Tutti i bambini amano gli animali: i preferiti sono i mammiferi, ma anche i dinosauri suscitano un grande fascino. A molti adulti interessano le piante, mentre quelli che amano i funghi sono ben pochi. E quanti sceglierebbero un organismo unicellulare anziché un gattino?
Gli esseri viventi sono uno dei primi canali con cui ci appassioniamo alla biologia e in base all’età maturiamo gusti diversi. I documentari della BBC (come questo, che Superquark trasmette da anni) danno poi una grossa mano a sognare mondi fantastici nella savana, nella foresta pluviale o nel deserto.
Ma riusciamo a canalizzare questo entusiasmo quando affrontiamo l’argomento a scuola? Non abbastanza. Sia alle scuole medie sia alle scuole superiori (in seconda) parliamo di principi di classificazione e poi cominciamo a spiegare in serie le caratteristiche peculiari dei vari taxa (ordini, famiglie, generi). Nulla di più lontano dall’esperienza degli studenti fino a quel momento.
Alle scuole medie il tempo destinato a questo argomento è molto di più che alle scuole superiori, ma l’approccio è lo stesso:
storia di Linneo e nomenclatura binomiale;
spiegazione della filogenesi e dei criteri che ci permettono di ricostruire l’albero della vita;
analisi dei vari livelli tassonomici;
caratteristiche principali dei batteri;
2 parole sugli archei;
3 parole sui protisti;
3 parole sui funghi;
lunga spiegazione sulla classificazione delle piante* e sulle loro caratteristiche strutturali (fusto, foglie, radici, semi);
lunghissima trattazione degli animali: invertebrati (argh!) e vertebrati.
Lunghissima, ma mai abbastanza, anche perché diventerebbe enciclopedica. E qui si apre un ventaglio di interessi e ossessioni che provo a schematizzare in modo colorito (nessuno si offenda se rientra in qualche gruppo):
tutti parlano dei poriferi (perché non sembrano animali,
poi ci sono gli amanti dei molluschi (come non parlare dell’occhio del polpo?),
quelli che vogliono solo ricordare che i ragni non sono insetti,
gli invasati di insetti sociali (api e formiche a tutto spiano),
quelli che si dedicano anima e corpo agli echinodermi perché sono i più vicini (filogeneticamente) ai cordati,
i paladini dei cordati non vertebrati (anfiossi e tunicati forever),
immancabili quelli che “gli squali sono diversissimi dai tonni” e via di differenze tra pesci ossei e cartilaginei,
quelli che “accontentiamoci di capire le differenze tra un anfibio e un rettile” e andiamo bene,
o ancora quelli che “i dinosauri esistono ancora e si chiamano uccelli”,
per concludere con “ecco i mammiferi, che trattiamo per ultimi, ma nono sono i migliori… sono solo gli ultimi di cui parliamo”.
Che poi, hai voglia a far passare l’idea che l’evoluzione non è un percorso verso il migliore dei viventi.
*I più arditi si spingono a descrivere i cicli vitali di felci, muschi, gimnosperme e angiosperme!
(se vuoi vedere il video che lo spiega, clicca qui)
Poi, se c’è tempo, trattiamo l’ecologia: i biomi, i rapporti tra specie, il ruolo ecologico delle specie, il concetto di biodiversità.
A questo punto è già chiaro il collegamento che sto per fare: perché non collegare questi due aspetti? Perché non descriviamo un bioma e poi parliamo dei viventi che lo popolano, degli equilibri che instaurano, dei problemi a cui vanno incontro? In questo modo saremmo molto più vicini all’approccio “da documentario”.
Voglio dire: sapere come sono organizzati gli organi interni di un uccello o com’è strutturata una pigna è poco interessante se non caliamo questa conoscenza nel contesto in cui vivono. Meglio, per esempio, descrivere la riproduzione delle conifere quando trattiamo la taiga. Oppure parlare degli adattamenti al volo quando parliamo di prateria o macchia mediterranea.
Il tempo che avremmo dedicato a parlare di ecologia o sistematica, ora lo dedichiamo a parlare di organismi e ambiente. Così facendo, Linneo diventa un tassello interessante di un discorso più grande, non la base senza la quale cade tutto. Oppure può diventare il filo che ricollega tutto quando abbiamo finito la trattazione dei vari biomi.
E anche l’evoluzione delle specie può emergere per confronto: guarda le caratteristiche dei viventi nella savana e confrontale con quelle dei viventi nella tundra. Perché sono diversi? Cosa hanno in comune?
Dopo quanto tempo uno studente avrà dimenticato che le meduse sono cnidari? Molti continueranno a pensare “le meduse non servono a niente, se non a rovinarci il bagno in mare!”(fotografia di MitchellRaman/pixabay)
Perché seguire questo criterio? Per evitare di trascurare un argomento essenziale (l’ecologia) e per non saltare del tutto (il famoso “leggetelo voi”) un tema grimaldello come la classificazione dei viventi.