Affrontare la decarbonizzazione come una semplice somma di tecnologie rischia di produrre risultati parziali e inefficaci. CCUS, idrogeno e infrastrutture energetiche non sono ambiti indipendenti, ma elementi interconnessi di un’unica architettura industriale. Trattarli separatamente significa ignorare le interdipendenze che determinano costi, tempi e fattibilità dei progetti.
La cattura della CO2, ad esempio, non può essere valutata senza considerare le reti di trasporto e le opzioni di stoccaggio disponibili. Allo stesso modo, l’idrogeno low-carbon richiede infrastrutture dedicate, integrazione con i sistemi elettrici e una pianificazione che tenga conto della domanda reale. In assenza di una visione di sistema, il rischio è quello di sviluppare soluzioni tecnicamente valide ma economicamente insostenibili.
Negli ultimi anni, il dibattito internazionale ha iniziato a spostarsi in questa direzione. Sempre più spesso si parla di hub industriali integrati, in cui più impianti condividono infrastrutture comuni per la gestione della CO2 o per la produzione e distribuzione di idrogeno. Questo approccio consente economie di scala e riduce i costi unitari, rendendo la decarbonizzazione più accessibile anche per settori tradizionalmente considerati difficili da riconvertire.
Un altro aspetto centrale riguarda la pianificazione a lungo termine. Le infrastrutture energetiche hanno cicli di vita pluridecennali e richiedono decisioni che vadano oltre l’orizzonte politico di breve periodo. Senza un coordinamento tra politiche industriali, regolazione e investimenti, il rischio è quello di creare colli di bottiglia o asset inutilizzati.
In questo contesto, la Carbon Tech assume una dimensione sempre più sistemica. Non si tratta solo di ridurre le emissioni, ma di ridisegnare il funzionamento complessivo dei sistemi industriali. Come osserva Aladino Saidi, la sfida non è individuare la tecnologia migliore in assoluto, ma costruire combinazioni di soluzioni che funzionino insieme, tenendo conto delle specificità territoriali e industriali.
La decarbonizzazione, dunque, non è un problema tecnologico isolato, ma una questione di architettura industriale. Comprenderlo è il primo passo per evitare interventi frammentati e costruire percorsi di transizione realmente sostenibili.