In questi giorni dovrebbe uscire il nuovo rapporto MIUR che raccoglie i dati sugli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento o DSA relativi all’anno scolastico 2019/2020. Inserirò il link nel numero della newsletter più vicino a questa pubblicazione, ma per fare un confronto efficace è utile vedere che cosa diceva il rapporto 2020.
Secondo i dati relativi all’anno scolastico 2018/2019, alle scuole medie ci sono 102 400 alunni con DSA e nella scuola superiore ce ne sono 143 609. In percentuale, sono il 5,9% e il 5,3% di tutti gli studenti. Questi numeri sono una media tra le scuole pubbliche e quelle paritarie perché nelle scuole paritarie la percentuale si alza fino al 9,4% degli iscritti alle scuole medie e al 9,1% alle superiori.
Se analizziamo la distribuzione geografica delle certificazioni, vediamo questo scenario:
In percentuale, ogni 100 studenti di Piemonte e Liguria se ne trovano più di 8 con una certificazione, mentre in Calabria o Campania se ne trovano meno di 3. Apparentemente, le regioni del Nord sono più interessate dal problema. Ma dal momento che questi dati sono basati sulle certificazioni esistenti e non sulla situazione reale, qualunque rilevazione rimane parziale e incompleta. Come riportato da Orizzonte Scuola, In Calabria, l’assessore regionale Savaglio ha preso atto che per garantire la diagnosi di DSA in ambito pubblico manca sia l’organico all’interno delle unità di neuropsichiatria che i test aggiornati. In altre parole, i dati sono più bassi perché non si riesce a fare un numero adeguato di test.
Possiamo tuttavia osservare l’incremento delle certificazioni nel corso degli anni: nel 2004 gli studenti delle scuole medie con un certificato di DSA erano l’1,6% del totale e nel 2018 sono saliti al 5,9%; alle scuole superiori erano lo 0,6% degli iscritti e sono saliti al 5,3%. Per commentare questi numeri torna utile un articolo di Giacomo Stella, psicologo e fondatore dell’AID – Associazione Italiana Dislessia, che nel 2017 diceva:
Ciclicamente c’è qualcuno che parla di eccesso di medicalizzazione, numero smisurato di diagnosi che invadono la scuola, costi sociali che questo fenomeno produce […] Credo che invece di mettere l'attenzione sulla medicalizzazione dei DSA, i pedagogisti dovrebbero riflettere sull’inadeguatezza della didattica che sembra sempre più tarata sui "bravi", su coloro che riescono, e che spesso va in crisi appena qualche alunno non impara le tabelline o non è in grado di scrivere in corsivo.
Tra i disturbi più frequenti abbiamo dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia. Questi sono i risultati:
Il disturbo più frequente è la dislessia, ovvero un disturbo specifico della lettura che si manifesta con una difficoltà nella decodifica del testo. Interessa il 3,5% degli studenti delle medie e il 3,4 delle superiori. Segue la disortografia, cioè una con difficoltà nella competenza ortografica e nella competenza fonografica (cioè errori di scrittura perché si fa fatica a pensare la forma corretta delle parole). Segue la discalculia, cioè la difficoltà a operare con i numeri, e la disgrafia, cioè la difficoltà motoria a scrivere in modo fluido e corretto. Sul sito dell’AID si legge che
Questi disturbi dipendono dalle diverse modalità di funzionamento delle reti neuronali coinvolte nei processi di lettura, scrittura e calcolo. Non dipendono da deficit di intelligenza.
Una delle massime esperte al mondo di questo argomento è Maryanne Wolf, neuroscienziata cognitivista e direttrice del Center for Dyslexia, diverse learners and social justice presso UCLA, Los Angeles. In questi 4 video spiega che cos’è la dislessia, cosa comporta e come va trattata.
Cosa bisogna ricordare? Le diagnosi di disturbi speciali dell’apprendimento o DSA sono in aumento costante dal 2004 a oggi, anche se alcune regioni sono indietro con le certificazioni. Il disturbo più frequente è la dislessia.