Cosa facciamo quando pensiamo? Inneschiamo una serie di processi neuronali che ci permettono di costruire delle rappresentazioni mentali di una situazione. Quando queste rappresentazioni sono finalizzate ad analizzare un problema, in quel momento possiamo dire che ragioniamo.
Il ragionamento può seguire due direttrici diverse:
- è deduttivo quando parte da delle premesse generiche e ricava una conclusione puntuale;
- è induttivo quando parte da casi specifici e ricava una regola più generale.
Il ragionamento deduttivo in genere si basa sul sillogismo, ovvero un processo nel quale da due premesse vere (P1 e P2) deriva una conclusione che è per forza vera (C). Per esempio:
P1 – Tutti gli equini hanno 4 zampe;
P2 – Alcuni equini sono cavalli;
C – I cavalli hanno 4 zampe.
Questo meccanismo funziona se, dopo aver letto e capito le premesse, il cervello costruisce un modello mentale sufficiente a descrivere la situazione e a ricavare la conclusione. Se una persona non ha gli strumenti cognitivi per capire le premesse, non riuscirà a ricavare le conclusioni. È questo il motivo per cui a volte gli studenti non riescono a seguire il filo di un discorso: non hanno capito (o non hanno seguito) le premesse, per cui tutto ciò che ne consegue risulta inarrivabile per loro.
Il ragionamento induttivo, invece, si basa sulle euristiche, cioè delle scorciatoie mentali che permettono di arrivare alla soluzione. Le euristiche sono fondamentali per poter rispondere in fretta a uno stimolo e si modificano e perfezionano con l’esperienza. Come tutte le scorciatoie, però, possono farci sbagliare strada se generano dei bias o errori:
- l’euristica della disponibilità è quella che ci porta a stimare una probabilità in base al numero di esempi che ci vengono in mente;
- l’euristica dell’accomodamento è quella che ci porta a confermare un’informazione che consideriamo corretta, anche se troviamo delle contraddizioni;
- l’euristica della rappresentatività è quella che ci porta a dare maggior peso a una ipotesi solo perché è la più frequente (se in un gruppo si chiede di votare per alzata di mano e io sono indeciso, voterò con la maggioranza).
Harry Potter è stato scagionato dal tribunale del Wizengamot grazie all’euristica della rappresentatività! (tratto da «Harry Potter e l’Ordine della fenice»)
Le euristiche sono spesso alla base degli errori che portano all’insorgenza degli stereotipi, come abbiamo detto nello scorso numero della newsletter. I bias che si possono generare sono però molti altri, come descritto in questo articolo.
Le euristiche possono portarci a commettere errori clamorosi, che se avvengono nel campo dell’economia o della politica determinano conseguenze molto gravi. Nel 2002 lo psicologo Daniel Kahneman ha vinto il premio Nobel per l’economia perché (cito Wikipedia):
Le sue ricerche permisero di applicare la ricerca scientifica nell'ambito della psicologia cognitiva alla comprensione delle decisioni economiche. Collaborò per anni con Amos Tversky, dimostrando tramite esperimenti come i processi decisionali umani violino sistematicamente alcuni principi di razionalità, mentre le teorie microeconomiche assumono che il comportamento degli agenti decisionali dovrebbe essere razionale e finalizzato ad una massimizzazione dell'utilità.
Ma quindi è meglio un metodo o l’altro? Dipende dalla situazione, dal momento, dall’obiettivo che ci siamo prefissati. Un esempio molto interessante di applicazione dei due metodi con i bambini che stanno imparando a giocare a calcio si trova in questo video della società calcistica AC Lugagnano, in provincia di Verona.
Il video è amatoriale e a tratti comico (senza volerlo), ma è davvero efficace. Quindi bravo Luciano Faccioli!
Cosa bisogna ricordare? Il ragionamento deduttivo si basa sul sillogismo, il ragionamento induttivo sulle euristiche.