Spesso siamo solite e soliti pensare che le donne nella storia abbiano avuto un ruolo marginale. Questo si deve al fatto che per molti secoli l'istruzione e l'emancipazione sociale femminile non venissero promosse, poiché non considerate importanti.
Il risultato di questa credenza è visibile nella nostra vita quotidiana: quante volte ci sarà capitato di aprire i libri scolastici e vedere soltanto immagini di uomini. Se le donne apparivano, lo facevano solo in veste di madre, di figlia, di sorella o di moglie.
Tuttavia, le donne sono state molto e molte più di quanto siamo solite e soliti credere.
Ma come fare per imporsi in un mondo abitato solo da uomini? Protestando e facendo sentire la propria voce. Ma non da sole, tutte insieme, perché come si suol dire "l'unione fa la forza."
Ecco come nasce il femminismo, quel movimento diretto a conquistare per la donna la parità dei diritti nei rapporti civili, economici, giuridici, politici e sociali.
A seguire, la storia, l'evoluzione e i momenti più significativi di questo movimento.
Il termine femminismo nasce dalla fusione delle parole "femmina" e "attivismo".
Il primo di questi sostantivi viene sovente associato a termini negativi: femmina rimanda subito le menti di molti a parole come femminicidio (uccisione di una donna o di una ragazza): femminuccia (o effeminato), termini dispregiativi utilizzati per indicare quegli uomini che dimostrano un carattere apparentemente meno forte, andando così a ricalcare lo stereotipo delle femmine come "sesso debole".
Tuttavia, per portare avanti un movimento come quello femminista sono necessarie una forza ed una determinazione incredibili, soprattutto quando l'aggettivo femminista viene considerato da alcuni quasi come un insulto.
"Le donne non sono inferiori agli uomini, anzi sono (o devono essere) a essi superiori”. Secondo questa logica, i privilegi non vengono annientati o rimossi: semplicemente passano di mano. Dalle mani maschili a quelle femminili, per dar vita a una nuova forma di oppressione di genere, portata avanti con la stessa consapevolezza e la stessa volontà.
Questo non è, mai è stato e mai sarà il femminismo.
In un mondo (democratico) dove viene sostenuta l'uguaglianza tra gli individui (Dichiarazione universale dei diritti umani) quella che le donne chiedono è l'uguaglianza. Uguaglianza che deve esistere sia sul piano teorico che su quello pratico.
E' a partire dal XVIII secolo, alcune donne iniziano ad interrogarsi sulla loro condizione, cercando un modo per reagire alla cultura misogina coeva che sosteneva l'inferiorità biologica delle donne. È nel clima tumultuoso della Rivoluzione Francese, che emerge una personalità brillante come Olympe de Gouges (1748-1793).
Nel 1791, pubblica uno dei testi più rivoluzionari e importanti nella storia dell'umanità: la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina. Questo testo giuridico, composto di 17 punti, segna un punto di non ritorno nella storia del femminismo moderno.
Sostenendo l'uguaglianza tra donne e uomini, Olympe scriveva:
Art. 1
La Donna nasce libera e ha gli stessi diritti dell'uomo. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull'interesse comune.
Art. 3
Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione, la quale non è altro che l'unione della Donna e dell'Uomo: nessun corpo e nessun individuo può esercitare autorità che non provenga espressamente da loro.
Art. 4
La libertà e la giustizia consistono nel restituire tutto ciò che appartiene ad altri; così l'unico limite all'esercizio dei diritti naturali della donna, la perpetua tirannia dell'uomo cioè, va riformato dalle leggi della natura e della ragione.
Art. 10
Nessuno deve essere molestato per le sue opinioni anche di principio, la donna ha il diritto di salire sul patibolo, essa deve avere pure quello di salire sul podio sempre che le sue manifestazioni non turbino l'ordine pubblico stabilito dalla Legge.
Art. 13
Per il mantenimento della forza pubblica e per le spese di amministrazione, i contributi della donna e dell'uomo sono uguali; essa partecipa a tutti i lavori ingrati a tutte le fatiche, deve quindi partecipare anche alla distribuzione dei posti, degli impieghi, delle cariche, delle dignità e dell’industria.
Sulla stessa onda di Olympe troviamo Mary Wollstonecraft (1759-1797), scrittrice, filosofa e attivista britannica che nel 1792 pubblica la Rivendicazione dei diritti della donna. In questo testo, inizialmente intitolato "Thoughts on the education of daughters, with the reflections on female conduct, in the more important duties of life" Mary porta avanti una dura riflessione che ha come oggetto l'istruzione delle donne, accusata di essere mediocre, inadeguata se non addirittura inesistente.
Secondo la filosofa:
"È tempo di compiere una rivoluzione nei modi di esistere delle donne. È tempo di restituire loro la dignità perduta, e fare in modo che esse, come parte della specie umana, si adoperino, riformando se stesse, per riformare il mondo."
Nel XIX secolo il femminismo e le sue componenti spostano l'attenzione sul tema del lavoro.