Call for papers
Sessione generale
Continuo e discreto nelle scienze del linguaggio
La questione del rapporto tra continuo e discreto è onnipresente nella modellizzazione linguistica.
La tensione di fondo è rappresentata, da un lato, dall’esigenza di disporre di una griglia, necessariamente discreta e limitata, di categorie descrittive entro le quali inquadrare la molteplicità dei fenomeni, anche al solo fine di confrontarli tra loro sul piano inter- e intra-linguistico; e dall’altro dalla natura inerentemente continua dei fenomeni in questione, sia sul piano della loro variabilità da lingua a lingua sia dal punto di vista della loro innegabile permeabilità diacronica.
È evidente la disparità dei diversi approcci teorici nel privilegiare l’una o l’altra prospettiva: in un caso dando carattere quasi ontologico alle categorie discretizzate (e relegando tutto quanto sta in mezzo a marginali fatti di performance fondamentalmente trascurabili); e nell’altro rischiando di ridurre grandemente la portata esplicativa di rapporti e correlazioni che si riescano a individuare tra i diversi fenomeni, in mancanza di un apparato condiviso che permetta la loro confrontabilità.
Il convegno è quindi interessato a raccogliere contributi che propongano analisi teoricamente consapevoli, ed empiricamente fondate, di continua linguistici. Le comunicazioni selezionate dovranno, a partire dalla descrizione di situazioni o fenomeni specifici, sviluppare riflessioni critiche su metodi, principi e criteri di demarcazione di confini nei vari ambiti delle scienze del linguaggio.
Modelli discretizzanti e modelli a continuum saranno posti sotto osservazione in relazione alla definizione di tipi diversi di confini e alle questioni o ai problemi che questi presentano, anche in riferimento alla compatibilità della descrizione sincronica con la dinamica diacronica delle lingue.
Temario
1. Demarcazioni tra categorie o valori all’interno del sistema linguistico e loro riflessi sulla confrontabilità interlinguistica dei dati
esempi: tempo e aspetto; aspetto e Aktionsart; modalità ed evidenzialità; definibilità interlinguistica di una diatesi media; interazione tra genere, numero e tratti classificatori della referenza nominale, come massa vs. numerabili; argomenti e aggiunti, ecc.
conseguenze sull’identificazione dei tipi linguistici non come discreti ma come continui
2. Confini e interrelazioni tra livelli (e sottolivelli) d’analisi
tra fonetica e fonologia (la categorizzazione di opposizioni fonologiche lungo i continua fonetici)
tra intonazione/prosodia e morfologia o sintassi (domini prosodici e unità di altri livelli)
tra fonologia e morfologia (es. metafonesi)
entro la morfologia (es. fra flessione e derivazione, fra composizione e derivazione)
tra morfologia e sintassi (es. composto vs. sintagma, clitico vs. affisso)
tra sintassi e struttura pragmatico-informativa (es. topicalizzazione e focalizzazione)
tra sintassi e lessico (es. composti vs. polirematiche)
tra semantica e pragmatica (es. significato vs. senso contestuale)
ecc.
3. Modelli e categorie d’analisi del contatto linguistico
modelli per lo studio del discorso bilingue: approccio variazionista, generativista, cognitivista, ecc.
prospettive funzionali per lo studio del discorso bilingue: valori pragmatico-comunicativi, sociali e interazionali del code-switching
distinzione tra fenomeni di contatto: fra commutazione di singole parole e prestito non adattato, fra prestito adattato morfologicamente e ibridismo, ecc.
il discorso bilingue come sorgente di sviluppo di nuove varietà o lingue: continuum fra code-switching, language mixing e fused lects, processi di koineizzazione, nascita di lingue miste
4. Continuo e discreto fra lingua standard e dialetto, tra dialetti e tra varietà di lingua
criteri linguistici ed extra-linguistici per la determinazione del grado di Abstand; criteri per la demarcazione di confini linguistici areali (individuazione di isoglosse, principi di carattere tipologico e di carattere genetico, criteri storico-etnologici, ad es. nella definizione di italo-romanzo)
nozione di varietà di lingua (criteri generali: co-occorrenza di tratti linguistici, presenza di fenomeni esclusivi, ecc.) e distinzione tra varietà (ad es. tra varietà socio-geografiche e situazionali); delimitazione di varietà di dialetto (ad es. per presenza/assenza di un dialetto urbano di riferimento), ecc.
identificazione delle funzioni di lingue e varietà nel repertorio individuale e comunitario, anche in relazione all’acquisizione linguistica dei cittadini migranti; lingue e dialetti a scuola; dicotomia parlante nativo/parlante non nativo
Formato delle proposte, modalità e scadenze
Le proposte di comunicazione orale o di poster (di lunghezza compresa fra i 3.000 e i 4.000 caratteri, esclusa la bibliografia) sono da inviare entro il 27 febbraio 2023 all’indirizzo congressosli.23@gmail.com, scrivendo nell'oggetto della mail "Proposta contributo SLI 2023".
Si ricorda che tutti i relatori al momento d’inizio del congresso dovranno essere soci regolari della SLI.
Le proposte vanno inviate sia in formato .doc che in formato .pdf anonimizzato, specificando la modalità di presentazione del contributo (comunicazione orale o poster).
Il testo dovrà avere le seguenti caratteristiche:
Times New Roman 12
Interlinea 1,5
Margini: superiore 2,5, inferiore 2, destro 2, sinistro 2
Giustificato
E dovrà avere la seguente struttura:
Titolo
testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo testo
Riferimenti bibliografici
Monografie:
De Dominicis, Amedeo. 2003. Fonologia. Modelli e tecniche di rappresentazione. Roma, Carocci.
Curatele:
Giacalone Ramat, Anna (a cura di). 2003. Verso l’italiano. Percorsi e strategie di acquisizione. Roma: Carocci.
Saggi in volumi miscellanei
Campbell, Lyle. 1976. “Language contact and sound change”. In Christie, William M. (ed.). Current Progress in Historical Linguistics: Proceedings of the Second International Conference on Historical Linguistics. Amsterdam, North Holland: 111-194.
Articoli in riviste
Savoia, Leonardo / Manzini, Rita (2010). “Les clitiques sujets dans les variétés occitanes et francoprovençales italiennes”, Corpus 9: 165-189.
Per i dati si dovrà seguire lo schema (interlinea singola):
(1) dato
(1) glossa
(1) ‘traduzione’
Workshop
Soci proponenti
GISCEL
Obiettivi e proposte di contributi
Nella prospettiva dell’educazione linguistica democratica la formazione linguistica e più genericamente semiotica di un individuo è una costante della vita di ogni persona che inizia a muovere i primi passi linguistici molto presto, che entra in un sistema educativo formale e che prosegue a lungo tale percorso formativo fino all’età adulta. Oltre la scuola e oltre l’università, non bisogna dimenticare che le competenze linguistiche possono continuare a maturare anche in età adulta, secondo i principi del lifelong learning su cui l’Unione Europea da tempo investe massicciamente. Alla luce della continuità che caratterizza l’educazione linguistica, o che è auspicabile caratterizzi l’educazione linguistica di bambini, ragazzi e adulti, il workshop vuole offrire un’occasione di confronto sulla verticalità del curricolo di educazione linguistica, a partire dalla scuola dell’infanzia, e potenzialmente anche dall’asilo nido, passando tramite la scuola primaria e la scuola secondaria fino all’istruzione superiore.
In un quadro di attenzione globale allo sviluppo e alla maturazione delle competenze linguistiche e semiotiche di ciascuna e ciascuno possiamo intendere l’educazione linguistica come un modo di educare al linguaggio che non vive di segmenti a seconda della fascia di età, ma che all’interno del lungo processo di scolarizzazione, o più genericamente di educazione e formazione, cui ogni individuo va incontro si possano identificare degli elementi di continuità verticale, oltre che trasversale alle diverse aree disciplinari. I contributi potranno guardare a tutto il repertorio linguistico presente nel nostro sistema educativo, dall’italiano L1 e L2 alle lingue straniere, ma anche all’educazione linguistica delle diverse aree disciplinari. I contributi potranno prendere in considerazione e discutere i traguardi di competenza per le diverse fasce di età, sulla scorta delle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione e delle Indicazioni nazionali e Nuovi Scenari, per riflettere sugli obiettivi e sulla prospettiva e il lavoro del docente rispetto alle indicazioni ministeriali. Il taglio dei contributi potrà essere sia teorico, con riflessioni e proposte per l’elaborazione di un curricolo verticale, sia pratico, sulla base di esperienze in corso o già portate a termine e dell’analisi dei materiali didattici e il loro collocarsi rispetto alle esigenze di una educazione linguistica continua.
I temi su cui potranno vertere le relazioni sono i seguenti:
segmenti curriculari in verticale per l’italiano L1
segmenti curriculari in verticale per l’italiano L2
segmenti curriculari in verticale per le lingue straniere
l’educazione linguistica trasversale a tutto il curricolo
la continuità verticale nell’uso di materiali e strumenti didattici
esperienze progettuali e didattiche di curricolo verticale nella scuola
Comitato scientifico
Monica Barni (Università per Stranieri di Siena)
Francesco De Renzo (Università La Sapienza Roma)
Silvana Ferreri (Università della Tuscia)
Francesca Gallina (Università di Pisa)
Nicola Grandi (Università di Bologna)
Silvana Loiero (Università di Bologna)
Miriam Voghera (Università di Salerno)
Invio delle proposte, tempi e modi per la selezione
Chi intende proporre una comunicazione dovrà inviare un abstract di lunghezza non superiore alle 2000 battute (inclusi i riferimenti bibliografici, che devono essere solo quelli citati nel testo dell’abstract e comunque non più di dieci) entro il 27 febbraio 2023.
Le proposte devono essere inviate al seguente indirizzo: segreteria@giscel.it.
Il messaggio mail avrà per oggetto “Proposta workshop GISCEL 2022 – Il curricolo verticale e l’educazione linguistica", inoltre dovrà contenere nome e cognome dell’autore della proposta, ente di appartenenza, indirizzo e-mail presso il quale si intendono ricevere tutte le comunicazioni inerenti al workshop.
Le proposte dovranno essere in formato .doc o PDF specificando il punto (i punti) del temario cui fa riferimento la proposta. Si raccomanda di utilizzare il formato appropriato e di non indicare il(i) nome(i) dell’/degli autore(i) nel file dell’abstract perché le proposte verranno sottoposte a un doppio processo di revisione anonima.
Le proposte saranno sottoposte al Comitato scientifico in forma anonima e selezionate in base ai seguenti criteri:
pertinenza ai temi del congresso
rilevanza e innovatività dei contenuti
adeguatezza dei riferimenti teorici
chiarezza metodologica (finalità, strumenti, procedure) e organizzazione della proposta (obiettivi ecc.)
Il Comitato scientifico comunicherà agli autori l’accettazione della loro proposta entro il 31 marzo 2023.
Si ricorda che tutti i relatori e tutte le relatrici al momento d’inizio del workshop dovranno essere soci/socie regolari della SLI.
Riferimenti bibliografici
Altieri Biagi M.L. (a cura di), 1994, La programmazione verticale. Continuità dell’educazione linguistica dalla scuola primaria alla scuola superiore, La Nuova Italia, Firenze.
Cerini G., 2013, Le nuove indicazioni per il curriculo verticale, Maggioli, Rimini.
Colombo A., 2008, Il curriculo e l’educazione linguistica. Leggere le nuove Indicazioni, Franco Angeli, Milano.
Consiglio d’Europa, 2020, Common European Framework of Reference for languages: Learning, Teaching, Assessment. Companion Volume with new descriptors, Education Policy Division (https://www.coe.int/en/web/common-european-framework-reference-languages). Trad. it. a cura di Monica Barsi / Edoardo Lugarini / Anna Cardinaletti, Quadro comune europeo di riferimento per le lingue: apprendimento, insegnamento, valutazione. Volume complementare, in Italiano LinguaDue, 2, 2020, www.italianolinguadue.unimi.it.
Corno D. (a cura di), 2002, Insegnare italiano. Un curriculo di educazione linguistica, La Nuova Italia, Firenze.
De Mauro T., 2010, A che cosa serve la grammatica, in Fiorentino G. (a cura di), Perché la grammatica? Didattica dell’italiano tra scuola e università, Carocci, Roma.
De Santis C., 2017, Il curriculo verticale per lo sviluppo delle competenze linguistiche, in Rivista dell’istruzione, 5.
GISCEL, 1975, Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica, https://giscel.it/dieci-tesi-per-leducazione-linguistica-democratica/.
GISCEL, 2004, Idee per un curriculo di educazione linguistica democratica, https://giscel.it/wp-content/uploads/2017/08/16_Idee-per-un-curricolo-1-1.pdf.
Lombardo Radice G., 1913, Lezioni di didattica e ricordi di esperienza magistrale, Firenze, Remo Sandron.
MIUR, 2012, Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, https://www.miur.gov.it/documents/20182/51310/DM254_2012.pdf/1f967360-0ca6-48fb-95e9-c15d49f18831?version=1.0&t=1480418494262.
MIUR, 2018, Indicazioni nazionali e Nuovi Scenari, https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/Indicazioni+nazionali+e+nuovi+scenari/3234ab16-1f1d-4f34-99a3-319d892a40f2.
Socie proponenti
Anna-Maria De Cesare (TU Dresden)
Giuliana Giusti (Università Ca’ Foscari Venezia)
in collaborazione con il GSPL
in memoria di Carla Bazzanella e Gabriele Iannàccaro
Obiettivi e proposte di contributi
Dopo anni in cui è stata dibattuta la liceità della declinazione femminile dei nomi che si riferiscono a ruoli di prestigio, che è ancora considerata controversa da una parte considerevole di parlanti in Italia, nell’agenda di chi si batte per un uso inclusivo della lingua italiana recentemente si è aggiunta con forza l’esigenza di designare le persone che non si riconoscono nel binarismo di genere (Gheno 2021). In questo campo le proposte includono l’uso di nuove desinenze, ma soprattutto di segni grafici anche inediti (italiano: asterisco, schwa, -u; francese: punto mediano; in tedesco si sta affermando l’uso dei due punti, in sostituzione dell’asterisco e di altre forme non del tutto tramontate, come la “Binnen-I“) e/o di neo-pronomi (sulla scia del singolare they in inglese, troviamo ora forme come hen in svedese, elle in spagnolo, elli-ellis in catalano e iel-iels in francese).
Si verificano dunque due istanze contrapposte: da un lato, designare le donne con l’uso esplicito dei termini femminili e, d’altro lato, introdurre nel sistema il genere non binario. Queste istanze, al momento, non sembrano poter fare fronte comune nell’erodere il ruolo del maschile come genere non marcato e/o di prestigio in italiano. Purtroppo, la discussione in corso si basa spesso su posizioni ideologiche non fondate su conoscenze riguardo al linguaggio e alle lingue specifiche acquisite con il rigore metodologico necessario.
Il Laboratorio vuole offrire una panoramica delle ricerche attualmente in corso, in linea con le più recenti metodologie sperimentali e quantitative, come gli studi in psicolinguistica e pragmatica sperimentale (Sato et al. 2017, Gygax et al. 2021, Tibblin et al. 2022), le analisi corpus-based e/o corpus-driven (Comandini 2021), le analisi empiriche di specifiche varietà di lingue (De Cesare 2022a/b), riflessioni teoriche sulla collocazione delle forme femminilizzate e/o inclusive nel sistema di una lingua specifica, l’italiano (Thornton 2016, in stampa, Giusti 2022), e l’analisi dell’italiano in prospettiva traduttologica (Elmiger 2013). Altri importanti temi sono il trattamento della lingua inclusiva in testi e discorsi prodotti (in toto o in parte) con l’ausilio di reti neurali e intelligenza artificiale, come nel caso della traduzione automatica (Monti 2017, Rescigno et al. 2020, Pescia 2021) e degli/delle assistenti virtuali (vocali o testuali: Robustelli 2019).
L’incontro ha anche lo scopo di produrre contributi che saranno pubblicati in modalità open access, a disposizione delle parti interessate per sviluppare sul lungo periodo una discussione rispettosa delle diverse istanze e allo stesso tempo informata della natura del linguaggio e delle strutture della lingua italiana.
Temario
(Nuove) forme per esprimere il genere (asterisco, schwa, chiocciola, nuove desinenze, neo-pronomi, ecc.): descrizione empirica
(Nuove) forme per esprimere la pluralità dei generi (sdoppiamenti, forme neutrali, maschile non marcato, ecc.): atteggiamenti e percezioni
Genere e digitalizzazione: traduzione automatica (reti neurali), NLP, assistenti virtuali, chatbot ecc.; testi generati in modo automatico; tagging di corpora
Genere e tipologie testuali e/o varietà di lingua (linguaggio normativo, giornalistico ecc.)
Metodi d’indagine e prospettive
Analisi psicolinguistiche e di pragmatica sperimentale
Analisi corpus-based e/o corpus-driven
Analisi qualitative e/o quantitative
Analisi contrastiva (italiano a confronto con altre lingue: romanze, germaniche, slave ecc.)
Relatore invitato
Pascal Gygax (Université de Fribourg): Is inclusive language just a tempest in a teapot, or a solution to a real problem?
Comitato scientifico
Johanna Monti (Università degli Studi di Napoli L’Orientale)
Lorenza Pescia (IAS Princeton University)
Anna M. Thornton (Università degli Studi dell’Aquila)
Chiara Zanchi (Università degli Studi di Pavia)
Lingua dei lavori
Italiano e inglese
Invio delle proposte, tempi e modi per la selezione
Le proposte di abstract (in italiano o inglese) dovranno pervenire a entrambi gli indirizzi: anna-maria.decesare@tu-dresden.de e giusti@unive.it entro il 27 febbraio 2023. Il messaggio dovrà contenere nell’oggetto: “Workshop GSPL lingua inclusiva” e riportare nel testo Titolo del contributo, Nome e affiliazione di tutti gli autori e tutte le autrici.
Il documento allegato al messaggio dovrà invece avere le seguenti caratteristiche / fornire le seguenti informazioni:
Documento word (no PDF) in formato anonimo
Lunghezza di 500 parole (bibliografia ed eventuali tabelle escluse)
Indicazione del fenomeno analizzato, dei dati impiegati e del metodo d'indagine
Indicazione delle lingue considerate
Indicazione dei risultati (anche provvisori)
Bibliografia indicativa che segue le norme della bibliografia soprastante
Le proposte saranno sottoposte a doppia revisione anonima.
Il Comitato Scientifico comunicherà l’accettazione (o meno) della proposta entro il 31 marzo 2023.
Si ricorda che tutti i relatori e tutte le relatrici al momento d’inizio del workshop dovranno essere soci/socie regolari della SLI.
Riferimenti bibliografici
Comandini, Gloria (2021). Salve a tuttə, tutt*, tuttu, tuttx e tutt@: l’uso delle strategie di neutralizzazione di genere nella comunità queer online. Ricerca sul corpus CoGeNSI. Testo e senso 23: 43-64.
De Cesare, Anna-Maria (2022a). La codifica linguistica dei referenti umani nella Costituzione svizzera: tra disparità e uguaglianza di genere. In A. Ferrari, L. Lala e F. Pecorari (a c. di), L’italiano dei testi costituzionali. Indagini linguistiche e testuali tra Svizzera e Italia, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 245-270.
De Cesare, Anna-Maria (2022b). Sdoppiamenti nelle carte costituzionali: tra italiano federale e cantonale. In A. Ferrari, L. Lala e F. Pecorari (a c. di), L’italiano dei testi costituzionali. Indagini linguistiche e testuali tra Svizzera e Italia, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 483-498.
Gheno, Vera (2021), Femminili singolari. Il femminismo è nelle parole, Firenze, effequ.
Giusti, Giuliana (2022). Inclusività della lingua italiana, nella lingua italiana: come e perché. Fondamenti teorici e proposte operative. DEP 48: 1-19.
Giusti, Giuliana & Gabriele Iannàccaro (a c. di) (2020). Gender, Language and Hate Speech. A Multidisciplinary Approach, Venezia, Edizioni Ca’ Foscari.
Gygax, Pascal, Sayaka Sato, Anton Öttl & Ute Gabriel (2021). The masculine form and its multiple interpretations: a challenge for our cognitive system. Language Sciences 83.
Monti, Johanna (2017). Questioni di genere in traduzione automatica. In Anna De Meo et al. (a c. di), Al femminile, scritti linguistici in onore di Cristina Vallini, Firenze, Franco Cesati, 411-431.
Pescia, Lorenza (2021). La femminilizzazione degli agentivi nell’era digitale: la rappresentazione linguistica delle donne e google translate. In Anna-Maria De Cesare & Matteo Casoni (a c. di), The representation of women in teaching practices, discourse, and languages, Babylonia 3/2022, 102-109.
Rescigno, Argentina Anna, Johanna Monti, Andy Way Eva Vanmassenhove (2020). A Case Study of Natural Gender Phenomena in Translation. A Comparison of Google Translate, Bing Microsoft Translator and DeepL for English to Italian, French and Spanish. Association for Machine Translation in the Americas, 62-90.
Robustelli, Cecilia (2019). Robot umanoidi, genere e linguaggio. “Siamo della stessa materia di cui sono fatti i sogni”. Lingue e Culture dei Media 3 (1/2).
Sato, Sayaka, Anton Öttl, Ute Gabriel & Pascal Gygax (2017). Assessing the impact of gender grammaticization on thought: A psychological and psycholinguistic perspective. Osnabrücker Beiträge zur Sprachtheorie 90.
Tibblin, Julia, Joost van de Weijer, Jonas Granfeldt & Pascal Gygax (2022). There are more women in joggeur·euses than in joggeurs: On the effects of gender-fair forms on perceived gender ratios in French role nouns. Journal of French Language Studies, 1-24.
Thornton, Anna M. (2016), Designare le donne: preferenze, raccomandazioni e grammatica, in Genere e linguaggio. I segni dell’uguaglianza e della diversità, Fabio Corbisiero, Pietro Maturi & Elisabetta Ruspini (a c. di), Milano, Franco Angeli, 15-33.
Thornton, Anna M. In stampa/2022. Genere e igiene verbale: l’uso di forme con ə in italiano. AION-L 11.
Soci proponenti
Alessandro Lenci (Università di Pisa)
Marco Passarotti (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano)
Rachele Sprugnoli (Università di Parma)
Fabio Tamburini (Università di Bologna)
Obiettivi e proposte di contributi
Il workshop si pone l'obiettivo di raccogliere contributi che discutano l’interfaccia e le sinergie tra questioni di linguistica teorica e il trattamento automatico delle lingue. I contributi potranno riguardare sia il ruolo della dimensione teorica nell’analisi linguistica computazionale (es., aspetti teorici nella creazione di risorse linguistiche), sia il ruolo dell’evidenza empirica e della modellazione computazionale nello sviluppo e/o validazione di teorie linguistiche (es., uso di treebank per indagini sintattiche teoriche, analisi delle conoscenze linguistiche dei modelli neurali).
Nello specifico e senza pretesa di esaustività, i contributi possono concernere:
schemi di annotazione (meta)linguistica per la creazione di risorse testuali o lessicali
livelli e task di annotazione (meta)linguistica
uso di modelli computazionali per validare ipotesi sulla competenza del linguaggio e la sua acquisizione (es., innatismo vs. modelli usage-based)
valutazione di strumenti di analisi automatica del linguaggio
tecniche e strumenti per l’analisi della leggibilità e per la semplificazione dei testi
metodi per il riconoscimento del linguaggio figurato
modelli computazionali del lessico mentale
aspetti teorici e applicativi relativi alla traduzione automatica e assistita
questioni teoriche connesse allo sviluppo e all’applicazione di metodi di semantica distribuzionale
metodi e risorse computazionali per lo studio degli universali linguistici
Relatrice invitata
Simonetta Montemagni (Istituto di Linguistica Computazionale, CNR)
Comitato scientifico
Luisa Brucale (Università di Palermo)
Franco Cutugno (Università di Napoli Federico II)
Francesca Frontini (Istituto di Linguistica Computazionale, CNR)
Elisabetta Jezek (Università di Pavia)
Alessandro Lenci (Università di Pisa)
Francesco Mambrini (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano)
Carla Marello (Università di Torino)
Francesca Masini (Università di Bologna)
Alessandro Panunzi (Università di Firenze)
Marco Passarotti (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano)
Vito Pirrelli (Istituto di Linguistica Computazionale, CNR)
Nicoletta Puddu (Università di Cagliari)
Rachele Sprugnoli (Università di Parma)
Fabio Tamburini (Università di Bologna)
Miriam Voghera (Università di Salerno)
Roberto Zamparelli (Università di Trento)
Invio delle proposte, tempi e modi per la selezione
Le proposte di contributo, scritte in italiano e con una lunghezza massima di 1.000 parole (escluse bibliografia, tabelle e didascalie), dovranno pervenire entro il 27 febbraio 2023 all'indirizzo: sinergieSLI2023@gmail.com.
L’e-mail, con in allegato la proposta in formato pdf, dovrà contenere nome, cognome e affiliazione degli autori della proposta nonché un indirizzo e-mail presso il quale si vogliono ricevere tutte le comunicazioni inerenti al workshop.
Si raccomanda di non indicare i nomi degli autori nel file della proposta perché queste verranno sottoposte a un processo di revisione anonima.
Il Comitato scientifico notificherà agli autori l’esito della valutazione della loro proposta entro il 31 marzo 2023.
Si ricorda che tutti i relatori e tutte le relatrici al momento d’inizio del workshop dovranno essere soci/socie regolari della SLI.
Riferimenti bibliografici
E.M. Bender, Linguistic fundamentals for natural language processing: 100 essentials from morphology and syntax, Synthesis lectures on human language technologies, 2013.
E.M. Bender, A. Lascarides, Linguistic fundamentals for natural language processing II: 100 essentials from semantics and pragmatics, Synthesis lectures on human language technologies, 2019.
G. Ferrari, La ricerca in Linguistica Computazionale tra modelli formali ed analisi empirica, Atti del Convegno di Studi in memoria di Tristano Bolelli, in Studi e Saggi Linguistici, XL-XLI (2002-2003), Pisa, 2005, 101-119.
E. Hajičová, Computational linguistics without linguistics? View from Prague, Linguistic Issues in Language Technology 6 (2011).
S. Raynaud, Dall'indicizzazione all'ermeneutica testuale, Filosofia del linguaggio e linguistica computazionale, 2009.
R. Delmonte, Rappresentazioni lessicali e linguistica computazionale, Lessico e Grammatica-Teorie Linguistiche e applicazioni lessicografiche, Roma, Bulzoni, 1997, 431-462.
I.A. Sag, Linguistic theory and natural language processing, Natural language and speech. Springer, Berlin, Heidelberg, 1991. 69-83.
Soci proponenti
Lorenzo Ferrarotti (Università di Torino)
Carlo Ziano (Scuola Normale Superiore, Humboldt Universität zu Berlin)
Obiettivi e proposte di contributi
La sociolinguistica nasce come disciplina empirica volta all’analisi sincronica della variazione linguistica, trattata come un fatto di parole e quindi inizialmente considerata irrilevante ai fini della teoria linguistica strutturalista. Quasi subito, però, gli studi sociolinguistici hanno messo in luce che la variazione è in realtà sistemica nelle lingue ed è fondamentale per lo studio del mutamento linguistico: infatti, la variazione sincronica osservabile nelle comunità linguistiche spesso racchiude in sé tracce della variazione diacronica. Già solo questo fatto ha portato a una significativa attenuazione della dicotomia saussuriana, per cui sincronia e diacronia erano ritenute due dimensioni del sistema rigidamente separate. La portata innovativa della sociolinguistica non è tuttavia limitata solo a questo aspetto: ad esempio, lo studio di casi di variazione del presente con metodologie sociolinguistiche ha consentito di spiegare efficacemente mutamenti nel passato (“use of the present to explain the past”, Labov 1974), secondo il cosiddetto “principio uniformitario”, per cui gli effetti dell’interazione sociale sulla struttura della lingua sarebbero stati attivi nel passato come oggi (Labov 1972: 274; 1994: 21-23). Altre importanti generalizzazioni di tipo correlativo, come il rapporto tra velocità del mutamento linguistico e la diffusione di innovazioni linguistiche (Milroy e Milroy 1985), i fenomeni di koineizzazione (Trudgill 1986, 2004), il legame tra alto tasso di contatto linguistico L2 tra adulti e semplificazione linguistica (una rassegna in Trudgill 2011) hanno consolidato le conoscenze sul rapporto storico tra mutamento linguistico e società.
La prima applicazione della teoria e dei metodi della sociolinguistica a dati scritti (e non orali) del passato, con una approfondita analisi di tipo variazionistico, sia quantitativo sia qualitativo, è lo studio di Romaine (1982), su tratti morfosintattici dello scots di età moderna. Questo approccio è stato seguito in molti lavori sulla variazione dell’inglese del passato (ad es. Nevalainen e Raumolin Brunberg 1996, 2016) e più di recente la disciplina ha avuto una prima sistematizzazione in un’importante opera complessiva (Hernández-Campoy, Conde-Silvestre 2012, su cui si vedano le considerazioni di Sornicola 2019). Sembra che si possano individuare due tipi di lavori in questo ambito: il primo, applicabile in contesti come quello anglofono, caratterizzati da una una grande abbondanza di dati e da una situazione sociolinguistica contraddistinta dalla presenza di un solo codice o di codici strutturalmente e funzionalmente simili nel repertorio, per cui è possibile applicare in maniera completa gli strumenti analitici della “rivoluzione quantitativa” della sociolinguistica contemporanea; in altri casi, in cui questo non è possibile o lo è solo in parte, sia perché per la presenza di una situazione di diglossia in cui la lingua d’uso socialmente stratificata non veniva impiegata nello scritto o veniva impiegata in modo limitato, sia perché la quantità di dati non è sufficiente a elaborazioni di questo tipo, si ha invece una linguistica storica “sociolinguisticamente informata” che sfrutta le caratteristiche sociodemografiche note delle comunità del passato per avanzare ipotesi di tipo linguistico storico: per le lingue europee moderne Tuten (2003) per la formazione dello spagnolo e Lodge (2004) sulla storia sociolinguistica del francese parigino; numerose applicazioni alle lingue antiche e del mediterraneo, così come diverse importanti proposte teoriche e metodologiche, in Molinelli (2017) e Molinelli e Putzu (2015); si veda anche, per le lingue italiche antiche, Mancini (2012).
Ci si può chiedere dunque come si possa ricostruire la variazione linguistica nel passato nelle lingue d’Italia, siano esse l’italiano o le lingue locali (dialetti, minoranze linguistiche), che doveva essere molto significativa e del tutto pervasiva, non solo come stratificazione sociolettale nelle varietà urbane, ma anche come complessità repertoriale nel rapporto tra centri minori (o minoranze) e varietà urbane parlate ecc.
Già per la transizione dal latino alle lingue romanze sono stati proposti modelli di tipo sociolinguistico storico per rendere conto del complesso rapporto diglossico tra la lingua scritta e varietà parlate locali di latino (Varvaro 2013a, b, Banniard 2013). Sulla storia sociolinguistica dei dialetti italiani, invece, non esiste una corposa tradizione di studi; ciononostante la considerazione della variabilità sociale è centrale in studi come Salvioni (1919), in cui si individua nella palatalizzazione di -à- tonica un fenomeno connotato diastraticamente e poi sfruttato nella letteratura dialettale milanese come indicatore sociolinguistico; o Merlo (1959), in cui si misura l’impatto dell’influenza dell’italiano sul sistema fonologico del dialetto milanese tra Otto e Novecento. In questi studi la variabilità sociale era degna di considerazione fintanto che aiutasse a comprendere fenomeni appartenenti alla struttura, in particolare alla fonetica. Similmente, la sociolinguistica è stata integrata in alcune analisi centrate su cruciali questioni interne: la scelta tra spiegazione interna e spiegazione esterna nel giustificare un mutamento linguistico (Loporcaro 2006, Barbato 2011); il ruolo della documentazione antica nella ricostruzione linguistica (Barbato 2015, Filipponio 2016, 2017, 2018).
A lato di questi studi ne esistono altri dedicati alla variazione esistente nel passato di grandi centri urbani, intesa come oggetto meritevole di studio in sé (Mancini 1987 su Roma; De Blasi 2002 su Napoli; Ferguson 2007 su Venezia; Regis 2011 su Torino).
La notevole ampiezza della documentazione antica offre l’opportunità di indagare direttamente le vicende sociolinguistiche di molti dialetti. Si tratta anzitutto dei dizionari ottocenteschi, depositari di un patrimonio lessicale accompagnato da varie marche d’uso, che permettono di ricostruire le complesse dinamiche di variazione diastratica presenti all’interno delle città (Crifò 2012, Marcato 2005, Regis 2022 e Ferrarotti 2022).
Se si vuole studiare il dialetto extra-urbano o risalire a stadi della lingua più antichi, la letteratura dialettale riflessa costituisce una preziosa fonte di informazione: in diverse opere comiche e poetiche compaiono registri dialettali rustici, quindi deliberatamente connotati in senso diastratico e diatopico (Contini 1969, D’Onghia 2020, Ziano 2021).
Alcune di queste opere letterarie vengono poi ripubblicate tra Sette e Ottocento in antologie (a Venezia, Torino, Milano, Genova, Bologna, Napoli). In molte di queste raccolte la lingua originaria delle opere è sottoposta a un sistematico rimodernamento “ortografico”, cioè una riscrittura formale completa. Tutte le opere milanesi antologizzate da Cherubini, per esempio, sono rivestite di una varietà del dialetto ottocentesca e illustre (Isella 2003), che riceve da questa tradizione letteraria l’autorità per assurgere a norma linguistica. Si può quindi osservare in corpore vili la codificazione di uno standard basato sulla selezione di variabili prestigiose appartenenti ai dialetti urbani del tempo. Infine, tra Otto e Novecento non si contano le opere di linguistica scritte da cultori del dialetto locale: si può dubitare del loro valore scientifico, ma è indubbio che al loro interno sono presenti numerosissime informazioni sulla variazione sociale, che aspettano di essere valorizzate e inserite in analisi diacroniche dallo spettro più ampio (cfr. ad esempio Randaccio 1894 per Genova e Pavia 1928 per Milano).
Nel workshop saranno ben accetti contributi che indaghino la variabilità linguistica nel passato in tutte le lingue d’Italia (italiano, lingue locali/dialetti, minoranze linguistiche, anche alloglotte) attraverso i testi (qualitativamente e/o quantitativamente), soprattutto attraverso la correlazione tra fattori interni di tipo strutturale e fattori esterni di tipo sociodemografico.
Nello specifico, le proposte di contributo potranno riguardare:
la ricostruzione o la documentazione di variabili sociolinguistiche nel passato e il loro rapporto con il mutamento linguistico
la marcatezza sociolinguistica nell’uso di codici diversi nei testi storici
la variazione idiolettale e/o di gruppo nei testi
gli aspetti sociolinguistici del contatto nel passato
questioni teoriche e metodologiche sul ruolo della sociolinguistica storica come disciplina autonoma e sul suo rapporto con altre branche della linguistica
Relatore invitato
Lorenzo Filipponio (Humboldt Universität zu Berlin)
Comitato scientifico
Silvia Dal Negro (Libera Università di Bolzano)
Luca D’Onghia (Scuola Normale Superiore)
Lorenzo Ferrarotti (Università di Torino)
Riccardo Regis (Università di Torino)
Carlo Ziano (Scuola Normale Superiore, Humboldt Universität zu Berlin)
Invio delle proposte, tempi e modi per la selezione
Il workshop si terrà in italiano, ma saranno accettati anche contributi in inglese. Le proposte di contributo non dovranno superare i 4000 caratteri (spazi inclusi, bibliografia esclusa). Dovranno essere inviate (in .pdf e .docx) entro il 27 febbraio 2023 via e-mail a lorenzo.ferrarotti@unito.it e a carlo.ziano@sns.it con l’oggetto “Proposta workshop SLI 2023 - Sociolinguistica Storica”.
La proposta dovrà contenere:
nome e cognome dell’autore o degli autori
affiliazione corrente dell’autore o degli autori
indirizzo e-mail di riferimento
Il Comitato scientifico comunicherà l’accettazione delle proposte entro il 31 marzo 2023.
Si ricorda che tutti i relatori e tutte le relatrici al momento d’inizio del workshop dovranno essere soci/socie regolari della SLI.
Riferimenti bibliografici
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D’Onghia, Luca. 2020, Per una teoria della letteratura dialettale in Italia. In Brugnolo, Stefano, Campeggiani, Iva & Danti, Luca (a cura di). L’amorosa inchiesta. Studi di letteratura per Sergio Zatti. Firenze, Cesati. 229-245.
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Soci proponenti
Laura Baranzini (Osservatorio linguistico della Svizzera italiana, Università della Svizzera italiana)
Sabine Christopher (Osservatorio linguistico della Svizzera italiana)
Matteo Casoni (Osservatorio linguistico della Svizzera italiana)
Obiettivi e proposte di contributi
A partire dai lavori di Pandolfi (2010, 2011, 2016), Berruto (2011), Hajek (2012) e Moretti & Pandolfi (2019) ha preso forma l’idea di considerare l’italiano una lingua pluricentrica, alla stregua di altre lingue plurinazionali (Clyne ed. 1992) come il francese (Lüdi 1992), il tedesco (Ammon 2015) o l’inglese (Leitner 1992). Pur tenendo conto della notevole differenza di dimensioni e di influenza tra i due centri di emanazione della norma (asimmetria estremamente frequente nelle situazioni di pluricentrismo), la varietà svizzera si può configurare a tutti gli effetti come una non-dominant variety (Clyne ed. 1992, Muhr 2012) di italiano.
Se consideriamo i fattori che permettono di postulare l’esistenza di un secondo centro (Clyne 1992) vediamo infatti che tra Italia e Svizzera esiste un confine di Stato che divide il territorio italofono in due realtà politiche e amministrative distinte che corrispondono a loro volta a due identità nazionali autonome. Inoltre, la presenza dell’italiano sul territorio svizzero è plurisecolare e parallela, anche nella sua evoluzione, a quella della presenza dell’italiano in Italia. Il grado di differenziazione interna della varietà svizzera è elevato, e il sistema è produttivo e diffuso a tutti i livelli di lingua, anche se prevalentemente a livello lessicale.
In questo workshop vorremmo approfondire alcuni temi legati a questa realtà linguistica dell’italiano, e, in particolare, invitiamo a proporre comunicazioni che si concentrano sulle seguenti tematiche (l’elenco non è esaustivo):
la nozione di pluricentricità e la conseguente definizione del concetto di lingua pluricentrica
le varianti non dominanti delle lingue pluricentriche e i loro criteri definitori
il peso dei diversi fattori nella forza di emanazione della norma del centro
il peso dei diversi livelli di lingua nella caratterizzazione della varietà; il ruolo della morfosintassi e della testualità
il contatto tra le lingue e il suo ruolo nella variazione e nella consapevolezza della differenza
il rapporto tra consapevolezza dei parlanti riguardo alla variazione e definizione della norma linguistica
le diverse forme di percezione da parte dei parlanti; prestigio, autorevolezza e disagio linguistico
il ruolo delle diverse autorità linguistiche, esplicite e implicite (istituzioni pubbliche, media, scuola, “parlanti modello”, ecc.)
Relatori invitati
Silvia Dal Negro (Libera Università di Bolzano)
Rudolf Muhr (Karl-Franzens-Universität Graz) [in teleconferenza]
Comitato scientifico
Gaetano Berruto (Università di Torino)
Bruno Moretti (Università di Berna)
Elena Maria Pandolfi (Divisione della cultura e degli studi universitari, Cantone Ticino)
Laura Baranzini (Osservatorio linguistico della Svizzera italiana, Università della Svizzera italiana)
Matteo Casoni (Osservatorio linguistico della Svizzera italiana)
Sabine Christopher (Osservatorio linguistico della Svizzera italiana)
Invio delle proposte, tempi e modi per la selezione
Il workshop si terrà in italiano; la presentazione di Rudolf Muhr sarà in inglese. Le proposte di contributo, che non dovranno superare le 800 parole (bibliografia in stile APA esclusa), verranno inviate in formato word e pdf entro il 27 febbraio 2023 a decs-olsi@ti.ch.
Il messaggio mail avrà per oggetto “Proposta workshop SLI 2023 – Le lingue pluricentriche: il caso dell’italiano” e dovrà contenere nome, cognome e ente di appartenenza.
Il Comitato Scientifico comunicherà l’accettazione della proposta entro il 31 marzo 2023.
Si ricorda che relatori e relatrici al momento d’inizio del workshop dovranno essere regolarmente iscritti/e alla SLI.
Riferimenti bibliografici
Ammon Ulrich (2015). Die Stellung der deutschen Sprache in der Welt, de Gruyter, Berlin/München/Boston.
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