RACCONTI

La nascita della pioggia.


Al principio, quando ogni cosa era nuova e tutto era stato fatto da poco, non pioveva. Ciò era un bel guaio, un guaio tanto grosso che tutti gli animali si riunirono e decisero di invocare ad alta voce il cielo affinchè mandasse la pioggia.

Si divisero così in vari gruppi, secondo le diverse specie, e gli elefanti per primi si misero a barrire a tutto spiano. Ma la pioggia non venne. Provarono allora i rinoceronti; tutti i rinoceronti assieme. Ma la pioggia non venne.

Provarono le giraffe, poi le antilopi, poi i leoni (e i loro ruggiti parevano toccare il cielo); ma la pioggia non venne. Provarono tutti gli animali, pure i piccoli, pure i piccolissimi. Ma la pioggia non venne.

Erano rimaste solo le rane. Toccava a loro provare, e gli altri animali le pregarono di invocare la pioggia dal cielo. Le rane accondiscesero tutte.

Era così assordante il loro grido, così monotono, che il cielo, per attutirlo, si coprì di nubi. Tante, enormi nubi.

Inutilmente, però. Il gracidare delle rane riusciva a penetrare attraverso la spessa cortina. Alla fine il cielo, stanco di udirle, tentò di affogarle con l'acqua. Piovve.

Avendo ottenuto quel che volevano, le rane tacquero. Essendo piovuto, l'erba crebbe e gli altri animali si sparpagliarono per ogni dove a mangiare.

Solo le rane rimasero nelle buche ove l'acqua si era fermata (laghi e stagni) perché, avendo fatto piovere, si consideravano padrone dell'acqua. E lì son sempre rimaste, cercando il cibo fra la melma.

Ancor oggi, quando gracidano, non lo fanno per nulla: lo fanno per chiamare la pioggia.

LA GIRAFFA VANITOSA

Ai limiti di una grande foresta, in Africa, viveva tra gli altri animali una giraffa bellissima, agile e snella, più alta di qualunque altra. Sapendo di essere ammirata non solo dalle sue compagne ma da tutti gli animali era diventata superba e non aveva più rispetto per nessuno, né dava aiuto a chi glielo chiedeva. Anzi se ne andava in giro tutto il santo giorno per mostrare la sua bellezza agli uni e agli altri dicendo: - Guardatemi, io sono la più bella. -

Gli altri animali, stufi di udire le sue vanterie, la prendevano in giro, ma la giraffa vanitosa era troppo occupata a rimirarsi per dar loro retta. Un giorno la scimmia decise di darle una lezione. Si mise a blandirla con parole che accarezzavano le orecchie della giraffa: - Ma come sei bella! Ma come sei alta! La tua testa arriva dove nessuno altro animale può giungere... - E così dicendo, la condusse verso la palma della foresta.

Quando furono giunti là, la scimmia chiese alla giraffa di prendere i datteri che stavano in alto e che erano i più dolci. Il suo collo era lunghissimo, ma per quanto si sforzasse di allungarlo ancor di più, non riusciva a raggiungere il frutto. Allora la scimmia, con un balzo, saltò sul dorso della giraffa, poi sul collo e finalmente si issò sulla sua testa riuscendo ad afferrare il frutto desiderato. Una volta tornata a terra, la scimmia disse alla giraffa: - Vedi, cara mia, sei la più alta, la più bella, però non puoi vivere senza gli altri, non puoi fare a meno degli altri animali.

La giraffa imparò la lezione e da quel giorno cominciò a collaborare con gli altri animali e a rispettarli.