Nel 1963 è stato pubblicato negli Stati Uniti il libro Culture against Man dell'antropologo Jules Henry. Henry ha raccontato la sua esperienza di etnografo all'interno della scuola americana e, in particolare, ha spiegato che cosa accadesse nelle aule scolastiche.
Il suo interesse era rivolto soprattutto a un aspetto: in che modo gli studenti e le studentesse imparano i valori culturali americani? Per arrivare a una risposta era necessario mettere insieme tanti tasselli diversi: che cosa viene insegnato, come, come sono organizzate le aule, che rapporto c'è tra insegnanti e studenti, come sono organizzate le lezioni e le pause ecc. L'esito della sua indagine fu netto: la scuola americana dei primi anni Sessanta trasmetteva una cultura di morte perché infondeva negli studenti ansia per la competizione e paura dell'autorità. Gli stessi valori che emergono nel collegio di Welton prima dell'arrivo del professor Keating:
Henry ha fatto emergere un problema non indifferente: al di là dei contenuti insegnati, la scuola trasmette un insieme di valori e sensazioni che possono inficiare l'apprendimento dei contenuti. Da una parte, quindi, c'è un curriculum manifesto, fatto di obiettivi formativi e programmi scolastici, che si accompagna a un curriculum nascosto, fatto di aspetti impliciti che condizionano la relazione studente-insegnante e favoriscono o compromettono il rendimento scolastico.
Il rapporto tra questi due curricula è stato studiato a fondo, per aiutare le istituzioni scolastiche a migliorare la propria organizzazione e gli insegnanti a interfacciarsi meglio con i propri studenti. Nel 1980, per esempio, una ricerca di Gearing ed Epstein fece emergere che in una zona disagiata degli Stati Uniti la scuola faceva crescere negli studenti un sentimento di rassegnazione e prudenza che non li spingeva a cercare il riscatto sociale di cui avrebbero avuto bisogno. In un'altra ricerca McLaren descrisse la scuola come un'arena in cui lottatori diversi si scontrano per far emergere le proprie aspirazioni su quelle degli altri: uno studente vuole apparire come il più bravo, una classe vuole essere riconosciuta come la migliore, un insegnante vuole che i colleghi riconoscano i suoi meriti, un dirigente vuole essere apprezzato e così via.
Questi studi hanno minato l'immagine che l'istituzione scolastica (in tutto il mondo) ha sempre dato di sè, ovvero quella di luogo deputato all'educazione formale e alla cultura, neutrale e democratico. La scuola è il luogo privilegiato per l'educazione formale, ma risente degli influssi esterni e delle aspirazioni di tutti coloro che la frequentano.
Cosa bisogna ricordare? La scuola non è un luogo neutrale in cui il sapere si trasmette in modo lineare, ma è fatto di tensioni continue che rappresentano il curriculum nascosto.