Qui è dove si spiega come diavolo ho fatto a sprofondare nella maledizione del sonno...
Qui è dove si spiega come diavolo ho fatto a sprofondare nella maledizione del sonno...
MALEDETTE MALEDIZIONI
«Io lo sapevo che andare alla Sagra della cucuzza di Golfoincantato era una pessima idea…»
«Forse hai ragione, lo sanno tutti che quelle zucchine hanno degli strani effetti collaterali».
«A me sono piaciute» fa Pina, leccandosi i baffi e andando ad acciambellarsi ai piedi di Gino.
Il fratello la guarda disgustato. «Sei diventata un gatto! Un gatto che puzza di palude! Ma quante cazzo ne hai mangiate?»
«Qualcuna, ma meno della Mamma…»
Le pupille di Pina si stringono fino a diventare due linee verticali. Le scimmiette ne sanno poco di gatti ma quello sembra proprio uno sguardo triste.
È da giorni che provano a svegliare la Mamma, ma niente, non c'è nulla da fare, sembra caduta in un sonno profondissimo.
«Guardala, sembra morta…» Lina è quasi sull'orlo di un pianto isterico.
«No, respira, ho controllato. Ha solo preso troppo sul serio il premio» Mino tira un sospiro sconsolato, poi indica col mento la fascia bianca che attraversa il petto della Mamma.
Miss Ninna. L'ambito premio messo a disposizione da Materassi AbiZzZi, sponsor della sagra, per i vincitori della competizione dei mangiatori di zucchine.
«Ma come è potuto succedere? La Mamma è sempre stata invulnerabile...»
«Come? Come?! COMEEEEE?! Lo sanno tutti che l'amore abbassa le difese immunitarie! È da 13 anni che sta con quello! Lo vedi lì? Vestito da pirata all'arrembaggio? Manco fosse pronto per la 452728milionesima puntata di One Piece! »
Gli sguardi di tutte le scimmiette si posano sul tizio che, stravaccato in poltrona, fissa la scena da un cannocchiale del 1700. Che cosa vedrà mai, visto che si trova a pochi metri di distanza, lo sa solo lui.
«È tutta colpa sua! Uccidiamolo!»
Urla di approvazione si alzano dalla combriccola.
«Sì!»
«Facciamolo!»
«Un attimo» Gina si piazza in mezzo agli altri e smorza gli entusiasmi «guardate la Mamma, sembra caduta in un sonno “magico”... Incrociando questo dato con le informazioni in nostro possesso riguardo a casi precedenti che presentano caratteristiche simili, derivanti da esperienze letterarie, storiche, tradizionali, leggende, folclore e chi più ne ha più ne metta, facendo più per più, più e più per meno, meno, estraendo la radice quadrata ed elevando a potenza… Forse, forse, forse le serve solo “il bacio del vero amore”».
La scimmietta pronuncia quelle ultime parole trattenendo i conati di vomito, seguita a ruota da un coro di puah, che schifo e bleah. Eppure sembra sensato, valutano tutte insieme. Così, forzandosi nelle loro migliori – e falsissime – espressioni angeliche, si avvicinano a quello e Gina, visto che l'idea è stata sua, gli chiede di dare un bacino alla Mamma.
«Oh! Oh! Oh!»
Ma chi si crede di essere, Babbo Natale? pensa la scimmietta.
«E quindi voi, luride creature dei Sette mari, avete bisogno del mio aiuto?»
Gina vorrebbe avere a portata di mano un fucile smaterializzante per fargli saltare quella testa vuota o, forse, una gamba, così potrebbe sostituirla con una di legno e rientrare ancora di più nel personaggio ma, per il bene della Mamma, inghiotte il bolo di saliva acida che le risale dallo stomaco e risponde «Sì».
Lui si alza tutto baldanzoso e, trascinando sulla moquette del soggiorno i piedi infilati in morbide babucce con decorazioni marinaresche, si avvicina al divano dove giace la sua amata. Quando attraversa il manipolo di scimmiette, un odore rancido di rum scadente dell'Eurospin investe le loro narici. Un nuovo coro di puah, che schifo e bleah si solleva dal gruppo. Nessuna di loro ha il coraggio di guardare mentre la sua faccia barbuta si avvicina a quella esangue e delicata della Mamma, ma tutte sperano che quel supplizio sia utile a riportarla tra loro. Non è facile però sopportare i gorgoglii melmosi che da lì a poco iniziano a sentire. Nei loro cervellini superdotati cominciano ad affollarsi immagini terribili di bocche che si uniscono, tentacoli che ne fuoriescono, aggrovigliamenti umidicci di lingue biforcute. Inutile dirlo, anche stavolta i puah, che schifo e bleah si sprecano.
«E quindi? Possiamo ucciderlo adesso?»
L'idea di Gina, che pure sembrava una soluzione sensata, non ha funzionato. A parte spalmare di saliva la boccuccia amabile della Mamma, quell'energumeno non è riuscito a risolvere nulla. Le scimmiette sono disperate e prive di idee. Una condizione davvero inedita per le loro menti criminali e il loro QI sopra la media.
«Forse… in effetti… data la sua inutilità…»
Le scimmiette si voltano fameliche in direzione di Capitan scemo, come sono solite chiamarlo, e lo vedono impegnato a frugare nel suo forziere privato.
Non l'avevano mai visto aperto.
La grande cassa in legno, intarsiata con strani simboli e chiusa da un lucchetto enorme la cui chiave pende sempre dal collo del tizio, aveva preso posto in un angolo del soggiorno qualche anno prima, quando Picci – così lo chiama la Mamma [ndr. puah, che schifo e bleah] – aveva iniziato a interessarsi alle storie di pirati. Cosa ci fosse lì dentro era un mistero, un mistero del quale non fregava niente a nessuno, visto che la Mamma si limitava a canzonarlo amorevolmente per quella nuova ossessione e le scimmiette lo soffrivano a malapena perché la sua sola presenza era un fastidio non trascurabile. Rubava le attenzioni della Mamma, consumava tutto l'alcool in casa e puzzava più di loro. Da quando era arrivato, la Mamma aveva perso il suo smalto, non era più spietata e crudele, guardava serie tv vomitevoli come Bridgerton, programmi di dubbio gusto come Matrimonio a prima vista e passava gran parte del suo tempo libero a giocare a Candy Crush. A volte, persino, cantava. Lui l'aveva trasformata nell'ombra di se stessa, un'ombra innamorata e vulnerabile. Vederla inerte e distesa sul divano non faceva che acuire in loro la rabbia per quello che lui le aveva fatto. Eppure c'erano dei momenti ancora felici nella loro vita. Per esempio, quando lui partiva per le sue avventure piratesche e in casa sembrava tornare tutto come prima. Prima di lui.
Al ritorno dalle sue avventure, Capitan scemo portava sempre qualche cimelio che finiva nel forziere. La mamma era stata chiara al riguardo: «Non lasciare oggetti maledetti in giro per casa, che le piccole poi ci giocano e finisce a schifio…»
In effetti, prima dell'arrivo del forziere, era capitato che Rino leggesse alcune delle carte che Capitan scemo aveva riportato da un viaggio. La pergamena con la Maledizione di Bimbocchio l'aveva trasformato in un bambino vero e la Mamma – che, si sa, è allergica ai nani umani piagnucolosi che profumano di talco e coccole – aveva dovuto darlo in adozione. Quella volta si era arrabbiata davvero, i suoi occhi si erano accesi di fuoco e fiamme e le sue urla avevano scosso l'aria. Forse uno degli ultimi momenti di vera gioia in casa.
Comunque, da quel momento, era spuntato il forziere e tutto veniva messo lì dentro, per evitare il rischio di nuove calamità. Quindi le scimmiette sapevano che in quella cassa c'era roba “pericolosa” ma non avevano mai avuto modo di cacciarci il naso.
Adesso, però, tutta una serie di mappe, carteggi, cimeli, statuette e ammennicoli vari è sparsa sul pavimento intorno. L'odore di stantio satura l'aria, rendendo l'atmosfera un po' più piacevole.
«Eccolo!» fa a un certo punto Capitan scemo, tirando fuori dal forziere un involto di panno nero. Lo srotola e mostra alle scimmiette una statuetta. La miniatura di un dugongo adagiato tra pietre e coralli, che dorme abbracciato a un enorme cilindro bitorzoluto.
«Che è 'sto schifo puccioso?»
«Taci scimmia! Questo è ZzZthulhu, il temibile Grande Antico protettore del sonno abissale, si dice che al suo risveglio tutto il mondo cadrà in un sonno eterno!»
Non fa nemmeno in tempo a dirlo, che tutti quelli che l'avevano fissato iniziano a sbadigliare. L'effetto, però, termina non appena la statuetta viene riavvolta nella stoffa.
«Wow, sembra potentissimo!» fa Mino stropicciandosi gli occhietti mocciolosi.
«Aspetta, aspetta, fammelo vedere meglio» Gina, che è sempre la più curiosa e attenta delle scimmiette, ha notato qualcosa che agli altri è sfuggito. Ma per capire se la sua intuizione è esatta deve guardare meglio la statuetta. Sfidando il sonno, causato dal sortilegio, si avvicina a Picci che scopre ancora una volta l'artefatto.
«Lo sapevo! Guardate, è una zucchina!» esclama indicando il cilindro tra le pinne di ZzZthulhu.
Sia le scimmiette sia Capitan scemo si avvicinano e, in effetti, osservando meglio è evidente che quella "cosa" è una zucchina: ha lunghe incisioni che la percorrono per tutta la lunghezza e persino il picciolo.
«Sì, ma che c'entra?»
«Non lo so, ma lo scopriremo presto» fa Capitan scemo, riponendo l'involto con la statuetta e tirando fuori un librone polveroso con una copertina rivestita in pelle azzurrina e traslucida. La scritta Idolo di ZzZthulhu. Istruzioni per l'uso, non lascia dubbi sul contenuto.
La leggenda di ZzZthulhu
C'era una volta, nelle profondità marine più remote, un piccolo dugongo di nome ZzZthulhu. Fin dalla nascita, si era distinto dagli altri dugonghi per la sua straordinaria capacità di dormire profondamente e per lunghi periodi di tempo. Mentre i suoi compagni esploravano il mondo sottomarino e si nutrivano di alghe, bivalve e piccoli pesci, ZzZthulhu preferiva trascorrere le giornate raggomitolato tra pietre e coralli, lasciandosi cullare dal dolce suono dell'abisso.
Ma, dietro quella pacifica esistenza, si celavano intrichi e intrighi. ZzZthulhu era figlio di Bossongo, il re dei dugonghi delle profondità, un padre severo e dispotico che mal sopportava l'indole pacifica e sorniona del figlio. A ZzZthulhu, però, non fregava nulla delle pressioni paterne affinché lui diventasse un sovrano temibile, il giovane dugongo desiderava soltanto vivere tranquillo e continuare a dormire a suo piacimento.
Un giorno, mentre esplorava le caverne sottomarine, alla ricerca di un posticino rilassante per il suo riposino pomeridiano, ZzZthulhu scoprì qualcosa di incredibile e inatteso: un'enorme zucchina, che doveva essere precipitata negli abissi cadendo dal ponte di una nave e, trasportata dai flutti dentro la grotta, si era adattata all'acqua salmastra crescendo in maniera anomala.
La zucchina emanava un profumo irresistibile e ZzZthulhu, affamato e curioso, decise di assaggiarla. Da quel momento, la sua vita cambiò per sempre. Ogni volta che dormiva, sognava di essere un potente dio degli abissi e compiere imprese eroiche. Al suo risveglio, si accorgeva che ciò che aveva sognato era accaduto davvero. Fu così che riuscì a sconfiggere suo padre Bossongo e a prendere il controllo del regno delle profondità. Ma cibarsi della zucchina abissale aveva un suo prezzo e fu così che, dopo l'ennesima scorpacciata, ZzZthulhu non si risveglio più.
La sua storia però aveva già fatto il giro dei Sette mari e così nel mondo iniziò a diffondersi il culto di ZzZthulhu. Da allora, i suoi fedeli cultisti si dedicano a diffondere il sonno nel mondo, tramite la coltivazione delle zucchine abissali, in attesa del risveglio del loro dio. Per secoli la loro attività è stata quella di studiare il potere magico delle zucchine di ZzZthulhu e dei loro effetti, per ampliarli e usarli per i propri scopi. Tali effetti si sono rivelati molteplici a seconda delle quantità assunte. Noti sono, per esempio, i casi di stipsi, nausea, diarrea e mutaforma.
«Quindi la sagra della cucuzza era una copertura…» ipotizza Gina.
«Sembra plausibile» fa eco Mino «il paese di Golfoincantato potrebbe essere una roccaforte dei cultisti di ZzZthulhu!».
«In effetti, quelle zucchine puzzavano un po' di palude…» ricorda Pina, poi sputa un bolo di pelo verdastro ai piedi della sorella più vicina e aggiunge «Faremo bene a trovare una soluzione, non ne posso più di leccarmi i genitali».
Inutile dire quanti puah, che schifo e bleah si sollevano nell'aere.
«Ci serve una soluzione! Dice nulla il tuo manualozzo in merito?» chiede Gina a Capitan scemo, preoccupata.
«Certo!» ribatte lui baldanzoso «Che manuale di istruzioni sarebbe sennò!»
Il rito del risveglio
Nel buio profondo e oscuro,
Su altari vestiti di rosso e di oro,
Sacerdoti eletti intonano canti,
Mentre gli incensi si alzan danzanti.
Cuori umani pulsanti e vermigli,
Offerti in tributo, come fossero figli,
della sventura celata nel sonno,
scioglieranno ogni minimo danno.
E tra le offerte, nel loro verde splendore,
Le zucchine abissali e il loro potere,
Raccolte con cura, nel loro fulgore,
Mescolate col sangue a esaltarne il sapore.
Tra le labbra dormienti versate con cura,
Creando un legame, una congiuntura,
Tra l'antico mistero e la nuova intenzione,
Del sonno infrangeranno l'oscura prigione.
L'espressione stranita di Lina mostra che non ci ha capito molto; per fortuna, ancora una volta, è l'estrema intelligenza di Gina a trovare la spiegazione alle misteriose parole del rito.
«Servono cuori e sangue e zucchine. Direi che, se troviamo i cuori, non avremo problemi col sangue. Le zucchine le coltivano di certo a Golfoincantato, quindi non sarà difficile procurarcele…»
«Cuori? E dove troviamo i cuori?» fa Lina, l'espressione stranita che si fa disgustata.
«Certo che qui non è solo la Mamma a essersi rammollita negli ultimi anni…»
La scimmietta rimproverata arrossisce di imbarazzo e si chiude in un mutismo serrato, mentre Gina continua a spiegare. «Ricordate la missione della sala giochi?»
Un coro di entusiastici sì si leva dalla combriccola.
«Perfetto, faremo come quella volta solo che, invece delle teste, ci procureremo i cuori!»
Mino ci pensa un attimo su. «Scrittori? Sì, credo possa funzionare. La Mamma di sicuro apprezzerà! E magari, quando si sveglierà, tornerà a essere quella di una volta!»
L'entusiasmo si diffonde rapido tra le scimmiette. L'idea di salvare la mamma e di commettere qualche efferato omicidio è nuova linfa per quelle bestioline puzzolenti.
«Perfetto, abbiamo una missione! Da dove iniziamo?»
Le scimmiette ci rimuginano su un attimo, poi, tutte insieme e in perfetta sincronia, quasi sia una coscienza collettiva a muovere le loro fameliche intenzioni, puntano i loro occhi sull'ignaro Capitan scemo, che giace addormentato sulla poltrona, abbracciato all'idolo di ZzZthulhu.
Aveva dimenticato di riavvolgerlo nel panno.