“A volte penso che potrebbe essermi utile un percorso, al tempo stesso penso che non sto così male”
Incontro spesso la falsa credenza che per entrare nella stanza della psicologa serva “un buon motivo”. E' il retaggio di una cultura che ha a lungo messo il benessere mentale qualche gradino sotto quello fisico.
Ebbene, dalla psicologa non vanno i pazzi o i deboli, ci va chi ha voglia di prendersi cura di sé. E questo è di per sé il miglior motivo.
Quando avvertiamo un malessere fisico non attendiamo che sia grave per attenzionarlo, ma ci prendiamo cura di noi ricorrendo a dentista, fisioterapista, nutrizionista…
Allo stesso modo la consulenza psicologica non è, o almeno non è solo, per le emergenze o le sofferenze croniche o acute. Certo, ci si può ricorrere quando si sente di essere proprio bloccati in una situazione spiacevole, ma si può anche andarci con il sentore che qualcosa non quadri e con la curiosità di scoprire cose nuove e buone per sé.
A chi mi racconta di un malessere, di una sensazione spiacevole o un pensiero disturbante - assicurandomi che però “non è niente di grave”- mi piace rispondere che non c’è bisogno di stare male per desiderare di stare meglio.
Spesso chi cerca una psicologa si preoccupa di contattarne una che abbia competenze specifiche per il tema che vuole trattare. Rispetto a questo mi sento di rassicurarvi: è responsabilità e competenza del professionista valutare la situazione e, in caso, proporre alternative. Il codice deontologico degli psicologi, così come la mia bussola interna, raccomanda assoluta onestà e umiltà in questo. Ci si muove, in scienza e coscienza, avendo come unico obiettivo il benessere del paziente.
Al di là degli aspetti tecnici e teorici c’è poi la grande variabile: la relazione. Per capire se la psicologa in questione è la professionista giusta per voi è fondamentale la domanda: “come mi sento in relazione con lei?”.
Se è una relazione in cui vi sentite liberi di esprimervi senza giudizio, al sicuro ma anche incoraggiati ad uscire dalla zona di comfort, questo è un ottimo segnale. Ovviamente per creare la relazione e dunque darsi questa risposta bisognerà darsi del tempo (variabile per ciascuno). Ciò detto, se vi date la possibilità di iniziare, già da molto presto potrete far caso a cosa vi dice la pancia.
Domanda comune e domanda curiosa, se pensiamo che solitamente i professionisti sanitari fatturano il primo incontro come tutti gli altri.
Ma è anche una domanda legittima, se penso che ad oggi alcune piattaforme online promuovono il primo incontro gratuito.
Il primo incontro per me è molto importante; è il momento prezioso e delicato in cui ci si vede e ci si guarda per la prima volta. Qualcuno arriva entusiasta, qualcuno arriva titubante o spaventato. In ogni caso trova un posto sicuro ad accogliere la sua richiesta, la sua storia e i suoi bisogni.
Il primo incontro spesso è l’inizio di un viaggio. Alle volte, capita anche questo, è tutto ciò che serve a quella persona in quel momento.
Altre volte ancora la persona viene a dare un'occhiata, tasta il terreno e decide se e quando vorrà tornare.
Lo spazio di ascolto rimane a disposizione, sicuro ed affidabile. E il paziente ne può disporre nel modo che sente più suo.
Per questo e per altri motivi, io non distinguo tra il primo appuntamento e gli altri. Né in termini di valore terapeutico né in termini di valore economico.
La prima seduta è il primo incontro e, come in tutti i primi incontri, si fa conoscenza. Vi chiedo di raccontarmi cosa vi porta qui. E’ uno spazio che potete usare per porre delle domande e condividere eventuali dubbi sull’inizio di un percorso. Di base, come tutte le sedute, è uno spazio che spetta a voi e che potete usare per portare ciò che sentite importante in quel momento. Nei primissimi incontri avrò più cose da chiedervi io, per iniziare a conoscervi (chi siete, cosa vi piace, che fate nella vita, da dove venite…) e a capire a più ampio respiro la situazione che portate.
E’ possibile anche fare una consulenza singola, ad esempio se volete affrontare una questione e vi state orientando su quale sia la strada migliore per voi; potete usare questo spazio per chiedere un parere professionale a riguardo, anche senza la prospettiva di iniziare un percorso.
Nella stanza e nel percorso non siete soli, alle volte parlerete più voi, altre avrò delle domande da farvi o delle osservazioni da condividere. Si può stare anche in silenzio quando serve, alle volte si lascia spazio alle emozioni e si resta in ascolto. Ma, se vi state immaginando il terapeuta vecchio stampo che rimane zitto finchè non parlate, non è questo il mio caso.
Come tutte le esperienze nuove, ci sta essere un po’ spaesati all’inizio, cercheremo insieme il canale comunicativo più adatto e, man mano che ci fate conoscenza, quello spazio vi diventerà sempre più familiare e fluido da usare.
Io quando ricevo una persona che desidera iniziare un percorso propongo qualche colloquio conoscitivo (in genere 3) per inquadrare la situazione e capire la richiesta. Dopodichè condivido la mia lettura della situazione e, se ritengo che la mia sia la sede giusta, propongo l’inizio di un percorso. In caso contrario ragioniamo insieme su quale può essere l’alternativa migliore e perchè (ad esempio l’invio ad altr* professionista se c’è bisogno di un setting o di competenze diverse dalle mie).
Se decidete di iniziare un percorso con me non c’è una durata prestabilita, si definisce strada facendo sulla base dei bisogni e degli obiettivi. Possono essere alcuni incontri o tanti mesi, non tanti anni. Il supporto psicologico mira a offrire strumenti e rinforzare le risorse che ci sono affinché la persona sia libera e autonoma. Questa stanza accoglie e ascolta il bisogno: può essere prima un posto soffice in cui fermarsi a prendere respiro e poi un trampolino di lancio, mai una gabbia.
Di solito è una consapevolezza che si matura sulla base dell’evoluzione fatta, degli obiettivi raggiunti e di come vi sentite. Se ne parla insieme e spesso si arriva a salutarsi degradando gradualmente la frequenza delle sedute.
In ogni caso la scelta è sempre del paziente, che può interrompere in qualsiasi momento lo desideri; l’unica cosa che io consiglio caldamente in tal caso è di darsi un ultimo appuntamento per tirare le fila di quanto si è fatto fin lì in modo da concludere in modo coerente e rispettoso della strada che avete fatto.
Il costo è di 50€ per le sedute individuali e 60€ per quelle di coppia.
Le fatture sono detraibili al 19% in sede di dichiarazione dei redditi poiché è una prestazione sanitaria a tutti gli effetti, quindi ritenuta essenziale per il benessere di una persona.
Si può pagare con bonifico, paypal, contanti (n.b. quest’ultima opzione per legge non consente la detrazione fiscale).