Osservare i mammiferi selvatici
L'osservazione dei mammiferi selvatici richiede una certa esperienza, non solo sulle abitudini di tali animali, ma anche sui luoghi da loro frequentati, che spesso sono impervi e pieni di insidie. Per questo motivo si consiglia sempre di fare riferimento a una guida esperta locale. Occorre tenere presente, però, che l'osservazione dei mammiferi selvatici richiede molta pazienza e spesso può comportare enormi delusioni rispetto all'osservazione di altri tipi di animali. Basti pensare che nel mondo esistono 4.000 specie di mammiferi, a fronte di 9.000 specie di uccelli, 10.000 specie di rettili e anfibi, 20.000 specie di pesci e 1.000.000 di specie di insetti conosciute (ma si ritiene che almeno un altro milione non sia ancora stato scoperto).
Per quanto appena rilevato, sarebbe opportuno che l'osservazione dei mammiferi sia contestuale quantomeno al birdwatching, e perché no, alla osservazione di rettili, anfibi e insetti.
I mammiferi, come gli uccelli quando non sono in volo e come tutti gli altri animali, sono quasi tutti poco visibili, anche i più grandi. Infatti hanno abitudini e pigmentazioni tali da mimetizzarsi nel contesto paesaggistico e ambientale in cui si trovano. Ad esempio il pelo del camoscio in estate lo rende difficile da scorgere anche in campo aperto. Non bisogna, pertanto, farsi confondere dalla facilità con cui i documentaristi riescono a riprendere gli animali selvatici. In genere un documentario di venti minuti richiede anche un mese di spossanti appostamenti quotidiani, ciascuno lungo anche decine di ore, spesso infruttuose!
L'osservatore di mammiferi selvatici deve tenere in ogni caso che ad influenzare un incontro ravvicinato con mammiferi selvatici è l'assenza del suo odore, della sua vista e dei suoi rumori. Occorre, pertanto, osservare nella direzione da cui proviene il vento, mimetizzarsi e non produrre suoni, fossero anche lievi sussurri di eccitazione per aver avvistato l'animale.
Occorre in ogni caso che tutti gli animali selvatici, compreso i mammiferi, patiscono la nostra presenza, e nessuno di loro ha piacere di essere manipolato (tanto è vero che i veterinari prima di particolari interventi li anestetizzano con una siringa sparata da lontano). Ignorare le reazioni di un mammifero selvatico senza vie di uscita o ignorare la sua distanza di fuga rappresenta una vera e propria mancanza di rispetto, e una potenziale situazione di rischio per il mammifero e per l'osservatore. Poiché non sappiamo interpretare i loro segnali, dovremmo comportarci con la prudenza e la sottomissione del turista straniero in un paese del quale non conosce lingua e costumi.
Evitare di seguire l'animale per fotografarlo e utilizzare teleobiettivi. Fare particolare attenzione alle femmine con i piccoli, particolarmente protettive. Avvicinarsi vuol dire mettersi in pericolo, oltre a far spendere agli animali energie inutili. Per l'osservazione a distanza usare binocoli e cannocchiali. Fermarsi in caso ci siano questi segnali: testa alzata e orecchie rivolte verso la direzione dell'osservatore; l'animale mostra un comportamento nervoso; l'animale muove indietro o abbassa la testa con le orecchie all'indietro, i peli sul collo e sulla schiena sono eretti
Consigli utili nell'osservazione dei mammiferi terrestri
Evitare di seguire l'animale per fotografarlo e utilizzare teleobiettivi.
Fare particolare attenzione alle femmine con i piccoli, particolarmente protettive.
Avvicinarsi vuol dire mettersi in pericolo, oltre a far spendere agli animali energie inutili.
Per l'osservazione a distanza usare binocoli, cannocchiali e fotocamere con zoom.
Fermarsi in caso di mammifero in vicinanza che:
alza la testa e rivolge le orecchie nella direzione dell'osservatore;
mostra un comportamento nervoso;
muove indietro o abbassa la testa con le orecchie all'indietro e ha i peli sul collo e sulla schiena eretti.
Consigli utili nell'osservazione dei mammiferi marini
Se si è su una imbarcazione, restare a una distanza di ameno 100 metri dall'animale e non dirigersi nella sua direzione.
Se si è in attività subacquea, evitare di circondare o sospingere gli animali e di interporsi tra i membri di un gruppo, specialmente tra una femmina e il suo piccolo.
Non immergersi o nuotare assieme agli animali o cercare di toccarli.
Fermarsi in caso di mammifero in vicinanza che:
cambia rapidamente la direzione o la velocità del nuoto,
tenta di fuggire,
mostra comportamenti aggressivi, con vocalizzazioni, movimenti della coda o delle pinne o salti.
I mammiferi
I mammiferi sono animali vertebrati che prendono tale nome dalla presenza delle ghiandole mammarie, che si trovano nelle femmine, con cui nutrono i cuccioli.
La riproduzione avviene sessualmente, con un individuo maschile e un individuo femminile. Alcuni maschi, per conquistare la femmina, combattono tra loro e il più forte sarà vincitore. I mammiferi sono gli unici animali ad allattare i piccoli (propri o di altre femmine) ed è un vantaggio per i cuccioli perché non servono molte fatiche per nutrirsi ma dall'altra parte la madre o la balia deve mangiare più del solito per produrre il latte. i cuccioli sono allattate attraverso i capezzoli, presenti nelle mammelle, e possono avere forme, dimensioni, numero e posizioni diverse a seconda della specie.
I mammiferi si possono classificare, in base alle modalità di riproduzione, in:
Monotremi: mammiferi ovipari, che depongono le uova e poi allattano i nati saranno. Sono i meno numerosi.
Marsupiali: I piccoli crescono in un marsupio.
Placentati: I cuccioli si sviluppano nell'utero e ricevono nutrimento. Sono i più numerosi.
I topi marsupiali (Sminthopsis macroura) hanno il record per la minor gestazione, che non supera i 10, 11 giorni.
I mammiferi sono molto adattabili, infatti, si possono trovare quasi in qualsiasi habitat del mondo - anche nelle zone più fredde come ai poli, oppure nelle aree più calde, come nei deserti - grazie a una loro caratteristica: il sangue caldo. I mammiferi sono chiamati endotermi e omeotermi perché sono capaci di generare e mantenere il calore nel proprio corpo (tra i 35° - 40°C) nonostante il clima esterno.
Sono noti per il loro pelo presente in quasi qualsiasi specie, persino nei mammiferi marini. Esso serve:
per regolare l’omeotermia, cioè far rimanere costante il calore corporeo;
in molti casi per confondersi con l’ambiente circostante per catturare le prede o per nascondersi: alcuni mammiferi cambiano il loro pelo perché il colore si mimetizzi con il terreno adiacente (come le lepri);
in altri casi per distinguere il sesso dell’animale;
spesso per proteggere alcuni organi sensibili a corpi estranei;
in alcuni casi per proteggersi dai predatori mutandosi in pungiglioni;
in altri casi per fungere da organi tattili (sotto forma di vibrisse) quando sono collegati a fibre nervose.
I primi mammiferi si furono evoluti circa 195 milioni di anni fa ed erano simili a toporagni, non più lunghi di pochi centimetri, che si nutrivano d'insetti e di uova di dinosauri. Invece oggi le forme sono molto varie, infatti, ne esistono alcuni non più grandi del nostro pollice e altri che pesano più di 1700 uomini messi insieme (come è il caso della balenottera azzurra).
Oggi sono gli unici animali in grado di masticare il cibo, perché si sono evoluti dagli antichi rettili, i dinosauri, ma rispetto a loro hanno un unico osso mandibolare, potenti muscoli masticatori e denti idonei. I rettili preistorici potevano muovere la mandibola esclusivamente dall'alto verso il basso. Nei mammiferi moderni i muscoli concedono alla mandibola di muoversi dall'alto verso il basso e anche da destra verso sinistra.
In molti casi i mammiferi si riuniscono in un preciso luogo in un certo periodo dell’anno e solo per il 3% delle specie il maschio contribuisce alla cura dei piccoli insieme alla femmina.
Molti mammiferi sono addomesticabili dall'uomo. Ecco perché si classificano in mammiferi domestici (come cani, gatti, cavalli, mucche) e mammiferi selvatici (come tigri, elefanti, leoni, ippopotami, delfini, balene, canguri).
Per respirare usano i polmoni; per questo quando sono sott'acqua, hanno tempi limitati. I delfini e le balene sono mammiferi, non pesci, anche se vivono nel mare.
Anche i pipistrelli sono mammiferi e non uccelli, anche se sono muniti di ali. Anzi, il più numeroso gruppo di mammiferi è costituito proprio dai pipistrelli, di cui esistono circa 960 specie conosciute.