Se il titolo di “patrimonio dell’umanità” non fosse attribuito esclusivamente a capolavori dell’arte, a città ad isole, ma anche a degli esseri umani, Freddie Fu avrebbe pienamente diritto di fregiarsene.
Infatti, in chiunque lo abbia conosciuto, in modo più o meno approfondito, Freddie ha lasciato comunque qualcosa, sia da un punto di vista professionale sia sotto il profilo strettamente umano.
Freddie come un fiume in piena tracimava, travolgendo chiunque, fossero amici, semplici commensali o interlocutori di un Congresso, con il proprio contagioso entusiasmo. Le sue non erano semplici relazioni, ma appassionate arringhe con cui rapiva letteralmente l’attenzione della platea, illustrando con arguta convinzione le sue più recenti e innovative teorie.
Guardandolo e ascoltandolo non riuscivi mai a capire se fossero più veloci a muoversi gli occhi o ad inseguirsi le parole.
Era un genio straricco di estro ma anche di rara umanità.
Ed il suo rapporto con noi italiani è sempre stato speciale, diverso, certamente più intimo rispetto a quello costruito con i colleghi di altre Nazioni, di diverse latitudini. Ci si riconosceva a vicenda. Noi ritrovavamo in lui alcuni dei nostri tratti distintivi: la velocità di pensiero, la naturale genialità, la creatività. E lui si
appagava nella nostra naturale eleganza, nel calore mediterraneo con cui veniva sempre accolto.
Per tutto questo, per quello che ha insegnato ad ognuno di noi, per la grande amicizia che ci ha costantemente dimostrato e che ci lega da sempre, abbiamo pensato, come Società Scientifica nata dalle due Società che Freddie conosceva e che ha sempre onorato con la propria stima e con una presenza scientifica assidua ed entusiasta, di dedicargli uno spazio speciale, all’interno del neonato INTERNATIONAL HUB del nostro sito.
Un’area che raccoglierà testimonianze, aneddoti, immagini ricordi di tutti i “siagascottiani” che comunque un grazie o un arrivederci glielo devono.
Noi di SIAGASCOT avremmo voluto ospitarlo in altro modo, facendogli conoscere direttamente questa nuova stimolante realtà scientifica italiana. Siamo sicuri che avrebbe apprezzato e che ci sarebbe stato ancora più vicino. Ma anche in questo caso, e questa volta possiamo dire solo purtroppo, ha giocato
d’anticipo dimostrandosi più veloce dei nostri sogni e delle nostre speranze.
Massimo Berruto
Presidente SIAGASCOT 2021-2022
I met Freddie several times.
He was a great scientist but also a great and generous friend and an extraordinary teacher under any aspect.
In 2017 he hosted in Pittsburgh an important consensus conference on the ankle.
Even if this was not his primary field of interest he organized with his fellows a memorable top level scientific meeting adding also a warm and unforgettable hospitality..
He will stay forever in our hearts.
Gian Luigi Canata
Ebbi la straordinaria fortuna di conoscere Freddie in occasione della fellowship in ortopedia e sports medicine che feci a Pittsburgh sotto la sua guida nel 1993. Ero all’inizio della mia carriera, primo fellow italiano a Pittsburgh, ma nonostante questo, Freddie, che già all’epoca si era affermato come luminare ed autorità scientifica assoluta della chirurgia del ginocchio, mi accolse e si prese direttamente cura di me non solo come chirurgo, ma anche come persona.
Non dimenticherò mai come, in occasione della nascita della mia prima figlia, avvenuta in quello stesso periodo, si adoperò personalmente per trovare e garantire una copertura assicurativa che mi permise di far nascere Giulia a Pittsburgh in totale serenità, senza dover tornare in Italia e interrompere il mio periodo di formazione con lui.
Questa dedizione professionale e umana è stata la chiave di volta per la creazione di un’amicizia che non è terminata alla fine della fellowship, ma bensì è durata e si è intensificata anche in seguito.
L’esempio della sua vita è il più grande lascito di Freddie Fu alla comunità ortopedica internazionale, e per questo sono fermamente convinto che tutti noi dovremmo aspirare ad essere come lui, per migliorarci sia individualmente come persone e chirurghi, che come comunità professionale e scientifica.
Stefano Zaffagnini
Questa è la mia storia:
Conosco, e ripeto conosco perchè lui è sempre qui con me e con noi, Freddie dal 1988 quando fece il suo ESKA-AOSSM traveling fellowship in Europa (in passato ESSKA si chiamava ESKA) e da allora siamo sempre stati amici e frequentato reciprocamente le nostre case.
Vorrei raccontarvi una storia buffa che dice tutto di Freddie.
Nel 1990 ero suo ospite a Pittsburgh e tra l’ospedale e casa ci siamo fermati da un delivery cinese e lui ha riempito il bagagliaio della sua grande Mercedes di cibo.
Gli ho chiesto in quanti eravamo ma mi ha risposto: tu, io e Hilda: c’era da mangiare per 10 persone!
Alla fine della cena mi sono trattenuto in lingua italiana con Hilda, che parla benissimo la nostra lingua, in quanto Freddie era sparito.
Alla mia domanda dove fosse Freddie, Hilda mi ha risposto di andare in cucina e vedere.
In cucina ho trovato Freddie a lavare i piatti e alla mia domanda: “Ma perché lavi i piatti” mi rispose: “perché è più veloce della lavastoviglie!”
Questo era Freddie, un amico per tutta una vita e per sempre.
Matteo Denti
Ho conosciuto Freddie nel '90 a Pittsburg, stava utilizzando l’Endobutton con un tape per fissarlo al legamento e da quel momento lo usai anch’io.
Ricordo che una sera a cena gli piacque una mia cravatta, allora andavano di moda quelle con orsetti, oche, uccelli, e giela regalai, ma il giorno dopo gliene portai altre che un amico che le fabbricava mi aveva regalato. Fu così felice che sembrava un bambino in un negozio di giocattoli.
Ci tornai a Pittsburg nel 2004 e mi innamorai della sua tecnica a doppio fascio, ci feci uno studio prospettico randomizzato che presentai poi all’Academy nel 2011 nel quale sostanzialmente si diceva che non c’erano differenze tra singolo e doppio fascio e lui venne a sentirmi dicendomi che lo studio era serio ma non condivideva le conclusioni.
L’ho visto molte altre volte, l’ultima a Napoli da Lalla nel 2019.
Invecchiato, un po’ stanco, ma sempre straordinariamente vivo e pieno di idee. Mi piace ricordarlo così.
Giacomo Stefani
Siamo stati per 4 volte a Pittsburgh nel periodo che va dal 91 al 97 , la prima per una vista di tre giorni in Ospedale e altre tre volte in occasione dei suoi “Panther Course”, dopo i quali abbiamo aggiunto almeno un giorno di visita nella sua sala operatoria.
I ricordi sono tanti , l’esperienza è stata davvero significativa: la sua umanità tipica dei grandi, la competenza, l’instancabile ricerca delle innovazione, la rapidità di pensiero e di mano, l’amore per l’Italia
Ricordiamo con piacere anche le numerose volte che è stato ospite ai nostri Congressi, siamo stati fra i primi ad averlo avuto ospite al Congresso Nazionale della Società Italiana di Artroscopia a Forte dei Marmi nel 1999
Ci è rimasta particolarmente impressa la giornata in cui siamo stati da lui la prima volta
ore 6.15 briefing con i suoi collaboratori
7.30 – 14 seduta operatoria con diversi casi di ricostruzione del LCA , nella seconda sala un trapianto di menisco
Finita la sala breve colloquio con i parenti e un paio di controlli post operatori
Infine l’esperienza indimenticabile della visita alla squadra di football dei Pittsburgh Steelers nel loro Stadium : diverse visite ad atleti, anche una in terra nello spogliatoio mostrandoci l’esame obbiettivo di una lesione del crociato posteriore mostrandoci che la forma non è sostanza se sei un grande
E alla sera una cena in battello sul fiume Ohio accompagnati da un gruppo musicale con Freddi a cantare “Wild Thing" dei The Troggs
Grazie Freddi per tutto quello che ci ha insegnato e trasmesso, soprattutto la continua ricerca del miglioramento e della innovazione.
Giancarlo Coari, Enrico Arnaldi, Raul Zini
Eccomi con lui!
Che tristezza vedere questa foto e sapere che il grande Freddie non c’è più.
Gianfelice Trinchese
Ultima moderazione insieme a Napoli.
2019, prima della pandemia.
Piero Volpi
Tutto è stato scritto su Freddie Fu, Professore di Ortopedia all'Università di Pittsburgh, sincero amico di molti Italiani e grande chirurgo, che ci ha lasciato in questi giorni dopo una breve,ma inesorabile malattia.
Ho avuto la fortuna di conoscerLo nel 1988 quando venne a Roma insieme a Scott Dye, James Roth ed il Godfather Robert Larson.
Come vincitori della 4 Travelling Fellowship Esska-Aossm, i Fellows visitavano i centri ortopedici europei più qualificati e tra questi rientrava l'Università Cattolica, dove ero Ricercatore, e l'Università la Sapienza.
Insieme ai Prof.Puddu, Mariani e Fabbriciani, con cui collaboravo, organizzammo alla Cattolica una seduta scientifica comune, nella quale presentarono relazioni sia i fellows che gli ospitanti.
Fu un incontro di altissimo livello scientifico e già allora le qualità personali di Fu risaltarono.
I Fellows si trattennero a Roma tre giorni con visite turistiche agli innumerevoli monumenti storici di Roma ed alla sera pranzi in prestigiosi club.
Era uso comune che tutti i componenti della Fellowship fossero ospitati nelle nostre case private. Si instaurò, quindi così, con Me una fraterna amicizia, suggellata da incontri in molti congressi internazionali.
Fui invitato successivamente a presentare un lavoro sulle suture meniscali al prestigioso Panther symposium, da Lui organizzato a Pittsburgh. Ebbi modo di osservare direttamente la sua molteplicità di interessi, non solo ortopedici,che lo vedevano coinvolto sempre attivamente in molte attività sportive e culturali.
Indubbiamente è stata una grande perdita per tutta la comunità scientifica mondiale che deve ricordarlo per le sue qualità scientifiche e per il suo contributo personale all'evoluzione dell'ortopedia,.
Alfredo Schiavone Panni
Ricorderò per sempre il periodo trascorso a UPMC con Freddie Fu e la sua passione e dedizione per la ricerca.
Edoardo Monaco
Indimenticabile per come ha sempre coniugato in modo molto equilibrato Sorriso, Competenza e Carisma.
Grazie Professor Fu da tutto lo staff di Isokinetic Milano
Furio Danelon
Alfonso Maria Romano