Uno degli approcci che vengono tirati in ballo più spesso quando discutiamo di didattica è l’inquiry based learning (IBL). Questa è una definizione completa:
Inquiry-based learning is an approach to learning that emphasizes the student’s role in the learning process. Rather than the teacher telling students what they need to know, students are encouraged to explore the material, ask questions, and share ideas.
Per qualcuno l’inquiry based learning è fare didattica seguendo il metodo scientifico. Di sicuro è la formalizzazione di un’idea semplice, cioè “impara facendo”. Il pedagogista statunitense John Dewey lo spiegava così:
Give the pupils something to do, not something to learn; and the doing is of such a nature as to demand thinking; learning naturally results.
Un ideale che è stato alla base della nascita dell’Exploratorium di San Francisco, il primo museo in cui era richiesto di mettere le mani (hands on!) sugli oggetti esposti, non limitarsi a guardarli. Dopo quell’esperienza ne sono nate tante altre in giro per il mondo e tutti i musei che si ispirano a quel modello sono chiamati science centre.
Ma come applicare l’hands on, cioè l’inquiry based learning a scuola? Per rispondere dobbiamo ricorrere al metodo delle 6E: Engage, Explore, Explain, Elaborate, Exchange, Evaluate.
Vediamole una per una.
L’engage è il discutere in classe di un argomento o di un fenomeno, raccogliere le idee, confrontarsi con i compagni, far emergere una domanda di ricerca.
L’explore è mettere in piedi un esperimento che dia una risposta alla domanda che si sono posti. In questo caso l’esperimento può essere realizzato per davvero o essere soltanto un esercizio mentale e può essere uno o più di uno.
L’explain è interpretare i risultati ottenuti per vedere che cosa ha funzionato e che cosa non è andato come previsto negli esperimenti svolti.
L’elaborate è generalizzare a partire dagli esperimenti per cercare di definire un modello della realtà. Ciascuno studente ne costruisce uno e confrontandosi con l’insegnante cerca di perfezionarlo e correggerlo.
L’exchange è il momento della condivisione con gli altri compagni, che può avvenire in forma scritta o orale. Non deve essere una gara, ma uno scambio di idee che tra persone che hanno speso del tempo per analizzare un problema.
L’evaluate è dare un punteggio al percorso che ciascuno studente ha seguito, considerando non solo le conoscenze che ha acquisito, ma anche il modo in cui si è districato tra i problemi.
La critica che più spesso viene mossa all’inquiry based learning è la sua totale lontananza dai tempi scolastici. Svolgere tutti gli argomenti di un anno (o di un ciclo scolastico) con questo metodo è impossibile, se non a fronte di pesanti tagli. Forse è vero, per cui vale la pena trovare un compromesso (al rialzo, una volta tanto): proviamo ad applicare almeno 2E durante la spiegazione di un argomento. Alterniamo la spiegazione frontale con un momento di engage ed explore, oppure concludiamolo con un explain ed exchange.
Per la parte di evaluate, condividiamo con gli studenti il metro di giudizio. In questo modo non avremo le (temute) contestazioni dei genitori e creeremo una cultura dell’autovalutazione più oggettiva.
Cosa bisogna ricordare? L’inquiry base learning è un modo di fare didattica basato sull’esperienza personale, che si applica secondo il metodo delle 6E.