La notizia dell’incendio scoppiato tra giovedì 17 e venerdì 18 su un traghetto partito dalla Grecia e diretto in Italia ha portato a galla un tema che viene trattato davvero molto poco: il traffico di persone e merci via nave.
Il 90% delle merci che circolano oggi nel mondo vengono trasportate via mare e, se pensate che una pandemia possa fermarle, molto semplicemente: vi sbagliate. Insomma, anche se vivete in montagna e non amate il mare, […] avete a che fare in modo diretto o indiretto con queste navi. E la domanda nel mercato globale cresce come crescono le loro dimensioni. Sempre più grandi. Quelle uscite nei cantieri negli ultimi anni caricano una media di 15 000 TEU, Twenty-foot Equivalent Unit, i container di sei metri per tre che vedete scorrazzare lungo le strade e le autostrade delle città. E il Mediterraneo, in particolare, ha visto un’esplosione di traffici.
Queste parole sono tratte dall’ultimo capitolo di Pescirossi e pescicani del giornalista Sandro Di Domenico, edito da minimum fax. È un libro con una struttura un po’ strana:
- l’ultimo capitolo potrebbe essere un articolo di inchiesta pubblicato su un quotidiano, una rivista o un sito. Propone dati e riflessioni su un tema molto importante: qual è l’impatto ambientale e sociale del traffico di navi portacontainer che circolano ogni giorno nel mondo?
- i primi capitoli sono la storia personale di Di Domenico, che legge la notizia della morte di due pescatori a causa dell’incidente tra il loro peschereccio con una nave portacontainer e decide di andare più a fondo. Trovare i fondi per condurre un’inchiesta e trovare un editore che pubblichi i suoi articoli è davvero complicato.
- in mezzo c’è tutto il racconto dell’inchiesta: una storia che parte da un incidente nel golfo di Napoli, ma che poi si allarga a dismisura e fa emergere altri incidenti, come quello avvenuto a Genova nel 2013. Una storia che assume i contorni della storia di spionaggio, con la morte sospetta di un investigatore che era sulle tracce di un traffico di rifiuti tossici in Calabria.
Una storia che sembrerebbe la trama di un film, se non fosse una drammatica e silenziosa realtà. Al centro delle vicende raccontate nel libro c’è sempre la compagnia di navi Messina Line, che ha sede nel porto di La Spezia e che gestisce traffici commerciali in tutto il Mediterraneo e in Africa. Jolly Rosso, Jolly Amaranto, Jolly Rubino, Jolly Nero: sono solo alcuni dei nomi delle navi che in periodi diversi sono state coinvolte in incidenti in cui hanno perso la vita delle persone o si è sfiorato il disastro ambientale. Perché sulle navi non viaggiano solo merci nuove, ma viaggiano tantissimi rifiuti:
Secondo l’Agenzia Ambientale Europea, l’EEA, […] l’esportazione di rifiuti pericolosi è un affare quadruplicato dal ’97 al 2005 e in aumento anno dopo anno, sia per il mercato legale sia per quello illegale, con una media di 22 000 tonnellate di rifiuti pericolosi illegalmente imbarcati grazie alla dizione generica, accettata dalla Convenzione di Basilea, di «altri rifiuti».
Per capire la portata dei fatti raccontati da Di Domenico basta andare su Nautical Almanac e vedere quante navi militari, passeggeri, mercantili, cisterna sono in circolazione minuto per minuto. Il tema si collega strettamente agli argomenti di scienze perché è uno dei volti dell’impatto umano sull’ambiente. Ma è anche un tema di educazione civica e apre le porte a molte discussioni sulla gestione dei rifiuti, sugli acquisti smodati, sull’etica del capitalismo.
Come puoi cominciare la prossima lezione? Proponi la lettura del libro e fai scrivere un testo di commento su uno dei tanti spunti che emergono.
Questo TED talk di Dario Fabbri aiuta a capire l'importanza geopolitica dei mari.