Per lo sviluppo di nuove varietà più produttive o con caratteristiche desiderate un tempo venivano utilizzate mutazioni indotte da metodi artificiali come raggi X e gamma, gli individui ottenuti potevano non corrispondere a quelli attesi poiché le mutazioni erano casuali e non mirate nei geni desiderati. Questo metodo viene considerato di prima generazione, in seguito venne utilizzato un altro metodo denominato di seconda generazione in cui venivano utilizzati parti di genoma di organismi che possedevano le caratteristiche volute e veniva trascritto nel genoma della specie studiata inducendo la nuova caratteristica. Questo metodo viene indicato con l'arcinota sigla OGM.
Attualmente le nuove varietà vengono studiate attraverso editing genetico (terza generazione) ovvero agendo direttamente sul genotipo attivando o inattivando i singoli geni per migliorare la resa generale.