Racconti e informazioni

La sera del 3 novembre abbiamo ricordato l'alluvione con una serata nel giardino di Scuola-Città Pestalozzi. Abbiamo letto delle testimonianze di nonni e conoscenti, con le informazioni cercate per comprendere meglio quello che successe

Testimonianza di nonna Mariella

Adriano, (mio marito), per salvare la macchina, verso mezzogiorno, la portò fino sopra a un ponte, il Ponte del Pino, dove l'acqua non arrivò mai. Lì c'era un bar e lui chiese un cappuccino che non ebbe per mancanza di elettricità. Tornò a casa con l'acqua fino alle ginocchia.

Notizia Storica

Nel 1966 in Italia circolavano un' automobile ogni dieci abitanti. Oggi in Italia ci sono meno di due persone per ogni automobile. Nel 1966 la Fiat vende un milione di automobili. Il prezzo di una FIAT 500 era 400.000 Lire. A Firenze l'alluvione distrusse 20.000 vetture.

Testimonianza di nonna Margaret:

Visto che non usciva l'acqua dal rubinetto ed era saltata la corrente, Maurizio si mise a costruire delle candele fatte con un filo di spago arrotolato e bagnate dentro l'olio d'oliva. Non usciva nemmeno acqua, quindi avevano messo una cisterna in mezzo alla piazza da cui si prendeva l'acqua per mangiare,lavarsi... Noi abitavamo al terzo piano e, per prenderla, Maurizio andava giù, la metteva dentro una bacinella e la riportava su. Un giorno decidiamo di lavarci, e per dodici volte Maurizio è andato giù a prendere l'acqua per riempire la vasca. Stanchissimo per aver fatto su e giù per l'acqua si è addormentato nella vasca da bagno.

Notizia storica

A mezzanotte l'Arno è cresciuto di oltre 4 metri, la rete elettrica va in tilt e scoppia la centrale di acqua potabile. Il prefetto scrive un comunicato dove dice che la città dovrà fare un uso parsimonioso di acqua, fino a che non sarà provveduto un approvvigionamento con autobotti tutti i cittadini dovranno tenere pronti dei recipienti puliti in modo da ricevere l'acqua potabile quando sarà possibile distribuirla. L'erogazione dell'acqua e della luce è stata sospesa per misure di precauzione.

Testimonianza di NONNA SANDRA

Erano le 8:30 del mattino dell'8 Novembre, il giorno in cui sei nata.

Ancora mancava l'energia elettrica in tutta la città.

L'ostetrica ci aveva detto che aveva lasciato sulla finestra dell'abitazione dove abitavamo una candela accesa come segno di riconoscimento. Poche ore prima alla mamma erano iniziate le doglie così il tuo babbo andò a cercare la levatrice con la barca. Un po' per la candela accesa un po' a forza di chiamarla urlando, il babbo trovò la casa e riuscì a portare la tua mamma alla clinica di Villa Cherubini, dove la mattina presto sei nata.

Informazione storica

Nei giorni successivi l’ENEL diramò un dettagliato rapporto sull’accaduto, in cui stimava la quantità d’acqua che aveva colpito Firenze: circa 250 milioni di metri cubi, di cui 120 provenienti dall’alto corso dell’Arno, il resto dagli affluenti a valle delle dighe, in particolare il fiume Sieve. Un tecnico dei Lavori Pubblici stimò la quantità d’acqua in 400 milioni di metri cubi. La portata del fiume al massimo della piena venne stimata in 4000-4500 metri cubi al secondo.

TESTIMONIANZA di Corrado del Conte

A Desenzano, ho saputo la notizia dell'alluvione dalla radio. L'immagine che mi sono fatto è stata quella di Firenze ricoperta da venti centimetri acqua. Ho raggiunto la casa dopo vicissitudini varie. Sono entrato. Cosa posso dire. Ho una certa età. Eravamo sette in famiglia. Siamo rimasti due soli. Non ho mai pianto. Ma in quell'attimo mi vennero i goccioloni. Quadri fra la mota, disegni staccati, fra la melma e la nafta. Puzzo di morte nelle case, puzzo di carogne. Era buio. Le candele non illuminavano abbastanza. La mattina successiva mi alzo e raggiungo a piedi la galleria in via della Pergola. La striscia della nafta era un metro e novanta alta più di me. Con difficoltà riuscii ad aprire. Trovai gli sportelli aperti e tutto il contenuto dentro la mota. La carta era diventata pasta.

Informazione storica

Nelle campagne a nord della città di Firenze, precisamente alla diga artificiale della centrale idroelettrica della “Penna” l’acqua aveva raggiunto il limite massimo e gli operai furono costretti ad aprire le condotte per ovviare a questo problema. Alla diga successiva (Levane) si ripresentò lo stesso problema e di nuovo le condotte furono aperte, poco più avanti l’Arno ricevette gli apporti idrici del torrente “Sieve”, anch’esso in piena, gonfiando l’Arno a dismisura: tra le 2 e le 3 del 4 Novembre la portata del Fiume Arno a Firenze crebbe fino ad oltre 4.000 metri cubi al secondo, mentre la capacità di transito era di circa 2.500 metri cubi al secondo. Le zone maggiormente colpite dagli allagamenti, con altezze d’acqua anche oltre i 4 metri, furono il centro storico, le zone di Bellariva, Gavinana, San Niccolò e le Cascine. L’Autorità di Bacino del Fiume Arno ha stato simulato l’evento del 1966 lungo il Fiume Arno nell’ipotesi che le previsioni meteorologiche di pioggia fossero le stesse. I risultati ottenuti confermano che le aree del centro storico di Firenze sarebbero allagate anche se con estensione inferiore e con volumi idrici più bassi.

Elide Benedetti

Questa è la storia di Elide Benedetti, vittima dell’alluvione del 66. La donna, di circa 60 anni, inferma, abitava in via delle Casine, angolo via S. Giuseppe. Quando arrivarono i carabinieri, chiamati dal parroco ad aiutarla, non riuscirono a toglierel’inferriata della finestra e a portarla via. L’acqua era ancora bassa. Allora decisero di assicurarla con dei lenzuoli alla finestra, che è molto alta, pensando che l’acqua non arrivasse fin lì. Invece l’acqua continuò a salire e con essa saliva anche la possibilità di morte per la povera Elide che aspettò la fine senza potere fare nulla…i carabinieri non tornarono in tempo. In questi brutti momenti Don Giuseppe, dalla chiesa di fronte assisteva e la sosteneva parlandole, senza poterla aiutare. Fu l’ultimo che udì le sue richieste d’aiuto e i suoi lamenti. La triste vicenda è raccontata nel suo diario. “È stata la tragedia più triste e commovente di tutta la città assistere senza poter far nulla una che deve morire e che vede la morte avvicinarsi solo perché l'inferriata non si è potuta abbattere”.

Informazione storica

Nell’alluvione di Firenze i morti furono 35, di cui 17 a Firenze e 18 nei comuni della Provincia, 70.000 famiglie rimasero senza casa e 6000 furono i negozi devastati. Alle 7 del 4 novembre Marcello Giannini, caporedattore della RAI di Firenze chiamò il direttore a Roma, ma le notizie sembrarono esagerate alla sede centrale. Allora, durante il giornale radio, il giornalista calò il suo microfono fuori dalla finestra per far sentire in diretta la furia dell’Arno che scorreva per le strade. ‘Ecco – disse Giannini – non so se sentite questo rumore. Bene, quello che state sentendo non è un fiume, ma è il centro storico di Firenze invaso dalle acque!’

Testimonianza di Tina Bruno, Borgo Pinti 27

Venerdì era festa e si dormiva più degli altri giorni. Telefonano per avvertire. Poi bussano. " Piero! Piero! — dicono a mio figlio — scappa, arriva l'acqua ". Io mi affaccio e vedo l'acqua. Ce n'era poca. Poi si mette a salire. Piero dice: "Vado a mettere in salvo la macchina ". " Vai! — gli fa mio marito — vai e chiudi la porta del negozio ". Passa il tempo. Piero non torna. Mio marito tutta la notte batte la testa nel muro: "La piena m'ha portato via il mio figliolo!", dice. Crede che possa essere sugli alberi e lo chiama. Lo abbiamo rivisto il giorno dopo a mezzogiorno.

Informazione storica

Oggi il 4 novembre in Italia si va a lavorare e non è un giorno segnato in rosso nel calendario, anche se è la festa dell’unità nazionale e delle forze armate. Un tempo era una festa molto sentita. II 4 novembre è l’anniversario della fine della Prima guerra mondiale nel 1918. L’accordo fu firmato a Padova il giorno prima, il 3 novembre 1918, dall’Impero austro-ungarico e l’Italia, che era alleata con la Triplice Intesa (il Regno Unito, la Francia e la Russia). Il generale Armando Diaz, comandante delle forze armate italiane, comunicò la vittoria e la fine della Guerra con un bollettino: «La guerra contro l’Austria-Ungheria che l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta.

Testimonianza di nonna Maria

Non volevo che Jacopo si spaventasse vedendo me spaventata, quindi lo presi in braccio e lo portai alla finestra, lui vide il fiume d'acqua che scorreva nelle strade e, inconscio della realtà, disse "che bello il mare a Firenze". Pronunciò quelle parole con felicità.

Informazione storica:

L’autunno del 1966 fu particolarmente severo in diverse aree del territorio nazionale, con piogge persistenti che, iniziate fin dal mese di ottobre, raggiunsero l’apice in quei due giorni. Le regioni più colpite furono quelle del Nord-Est (Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia) e del Centro (Toscana) dove avvennero estese inondazioni e numerose frane. Nelle regioni settentrionali i morti furono 87. Gli sfollati furono oltre 42.000, di cui 25.800 in Veneto, 15.800 in Friuli-Venezia Giulia, 800 in Emilia-Romagna e oltre 400 in Trentino-Alto Adige. In Pianura Padana e nella Pianura Veneta furono inondati almeno 137 km2 di territorio, e furono riportati danni in almeno 209 Comuni.

La nazione del 7 novembre 1966

Frantumato, disperso in 100 frammenti: il modello in legno del Brunelleschi della cupola del duomo atrocemente offeso dall'acqua, dal fango e dalla nafta. Il grande Crocifisso di Giovanni Cimabue anche lui danneggiato molto gravemente. Nella chiesa i frati si erano preoccupati di creare una barriera alla piena del fiume. Lavorando febbrilmente mentre il livello dell'Arno saliva, usando come barriera le panche. All'improvviso un'ondata immane ha fatto letteralmente esplodere l'ostacolo ed ha invaso la chiesa.

Informazione storica

Il Cristo del Cimabue era stato quasi sommerso dall'acqua nel cenacolo di Santa Croce. Dal legno medievale si era staccato il 70% della pittura. Per il restauro venne utilizzata per la prima volta una tecnica innovativa. Vennero applicate leggere pennellate di colore tra le zone originali, che permettevano di avere un colpo d'occhio del dipinto originale. Quella che si preannunciava come una missione impossibile diventò un successo, il lavoro fu terminato nel 1976 e, dopo, quella tecnica fu applicata su molte altre opere.

Ricordi di Lando Landi, un ‘vecchio’ maestro di Scuola Cittá

Lando si ricorda che in quei giorni non si poteva venire a scuola per via dell'alluvione, però dovevano comunque fare lezione, quindi trovarono un posto a Scandicci, villa Martelli. E ogni mattina un autobus andava a prendere i bambini per portarli lì. Ci sono tante testimonianze degli alunni prese dal giornalino della scuola che si chiama ‘Il nostro piccolo mondo’. Un alunno, Stefano Monti di V elementare, aveva scritto una poesia su quello che era successo a Firenze e alla scuola :

Firenze era bella e Scuola Città era bella

L'Arno passa per FIRENZE vicino alla scuola

È passato ora come una valanga

Ha schiacciato la città e la scuola

Scuola Città piange,

Firenze piange.

Firenze è devastata

Scuola Città è devastata.

Ho guardato la mia FIRENZE

Ho guardato la mia scuola.

Ci vorrà tempo per ricostruire FIRENZE

Ci vorrà tempo per ricostruire la mia scuola.

Ma tutta FIRENZE è al lavoro

Tutta la scuola è al lavoro.

Poi una bambina aveva scritto una lettera a una sua amica dove le raccontava che avevano in classe dei criceti per osservarli e che questi criceti i erano morti.

Informazione storica

L’Italia è uno dei primo Paesi al mondo per perdite di vite umane e danni economici da dissesto idrogeologico. Dal 1950 ad oggi abbiamo contato 5.500 vittime in oltre 4.000 fenomeni idrogeologici devastanti. Solo negli ultimi mesi, sono stati chiesti dalle Regioni 30 Stati di emergenza con fabbisogni totali di circa 4 miliardi di euro. Emerge con chiarezza che siamo e saremo sempre più tra i Paesi al mondo più colpiti dagli effetti dei cambiamenti climatici che hanno cambiato anche le precipitazioni, che possono avere un carattere "esplosivo": in poche ore piove la pioggia che poteva cadere in mesi. È bene ricordare che ogni euro speso in prevenzione fa risparmiare fino a 100 euro in riparazione dei danni.

Testimonianza di Maria Grazia Quercioli-Via Pasquale Villari

Ho avuto una mano da una signora che avevo conosciuto durante una vacanza estiva l’anno prima. Questa signora era di Parma. Quando lei venne a sapere dell’alluvione si preoccupò molto e decise di mandarmi un baule con tutte le cose che gli servivano, come abiti, cibo lenzuola e anche le cose che servivano a mia figlia Monica che allora aveva solo 3 anni. Le spedì vestiti e giocattoli, perché anche lei avevas una figlia di quell’età. Da qualche parte ci dovrebbero essere delle lettere che ci aveva inviato, ma poi io e questa signora non ci siamo più contattate. Un aiuto importante ce lo dette la Casa del Popolo Andrea Del Sarto, perché per un periodo ci dette da lavorare a me e mio marito nel bar e nelle attività che svolgevano.

Informazione storica

I soccorsi arrivarono e riuscirono a coordinarsi solo a partire dal sesto giorno, quando l’acqua si ritirò definitivamente, per lasciare spazio a metri e metri di una densa fanghiglia oleosa. Molti dei primi aiuti giunsero dalla gente comune. Nacquero infatti fin da subito comitati spontanei composti da cittadini che in città si adoperarono per i primi soccorsi e all’esterno si mobilitarono per far affluire aiuti, acqua, cibo, vestiti. In un secondo momento a questi si aggiunsero, a seguito di una mobilitazione nazionale e internazionale (come ad esempio il documentario di Zeffirelli con Richard Burton), i cosiddetti “angeli del fango” composti da volontari (la maggior parte giovani studenti) che aiutarono nell’opera di recupero delle opere d’arte e dei libri.