21 luglio 2020

Nemo

Aveva ignorato la lista per settimane. Non era un bambino negligente, anzi, tutt'altro. Ma quella lista gli chiudeva lo stomaco ogni volta che cercava di prendere una decisione. Non era poi un compito così difficile, si diceva, bastava scegliere uno o due libri tra quelli elencati dalla maestra per poi leggerli ed esporli al rientro dalle vacanze. Tuttavia, ogni qualvolta scorreva quella ventina di titoli, lo schema era sempre lo stesso: un'iniziale entusiasmo per quello che sembrava esser il libro perfetto per i suoi gusti, un momento di dubbio non appena l'occhio gli cadeva sul titolo sottostante, altrettanto allettante, e a cascata seguivano lo sconforto e la consapevolezza di non poter semplicemente leggerli tutti per risolvere il problema. I suoi genitori gliene avrebbero comprato uno, forse due. Non si può certo dire che non prendesse la cosa seriamente. Troppo seriamente. La scelta sembrava essere condizionata da troppi fattori. Poco prima di rimettere via quel maledetto foglio in preda alla frustrazione, arrivava a domandarsi perfino cosa avrebbero pensato i suoi compagni se avesse letto un libro troppo infantile, troppo corto, troppo facile, troppo lungo, troppo, troppo poco...

Così erano passate settimane da quando era finita la scuola, e Nemo non si era ancora deciso su quale lettura intraprendere. Ma quella mattina si presentò un problema. Solitamente sua madre non si curava troppo della sua condotta scolastica. Non che non ne fosse interessata, semplicemente riteneva che Nemo fosse in grado di gestirsi da solo, e per molti aspetti aveva ragione. Ma quella mattina dovette fargli presente che l'unica libreria del paese(*) l'indomani avrebbe chiuso per ferie, per riaprire chissà quando. A quel punto sarebbe stato troppo tardi. Così il ragazzo mise la lista tavolo, le mani nei capelli, e tentò nuovamente di venirne a capo. Non era solo questione di leggere un libro, quanto piuttosto il dover leggere un libro, e la consapevolezza che leggere un libro esclude il poterne leggere un altro. Sapeva che sceglierne uno, anche a caso, sarebbe stato comunque meglio di non scegliere affatto; ma era disposto a lasciare che fosse il caso a decidere al suo posto? I suoi genitori non avevano certo soldi da buttare via per prendergli una decina di libri che avrebbe letto una volta sola, e questo pensiero, seppur Nemo lo capisse e accettasse, lo turbava non poco. Certo avrebbe potuto risolvere il problema andando a leggerli in biblioteca. Se ci fosse stata una biblioteca(**). Ma francamente dubito che quel ragazzo non avrebbe trovato difficoltà anche solo a decidere da quale libro iniziare.

Come al solito, nessuna lampadina, nessun "din" seguito dal suono dell'arpa per annunciare un’illuminazione. L'unica idea costruttiva che gli venne in mente fu quella che, forse, sfogliare qualche pagina dei libri in questione avrebbe potuto suggerirgli qualcosa. E comunque in libreria oggi ci sarebbe dovuto andare comunque. Quindi prese la sua bicicletta, e attraversò il paese fino al negozio di libri.

[11:27]

Una ragazza che non poteva avere più di venti anni lo accolse con un sorriso, e lo indirizzò verso uno scaffale dove Nemo trovò tutti i libri della sua lista riposti ordinatamente; lo informò che a mezzogiorno la libreria avrebbe chiuso, ma di fare con calma e dare un'occhiata in tranquillità. Probabilmente la maestra si era sentita in dovere di informare la libreria dei compiti dati ai propri alunni, e qualcuno si era preso l'impegno di sistemarli tutti vicini. O forse erano solo titoli più richiesti e gettonati. Iniziò subito a maneggiare qualche libro per farsi ispirare dalla copertina. Ma ognuna lo seduceva allo stesso modo, come pure le brevi descrizioni sul retro, che promettevano le emozioni più forti e le storie più avvincenti. Nessuna menzionava un finale, ovviamente, sarebbe stato troppo facile scegliere altrimenti. Forse. C'erano più copie per ogni titolo, ma di alcuni erano presenti appena un paio di esemplari, mentre di altri ce n’erano decine. I suoi compagni avevano avuto chiaramente delle preferenze omogenee nelle loro scelte. Avrebbe dovuto prendere il loro suggerimento o, al contrario, provare qualcosa di totalmente diverso?

Mentre elaborava una serie di pensieri man mano più lontani da qualcosa di utile per la sua situazione, una mano lo sfiorò allungandosi sullo scaffale per prendere un libro. Voltandosi, vide un bambino della sua stessa scuola andarsene con una copia di "Qfrjbgh"(***). Non aveva nemmeno dato un'occhiata agli altri libri. Aveva già in mente cosa prendere? Non era stato tentato minimamente dagli altri titoli, nemmeno incuriosito? O forse aveva preso il primo blocco di pagine che la sua mano aveva trovato? E se così era, come poteva non importargli di come avrebbe investito il suo tempo? Nemo era tentato di porgli queste domande, ma il bambino era già oltre la cassa. Forse avrebbe dovuto seguire il suo esempio. Era ancora convinto che leggere qualcosa anche a caso dovesse esser per forza preferibile a non leggere niente. Lui doveva leggere. Ma doveva scegliere?

[11:36]

Osservando meglio, si accorse che non tutti i titoli della sua lista erano presenti su quel maledetto scaffale. Allarmato dall'orologio che martellava sulla parete, s'aggirò velocemente tra i corridoi in cerca dei titoli mancanti. Gli scaffali ai suoi lati erano colmi di libri di ogni tipologia, dai classici della letteratura ai romanzi rosa, dai poemi omerici alla poesia di Asticelli, dalle disquisizioni teologiche ai grandi Maestri del Pensiero. Per la prima volta fu quasi grato alla lista che teneva tra le mani. Come avrebbe fatto senza di essa a orientarsi in quel mare di possibilità? Si agitò quindi al pensiero che le estati a venire quella lista sarebbe potuta diventare sempre più lunga. E se un giorno non ci fosse più stata? Beh, si disse, probabilmente se non c'è una lista non c'è neanche l'obbligo di scegliere qualcosa. Leggere quello che mi va. Ma l'assenza di un compito da fare l'avrebbe tranquillizzato o sarebbe stato il motivo per non metter più piede in libreria? Non era certo questo il momento adatto per pensarci. Riordinò i suoi pensieri e ricominciò a cercare.

[11:43]

L'ansia saliva ogni volta che guardava l'orologio. Maledetto congegno. Immagino vi siate trovati anche voi con l'acqua alla gola la consapevolezza che il tempo a disposizione non è a sufficienza, e percepire quel cupo malessere avvolgervi da dietro le spalle. Mancando così poco alla chiusura, si rassegnò all'inevitabile. Forse avrebbe chiuso gli occhi e allungato la mano, forse avrebbe recitato una filastrocca, forse avrebbe scelto il libro più in alto a sinistra (o a destra?) ma qualcosa avrebbe fatto appena tornato al primo scaffale. Si sentì immediatamente meglio. Il caso avrebbe scelto per lui. Il signore che stava alla cassa, che secondo Nemo poteva avere più o meno l'età del suo papà, gli fece un cenno un po’ spazientito verso l'orologio appeso al muro. Schifoso(****).

Giunto allo scaffale allungò la mano. Si era realmente convinto di poter delegare la sua scelta a un colpo di dadi. Si bloccò. Di sasso. E rimase immobile.

[11:50]

Tutte le immagini delle copertine sembravano danzargli davanti agli occhi, attirandolo verso di loro. Una caleidoscopica acrobazia di possibilità, informe e multicolore, cangiante e terribile. La fitta allo stomaco era tornata più forte di prima. Dolore.

[11:53]

Non era più questione di un libro, Nemo vedeva davanti a sé strade diverse, persone diverse, traguardi diversi, vite diverse. Le sue. Come poteva una decisione così importante cadere sulle spalle di un bambino così piccolo? Come poteva essere sicuro di fare la scelta giusta, la più redditizia, la più prestigiosa, la più felice?

[11:56]

La testa sembrava scoppiargli, sudore colava dalla fronte. È tardi! È tardi! Cosa sarebbe successo se si fosse abbandonato a quel flusso amorfo e inconsistente? Dove sarebbe finito?

[11:57]

«Ragazzo! Stiamo per chiudere!»

Lanciarsi su una di quelle immagini forse avrebbe portato a qualcosa di buono. Ma se si fosse sbagliato? Cosa avrebbero pensato i suoi genitori? Un totale fallimento! Studio, energia e soldi completamente sprecati!

[11:58]

È tardi! È maledettamente tardi! Le gambe iniziavano a tremare, e le lacrime si mescolavano al sudore. Tamburi gli rimbombavano nella testa.

[11:59:20]

Un uomo – probabilmente l'uomo più vecchio che Nemo avesse mai visto – gli si avvicinò a grandi passi dal fondo del corridoio. A ritmo di tamburo. A passo d'orologio.

[11:59:40]

La mente ferma, rassegnata, spenta. Poteva morire lì.

[11:59:56]

Un passo del vecchio demone.

[11:59:57]

Un ticchettio della lancetta.

[11:59:58]

La mazza sulla pelle del tamburo.

[11:59:59]

L'ultimo granello di sabbia della clessidra.

[12:00:00]



Il vecchio demone fece l'ultimo passo verso Nemo, la sua mano si avvolse attorno al suo collo e, mentre il ragazzo rimaneva immobile, il mostro lo divorò.


Altri sembrerebbero suggerire che l'anziano signore si limitò a dare qualche bastonata al ragazzo, sbattendolo fuori dal negozio e facendolo finire lungo disteso sulla strada, dove gli assestò un paio di calci nelle costole. Ma Nemo si rialzò qualche minuto dopo.


Vi sono infine alcuni che credono che il vecchietto prese Nemo per mano e i due camminarono assieme per gli scaffali della libreria. Ben oltre l'orario di chiusura.



* non si sa bene quale sia questo paese, potete immaginarvene uno piuttosto piccolo e abbastanza fuori mano, per così dire. Fate un po' voi.

** come dicevo, un paesino abbastanza fuori mano, ma non troppo da non poter avere nemmeno una libreria. I libri gratis andateveli a cercare da qualche altra parte.

*** non è colpa mia se siete ignoranti.

**** purtroppo non è dato sapere se questo pensiero fosse riferito all'orologio o all'uomo.


Hans K. M. Rott

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