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La piattaforma INVISIBILIA, organizzata e diretta da Giulio Lughi, si è sviluppata dagli inizi degli anni 2000 al 2018, in stretta connessione con le attività di ricerca e didattica svolte nell’Università di Torino.
Il progetto è partito dalla constatazione che molti prodotti della creatività contemporanea non sono “opere” nel senso di oggetti fisici, quanto piuttosto installazioni, strutture site-specific, situazioni performative, attività sul territorio e simili. Prodotti di grande peso economico e grande risonanza mediatica, ma che difficilmente vengono documentate in maniera esauriente o trovano le filiere operative in grado di proiettarle dentro la realtà socio-economica. In questo senso si tratta di “beni culturali invisibili”: il progetto si è proposto quindi di studiare e sviluppare un modello culturale e mediatico che utilizzi le più aggiornate tecnologie della comunicazione digitale per sviluppare la visibilità, la conoscenza, il mantenimento, il riuso e la redditività di questi particolari beni e per restituirne l’esperienza emozionale.
La piattaforma si colloca in uno scenario culturale in profonda trasformazione, in cui:
sta emergendo una specifica dimensione culturale dei media digitali che, pur meno studiata rispetto alla cultura dei mass-media e agli scenari culturali più tradizionali, presenta caratteristiche che richiedono di essere valutate secondo principi autonomi;
è sempre più forte la presenza di infrastrutture di rete che vanno oltre il loro impatto tecnico, mentre riconfigurano l’ambiente sociale da esse innervato come vere e proprie reti di conoscenza;
c’è stata negli ultimi anni una ridefinizione dei “beni culturali”, soprattutto in rapporto all’impiego delle tecnologie, passando da un’ottica “locale” di singoli problemi tecnici da affrontare e risolvere separatamente, ad un’ottica “globale”, “di sistema” che richiede valutazioni e soluzioni strategiche soprattutto nella prospettiva dei big data, dell’interoperabilità e dell’intelligenza artificiale;
si sviluppano nuove forme di visualizzazione cognitiva e di immersività multimediale ad alto tasso di interattività, che rappresentano un deciso passo avanti rispetto alla tradizionale documentazione fotografica o audiovideo, puntando a forme complesse di restituzione emozionale;
emerge in modo sempre più deciso la Creatività Digitale come zona di frontiera dove si sperimentano la “domesticazione” e l’assestamento percettivo, emozionale, estetico e socio-culturale delle nuove tecnologie;
cambiano profondamente i meccanismi dell’apprendimento e del trasferimento di conoscenza, dove la frammentazione degli strati sociali, la dimensione metacognitiva e riflessiva, la mobilità dei soggetti sul territorio e le mutate condizioni economiche e antropologiche impongono l’affiancamento delle tradizionali attività formative, statiche e formali, con strumenti evoluti di lifelong learning.
Partendo da queste basi, la funzione della piattaforma è di far uscire la problematica dei beni culturali dal suo guscio assistenziale, usando a 360 gradi l’innovazione tecnologica e la Creatività Digitale per valorizzare gli asset culturali della contemporaneità.