesse del bene comune, ha perso di fatto il proprio senso d’essere: cioè quello di agire da filtro e arbitro dell’interesse privato, al fine di garantire quello pubblico.
Il nostro proposito è quello di rimettere l’interesse della cittadinanza nella sua eterogeneità al centro della gestione territoriale, riportando l’amministrazione comunale al suo ruolo de facto sancito dalla Costituzione, quello di garante. L’obiettivo è uscire dalla logica imperante che vede le opere edili come investimenti e beni da cui ricavare profitto; solo così potremmo immaginare e accogliere la vera casa del futuro: compatibile con l’ambiente e rispettosa del terreno su cui sorge.
Le nostre proposte:
1. Fermare il consumo di suolo, ulteriori nuove costruzioni e cementificazione. Premiare e favorire progetti di ristrutturazione edilizia, al fine di limitare pratiche speculative di sviluppo urbanistico.
2. Censire e monitorare le locazioni vuote e inutilizzate sul perimetro comunale. Adottare un'aliquota IMU agevolata (vedere sezione “Tariffe” del programma) per i proprietari di fondi commerciali e abitativi da lungo tempo sfitti, al fine di incentivare la reintroduzione di questi sul mercato, con canoni abbordabili.
3. Puntare sulla bioedilizia e prediligere progetti di autocostruzione a misura delle necessità dei singoli cittadini, in opposizione a una visione dominata dai soggetti d’impresa che propongono soltanto progetti di lottizzazione omologata. Promuovere un tipo di edilizia che impieghi materiali diversi dal cemento, come ad esempio il legno, per favorire progetti di nuove costruzioni realmente ecocompatibili.
4. Valutare l’operato di Casa S.p.a. nella gestione dell’Edilizia Residenziale Pubblica e delle risorse immesse dal Comune negli ultimi anni. La qualità di un’amministrazione si nota anche e soprattutto da come gestisce le necessità delle sue fasce più deboli. Occorre dunque un censimento degli immobili adibiti a E.R.P. e del loro stato, una mappatura di eventuali alloggi inutilizzati o della necessità di nuovi immobili. Chi si occupa della gestione degli immobili deve poter valutare periodicamente, nel rispetto della privacy, l’effettivo bisogno di un alloggio a canone agevolato, o la sua eventuale riassegnazione. Una quota degli alloggi di risulta, ovvero rimasti sfitti, può essere messo a disposizione nell’ambito di progetti di accoglienza.
5. Investire nei progetti di cohousing o di “abitare solidale”, oltre i meri scopi propagandistici. Tali progetti, se opportunamente finanziati e organizzati, possono fornire vere risposte “di sistema” alla sempre crescente crisi abitativa. La coabitazione è una soluzione per anziani soli, ma anche persone in difficoltà economiche o soggetti socialmente deboli. San Casciano può esserne la nuova avanguardia, con interventi mirati di supporto alla rete di Auser e delle associazioni che già si occupano di cohousing. È necessario rilanciare l’aspetto informativo sui tali progetti, affinché la cittadinanza li conosca come un’alternativa realmente disponibile, e impegnarsi nel reperimento e nella messa a disposizione di immobili.
6. Introdurre progetti di Condominio Solidale e di Ecovillaggio, su modello di altri presenti in Italia. Supportarli e inserirli poi nel tessuto produttivo e agricolo del Comune. Abbracciare questa novità significa guardare a un futuro che risponda nel concreto ai problemi relativi alla casa, nonché lavorare per restaurare e migliorare la fiducia nell’aspetto mutualistico del vivere sociale: rendere i soggetti più marginalizzati e fragili veri protagonisti di una rete solidale d’avanguardia.
7. Introdurre una nuova visione per lo sviluppo e il recupero delle aree produttive, volto al rilancio e alla protezione della piccola-media impresa, e che rifiuti di assecondare soltanto i capricci dei grandi soggetti.
8. Maggiore pianificazione delle risorse economiche comunali spalmata nell’arco dei cinque anni, di modo da permettere interventi di interesse pubblico (come la sistemazione strade, verde pubblico, ecc…) in tempi brevi e compatibili con la vita nel paese, e non soltanto in funzione di campagna elettorale.
9. Escogitare nuove soluzioni di accoglienza per migranti. A partire dal caso degli ospiti dell’ex Hotel Mary, che dal 1 luglio di quest’anno saranno sfrattati dall’immobile. L’amministrazione comunale deve partecipare, a sostegno del lavoro di Coop 21, alla ricerca di abitazioni e appartamenti adatti. Riteniamo che migranti e richiedenti asilo presenti sul territorio di San Casciano debbano potersi inserire al meglio nel tessuto della comunità e costruire legami con la popolazione che li ospita. A tal proposito, pensiamo che il loro inserimento nei progetti di cohousing esposti al punto 4 possa essere una soluzione migliore a costringerli a vivere in isolamento, “ignorati nel centro del paese” (vedi punto “Cultura” del presente programma).
La tendenza degli ultimi decenni vede avanzare una sola prospettiva agricola per il nostro territorio: quella incentrata sulla monocoltura della vite. Si omologano le nostre campagne a quelle di altri luoghi in Italia e nel mondo, dove i soggetti di un mercato vitivinicolo ormai saturo continuano a imporre con forza i loro interessi economici e di gestione territoriale. La crescita esponenziale di terreni vitati a discapito di altre colture tradizionali (olivicoltura, seminativi), la forte antropizzazione a essi connessa e l’assenza di zone cuscinetto per la fauna e la flora selvatiche non modificano solo il paesaggio, ma anche l’equilibrio di quei luoghi, che una volta vivevano in sinergia con l’intervento dell’uomo. Continuare su una linea tracciata dove il punto d’arrivo è solo il guadagno economico rischia di lasciare il settore agricolo nel nostro distretto rurale senza prospettive per il futuro, rendendo il Chianti un luogo simile alla Valdobbiadene, dove esiste ormai un solo prodotto agricolo: il vino.
Le conseguenze di questa scelta d’indirizzo rischiano di portare a una serie di fragilità ambientali per via dell’intervento massivo sui nostri terreni collinari in un momento di grave crisi climatica (vedi al punto “Ambiente” del presente programma): le lavorazioni intensive esauriscono i suoli, portano al dilavamento dei declivi, desertificano le aree aumentando la temperatura delle zone microclimatiche e aggravando così la cronica mancanza d’acqua delle nostre zone. A queste problematiche si aggiungono i danni causati dall’uso intensivo di prodotti fitosanitari, che creano squilibri all’ecosistema, mettendo in crisi la flora spontanea e gli impollinatori, sempre più spesso minacciati dai prodotti usati per la difesa della vite.
Ci proponiamo pertanto di contribuire a una netta inversione di rotta sul nostro territorio comunale, attraverso una serie di proposte:
1. Adottare una “Carta d’impegno per l’Agricoltura Sostenibile” che gli agricoltori firmino e si impegnino a rispettare e che preveda una serie di misure volte a una transizione verso un lavoro finalmente rispettoso dell’habitat delle nostre aree rurali.
2. Ridurre ed eliminare dalle lavorazioni agricole i prodotti chimici dannosi per uomo, ambiente e impollinatori, quali i fitofarmaci sistemici, in particolare i disseccanti. Limitare inoltre gli interventi di scasso e drenaggio dei terreni e delle lavorazioni, praticando soluzioni alternative come l’inerbimento e prevedendo la progettazione di aree cuscinetto di colture diverse che garantiscano la biodiversità.
3. Facilitare i percorsi di transizione delle aziende verso un’agricoltura completamente biologica, agevolando da un punto di vista burocratico ed economico le aziende che decidono di intraprendere la strada del biologico. Rilanciare sul territorio sancascianese il progetto del Biodistretto con l’obiettivo di aumentare l’ingresso al suo interno di un numero maggiore di aziende del Comune.
4. Attuare un censimento comunale dei terreni agricoli al fine di individuare terreni in stato di abbandono e rilanciare lo sviluppo attraverso il sostegno a nuovi soggetti che vogliano intraprendere il lavoro dell’agricoltore. Grazie a misure di esproprio, assegnazione a bandi di terreni pubblici, mediazione in trattativa tra soggetti privati e nuovi imprenditori alla ricerca di spazi coltivabili, privilegiare quei progetti che prevedano la coltivazione di colture diverse da quella viticola, al fine di creare una filiera agricola che preveda una consociazione e rotazione di colture diverse.
5. Salvaguardare gli spazi boschivi e della macchia mediterranea per tutelare le specie autoctone di flora e fauna, prevedendo una serie di micro riserve integrali, ed estendere la zona ANPIL del torrente Pesa.
6. Favorire l’estensione sul territorio di nuove postazioni di apicoltura in luoghi strategici, al fine di garantire lo sviluppo e la riproduzione degli impollinatori sempre più spesso minacciati dall’uso massiccio dei fitofarmaci delle colture intensive.
7. Promuovere una serie di iniziative ed eventi a scadenza annuale fissa che mettano al centro i prodotti locali del territorio comunale. Troviamo incredibile che San Casciano, pur essendo un centro importante per il vino e per l’olio, non abbia una propria rassegna enologica né olearia, a differenza dei comuni limitrofi. Intendiamo potenziare e sviluppare la già esistente Associazione Viticoltori di San Casciano Val di Pesa in modo da garantire una maggiore visibilità ai prodotti delle aziende del Comune, spesso misconosciuti rispetto alle altre aziende di comuni vicini. Creare una rassegna annuale dell’olio delle aziende del territorio e un concorso annuale dell’olio.
8. A partire dal progetto Slow Food “Mercato della Terra”, inserire all’interno dei mercati settimanali comunali un banco permanente a carico dell’amministrazione, dove vendere i prodotti locali che rispettino le linee di indirizzo della Carta d’Impegno di cui al punto 1.
9. Rilanciare i progetti di assegnazione e sviluppo degli orti urbani in tutto il territorio comunale, sostenendo una rete tra soggetti e gruppi diversi, connettendo ad esempio i ragazzi delle scuole elementari e medie con associazioni, enti e persone di età diverse per la cura e lo sviluppo permanente di terreni coltivati i cui prodotti finiranno all’interno del banco di vendita del progetto al punto 8.
10. Creazione di piccoli invasi sia collinari che soprattutto nei pressi dei vari corsi d’acqua del territorio, al fine di garantire un interscambio di questi con i torrenti e fiumi, a seconda dell’andamento dei flussi, garantendo non solo delle casse di espansione ma delle vere e proprie aree di raccolta delle acque, per mettere in sicurezza le zone a rischio idrogeologico durante gli eventi alluvionali e all’opposto mitigare le emergenze siccitose durante le estati, garantendo la vita di fauna e flora locali (Vedi voce “Ambiente” del seguente programma).
11. Valorizzare e gestire i sottoprodotti derivanti dalla gestione del verde pubblico e privato (biomasse ligno-cellulosiche come sfalci, potature, foglie, ecc.) attraverso innovazioni organizzative e di filiera di ordine agronomico e tecnologico, come la riqualificazione e/o creazione di un impianto di compostaggio, installazione e sperimentazione di bioreattori pirolitici, per la produzione di ammendanti di qualità ed energia, a disposizione dei cittadini e delle aziende agricole del territorio. In tal modo si promuovono la crescita della fertilità dei suoli, la diminuzione di input esterni al territorio comunale e la mitigazione dei cambiamenti climatici, agendo positivamente sul bilancio del ciclo del carbonio.
12. Lotta al caporalato e alle situazioni di disagio lavorativo in agricoltura, attraverso la creazione di eventi e reti di collaborazione con gli enti sindacali, dove i lavoratori del settore possano trovare informazioni riguardo al CCLN e alla loro situazione lavorativa. Facilitare inoltre un monitoraggio dei lavoratori conto terzi nelle aziende, impegnando queste ultime attraverso la firma della Carta d’Impegno di cui al punto 1.
Uno dei problemi che l’intera umanità si trova a fronteggiare nel presente periodo storico è quello dell’aumento della temperatura terrestre. Dall’era pre-industriale la temperatura media mondiale è aumentata di 1,1 gradi centigradi (climate.nasa.gov.); mentre dal 1960 al 2020 si è verificato un aumento di temperatura quasi esponenziale che se non verrà arrestato continuerà a proseguire a ritmo crescente nei prossimi anni, rendendo le nostre città invivibili e noi vulnerabili al rischio crescente di eventi meteorologici estremi, secondo quanto previsto dall’IPCC – Intergovernmental Panel of Climate Change.
Questo aumento delle temperature non è una fatalità davanti alla quale non possiamo fare altro che assistere inermi, poiché, a differenza di quanto accaduto in altre epoche storiche, non ha alcuna connessione con l’irraggiamento solare, rimasto costante negli ultimi cento anni. Il riscaldamento globale è una diretta conseguenza delle attività industriali che, utilizzando soprattutto la cosiddetta energia fossile, producono gas serra, ovvero anidride carbonica (CO2), la cui peculiarità è quella di trattenere i raggi solari e in particolare l’infrarosso, andando ad aumentare la temperatura terrestre.
L’energia fossile comprende gas, petrolio, carbone, ma anche rifiuti organici: ecco perché ribadiamo, come già abbiamo fatto in passato, che la scelta di adottare un inceneritore non sarà mai la risposta ambientale di cui abbiamo bisogno, ma una soluzione puramente politica e speculativa voluta e sostenuta da chi su un progetto del genere ha tutto da guadagnare, a scapito della nostra salute e della salute dei nostri figli.
Per ragioni diverse, ma con la stessa veemenza, ci opponiamo al processo di costituzione del progetto Multiutility Toscana Spa, società che ingloberebbe in Alia Servizi Ambientali Spa tutte le attuali società di diritto privato a capitale interamente pubblico o misto che svolgono servizi relativi al ciclo dell’acqua, dei rifiuti urbani e della distribuzione di energia elettrica e gas: servizi indispensabili per famiglie e imprese, che finirebbero così in regime di monopolio di fatto, rappresentando un serio pericolo per la tutela dei beni comuni e delle condizioni lavorative, oltre che per il contenimento delle tariffe.
Va da sé che la finanziarizzazione e la privatizzazione dei servizi pubblici locali colpiscono più pesantemente i ceti popolari a minor reddito, minor patrimonio privato e minore livello di scolarizzazione e istruzione. Le piccole imprese e gli esercizi commerciali, così vitali per il nostro Comune, su cui l’attuale amministrazione ha puntato tanto, troppo, senza offrire veramente nessun tipo di sostegno, sono a rischio di estinzione; così come le produzioni agricole su cui si basa in larga parte l’economia del nostro territorio, e su cui l’aumento delle temperature sta avendo e avrà effetti sempre più disastrosi, portando a siccità mai viste e a un sempre maggiore rischio di incendi.
Occorre prepararsi a fronteggiare la possibilità di un cambiamento importante della geografia delle colture e un calo significativo della qualità nutrizionale degli alimenti, con gravi rischi per la salute. La classifica 2019 sulla qualità complessiva della vita in Italia è infatti correlata con quella sulla mortalità da tumori, a conferma che la devastazione del territorio e la politica dei rifiuti influenzano in modo significativo la qualità della nostra salute.
Oggi più che mai è pertanto necessario «pensare globalmente e agire localmente», sia per quanto riguarda i provvedimenti che l’amministrazione comunale è tenuta a prendere per ridurre drasticamente le emissioni e prepararsi ai cambiamenti da tempo previsti, sia per il ruolo di stimolo che essa può svolgere rispetto alle azioni della cittadinanza.
Le nostre proposte:
1. Ferma opposizione al progetto Multiutility, e più in generale alle gestioni privatistiche che vanno a gara. Sostegno alla reale pubblicizzazione di tutti i servizi essenziali, a partire dall’acqua, nel pieno rispetto del parere della cittadinanza già espresso con il Referendum del 2011.
2. Sostenere imprese e cittadinanza nella riduzione dei costi energetici e della dipendenza da fonti fossili: promuovere un’economia locale basata sulla qualità edilizia e sulle fonti di energia pulita e rinnovabile, partendo dagli alloggi dell’edilizia residenziale pubblica e sostenendo le persone a più basso reddito (vedi voce “Urbanistica” del presente programma).
3. Prevedere una normativa adeguata e interventi edilizi e urbanistici per una gestione sostenibile delle acque comunali, che consentano, oltre alla riduzione del consumo di acqua potabile, anche la raccolta di acque piovane (da utilizzare per l’irrigazione di aree verdi, per il lavaggio delle strade, per l’alimentazione delle reti antincendio e come acque di raffreddamento a usi tecnologici) e il riuso delle acque grigie trattate, a scopo domestico (per l’alimentazione di sciacquoni, lavatrici e impianti di climatizzazione).
4. Agevolare interventi di ristrutturazione dell’impianto idrico nelle abitazioni, in modo da sfruttare fonti alternative di acqua e recuperando le acque non contaminate.
5. Aumentare le superfici permeabili attraverso sistemi di pavimentazione che consentano di ridurre il ruscellamento superficiale per favorire l’infiltrazione dell’acqua nel terreno e ricaricare le falde sotterranee; ad esempio sistemando a verde parcheggi, piazzali e cortili, oppure utilizzando le esistenti soluzioni filtranti alternative.
6. Monitoraggio costante e manutenzione degli spazi verdi e delle aree boschive attraverso la consultazione di reali esperti del settore, ossia professionisti agronomi, botanici, operatori di innesto e potatori professionali, al fine di prevenire infestazioni da patogeni, caduta di rami, e limitare i danni da incendio, a salvaguardia della salute e della sicurezza della cittadinanza, ma anche di evitare il ricorso a soluzioni drastiche e irreversibili come l’abbattimento di alberi secolari.
7. Favorire l’aumento della produzione di energia fotovoltaica, creando una cartografia esatta delle aree interdette al FV e semplificando al massimo la burocrazia sulle altre. Considerare inoltre eventuali variazioni al Regolamento Edilizio Comunale che diano assoluta priorità all’adozione di fonti di energia rinnovabili rispetto a norme di paesaggistica ormai obsolete; comunicando alla cittadinanza e a chi amministra i condomini la procedura necessaria a installare il FV sul tetto e prevedendo la possibilità di installazione dislocata per chi non ha il tetto a disposizione.
8. Istituire un ufficio dedicato all’adeguamento in vista del cambiamento climatico, che faciliti cittadinanza e imprese a migliorare la classe di efficienza energetica dei propri edifici, agevolando l’accesso ai finanziamenti pubblici e semplificando le procedure burocratiche, prevedendo incentivi per chi decide di effettuare l’efficientamento della propria abitazione o attività.
9. Creare un paese a misura di persone e non di automobili, impegnandosi a lottare con l’amministrazione di Firenze, e in sinergia con il gruppo Sinistra Progetto Comune per Firenze, al fine di sottrarre il servizio di trasporto pubblico e comunale al disastroso sistema di appalti e concessioni a cui è stato svenduto nel disinteresse totale dei bisogni della popolazione, e incentivando il più possibile sistemi di trasporto alternativo e collettivo come il car sharing.
10. Promuovere swap party, campagne di informazione sul riuso e l’economia circolare, sulla tutela della biodiversità.
11. Corretta gestione dei rifiuti e controlli più stringenti sul porta a porta (vedi voce “TARI” del presente programma).
12. Coinvolgere enti e Regione al fine di risolvere definitivamente la questione della bonifica dei due siti ARPAT di Ponte a Cappello e più in generale della valle della Greve, tra cui la discarica dell’inceneritore ex Sibille. Una questione che si protrae da oltre tre decadi senza trovare soluzione, tra l’indifferenza delle istituzioni e la quasi totale ignoranza della popolazione, non edotta sul problema e sulla potenziale pericolosità dell’area.