Workshop 5

La variabilità fonetica: il ruolo della situazione comunicativa

Soci proponenti: Daniela Mereu (Libera Università di Bolzano) e Alessandro Vietti (Libera Università di Bolzano)

Obiettivi e proposte di contributi

Una delle caratteristiche del parlato è la variabilità fonetica: la pronuncia di una certa forma linguistica non è mai la stessa, anche quando prodotta da uno stesso parlante (Vietti 2021). I fattori che contribuiscono a spiegare questa variabilità sono molteplici e sono riconducibili a diverse categorie, come, per esempio: l’origine geografica, il genere, l’età, il gruppo sociale e lo stile comunicativo. Il modo in cui queste categorie influenzano la variabilità del parlato e come esse debbano essere definite costituiscono alcuni dei fondamentali temi della sociolinguistica (Berruto 1995; Chambers et al. 2004).

Focalizzandoci sull’ultima categoria citata, la situazione comunicativa comprende diversi componenti, ognuno dei quali può rappresentare una fonte di variazione (Foulkes & Docherty 2004). Per l’indagine del rapporto tra la variabilità fonetica e la situazione comunicativa, fattori di particolare interesse risultano: i parlanti e il loro reciproco ruolo, l’argomento della conversazione, il grado di formalità, l’intenzione comunicativa e le diverse tipologie testuali, connesse sia alla modalità di elicitazione dei dati sia al grado di pianificazione del discorso (es. Bell 1984; Eckert & Rickford 2002; Berruto 1980, 1995, 2011; Voghera 2017).

Il peso specifico che ognuno di questi fattori ricopre nella distribuzione di determinati pattern fonetici non è sempre facile da individuare, perché queste fonti di variazione interagiscono sia tra di loro, sia con i fattori di variabilità sociale (per esempio, le varianti basse sono più diffuse e frequenti nei registri informali, mentre le varianti di prestigio coincidono con gli stili formali, cfr. Labov 1966; Berruto 2015).

Il workshop si propone di sollecitare una discussione sul modo in cui i diversi componenti della situazione comunicativa influenzano la variabilità fonetica, intesa sia a livello segmentale, sia a livello di parola. Date tali premesse, si incoraggia l’invio di contributi che mirino a esplorare aspetti riguardanti le diverse forme in cui si manifesta la variabilità fonetica (es. uso di determinate varianti segmentali o di pronuncia di parola, fenomeni di ipoarticolazione e di iperarticolazione, strategie di convergenza) in relazione a fattori come:

– l’argomento della conversazione (es. Hay & Foulkes 2016; Mereu 2019);

– il grado di formalità dello stile contestuale (Labov 1966, 2001);

– l’interlocutore (Bell 1984);

– il ruolo dei partecipanti all’interazione (Giles et al. 1991; Babel 2012; Pardo 2006);

– l’intenzione comunicativa (Hymes 1974; Berruto 1980);

– la diversa modalità di elicitazione dei dati, es. parlato di laboratorio (lettura di parole o frasi) vs parlato spontaneo (map task, intervista sociolinguistica, etc.) (Albano Leoni 1994; Savy 1999; Savy & Cutugno 1997; Calamai 2001) e il grado di pianificazione del discorso (Ernestus et al. 2015).


Relatrice invitata:

Silvia Calamai (Università di Siena)


Comitato Scientifico per la selezione delle proposte di intervento: Giovanni Abete, Gaetano Berruto, Silvia Calamai, Massimo Cerruti, Francesco Cutugno, Silvia Dal Negro, Daniela Mereu, Alessandro Vietti, Miriam Voghera


Riferimenti bibliografici

Albano Leoni, F. (1994), “L’analisi fonica del parlato”. In De Mauro, T. (ed.), Come parlano gli italiani. Firenze: La Nuova Italia, 101-109.

Babel, M. (2012), “Evidence for phonetic and social selectivity in spontaneous phonetic imitation”. Journal of Phonetics 40: 177–189.

Bell, A. (1984), “Language Style as Audience Design”. Language in Society 13: 145-204.

Berruto, G. (1980), La variabilità sociale della lingua. Torino: Loescher Editore.

Berruto, G. (1995), Fondamenti di sociolinguistica. Roma-Bari: Laterza.

Berruto, G. (2011), “Registri, generi, stili: alcune considerazioni su categorie mal definite”. In Cerruti, M., Corino, E. & Onesti, C. (eds.), Formale e informale. La variazione di registro nella comunicazione elettronica. Roma: Carocci, 15-35.

Berruto, G. (2015), “Intrecci delle dimensioni di variazione fra variabilità individuale e architettura della lingua”. In Jeppesen Kragh, K. & Lindschouw, J. (eds.), Les variations diasystématiques et leurs interdépendances dans les langues romanes. Actes du Colloque DIA II à Copenhague (19-21 nov. 2012). Strasbourg: Éditions de linguistique et de philology, 431-447.

Calamai, S. (2001) 2004, “Stili a confronto nel parlato toscano (Pisa e Firenze)”, L’Italia Dialettale 62: 95-125.

Chambers, J. K., Schilling-Estes, N. & Trudgill, P. (eds.), Handbook of Language Variation and Change. Malden/Oxford: Blackwell.

Eckert, P. & Rickford, J. R. (eds.) (2001), Style and Sociolinguistic Variation. Cambridge University Press.

Ernestus, M., Hanique, I. & Verboom, E. (2015), “The effect of speech situation on the occurrence of reduced word pronunciation variants”. Journal of Phonetics 48, 60-75.

Foulkes, P. & Docherty, G. J. (2006), “The social life of phonetics and phonology”. Journal of Phonetics 34(4): 409-438.

Giles, H., Coupland, J. & Coupland, N. (1991), Contexts of Accommodation: Developments in Applied Sociolinguistics. Cambridge: Cambridge University Press.

Hay, J. & Foulkes, P. (2016), “The evolution of medial (-t-) in real and remembered time”. Language 92(2): 298-330.

Hymes, D. (1974), Foundations in Sociolinguistics: An Ethnographic Approach. Philadelphia: University of Pennsylvania Press.

Labov, W. (1966), The Social Stratification of English in New York City. Washington, DC: Center for Applied Linguistics.

Labov, W. (2001), “The anatomy of style-shifting”. In Eckert, P. & Rickford, J. R. (eds.), Style and Sociolinguistic Variation. Cambridge University Press.: 85-108.

Mereu, D. (2019), Il sardo parlato a Cagliari. Una ricerca sociofonetica. Milano: FrancoAngeli.

Pardo, J. S. (2006), “On phonetic convergence during conversational interaction”. Journal of the Acoustical Society of America 119: 2382–2393.

Savy, R. (1999), “Riduzioni foniche nella morfologia del sintagma nominale nel parlato spontaneo: indagine quantitativa e aspetti strutturali”. In Benincà, P., Mioni, A. & Vanelli, L. (eds.), Fonologia e morfologia dell’italiano e dei dialetti d’Italia. Atti del XXXI congresso SLI. Roma: Bulzoni, 201-221.

Savy, R. & Cutugno, F. (1997), “Ipoarticolazione, riduzione vocalica, centralizzazione: come interagiscono nella variazione diafasica?”. In Cutugno, F. (ed.), Fonetica e fonologia degli stili dell’italiano parlato. Atti delle VII Giornate di Studio del Gruppo di Fonetica Sperimentale. Esagrafica: Roma, 177-194.

Vietti, A. (2021), “Il ruolo della variabilità acustica nella costruzione del dato linguistico”. In Bernini, G., Valentini, A., Saturno, J. & Spreafico, L. (eds.), Superare l’evanescenza del parlato. Un vademecum per il trattamento digitale di dati linguistici. Bergamo: Bergamo University Press, 45-70.

Voghera, M. (2017), Dal parlato alla grammatica. Costruzione e forma dei testi spontanei. Roma: Carocci.


Invio delle proposte, tempi e modi per la selezione

Il workshop si terrà in lingua italiana. Le proposte di contributo, da 3.000 a 4.000 caratteri (spazi inclusi ed esclusa la bibliografia), dovranno essere inviate in formato pdf entro il 20 febbraio 2022 a Daniela Mereu (daniela.mereu@unibz.it).

Il messaggio mail avrà per oggetto “Proposta workshop SLI 2022 – La variabilità fonetica e il ruolo della situazione comunicativa” e dovrà contenere nome e cognome dell’autore della proposta, ente di appartenenza, indirizzo e-mail presso il quale si intendono ricevere tutte le comunicazioni inerenti al workshop.

Il Comitato Scientifico comunicherà agli Autori l’accettazione della loro proposta entro il 31 marzo 2022.

Si ricorda che tutti i relatori e tutte le realtrici al momento d’inizio del workshop dovranno essere soci/socie regolari della SLI.