I cambiamenti climatici sono un tema di estrema attualità, lo sappiamo. Lo vediamo quando si verifica un evento estremo, come una pioggia torrenziale sulla terraferma o un ciclone a pochi metri dalla costa, o quando non si verifica nulla, per cui la siccità provoca danni ai raccolti e al paesaggio. Lo vediamo quando a causa di quegli eventi ci sono sciami di insetti che proliferano e portano distruzione o quando migliaia di persone sono costrette a lasciare le proprie abitazioni per cercare riparo altrove.
A scuola ne parliamo un po’. Lo facciamo quando parliamo di atmosfera, ma lo fa anche l’insegnante di geografia come tema trasversale. E in queste occasioni mostriamo sempre un grafico emblematico, questo:
Rappresenta la variazione di concentrazione di diossido di carbonio in atmosfera nel tempo. Sull'asse delle ordinate c'è la concentrazione in parti per milione, cioè milligrammi di CO2 per ogni chilogrammo d’aria (1 ppm = 1 mg/kg). Il 9 marzo, per esempio, la concentrazione di CO2 in atmosfera era di 416,21 ppm. Oggi sarà un pochino di più.
Come si può vedere la tendenza della curva punta inesorabilmente in alto a destra, cioè più passa il tempo e più cresce la concentrazione. I dati di queste registrazioni provengono da un laboratorio disperso sulla cima di un vulcano nell’oceano Pacifico, ovvero l’osservatorio di Mauna Loa, nelle isole Hawaii, che si trova esattamente qui. Abbiamo questi dati grazie all’idea di uno scienziato che alla fine degli anni Cinquanta ha cominciato a segnare ogni giorno il dato rilevato proprio a Mauna Loa.
Lui è Charles David Keeling e quel grafico che tutti abbiamo visto almeno una volta si chiama Curva di Keeling. Parla di questo argomento un bel video di Rai Cultura di circa 4 minuti. Questa curva è diventata famosa quando un ex studente di Keeling ad Harvard l’ha pubblicata in un suo libro e l’ha mostrata nel documentario che ne è derivato. Lui è Al Gore e il libro e il documentario sono Una scomoda verità.
Il documentario è uscito nel 2006 ed è valso il Premio Oscar come miglior documentario, oltre che una valanga di altri premi cinematografici. Ma non solo: l’anno successivo Al Gore ha vinto il Premio Nobel per la pace per il suo impegno contro i cambiamenti climatici. Non lo ha vinto da solo: con lui tutto l’IPCC, l’organismo delle Nazioni Unite impegnato nello studio di questo tema.
Quel documentario ha poi avuto un sequel nel 2017, come avevo raccontato in un’altra sede.
Dicevamo che a scuola ne parliamo, ed è già molto, ma forse possiamo fare qualcosa in più. Possiamo per esempio applicare un’idea che Radio 3 Scienza ha portato avanti per quasi un anno: ogni venerdì hanno segnalato la concentrazione di CO2 atmosferica nella sigla del programma. Sono partiti da 413,65 ppm del 19 aprile 2019 e sono arrivati a 416,09 ppm del 26 giugno 2020.
Potremmo fare qualcosa di simile in classe: ogni settimana potremmo segnare su un cartellone il valore della concentrazione di diossido di carbonio e vedere come cambia dopo un periodo più o meno lungo (6 mesi, 1 anno, 3 anni, 5 anni). Dove trovare i dati? O sul sito dell’osservatorio Mauna Loa oppure sul sito della curva di Keeling. In entrambi i siti si possono trovare anche delle serie storiche relative a questi dati.
Prima di iniziare questo monitoraggio è sufficiente spiegare a grandi linee il significato della curva. Ovviamente la crescita della concentrazione di diossido di carbonio non è l’unico segnale dei cambiamenti climatici in corso, ma è un segnale piuttosto evidente e facile da capire. Si può fare in qualunque classe, a qualunque età.
Perché seguire questo criterio? Aiutiamo gli studenti a raccogliere i dati, ad analizzarli, a interpretarli; inoltre diamo loro una fonte autorevole da cui attingere e creiamo una routine.