Quante volte, con troppa leggerezza, prendiamo delle immagini in Rete e le mettiamo nei nostri contenuti senza dire nulla all’autore e sull’autore che l’ha realizzata? Una presentazione, un post sui social network, un articolo per un blog e così via. È un’abitudine sbagliata e, in certi contesti, può diventare un vero e proprio reato. Ho riflettuto su questo tema quando è nata una polemica tra i quotidiani Domani e La Repubblica. Il casus belli è stato a un fatto di cronaca avvenuto a luglio: i pestaggi subiti dai detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. La Repubblica ha pubblicato alcune immagini “in esclusiva”, come questa:
Cosa c’è di strano? Che sulla figura c’è il marchio di Domani, che aveva protetto le proprie immagini con la propria filigrana (o watermark). Se non ci fosse stato questo marchio, nessuno avrebbe saputo la provenienza della fotografia perché non viene dichiarata né nell’articolo né in didascalia. Un’operazione proprio maldestra, che probabilmente svela come questo malcostume sia parecchio diffuso e frequente. A parte qualche scaramuccia sui social, non si è saputo di denunce o altre azioni legali, per cui probabilmente ha prevalso la linea del “stavolta è andata così, perdonateci se lo faremo noi in un’altra occasione”.
Se volessimo essere rigorosi, però, La Repubblica ha violato il diritto d’autore esistente su quella fotografia. Il diritto d’autore è un’istituzione giuridica regolamentata da una legge del 1941: per le opere dell’arte figurativa, dell’ingegno e per la fotografia artistica ha una durata di 70 anni dalla morte dell’autore, mentre per la fotografia semplice ha una durata è di 20 anni dalla data di produzione della foto. Questo significa che chi scatta una fotografia detiene i diritti su quell’immagine per i successivi 20 anni e ha il diritto di essere ricompensato se quell’immagine viene usata da altri. Non devono sottostare a questo vincolo tutte le figure che si trovano in regime di creative commons o di pubblico dominio. Ma in questo caso è stato l’autore a decidere di condividere gratuitamente la figura con chiunque fosse interessato.
Al tempo dei social network il diritto d’autore viene violato in modo sistematico: pensiamo a quante volte vediamo una vignetta, un meme, un fotomontaggio o anche una fotografia e non sappiamo chi sia l’autore. Ma tali violazioni sono spesso fatte perché non le consideriamo dei reati.
La fotografia più iconica di Che Guevara, stampata su milioni di magliette e poster, può rientrare tra i casi di violazione del diritto d’autore: lo racconta bene questo articolo (fonte della fotografia Wikimedia Commons).
Ma dove si trovano delle immagini non soggette a diritto d’autore? Su Google Immagini si può filtrare la ricerca impostando uno strumento:
Oppure andando su archivi online come Pixabay, Unsplash, Pexels o Wikimedia Commons.
Quando assegniamo una ricerca, chiediamo agli e alle studenti di indicare le fonti da cui sono state tratte le immagini. L’ideale sarebbe avere soltanto fotografie che non sottostanno al diritto d’autore, ma il percorso può essere graduale (specie con gli studenti più giovani):
un primo passo potrebbe essere scrivere la fonte (il sito o il fotografo).
Un secondo step potrebbe essere quello di interrogarsi sulla proprietà dell’immagine.
Il terzo, infine, escludere tutte le immagini coperte da diritto d’autore oppure inserirle con il watermark sopra.
Ci potrebbero essere delle resistenze, perché di sicuro le presentazioni saranno meno ricche di immagini belle, ma in questo modo abituiamo gli e le studenti a muoversi in Rete in modo cauto. Un obiettivo dell’educazione civica digitale è quello di evitare la condivisione compulsiva e non ragionata dei contenuti, preoccupandosi della proprietà di ciò che c’è in giro per la Rete.
Quindi, ogni volta che assegniamo una ricerca insistiamo con gli e le studenti su 4 punti:
verificate le notizie,
non copiate,
citate le fonti,
controllate le immagini che usate.
Come puoi cominciare la prossima lezione? Chiedi di fare una presentazione in 10 slide che riassuma l’estate 2021: 5 slide possono contenere qualunque immagine, a patto che sia indicata la fonte; 5 slide possono contenere solo immagini in creative commons.