Focalizzo in particolare sugli occhi nelle letture di Michelangelo Buonarotti dopo ho letto il critico di Robert Clements sulle canzonieri di Michelangelo in cui lui crea un rapporto personale tra l’uomo e la divinità. Questo legame risulta in un rapporto secondario fra l'amore e la mortalità, incorporando nelle sue scritture la terra e il cielo come elementi principali. Ma perché Michelangelo ha un’autorità per sottolineare questo rapporto? Nella sua analisi di Eye, Mind and Hand in Michelangelo’s Poetry, Robert J. Clements afferma che la fiducia nell'interpretazione del mondo viene dalla competenza come artista - creatore - e che il legame a Dio origina dagli occhi. Clements continua che gli occhi sono gli strumenti per “[reconverting earthly forms into finer and greater images as they pass along to the mind (or soul)]” (PMLA 324). Attraverso quest’analisi, Clements asserisce che una connessione corporea-mentale è responsabile per una comprensione della divinità perché si capisce (aumenta) la bellezza della terra solo con la sua manipolazione nella mente. Comunque, questo processo introduce un elemento di slancio che complica un rapporto tra l’uomo e la divinità perché si fida sulle esperienze individuali per formarlo. Poi, l’individuo crea per sé stesso un rapporto tra l’uomo e la divinità attraverso la transizione da un oggetto fisico a un’immagine mentale – due modi che formano un parallelo alla fisicità d’uomo e l'ambiguità di Dio. Questa transizione mentale romanza la natura e oscura l’idea d’amore nella soggettività intrinseca alla trasfigurazione. Comunque, è importante di distinguere che il lavoro di Michelangelo come artista (creatore) suggerisce una superiorità - verità - della sua interpretazione del mondo perché il suo ruolo somiglia a Dio per giustificare la sua opinione.
Per capire di più questa gerarchia nell'interpretazione del rapporto tra l’uomo e la divinità, Clements specifica che i temi di bellezza trasfigurata “constitutes the real attraction and motivation for those who appreciate beauty most: lovers and artists,” suggerendo la scala per l’esperienza d’amore è baso sull’abilità d’interpretazione come un amante oppure un artista (PMLA 325). Dunque, l’amore diventi accessibile, o vari, non necessariamente attraverso un rapporto con la natura o una dedicazione a Dio, però con la passione intrinseca all’occupazione di un amante o un artista. Dato la connessione corporea-mentale articolato di Clements, lui discerne che questi ruoli d’amante e d’artista permettono una comprensione sviluppata della bellezza che altre professioni non domandano perché non esercita la stessa abilità di creare. Cioè, gli artisti dipendono sugli occhi per sentire un senso di maestria negli scopi rispettivi, necessitando questa raffinatezza degli occhi come strumenti per connettere a Dio. Con questo senso di competenza, Michelangelo interpreta la sua vita con una conoscenza amplificata contro le altre occupazioni, suggerendo un'articolazione sull rapporto corpo-divino più vero; cioè, pieno di tante osservazioni e speculazioni che almeno crea la facciata di una verità.
Michelangelo di Lodovico Buonarroti Simoni (6 March 1475 – 18 February 1564 )
Ho scelto un brano dal canzoniere 300 di Michelangelo, speculando che il numero 300 ha un significato religioso e letterario perché delle connotazioni alla Santissima Trinità e al Dante Alighieri e la sua Commedia. Investigo come Michelangelo costruisce un rapporto tra la terra e la divinità (come Dante), e come lui mette in dialogo la sua posizione ed esperienza sulla terra nel contesto dello scopo d'ascensione.
Michelangelo racconta come insignificante sono le diverse esperienze mondiali perché concludono nella stessa ammissione in paradiso indipendente di moralità. Il canzoniere inizia, “Per croce e grazia e per diverse pene / son certo, monsignor, trovarci in cielo; / ma prima c'a l'estremo ultimo anelo, / goderci in terra mi parria pur bene.” (Canzoniere 300). Questo inizio porta alla luce il ruolo di pena perché la croce, secondo il narratore, protegga entrambi sé stesso e monsignor dalle conseguenze delle azioni mondiali. La pena, dunque, influenzi solo l’esperienza corporea, ma non mantiene il suo significato in cielo perché “l’estremo ultimo” suggerisce una temerarietà che non impedisce un’ottima (appropriata) spiritualità. Come risultato, c’è una separazione tra l’uomo e lo spirito che permette un divertimento distinto sul mondo che non esiste in paradiso. Anzi, il narratore incoraggia questo divertimento, suggerendo un disprezzo alla pena che rende lo spirito separato dal corpo.
Questa separazione domanda la scrittura di Lorenzo de’ Medici e la sua enfasi sulla morte nell’esperienza mondiale perché diminuisce l’esperienza dolorosa siccome la croce protegga lo spirito anche con la presenza della pena. Il narratore suggerisce attraverso la sua certezza, dunque, che non ci sia una connessione particolare tra l’uomo e lo spirito perché le esperienze diverse promettono ammissione in paradiso.
Comunque, il testo mette in rapporto la croce, la grazia, e la pena che suggerisce questi elementi come indipendenti all’influenza dell’uomo perché non sono collegati alla terra. Come risultato, lo status spirituale di un individuo sia predeterminato, spiegando l’attenzione sull’esperienza mondiale perché non cambia l’aldilà. Questo rapporto in particolare mette in questione il ruolo comune d’amore durante questo periodo rinascimentale perché non lo specifica nel contesto di questo “l’estremo ultimo.” Sembra di suggerire che il divertimento mondiale prende una priorità anche se esistono queste diverse pene per le azioni sulla terra.
"Terms" strumento di Voyant, incorporando una raccolta di 302 canzonieri di Michelangelo. "Term" correla alla parola sotto investigazione; "Count" significa quante volte la parola apparisce nella raccolta; "Trend" dimostra un disegno della freqeunza dell'uso di una parola attraverso la raccolta. Vede Appendice A1 per una lista di stopwords.
Questo grafico di Voyant aiuta nell'interpretazione delle opinioni di Michelangelo sull'esistenza mondiale e spirituale perché dimostra i legami tra parole, e attraverso questi legami suggeriscono in quei modi lui scrive del suo conflitto esistenziale. Questo conflitto è chiaro principalmente attraverso la frequenza della parola "morte," la quale apparisce 152 volte. Non importa necessariamente se questo uso di "morte" corrisponde a Michelangelo sé stesso oppure un altro perché la frequenza del suo uso si rende un tema dominante nella raccolta. Inoltre, il Trend di "morte" mostra una crescita nel suo uso vicino l'ultimo metà della raccolta, denotato dai picchi sul grafico. Anche se morte apparisce il più nella raccolta, la concentrazione in un periodo suggerisce l'ansietà della morte era confinata a un periodo particolare, segnalando un cambiamento nel tono delle opere fra tempo.
Comunque, "occhi" varia notabilmente nel suo uso fra tempo invece di rimanere confinata a un periodo. Quest'continuità nel uso di "occhi" suggerisce la sua utilità considerando l'assenza delle altre parte del corpo in questa lista. Quindi, gli occhi correlano un'importanza alla visione sopra gli altri sensi, e aumentano la competenza degli artisti come maestri dell'interpretazione del mondo perché verifica come gli artisti formano le sue connessioni a Dio contro gli altri (articolato di Clements).
"Collocates" strumento di Voyant, incorporando una raccolta di 302 canzonieri di Michelangelo. "Term" correla alla parola sotto investigazione; "Collocate" denota la parola che apparisce vicino il Term; "Count (context)" mostra quanti tempi la combinazione di "Term" e "Collocate" succede nella raccolta. Vede Appendice A1 per una lista di stopwords.
Seguendo i disegni del grafico "Terms," il grafico "Collocates" dimostra i rapporti tra parole per capire come i temi appariscono nelle opere. "Me" e "stesso" suggerisce un'intuizione nella soggettività delle opere di Michelangelo perché la frequenza di questa combinazione mette un'enfasi significata sul narratore. Non è chiaro se il narratore rappresenta Michelangelo in ogni caso, però la voce personale nelle poesie, supporta dalle altre serie di pronomi "me te," "me me," e "me sì," suggerisce che la sua prospettiva domina le sue scritture. Jean-Pierre Barricelli, un critico dei sonetti di Michelangelo, scrive del rapporto tra Michelangelo e la Chiesa, dicendo "Michelangelo did not care to lend his talent to the Church in order to illustrate its dogma: in a spirit of introverted aestheticism, he wanted to unveil his inspiration, his personal vision, as if in direct, uninstitutionalized communion with God" (New Literary History 601). Quindi, lui asserisce che Michelangelo cercava per una separazione dalla Chiesa per trovare una vera forma d'esperimersi, suggerendo che la sua visione sarebbe oscura con l'integrazione della Chiesa. Come risultato, la combinazione di "occhi miei" sottolinea il potere e l'influenza degli occhi dato questo distanza dalla religione, rendendo le scritture di Michelangelo un prodotto principalmente baso sui problemi personali. Il rifiuto della Chiesa promuove anche un rapporto diretto a Dio perché non usa un'istituzione come intermediario, limitando la manipolazione (attraverso propaganda, slancio della Chiesa) dell'interpretazione della vita. Cioè, rafforza gli occhi come gli elementi per creare il rapporto con divinità.
Nel contesto del rapporto di Michelangelo e religione, Barricelli specula anche che "while Michelangelo's primary concern was the salvation only God could provide, 'his ultimate desire [was] to free his soul from the restrains and failings of the body so that it may in time ascend to heaven'" (New Literary History 600). Per articolare che Michelangelo voleva bloccare la sua anima dagli sbagliati della vita, Barricelli non riconosce che per superare questo mistero, Michelangelo doveva connettere con il corpo (gli occhi) per interpretare divinità e realizza l'ascensione, come detto Clements. Infatti, il corpo è la chiave per l'ascensione, come riflette Michelangelo nel canzoniere 30 in cui lui racconta "dagli occhi del mie ben si parte e vola un raggio ardente e di sì chiara luce che da' mie, chiusi ancor, trapassa 'l core" (Canzoniere 30). Questa luce determina la necessità del corpo perché conferisce il legame con il cuore, la quale forma la connessione a Dio attraverso l'interpretazione aumentata del mondo. Comunque, l'importanza degli occhi in particolare suggerisce, anzi, un utilizzo delle parte del corpo (un equilibro) e non una dipendenza totale perché si contribuirebbe all'ansietà d'esistenza che infesta le scritture di Michelangelo (e complicherebbe un rapporto a Dio).