donna: Lu garofalu d'amuri
o amori amatu tantu
uomo e donna: ohi bella (bella) o amori mammata
donna: U cianciu u ca non ti viju
fortuna mija a mortu tiempu (a)
uomo e donna: ohi bella amori ohi bella
donna: iu na littira ti fazzu
fori ti lanciu ti i via nta ?
uomo e donna: ohi ti viuo...................ta
Garofalu d'amure amatu tantu
Chjanciu ca non ti viju a moltu tiempu
La littera te fazzu di chjantu
e n'atra di suspiru e di turmentu
Si passa lu pustieri ti la mannu
sinnò ti la spedisciu ccu lu vjentu
e si lu vientu nun mina forte tanto
tu jetta nu suspiru ca ju lu sientu
quando ho sentito per la prima volta Lu garofalu d'amori (canto all'aria nova) era l'8 settembre 2021, dal post di Francesca Angotti una mia amica che vive a Grosseto ed è di origine di Martirano, vicino Conflenti, in piena area Reventino. Infatti mi ricordava il modo di cantare di Giuseppe Gallo, il giovane cantore di Martirano che trasmette canti anche durante Felici&Conflenti.
In quel momento ho subito contattato Francesca.
Dal breve dialogo tra me e Francesca era emerso che lei questo canto lo identifica con la tradizione del Reventino; anche suo nonno cantava su quella melodia con testi quasi uguali, cambiava solo qualche parola, e si accompagnava all'organetto; anche Giuseppe Gallo conosce molto bene questo stile di canto.
Francesca definisce stile alla "petrajancara" il modo di cantare del nostro brano di Nicastro. Poichè è più malinconico.
Nel reventino esistono stili di canto detti alla "petrajancara" e all'"arietta", il primo è uno stile più drammatico e lirico, il secondo più allegro. Non fa cenno al termine all'Aria Nova.*
Anna Maria Civico
“Nell’area del Reventino-Savuto negli anni passati vi era un modo di cantare molto particolare, che si differenziava da tutte le altre zone della Calabria. Era una tipologia di canto molto bello e suggestivo, per chi cantava, ed ancor di più per chi ascoltava. Fino ai primi anni del ‘900, lo strumento utilizzato per accompagnare questi canti era la zampogna. Poi, col passare degli anni, soprattutto nel periodo del dopoguerra, la zampogna è stata sostituita dall’organetto diatonico ad otto bassi, che ancora oggi è lo strumento più diffuso nella nostra zona. Il canto tradizionale accompagnato dall’organetto può essere ricondotto a due forme principali, solitamente definite dalla gente del luogo “all’arietta” e alla ‘petrejancara’. Si tratta di canti generalmente a tre voci, in cui la voce solista viene affiancata da una seconda voce, ed alla fine della strofa, da un’ulteriore voce acuta (chiamata ‘gaddhu’ o ‘terzu’), che raddoppia all’ottava la nota finale”.
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