Una differenza fondamentale che esiste nel nostro animo è quella fra la parte cosciente e quella inconscia. È necessario, allo scopo di avere una visione d'insieme, rendersene ben conto. È una messa a punto opportuna anche perché spesso dovremo ritornare su questo importantissimo tema. L'importanza della scoperta dell'inconscio è stata paragonata alla scoperta dell'America, di un nuovo continente. Si può anche paragonarla alla rivoluzione arrecata dalla sostituzione della concezione eliocentrica (dottrina astronomica che, in opposizione al geocentrismo, pone il Sole al centro del sistema planetario) a quella geocentrica (il sistema geocentrico è una teoria astronomica che pone la Terra al centro del sistema solare, mentre tutti gli altri astri ruoterebbero attorno ad essa).
In questa concezione della vita psichica più profonda, più vera, s'include la piccola parte cosciente in un insieme assai più vasto, più ricco, che costituisce il nostro essere integrale. La psicologia scientifica è stata fino ad alcuni decenni fa per lo più una psicologia di superficie, a due dimensioni. Si teneva conto di ciò che era alla superficie del nostro animo. Ora si sta sviluppando una psicologia a tre dimensioni, in cui all'aspetto superficiale si aggiungono i lati più profondi e quelli più alti, ai quali l'occhio della coscienza non giunge direttamente. Le prove dell'esistenza di questa attività psichica sono numerose e sicure; eppure vi è ancora qualcuno che persiste a metterle in dubbio. Spesso si tratta d'ignoranza. Pochi sono quelli che si prendono la pena di approfondire quello su cui emettono giudizi; altri sono impediti dai loro presupposti teorici. Non c'è nulla che limiti la visione quanto un sistema; esso esclude tutti quei lati della realtà che non rientrano nel castello incantato di quello schema intellettuale. Ora gli psicologi dovrebbero, più di ogni altro studioso, esser liberi da qualsiasi sistema. Essi devono prendere contatto con la realtà viva della vita psichica col suo dinamismo immediato e da questo trarre delle conseguenze teoriche e pratiche; non partire con un'idea preconcetta di ciò che dovrebbe essere la vita psichica. Chiunque sia libero da sistemi e si dia la pena di prendere in esame le prove dell'esistenza dell'inconscio, vedrà che esse sono evidenti, inoppugnabili. Alcune di esse sono di carattere patologico, ma non per questo meno reali. La psiche ammalata non è qualche cosa di diverso dalla psiche sana e spesso la malattia è come una lente d'ingrandimento che fa risaltare certi fenomeni che nelle persone normali non sono altrettanto evidenti; inoltre si possono osservare tutti i gradi di passaggio fra il normale e l'anormale. In certe malattie l'inconscio viene alla superficie invece di restare in profondità, in altre parole la 'terza dimensione della psiche'.
Per esempio: se all'ipnotizzato si suggerisce di essere un certo personaggio, egli imita, inventa la parte, recitando in modo spesso efficace, suggestivo come non potrebbe nella veglia. Quest'attività psichica non fa parte della personalità cosciente, tanto è vero che il soggetto, al suo risveglio, non se ne ricorda affatto. È un esempio dell'alternarsi tra l'attività psichica inconscia e l'attività psichica cosciente.
Vi sono poi i casi di dissociazione della personalità, in cui si alternano veramente due personalità. Sono casi molto drammatici che sono stati constatati e descritti da vari autori. Vi sono, nelle malattie mentali, dei deliri che sono prodotti direttamente dall'inconscio che, travolgendo ogni inibizione, viene così a galla.
Inoltre vi sono le suggestioni post-ipnotiche che danno prova della contemporaneità dell'attività psichica inconscia, con quella normale. Incitamenti dati nell'ipnosi vengono attuati intelligentemente nella veglia, senza che la personalità cosciente sappia l'origine di questi impulsi; essa sente l'impulso a fare una cosa, magari strana, incongrua, ma non ha pace finché non l'ha fatta. Dunque c'è un impulso psichico che opera senza che il soggetto ne conosca la provenienza, l'origine.
Oltre a queste manifestazioni anormali vi sono molte manifestazioni normali dell'inconscio. La più frequente e nota è il sogno; è una attività psichica che si svolge quando la nostra personalità cosciente non funziona ed è come annullata. Ci sono prove che noi sogniamo più di quanto ricordiamo; ad esempio talvolta al risveglio non si ricorda nulla e in seguito un incidente ci fa ricordare il sogno. È stato fatto l'esperimento di destare bruscamente un individuo addormentato e di fargli raccontare il sogno: al mattino non solo questi non ricordava il sogno, ma neppure ricordava di essere stato svegliato. Secondo alcuni, noi sogniamo continuamente: c'è un'attività perenne dell'inconscio, ma appunto perché è staccata dalla veglia, la ricordiamo solo eccezionalmente. Vi è di più: sembra che quest'attività inconscia sia multipla; che varie correnti psichiche si svolgano in noi contemporaneamente durante il sogno: e il fatto che alcuni sogni sono assurdi, strani, come intrecciati, si spiegherebbe con l'ipotesi che essi siano come una fotografia composta di due o tre correnti psichiche sovrapposte, intrecciate.
Noi compiamo degli atti senza che il nostro pensiero cosciente vi sia partecipe: ad esempio, mentre camminiamo per la strada e parliamo con una persona, evitiamo ostacoli e pericoli senza averne coscienza. Vi è l'elaborazione inconscia che dà luogo all'ideazione, alla rivelazione, all'ispirazione artistica.
Vi sono poi attività inconsce che hanno carattere parapsicologico: la lettura del pensiero o telepatia, della quale vi sono ormai tante dimostrazioni da non poterla più negare; le premonizioni, messe bene in luce dagli studi di F. W. H. Myers, dell'Osty, ecc. Poi le attività superiori, fra cui la coscienza mistica, l'estasi, ed altre esperienze di cui diremo in seguito.
Ora cerchiamo di approfondire gli interessanti rapporti fra la coscienza e l'inconscio; fra la personalità cosciente e tutta questa attività psichica che si svolge in noi. Non bisogna considerare il cosciente e l'inconscio come due esseri del tutto distinti. L'inconscio è un nome collettivo: esso non costituisce un'entità psichica singola. Inconscio è una parola che indica l'insieme, la somma delle attività psichiche autonome, che si svolgono in noi. Vi sono scambi continui fra la personalità cosciente e gli elementi, le attività psichiche inconsce. Questi scambi avvengono attraverso una zona che si potrebbe chiamare 'di penombra', 'coscienza marginale' e che gli psicanalisti chiamano 'precosciente'.
Un fatto importante è che ci sono in noi delle formazioni psichiche in parte coscienti e in parte inconsce. Si possono paragonare all'iceberg, in cui una parte, la minore, affiora sopra il livello del mare, ma la parte maggiore rimane sommersa; o anche alla pianta del loto in cui il fiore si eleva sulla superficie dell'acqua, lo stelo sta nell'acqua e la radice nella terra. Noi ignoriamo cioè le radici, la provenienza, le cause di molte nostre idee, convinzioni, stati d'animo, impulsi; vediamo per così dire il prodotto già formato. Abbiamo delle concezioni filosofiche, religiose, poetiche; dati atteggiamenti di fronte agli altri, impulsi a fare certe cose. Di questo siamo coscienti; ma le loro vere cause ci sfuggono, hanno radici nel profondo del nostro essere. Basta questo a dimostrare l'importanza pratica, vitale dello studio dell'inconscio. Se noi non vogliamo essere spinti quali marionette mosse da fili invisibili, se vogliamo essere consapevoli del come, del perché pensiamo ed agiamo in dati modi, dobbiamo fare un esame profondo, coraggioso di questa zona oscura che è in noi.
Si potrebbe domandare perché tutta la nostra psiche non è cosciente, perché siamo consapevoli solo di una parte della nostra personalità. Si può facilmente capire perché ciò avvenga e debba avvenire. Se vi è una molteplicità di elementi e di attività contemporanee, non possiamo seguirli tutti nello stesso tempo. La nostra attenzione non può seguire che una o due attività alla volta, non può contenere che una parte minima della ricca, esuberante vita che si va svolgendo in noi; anzi tanto più è concentrata l'attenzione tanto più è ristretto il suo campo. Qui abbiamo un'analogia precisa con la concentrazione dei raggi di luce. Tanto più è viva una luce che illumina un campo, quanto più questo campo è ristretto.
Invero, a scopo conoscitivo, e soprattutto pratico, molto spesso abbiamo bisogno di concentrare l'attenzione su date attività e contenuti della nostra psiche; ma dobbiamo riconoscere che ciò è a scapito dell'ampiezza del campo. L'intensità della luce e del calore proiettati in un dato punto è in ragione inversa dell'ampiezza della zona illuminata, riscaldata. Perciò quando noi ci concentriamo in una attività pratica, soprattutto quando siamo volti all'esterno, sia per riceverne impressioni che per agire su di esso, voltiamo le spalle, per così dire, all'inconscio. Avviene un restringimento del campo della coscienza, e insieme un ispessimento del diaframma, che divide la parte cosciente dal resto della psiche, e l'abolizione della zona marginale. Quest'attenzione concentrata ha dei vantaggi, è anzi necessaria, ma presenta anche degli inconvenienti. Coloro che sono sempre concentrati, soprattutto nel fare, nell'agire, che hanno questa specie di 'contrattura psichica', creano una barriera sempre più alta fra sé e sé, fra la parte cosciente e l'ampio campo della vita interna; quasi si mutilano psicologicamente. Quindi occorre alternare la concentrazione, necessaria per l'azione, con dei periodi di allargamento, di rilasciamento della nostra coscienza, in cui questa possa abbracciare una zona più vasta, spostarsi in varie direzioni e permettere più facilmente l'assimilazione degli elementi inconsci.
Vediamo quali sono gli ostacoli all'affioramento dell'inconscio.
Gli psicanalisti parlano di 'repressione' e 'rimozione'. La parte cosciente rimuove da sé gli elementi incongrui, eterogenei, spiacevoli o che le fanno paura. Noi respingiamo dalla nostra coscienza molti elementi con l'illusione che scacciandoli li annulliamo. Ma è una delle illusioni più pericolose: è il metodo dello struzzo che nasconde il capo sotto le ali per non vedere il pericolo. Invece lo scacciare certi fatti dalla nostra psiche spesso non fa che renderli più liberi di scorrazzare, di insidiare l'inconscio, come delinquenti che tanto più operano indisturbati, quanto più se ne nega l'esistenza.
Vi è poi la difficoltà di assimilare certi contenuti dell'inconscio, anche senza opporsi ad esso, per mancanza di nessi associativi; sono di natura così diversa dalla personalità cosciente che manca il ponte di passaggio. Spesso abbiamo questa impressione: quando vogliamo ricordare una cosa dimenticata diciamo di averla 'sulla punta della lingua, la sentiamo in noi quasi premere per manifestarsi, ma non riusciamo a farla entrare nella coscienza, perché manca un nesso, oppure perché una parola simile, ma non quella, si frappone e ostacola. E avviene anche questo fatto significativo: quanto più ci sforziamo tanto meno ricordiamo; se invece distogliamo l'attenzione, la parola affiora spontaneamente: ciò vuol dire che la concentrazione della nostra attenzione è sfavorevole all'affioramento degli elementi inconsci.Tutto quello che possiamo ricordare, che è depositato nella nostra memoria, è subcosciente. Non abbiamo presente nella coscienza tutto quello che abbiamo studiato: vi è come un 'archivio psichico' in cui tutto ciò è conservato e possiamo generalmente, entro certi limiti, andare a ritrovarlo.
Un'altra ragione interessante, per la quale certi contenuti non entrano nella nostra coscienza, è che non sono pronti, sufficientemente elaborati. Questo vale soprattutto per la creazione inconscia. Una creazione artistica, un'opera d'arte, a prescindere dal suo valore estetico, è qualcosa che l'inconscio elabora, prepara, e poi manifesta. Portiamo a esempio l'elaborazione artistica perché è una delle più note, tipiche, ma il fatto non si limita ad essa; vi sono elaborazioni di esperienze, di fatti, di impressioni ricevute, di cambiamenti interni. Si possono veramente paragonare a creature della nostra vita psichica, e l'elaborazione a una gestazione. Finché questa non è al suo termine non possono nascere nella nostra coscienza; esse possono premere su di noi, darci un senso di disagio, di pena, di fatica, ma non affiorare.
Da tutto ciò risulta evidente l'importanza di ammettere l'esistenza dell'inconscio e di conoscerlo. Questo studio può venir fatto in due modi: uno indiretto, cioè l'analisi della produzione inconscia, spontanea che affiora alla nostra coscienza. Prima di tutto lo studio dei sogni, a cui è stata data molta importanza specialmente dalla psicoanalisi. Ma dobbiamo fare due riflessioni.
le interpretazioni psicoanalitiche sono spesso discutibili
dai sogni non si può conoscere l'intero nostro inconscio, perché non di rado essi rivelano solamente una sezione di esso, generalmente quella inferiore.
Bisogna quindi aggiungere a questa analisi l'esame, l'esplorazione dei vari livelli dell'inconscio. Oltre a questo noi possiamo studiarlo direttamente mettendoci di proposito a penetrarlo. Questo si può fare in due modi: uno passivo e l'altro attivo:
quello 'passivo è di lasciarlo affiorare mentre manteniamo l'attenzione vigile, l'atteggiamento dello 'spettatore, dell'osservatore impersonale, senza reagire. Questo non è facile, poiché quando entrano nella coscienza gli elementi inconsci, la nostra coscienza tende ad offuscarsi, ad annebbiarsi. L'allargamento produce la dispersione e spesso l'interesse di ciò che affiora accaparra la nostra attenzione e procura reazioni positive o negative. Invece occorre restare come scienziati che, freddi, calmi, impassibili, osservano un fenomeno. Dopo si potranno fare le valutazioni, si potrà reagire in un modo o nell'altro. Ma prima bisogna conoscere, quindi osservare. È tutt'altro che facile, ma è un ottimo esercizio che ha un doppio valore: la conoscenza, e l'allenamento per poi operare sull'inconscio. In tal modo si fanno molte scoperte interessanti.
Il modo diretto attivo è quello di esplorare metodicamente, spostando volontariamente la coscienza, l'attenzione; dirigendo il fascio di luce dell'attenzione cosciente nelle varie zone. Questo metodo è particolarmente adatto per l'esplorazione della zona più alta del nostro essere, quello che si può chiamare supercosciente. Qui si richiede il raccoglimento interno, in cui vengono messe da parte tutte le attività ordinarie coscienti. Occorre, per così dire, 'sgombrare' il campo, fare il 'vuoto' nella nostra coscienza di veglia, alleggerirla dal gravame delle idee, delle preoccupazioni, delle emozioni, degli impulsi personali che generalmente la tengono nel livello medio (e spesso mediocre) della vita, cosicché, resa libera, pura, luminosa, possa salire alle zone più elevate della psiche. Questo stato è analogo a quello che i mistici cristiani chiamano la 'orazione di quiete'. È facile parlarne, ma molto difficile attuarlo... È difficile perché è contrario all'andamento ordinario, all'abitudine che abbiamo di essere sempre attivi e 'reattivi'. Far 'silenzio', creare la calma in noi, è una cosa ardua e grande. Ma il compenso è tale che vale la pena di fare un allenamento assiduo e paziente. I risultati hanno grande valore. Anzitutto un senso di allargamento, di espansione, poi di intensificazione della coscienza. In quelle regioni più elevate del nostro essere la vita è più intensa, più reale; si ha la sensazione di essere entrati nella vera vita, di fronte alla quale quella ordinaria sembra meschina, quasi uno stato di semicoscienza, di sogno. Infatti quelli che hanno conosciuto questa coscienza spirituale hanno usato l'espressione: il 'risvegliarsi dell'anima'. Il Buddha è stato detto 'il Perfetto Risvegliato'. È uno stato di 'lucidità' e di chiarezza. La sensazione di 'luce' è attestata da tutti coloro che hanno, in piccola o grande misura, raggiunto quel livello superiore. Un'altra nota costante è quella della pace, dell'appagamento, dell'armonia, della letizia, della beatitudine, in cui tutti i nostri contrasti si compongono e si dissolvono. Eppure questo livello superiore, questo fastigio, questa zona luminosa cui tutti dovremmo tendere è ciò che più è trascurato e negletto nella nostra vita. Perché? Non di rado per ignoranza, ma soprattutto per pigrizia morale! Ben a ragione Jung dice che "l'inerzia è lo stato fondamentale dell'uomo" Questo gravame d'inerzia, questo orrore dello sforzo, può essere associato all'attivismo esterno poiché questo è, dal lato spirituale, passività, non attività. C'è molta gente che si agita freneticamente, ma che non ha alcuna attività nel senso interno. Questa inerzia, sia che si manifesti come torpore, come inazione, o come attivismo, è un grande ostacolo al raggiungimento della coscienza spirituale.
Vi è poi lo scetticismo, di cui hanno la colpa maggiore il positivismo e il materialismo imperanti sino a poco tempo fa. Ora sono in declino, ma tuttora più forti di quanto si creda, poiché se i pionieri, coloro che danno il tono al pensiero dell'epoca, li hanno già abbandonati, in alcuni campi dell'alta cultura e in gran parte della media essi, in pratica, tuttora predominano. Ma gli scienziati, e soprattutto gli psicologi, che trascurano o svalutano l'indagine del supercosciente e della coscienza spirituale, o che addirittura ne negano l'esistenza, hanno un atteggiamento del tutto antiscientifico. Fanno come chi volesse svalutare o negare i risultati di esperimenti chimici senza degnarsi di andare in un laboratorio a ripeterli e controllarli, oppure come chi mettesse in dubbio le osservazioni fatte con un telescopio senza avere fatto uso di uno strumento della stessa potenza. Essi parlano di qualcosa che ignorano; quindi le loro opinioni non hanno alcun valore. Invece è cosa veramente scientifica, e consona al metodo sperimentale, nel vero senso della parola, l'usare i metodi di esplorazione dell'inconscio senza preconcetti teorici ed il riconoscerne imparzialmente i risultati. Occorre inoltre raccogliere, coordinare, interpretare tutti i documenti e le testimonianze del genere, che esistono in abbondanza, e studiarli alla luce delle conoscenze psicologiche attuali e degli esperimenti accennati, con mente aperta e comprensiva. Si può e si deve costituire così una 'psicologia dell'alto', che sia insieme scientifica e spirituale. Soltanto in questo modo si potrà giungere a conoscere l'animo umano in tutti i suoi aspetti, ammettendo senza paura e senza ipocrisia quelli inferiori, ma non trascurando quelli superiori, che sono almeno altrettanto reali e che indicano la via luminosa seguendo la quale l'uomo può arrivare alla gioiosa realizzazione delle sue più alte potenzialità.