I primi cantieri


Il primo costruttore viareggino di bastimenti fu Valente Pasquinucci. Sappiamo che già nel 1809 aveva costruito, insieme al calafato Pasquale Bargellini la tartana "San Pietro", per conto di Giovanni Giuseppe Baroni e fratelli.

Subito dopo iniziarono l’attività di costruttori navali Carlo Pasquinucci (figlio di Valente), Stefano e Giovanni Bargellini, che avevano i loro cantieri nella vecchia darsena.

Dopo il 1860, i cantieri si moltiplicarono, specialmente per l'opera di Achille ed Alessandro Raffaelli, di Lorenzo Bargellini, di Lorenzo Benetti e dei fratelli Codecasa.

La costruzione dei velieri si sviluppò in seguito, con grandissimo prestigio, grazie all'opera intelligente ed all'estro creativo di Gino Benetti e Fortunato Celli, il popolare "Natino".

Il Celli, in particolare, si fece notare per l'eleganza dei suoi scafi; la sua fama è tutt'oggi viva ed i suoi bastimenti sono entrati nella leggenda. Ne è rimasto suggestionato anche lo scrittore Mario Tobino che nel suo romanzo "Sulla spiaggia e di là dal molo" gli dedica un racconto, preceduto da questi versi:

"Costruisti, Natino, i bastimenti più belli, freschi e superbi in ogni mare, avevano il soffio delle anfore greche.".

In primo tempo, i costruttori navali viareggini si ispirarono, nella tecnica e nelle linee, agli scafi sorrentini, poiché questi bastimenti di modesto tonnellaggio, a confronto con quelli liguri, erano universalmente apprezzati per la loro velocità e per le straordinarie doti nautiche. Più tardi i viareggini, e principalmente "Natino" Celli, crearono un tipo di barca completamente nostrano, sia per la forma dello scafo, più snello ed elegante, che per la superficie velica, ottenendo un ottimo risultato d'insieme, tanto che molti armatori di centri velici di grande importanza, sia italiani che esteri, commissionarono bastimenti nei nostri cantieri. A conferma di quanto abbiamo detto portiamo un esempio che ci da la prova del valore dei costruttori navali viareggini .

"Una goletta viareggina entrò in un porto inglese per scaricare merce commissionata in quella nazione. Dopo aver mollato l'ancora e predisposto per l'attracco, il capitano vide salire a bordo due signori che domandarono a chi appartenesse il bastimento e chiesero, senza indugio, di acquistarlo. Il capitano rispose che la goletta era di proprietà di un armatore viareggino e volle conoscere il motivo che aveva indotto i due signori a proporre l'acquisto immediato della barca. I due replicarono dicendo che avrebbero avuto desiderio di tenere la goletta in Inghilterra, quale esempio di perfezione cantieristica, di eleganza nelle linee e di efficienza marinaresca. Il capitano, dopo aver preso contatto con l'armatore, fu autorizzato alla vendita. La goletta viareggina rimase così in lnghilterra a testimonianza dell'abilità e dei valore dei nostri costruttori navali".

La caratteristica più evidente dei nostri velieri era quella di avere la prua più alta della poppa, la quale ultima era invece sottile e slanciata nella sua elegante rotondità ovale.

I viareggini erano orgogliosi di questo nuovo stile, ideato dal già citato"Natino" Celli, tanto che presto nacque un detto che, con spirito popolaresco, così affermava: "Se vuoi una barca da cammino, testa grossa e culo fino", cioè la classica barca viareggina.

Fino al 1840, i tipi dei bastimenti costruiti a Viareggio erano stati, per la maggior parte: paranze, navicelli, bovi, e tartane (quelle gloriose tartane, veri muli del mare, sulle quali si forgiarono i nostri migliori marinai, ma che causarono il maggior numero di naufragi, data la loro facilità a rovesciarsi con il mare in tempesta). In quel tempo furono rare le golette ed erano assenti sui nostri scali i brigantini e le navi goletta, chiamate da noi "barcobestia". Si dovrà arrivare al 1860. Da questa data e fino ai primi anni del '900, la flotta mercantile viareggina si affermò e si accrebbe notevolmente. I cantieri producevano mediamente 10 o 12 velieri all'anno, tra i quali apparivano i brigantini, i barcobestia ed i brigantini goletta, chiamati anche "scuneri".

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