La tiroide è una ghiandola indispensabile per il controllo del metabolismo cellulare. Tale controllo agisce su numerose funzioni corporee (mantenimento del peso, salute di cute e capelli, sviluppo della massa muscolare, fertilità e ciclo mestruale, livelli di colesterolo..) ed è mediato dall’azione dei due ormoni tiroidei: la tiroxina (T4) e la triiodotironina (T3).
L’ipertiroidismo e l’ipotiroidismo rappresentano le principali disfunzioni della tiroide. Tuttavia possono manifestarsi anche fenomeni di ingrossamento della tiroide (gozzo) o formazione di noduli, associati o meno ad un’alterata attività ghiandolare.
Il complesso ruolo dell’attività della tiroide nel metabolismo energetico è influenzato da molteplici fattori alimentari quali l’introito energetico, la restrizione calorica, il digiuno prolungato e la malnutrizione.
Per questo motivo, un corretto approccio nutrizionale risulta fondamentale per supportare la piena attività di questa ghiandola.
Va ricordato che la tiroide necessita di micronutrienti specifici per lo svolgimento corretto delle sue funzioni. Se si sospetta una disfunzione della tiroide è una buona prassi eseguire, oltre un esame completo degli ormoni tiroidei, anche un esame dei micronutrienti quali iodio, selenio, zinco, ferro, vitamina D e K. In questo modo sarà possibile redigere un protocollo dietetico con fattori correttivi individuali, scegliendo gli alimenti più opportuni e, se necessario, optare per una linea di integrazione.
Ipotiroidismo: si a selenio, sale iodato e crucifere solo se ben cotte
L’ipotiroidismo si manifesta con una bassa concentrazione degli ormoni T3 e T4 ed un’alta concentrazione dell’ormone TSH. Ne consegue un rallentamento di tutte le funzioni metaboliche controllate dalla tiroide che si manifesta con una sintomatologia che può comprendere:
bradicardia (rallentamento del battito cardiaco)
aumento del peso corporeo
gonfiore agli arti e al viso
stitichezza
assottigliamento e perdita dei capelli
pelle secca
sonnolenza
stanchezza e dolore muscolare
continua sensazione di freddo
irregolarità mestruale o amenorrea (assenza del mestruo)
disfunzione erettile
depressione
ingrossamento della tiroide (gozzo)
L’ipotiroidismo può essere di tipo primario, diretta conseguenza di una patologia autoimmune ereditaria (Tiroidite autoimmune di Hashimoto), o di tipo secondario, più raro, in cui la tiroide, pur funzionando correttamente, non viene stimolata in modo adeguato da parte del TSH ipofisario. L’ipotiroidismo può scaturire anche da una carenza alimentare di iodio.
Se in famiglia sono presenti casi di Tiroidite autoimmune di Hashimoto, una dieta antinfiammatoria può risultare utile nel prevenire e ritardare l’insorgenza della patologia.
Va ricordato che il sovrappeso è un fattore predisponente la formazione di noduli tiroidei. Per questo motivo è di fondamentale importanza raggiungere e mantenere un peso corporeo ottimale.
Il protocollo alimentare deve garantire il giusto apporto di selenio, essendo questo il componente fondamentale delle desiodasi, le selenio-proteine responsabili della formazione e dell’attivazione degli ormoni tiroidei. Grazie alla sua azione immuno-modulante e antinfiammatoria, il selenio risulta particolarmente utile nei casi di Tiroidite di Hashimoto, in quanto concorre a diminuire i livelli degli anticorpi responsabili della patologia.
La dieta deve prevedere alimenti ad alto contenuto di antiossidanti ad attività anti-radicalica, come le vitamine A, C, E, e lo zinco.
Particolare attenzione va posta allo iodio, principale costituente degli ormoni tiroidei. L’apporto di iodio raccomandato è di circa 150mcg giornalieri per gli adulti e 250mcg per le donne in gravidanza e in allattamento. Non sempre con l’alimentazione si riesce a coprire l’intero fabbisogno, specialmente se si segue un regime alimentare di tipo vegano. La iodoprofilassi con sale fortificato è una misura di prevenzione semplice ed efficace. E' importante salare le pietanze una volta cotte e non in cottura. Questo perché lo iodio tende ad evaporare alle alte temperature.
Inoltre, lcuni ortaggi come cavolo, cavolfiore, broccolo, spinacio, rucola, ravanello, rapa contengono tiocianati che alterano il metabolismo dello iodio e lo rendono indisponibile per la tiroide. Per tale motivo, in caso di ipotiroidismo da carenza di iodio, è importante consumarli solo ben cotti (la cottura, infatti, inattiva l’attività anti-iodio).
Anche la soia può avere effetto simile, pertanto è opportuno scegliere legumi alternativi.
Ipertiroidismo: no al sale iodato, si alle crucifere
L’ipertiroidismo si manifesta con una elevata concentrazione di ormoni T3 e T4 e bassa concentrazione dell’ormone TSH. Ne consegue un’amplificazione di tutte le funzioni metaboliche controllate dalla tiroide che si manifesta con una sintomatologia che può comprendere:
tachicardia
sudorazione eccessiva e intolleranza al caldo
nervosismo, ansia ed insonnia
dimagrimento
diminuzione dei livelli di colesterolo
diarrea
tremori e debolezza muscolare
esoftalmo (bulbi oculari sporgenti e doloranti)
ingrossamento della tiroide (gozzo)
L’ipertiroidismo può essere di natura autoimmune ed ereditaria (morbo di Basedow-Graves) o può scaturire dallo sviluppo e la crescita progressiva di uno o più noduli (gozzo multi-nodulare tossico).
In associazione alla terapia farmacologica, una corretta alimentazione è fondamentale per contrastare l’iper-attività della tiroide.
L’ipertiroidismo determina un aumento dello stress ossidativo e dei processi infiammatori. Per questo motivo è importante seguire un’alimentazione antiossidante ad azione anti-radicalica, ricca di vitamine C, E, A, oltre che di zinco, selenio e magnesio.
Al contrario dei casi di ipotiroidismo, è opportuno limitare l’assunzione di sale, preferendo quello non iodato. Un corretto protocollo alimentare deve comprendere cibi a basso contenuto di iodio prediligendo, invece, alimenti come soia e crucifere.