La guerra colonialista di Israele
dal fiume al mare

10 novembre 2023

Joseph Massad

Professore di politica araba moderna e storia intellettuale alla Columbia University di New York.



140 anni dopo l'inizio della colonizzazione sionista della Palestina e 75 anni dopo l'istituzione della colonia "ebraica", la guerra di Israele per imporre la superiorità della razza ebraica sul popolo palestinese chiede ancora l'uccisione di decine di migliaia di persone palestinesi. L'imperitura esistenza dei palestinesi, quasi un secolo e mezzo dopo l'inizio del colonialismo, e la continua resistenza dei palestinesi con tutte le loro forze  agli aguzzini sionisti, li rende, agli occhi di Israele e dei suoi alleati occidentali, un bersaglio legittimo della macchina di morte israeliana che pratica il genocidio collettivo.


I sionisti hanno esaurito le formule razziste per descrivere il popolo palestinese, e sono tornati a ripetere le vecchie formule usate dalla precedente generazione di invasori sionisti. La descrizione di Benjamin Netanyahu della guerra di sterminio di Israele contro il popolo palestinese come  "guerra tra le forze della luce e le forze delle tenebre, tra umanità e animalismo", è, come in tutti i suoi precedenti annunci razzisti una descrizione che non ha precedenti. Fu il fondatore austro-ungarico del Movimento sionista, Theodor Herzl, a descrivere la progettata colonia di coloni ebrei in Palestina nel 1896 come "parte della barricata dell'Europa contro l'Asia, e la base avanzata della civiltà contro la barbarie". A sua volta, il capo dell'Organizzazione Sionista, il bielorusso Chaim Weizmann, descrisse i palestinesi nel 1936 come "forze di distruzione, forze del deserto" e i colonizzatori ebrei come "forze della civiltà e della costruzione". In effetti, Weizmann aveva descritto l'invasione sionista della Palestina come "la guerra dell'antico deserto contro la civiltà, ma non ci fermeremo".


Tali descrizioni razziste e genocide non sono proprie del sionismo, ma sono tipiche di tutti i popoli coloniali. Quando i francesi invasero la Nuova Caledonia e misero i Kanak, gli abitanti nativi sopravvissuti alle stragi, nelle riserve dopo aver rubato la loro terra, i francesi descrissero la resistenza dei Kanak al loro sterminio come guerra di "brutalità contro la civiltà". E quando la Gran Bretagna invase l'Egitto e lo occupò nel 1882, descrisse la sua guerra come "un conflitto tra civiltà e barbarie". Gli esempi di questo tipo negli archivi coloniali sono innumerevoli.


Per quanto riguarda Netanyahu, che è di origine polacca, non è l'unico ad usare caratterizzazioni razziste, ma è piuttosto un'effigie di tutti i leader di Israele. L'ex primo ministro Ehud Barak, di origine lituana, ha definito Israele: una "villa nella foresta". L'attuale ministro della Difesa Yoav Galant, di origine polacca, ha descritto i palestinesi al terzo giorno dell'attuale guerra israelo-palestinese: "Animali umani".


Per quanto riguarda il discorso religioso sempre usato dai sionisti "laici" per giustificare la loro invasione della Palestina, non è mai assente nel discorso ufficiale israeliano. Netanyahu ha ordinato alle sue forze militari coloniali, mentre svolgevano la loro missione di sterminare il popolo palestinese, di "ricordare quello che gli Amalek (i giganti) vi hanno fatto, come dice la nostra Bibbia”. 

E questo discorso non è altro che l'uso attuale dei testi biblici nell'arena politica: Il Dio ebraico ordinò al suo popolo: "Ora andate e attaccate i giganti e distruggete tutto ciò che hanno. Distruzione completa. Non risparmiateli. Uccidete uomini, donne, bambini, neonati, mucche e pecore, cammelli e asini". Sembra che Netanyahu stia mettendo in pratica questo comandamento biblico, nella sua interezza, per il popolo palestinese.


Gli appelli di Netanyahu fanno parte del leggendario legame sionista tra i coloni ebrei europei e gli antichi ebrei per affermare che le origini degli ebrei europei provenivano dalla Palestina. Ma queste leggende del sionismo contraddicono i testi biblici stessi da cui dipendono, i quali affermano che gli antichi ebrei non erano nativi della Palestina, ma invasori del paese di Canaan. Questo spinse una volta Edward Said a rispondere a tale falsa narrazione sionista in un articolo intitolato "Lettura cananea".


Per coprire la natura dell'invasione sionista e la sanguinosa storia dei colonizzatori ebrei in Palestina ci e piovuta addosso da Israele e dai media occidentali l'odiosa affermazione che l'attacco di Hamas del 7 ottobre è  stato l'attacco più sanguinario contro gli ebrei "dopo l'Olocausto". I tentativi israeliani e sionisti di dipingere i palestinesi come antisemiti e come nazisti ci riportano agli anni Venti e Trenta del secolo scorso. Lo scopo della propaganda attuale è quello di trasformare la lotta palestinese da lotta anticoloniale a lotta antisemita convogliando la simpatia del mondo su Israele.


Far apparire i soldati e civili israeliani morti il 7 ottobre come vittime dell'antisemitismo, mira chiaramente a nascondere il fatto che, quando i palestinesi attaccano Israele e gli ebrei israeliani, li attaccano in quanto colonizzatori, non in quanto ebrei. Il tentativo di scagionare Israele e i suoi cittadini ebrei dal crimine di colonialismo di insediamento, di superiorità razziale e di apartheid paragonandoli agli ebrei europei presi di mira dall'ostilità antisemita, solo perché ebrei, non è di per sé antisemita, ma distorce anche la memoria presentando gli ebrei caduti durante la seconda guerra mondiale come imparentati in un modo o nell'altro con la colonia d’insediamento israeliana in Palestina, contro cui i palestinesi continuano a resistere per via del sistema di superiorità razziale e colonialismo di insediamento che ne sono  le fondamenta, e non a causa della sua ebraicità. Dire che i palestinesi non resisterebbero ai loro colonizzatori se questi ultimi fossero cristiani o musulmani o indù e che si oppongono loro solo perché sono ebrei è a tal punto ridicolo da meritare solo disprezzo. 


Israele e i suoi sostenitori, descrivono ancora la resistenza palestinese come antisemita, esprimendo orrore imperialista e razzista yankee per l’uso dello slogan "dal fiume al mare" nelle manifestazioni pro-palestinesi. "Dal fiume al mare, la Palestina sarà liberata" come si usa cantare in inglese, significa che tutta la Palestina storica deve essere liberata dal sistema di apartheid, di privilegi coloniali e di superiorità razziale ebraica, e che tutte le leggi e le istituzioni razziste israeliane devono essere abolite dal "fiume al mare" perché i palestinesi siano liberati. 

Per quanto riguarda il regime di apartheid israeliano meno barbaro praticato all’interno dei confini del 1948, sui palestinesi "cittadini di Israele", dal mese scorso è diventato un regime quasi identico nelle sue rigide misure repressive al regime razzista in Cisgiordania. Qui continuano i massacri contro i palestinesi per mano dei coloni e dell'esercito d’occupazione. Ma cose come questa appaiono irrilevanti a coloro che distorcono il significato di questo slogan.

Coloro che si oppongono a questo slogan, in particolare i sostenitori della soluzione a due Stati, sostengono la fine dell'occupazione israeliana e della superiorità razziale ebraica in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, ma si oppongono fermamente alla fine dell’apartheid all'interno di Israele. Quindi ciò che in ultima analisi affermano queste argomentazioni sioniste  è che l'identità ebraica oggi include nel suo nucleo un sistema di superiorità razziale ebraica, un apartheid sui non ebrei e la  colonizzazione delle terre altrui. Affermano che chiunque si opponga ad una di queste regole, secondo tale definizione sionista, è antisemita. Ma in realtà antisemita è proiettare i valori sionisti e israeliani del colonialismo di insediamento e della superiorità razziale ebraica dell'apartheid sugli ebrei e sull’ebraismo, come se costituissero l'essenza dell'identità ebraica, mentre sono solo e nient’altro che l'essenza dell'identità sionista.


L'unanimità dei governi e dei media occidentali sulla difesa di Israele oggi, nonostante ciò provochi stupore in alcuni, non è diversa dall’unanimità occidentale nel sostenere i colonizzatori europei contro i popoli indigeni colonizzati dall'inizio del colonialismo europeo. Ad esempio, fu il "democratico" francese Alexis de Tocqueville nel secolo diciannovesimo a giustificare il colonialismo francese in Algeria, dicendo: "Ho sentito che molti uomini rispettabili, e non sono d'accordo con loro, trovano sbagliato bruciare i raccolti, svuotare i granai e persino di arrestare uomini, donne e bambini disarmati. Queste sono spiacevoli necessità che qualunque popolo voglia fare la guerra agli arabi deve rispettare". Anche all'icona liberale britannica John Stuart Mill, era chiaro che "l'autoritarismo è un metodo legittimo di governo nel trattare con i barbari".


Durante il genocidio tedesco del popolo Herero in Namibia nella prima parte del XX° secolo, i socialdemocratici tedeschi erano razzisti tanto quanto i conservatori e i liberali. In risposta alla descrizione razzista del popolo Herero da parte dei parlamentari conservatori e liberali, che consideravano gli Herero "mostri" disumani, August Bebel, leader dei socialdemocratici tedeschi, convenne in Parlamento, nonostante la sua simpatia per la lotta del popolo Herero, che il popolo Herero non fosse civilizzato: "Ho ripetutamente affermato che sono un popolo selvaggio e di livello molto basso di cultura". 

I membri francesi della Comune di Parigi, che furono esiliati in Nuova Caledonia al fine di riformarli dopo la repressione della rivolta della Comune di Parigi del 1871, parteciparono alle attività di genocidio del popolo indigeno Kanak.


Alcuni commentatori dei social media si sono recentemente chiesti com’è che alcuni ebrei israeliani possano organizzare un festival musicale a cinque chilometri dal campo di concentramento e dalla grande prigione che è Gaza, dove decine di loro sono stati uccisi il 7 ottobre. Altri hanno spiegato che "i concerti naturalistici all'aperto e i festival musicali nelle valli boscose d'Israele e dei deserti meridionali, è un hobby popolare diffuso tra i giovani israeliani".

E non si tratta di una situazione esclusiva degli israeliani. Il procuratore sudafricano nella colonia della Namibia, che era occupata dal Sudafrica, aveva dichiarato nel 1983, che "la società bianca non ha idea di cosa stia succedendo nell'area delle operazioni", dove la resistenza nera era nella fase più intensa, aggiungendo che "i bianchi nel sud del paese continuano a fare feste". Gli storici della lotta in Namibia spiegarono che "non è sorprendente che i bianchi abituati a ignorare la feroce resistenza dei neri nei sobborghi, a non più di cinque miglia dalle loro case, abbiano ignorato la guerra vicino a loro".


Ciò che colpisce del consenso anti-palestinese dell'Occidente oggi è il fatto che l'accademia occidentale, un tempo pilastro del sostegno a Israele, ha smascherato nel corso dei quarant’anni scorsi tutte le principali rivendicazioni sioniste di Israele, a partire da quella che rivendica il diritto ebraico alla terra palestinese a quella che rivendica che la "democrazia" della razza superiore in essa istituzionalizzata è di fatto una "democrazia" che si applica a tutti. E tuttavia niente di tutto ciò ha avuto alcuna influenza sui governi occidentali, sui media e sulle loro narrazioni su Israele e sui palestinesi.


L'uso continuato dell'orientalismo e degli orientalisti, per non parlare dei fanatici sionisti sostenitori di Israele, in qualità di consiglieri e informatori dei governi e dei media dopo l'11 settembre, compreso Bernard Lewis e simili, le cui opere sono state già screditate a partire dagli anni Settanta, rivela il persistente forte attaccamento delle forze politiche occidentali alla supremazia della razza bianca. Secondo queste forze politiche sarà solamente il sionismo orientalista razzista anti-arabo e anti-musulmano ad aiutare l'attuazione dei progetti imperialisti. Ciò che questo attaccamento implica chiaramente è che la conoscenza e le scienze accademiche occidentali che promuovono il dominio dell'imperialismo e della supremazia bianca, sono le sole ad essere reclutate per sostenere i progetti imperialisti, mentre qualsiasi conoscenza o studio che possano distrarre dagli obiettivi imperialisti, sono considerati irrilevanti, senza credibilità e soggetti a controllo e censura. 


Il nostro mondo rimane più diviso che mai tra le forze della supremazia bianca guidate da Stati Uniti ed Europa occidentale da una parte e le loro vittime non bianche dall’altra. I continui crimini di guerra e di genocidio che Israele sta commettendo a Gaza è solo l'ultima di una lunga storia di atrocità coloniali per sostenere la supremazia bianca europea nell’ultima colonia di insediamento in Asia. Ciò che i suprematisti bianchi si rifiutano di riconoscere è che il popolo palestinese non fermerà la propria resistenza ad Israele fino a quando il regime dell'apartheid e il regime suprematista ebraico non saranno sconfitti.


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