Abuso e trauma spirituale
Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi; è l'indifferenza dei buoni. Martin Luther King
Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi; è l'indifferenza dei buoni. Martin Luther King
Forma di abuso emotivo e psicologico caratterizzato da un modello sistematico di comportamento coercitivo e di controllo in un contesto religioso
La risposta fisica, emotiva o psicologica a credenze, pratiche o strutture religiose che viene vissuta da un individuo come opprimente o distruttiva e che ha effetti negativi duraturi sul benessere fisico, mentale, sociale, emotivo o spirituale di una persona
Autonomia e autodeterminazione sono i presupposti di qualsiasi azione, specialmente dell'atto di fede.
La violazione di tale libertà costituisce intrinsecamente azione abusante, anche laddove l'ab-uso (uso improprio) negli effetti presuppone l'esistenza concettuale di un uso (uso proprio) nelle intenzioni.
Tutto questo espresso in termini estremamente riduttivi, resi necessari per adeguare la spiegazione alla grettezza dell'agito, dato che giammai nei confronti di una persona, diversamente da un oggetto, sarebbe opportuno esprimersi in termini di "uso".
Molte delle caratteristiche dell'abuso spirituale sono sovrapponibili ad altri contesti di abuso e violenza:
l'azione di abuso proviene da figure considerate di riferiemento, a motivo del ruolo fomale o di talenti e carismi riconosciuti
l'azione di abuso avviene in un ambiente che si presume protettivo e rivolto alla tutela del bene supremo di ciascun partecipante
la vittima ha l'impressione di vivere un'esperienza dell'ambiente diversa dagli altri membri della comunità; il dubbio nel decifrare la consistenza della propria percezione è motivo di screditamento
dinamiche comunicative e relazionali di tipo familistico o autoritario conducono a comportamenti omertosi ed autogiustificanti all'interno dello stesso gruppo sociale
All'interno dell'ambiente religioso o della comunità di pratiche, i comportamenti di leader e referenti si caratterizzano per i seguenti tratti:
Autoritarismo: i leader richiedono obbedienza assoluta, scoraggiano il pensiero critico e sopprimono l’autonomia e la scelta individuale; l'autorità viene esercitata o imposta in virtù di verità superiori e carismi anche effettivi.
Manipolazione, svalutazioni e controllo: vengono impiegati sensi di colpa, tattiche di paura, ricatto e vergogna per mantenere il controllo sui seguaci.
Sfruttamento: lo sfruttamento finanziario, il lavoro forzato possono essere dati per scontati o giustificati in nome della spiritualità o della missione.
Isolamento: i seguaci sono scoraggiati dal cercare prospettive esterne o dal costruire relazioni al di fuori della comunità spirituale; viene manifestato sostanziale disinteresse per emozioni e pensieri della persona che manifesta dissenso o disagio o che ricerca confronto e chiarimento.
Supremazia e strumentalizzazione dottrinale: le credenze vengono presentate come l’unica via “giusta”, respingendo punti di vista alternativi e promuovendo una cultura dell’esclusività; l'impugnazione di verità superiori viene utilizzata anche per indirizzarare o forzare decisioni personali.
Autorità e potere anche riconosciuti ed effettivi vengono utilizzati fuori dai confini del rispetto della persona e della sua dignità e per questo motivo sostanzialmente seppur silentemente o persino involontariamente a suo danno.
Tali comportamenti subiti in forma di abuso, cioè non riconosciuti, condivisi o contrastati per insufficienza di risorse personali e sociali e di abilità, possono produrre una configurazione di vissuti e impatti paragonabile ad un trauma.
Tumulto emotivo: sentimenti di colpa, vergogna, confusione e scarsa autostima dei sopravvissuti alla peste mentre mettono in discussione la propria spiritualità e le proprie convinzioni.
Perdita di fiducia: l’abuso spirituale distrugge la fiducia degli individui nelle istituzioni religiose o spirituali e può influire sulla loro capacità di fidarsi degli altri.
Crisi d’identità: le vittime possono avere difficoltà a separare le proprie convinzioni autentiche dalle ideologie distorte imposte loro.
Ansia e depressione: il trauma dell’abuso spirituale porta spesso a problemi di salute mentale, tra cui ansia, depressione e disturbo da stress post-traumatico (PTSD).
Disconnessione spirituale: l’abuso offusca l’aspetto sacro della spiritualità, lasciando i sopravvissuti con la sensazione di essere disconnessi dalla propria essenza spirituale e alla ricerca di un significato.
Il percorso di trattamento e cura può essere diversificato in base alle circostante e disponibilità all'esplorazione; particolare attenzione, nell'ottica del "noli nocere" viene posta sul rispetto della scelta individuale nell'indagare e scoprire il significato profondo della la propria esperienza.
Esso può includere trattamento individuale dei sintomi mediante psicoterapia, anche con tecniche di psicotraumatologia (es. EMDR).
Inoltre possono essere indicati perscorsi di psicoterapia di gruppo focalizzati e tematici, quali settings indicati per favorire la socializzazione dei vissuti e l'apprendimento vicario mediante l'ascolto di esperienze altrui.
Molta parte del lavoro di emersione dell'esperienza passa dall' acquisizione di una corretta informazione sul fenomeno, psico-educazione e skills training per l'apprendimento di strumenti di lettura delle dinamiche comunicative e relazioni distorte e la messa in atto di comportamenti efficaci.
L'ab-uso implica un uso abnorme di potere e autorità, anche se legittimi, che diventa prevaricante nelle intenzioni o, talvolta, anche "solo" negli effetti. Ne deriva una compromissione della libertà intrinseca dell'individuo, specie in materia di orientamenti spirituali , e attraverso questi, una "disbilitazione esistenziale" complessiva.
In questo contesto, il danno derivante dalla violazione della libertà di scelta supera il rischio di una possibile errata scelta, quand'anche, nell'ipotesi della buona fede, questa fosse la finalità protettiva del condizionamento.
Quando l'integrità di una persona è distrutta da comportamenti coercitivi e manipolatori, la sua capacità di autovalutazione viene annullata, compromettendo la possibilità di un'esperienza spirituale autentica, che presuppone appunto la conservazione preventiva dalla sua facoltà di giudizio e scelta.
Il primo passo per il cambiamento consiste allora nel riconoscere l'esistenza del problema e nominarlo, ovvero descriverlo per ciò che è.
Questa "affermazione descrittiva"o labeling è la premessa per un cambio di prospettiva, gettando le basi per la trasformazione della propria percezione di ferita, disagio, malessere da un'ipotesi segreta e indicibile ad un evento pubblico e comunicabile, sancisce l'esistenza del fatto nella realtà e restituendo dignità al vissuto traumatico ne rende possibile l'elaborazione.
La consapevolezza, in quanto scoperta e scelta autodeterminata, ha il potere (adeguatamente usato stavolta e non ab-usato) di (ri)abilitare all'esistenza strappata, costituendo nel contempo primo atto di guarigione.
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