Negli ultimi giorni ha fatto molto discutere tra i comunicatori e divulgatori scientifici un articolo di Anna Rita Longo apparso sul Scienzainrete. Il pezzo ha un titolo inequivocabile: Premio immeritato per «Il genio non esiste» di Barbascura X. Si tratta di una recensione negativa del libro che ha vinto l’ultima edizione del premio nazionale di divulgazione scientifica «Giancarlo Dosi» organizzato dall’Associazione italiana del libro.
L’articolo di Longo parte con un’analisi degli aspetti positivi del libro, ovvero l’obiettivo di togliere l’aura di mito intorno ai grandi scienziati della storia e l’uso di un linguaggio colloquiale. Però molto in fretta si passa agli aspetti negativi di forma e di contenuto:
«Semmai dopo un po’ stanca la mancanza di inventiva, perché le parole (e le parolacce) tendono a ripetersi e le gag reiterate hanno l’effetto esplosivo di un petardo bagnato. Il problema nasce dal fatto che l’economia generale del discorso contraddice queste premesse, anzi le rovescia del tutto. Se l’intento è sottolineare l’importanza dello studio e dell’approfondimento, risulta difficile conciliare questi elementi con il fatto che da tutti i capitoli, al netto delle battute da ultimo banco alle medie, si ricava invece la morale che tutto ciò che di importante è stato fatto dagli esseri umani è frutto di un cumulo di fattori in cui la parte del leone è svolta dal caso, dalla stupidità e da azioni vergognose».
Ma chi è Barbascura X? È uno youtuber di Taranto con un passato da chimico, che in effetti non ha mai avuto paura di essere “irrispettoso”. Nella sinossi di un suo audlibro si legge:
Edison era un paraculo e Tesla un sociopatico, Lavoisier ha assassinato l'alchimia e Curie ha scoperto una nuova chimica, Einstein era un disagiato che ce l'ha fatta e Galilei un provocatore, Darwin assaggiava la natura mentre Spallanzani la seviziava.
Questo modo di fare lo ha portato altre volte a fare polemica con dei colleghi (qui un esempio su Le Scienze, in cui nei commenti c’è uno scambio tra lui e l’autrice del post). Il piglio sprezzante gli ha però anche permesso di colpire nel segno quando si è trovato di fronte ai terrapiattisti e ai negazionisti, con video da 1,6 e 3,1 milioni di visualizzazioni.
Nel caso dell’articolo di Longo, Barbascura ha reagito sui social network, scagliandosi contro i comunicatori più tradizionali, rei di non accettare nessuno che non usi un linguaggio paludato e politicamente corretto. Tanti altri comunicatori scientifici sono intervenuti sull’argomento, discutendo (tramite post e commenti sui social) sulla necessità di scrivere o meno una recensione negativa: secondo qualcuno sarebbe bastato contattare in privato il collega e sollevare le proprie perplessità; secondo altri le recensioni negative fanno parte del gioco e l’errore è prendersela troppo.
Al di là del caso specifico, più vicino al gossip che alla comunicazione, questo caso studio può offrire uno spunto per parlare di libri e recensioni. Alle scuole elementari e medie gli studenti sono invitati a leggere dei libri e a scrivere dei commenti. Questa abitudine per alcuni diventa un mestiere e così nascono, appunto, le recensioni dei libri e dei film che troviamo in tante testate. In genere le recensioni che troviamo online (e soprattutto sulla carta) sono positive, cioè non sconsigliano mai la lettura di un libro. Le recensioni negative sono così rare ed eccezionali che quando avvengono scatenano le polemiche, come nel caso Longo-Barbascura.
Ma imparare a criticare è una competenza: bisogna argomentare le proprie scelte, pesare le parole, spiegare i motivi per cui un libro vada letto oppure no. Altrimenti è solo rissa da saloon, è solo un ring in cui vince chi ha più follower.
Come puoi cominciare la prossima lezione? Assegniamo la lettura di un libro di divulgazione scientifica uscito negli ultimi 2 anni e chiediamo di scrivere due recensioni da 2000 battute ciascuna, una positiva “perché va letto” e una negativa “perché non va letto”.