Hai mai sentito parlare di Bloom? No, non mi riferisco a Orlando Bloom e nemmeno la protagonista delle Winx, ma alla tassonomia di Bloom. Si tratta di un sistema di classificazione dei processi di apprendimento ideato dal pedagogista statunitense Benjamin Samuel Bloom. Come in una piramide a gradoni, le fasi dello sviluppo dell’apprendimento sono ordinate a partire dal semplice e arrivano ai livelli di performance più elevati:
prima devo conoscere un concetto = KNOWLEDGE
se lo conosco, posso comprenderlo = COMPREHENSION
quando l’ho compreso, posso applicarlo = APPLICATION
a questo punto posso analizzarlo = ANALYSIS
quindi posso sintetizzarlo = SYNTHESIS
infine posso valutarlo = EVALUATION
Questa classificazione è il frutto della raccolta, analisi e sistematizzazione di migliaia di giudizi formulati negli anni da insegnanti e commissioni esaminatrici e riordina le categorie più frequentemente usate nella valutazione. Il carattere empirico del lavoro di Bloom è stato il segreto del successo: pubblicata per la prima volta nel 1956, questa piramide è in uso ancora oggi e ha subito pochissimi aggiustamenti.
La critica maggiore è stata quella di considerare l‘apprendimento come un processo lineare che procede attraverso certe fasi ben definite, ciascuna delle quali è indispensabile per poter procedere. Così nel 2001 è stata rivista e sostituita dalla BRT (Bloom Revised Taxonomy) di Lorin Anderson e da David Krathwohl, che sostituisce i sostantivi con dei verbi:
Knowledge = REMEMBERING
Comprehension = UNDERSTANDING
Application = APPLYING
Analysis = ANALYZING
Synthesis = CREATING
Evaluation = EVALUATING
Ma soprattutto pone sullo stesso livello tutti i piani e li considera interscambiabili, eliminando quel sistema gerarchico che bloccava la versione precedente.
Pochi anni dopo anche la BRT ha subito una modifica: nel 2008 Andrew Churches ha ampliato il campo della tassonomia includendo quei problemi e quei processi legati alle nuove tecnologie, come il sovraccarico informativo (infowhelm o information overload), la dipendenza dai social e così via. Viene consolidata l'interscambiabilità dei livelli: non importa da dove cominci (se da Remembering o da Creating), l'importante è cominciare.
Nella prima colonna la classificazione di Bloom, nella seconda la BRT, nella terza la revisione di Churches (fonte dell’immagine Fractus Learning)
I principi di questa tassonomia vanno poi declinati materia per materia. Un esempio molto ben strutturato applicato alla storia dell’arte è disponibile sul blog Didatticarte.
Per approfondire ulteriormente questo argomento puoi consultare l’articolo di Gianfranco Marini su Insegnanti 2.0.
Cosa bisogna ricordare? La tassonomia di Bloom è una classificazione dei processi di apprendimento.