Giovedì 25 febbraio gli alunni della classe 3 sez. A dell’Istituto Comprensivo via Anagni hanno incontrato la signora Luciana Romoli, detta anche Nonna Luce, per farsi raccontare ciò che voleva dire essere una partigiana ai tempi del fascismo.
Questo incontro, durato due ore, ed avvenuto per motivi di sicurezza via Meet, è stato organizzato dalla professoressa Compagnone in collaborazione con la coordinatrice di classe, la professoressa Berardi.
Per avere una linea guida sul colloquio da condurre, gli alunni avevano concordato le domande da formulare all’ex partigiana il giorno precedente, con l’aiuto della professoressa Berardi.
Il giorno del collegamento i ragazzi erano tutti molto agitati ed attendevano con ansial’incontro. Luciana Romoli, come d’accordo, si è presentata all’orario previsto ed ha iniziato a parlare sin da subito della sua vita passata, soffermandosi su un episodio che le accadde da piccola a scuola e che la toccò molto: una sua compagna di classe, nel periodo in cui gli insegnanti fascisti subentravano nel sistema scolastico, venne trattata male dall’insegnante solo perché era ebrea. Da lì la decisione di proteggerla, con l’aiuto di altre compagne, reagendo contro la maestra e malmenandola.
Appena finito di raccontare l’accaduto, ha lasciato spazio alle domande ed alcuni alunni hanno posto i seguenti interrogativi:
1. Com’è diventata partigiana?
2. Come si sentiva ad affrontare tutto quello che succedeva da così giovane?
3. Che cosa ha pensato la prima volta che ha agito da partigiana?
4. Dato che era molto giovane era consapevole delle sue azioni?
5. Cosa significava fare da staffetta?
6. Qual è il suo ricordo più importante di quel periodo?
7. Come furono accolte le leggi razziali in Italia?
8. Perché scelse il nome di battaglia Luce?
9. Qual è il suo ricordo più doloroso?
Nonna Luce è stata molto attenta ad ascoltare i nostri interrogativi e molto disponibile a rispondere. È stata anche capace di creare un continuum storico man mano che si avanzava con le domande. Infatti, mentre lei parlava, nella mente dei ragazzi della classe, che ascoltavano attentamente la storia, prendeva sempre più forma cosa significasse vivere il periodo storico dell’oppressione fascista e prendeva sempre più piede la consapevolezza delle emozioni che tale periodo suscitava.
Su alcuni punti a Luciana tanto cari, si poteva notare sul viso e dal tono della voce tremolante una certa sofferenza, ma non si è mai fermata, ha sempre continuato a raccontare con così tanta passione e carica emotiva che sugli occhi di alcuni studenti sono comparse le lacrime.
Alla fine dell’incontro, è rimasta la magia delle parole dette da Luciana Romoli che hanno riecheggiato nella stanza fino a fine dell’ orario scolastico. Questo incontro è piaciuto a tutti gli studenti che ne sono rimasti colpiti, ed hanno scritto tutte le loro impressioni per condividerle con gli altri, di seguito ne troviamo alcune:
· Nonna Luce si è commossa quando andò a votare la prima volta e si scansò perché aveva paura di bagnare il foglio.
“A noi donne niente ci è stato regalato, ma ce lo siamo conquistato”. (Francesca)
· “La guerra ci ha fatto crescere, avevamo 12 anni ma era come se ne avessimo avuti 20”. Questa frase fa capire quali sono stati gli effetti della guerra sulle persone che l’hanno vissuta in prima persona. (Giovanni)
· Secondo noi quest’incontro è stato molto utile e istruttivo, perché quando impari le cose tramite un libro riesci solo a memorizzarle, non a capirle a pieno, mentre sentirle raccontare e guardare negli occhi una persona che ha vissuto davvero queste cose è fondamentale, poiché ti permette di guardare oltre la realtà storica dei fatti, scorgendone la realtà umana e crudele che non deve più essere vissuta. (Maria Cristina e Sofia G.)
· “Da domani non verrai più a scuola”. Queste parole dopo le leggi razziali segnarono l’inizio della partigiana Luce. (Shamille, Maria C.)
· L’episodio della maestra fascista contro la sua miglior amica Deborah determinò la scelta di Luciana di militare nella Resistenza e di combattere il fascismo e ogni forma di autoritarismo e di battersi per la libertà delle persone. (Alessandro)
· Mentre Luce raccontava la storia intravedevo dallo schermo, che aveva le lacrime agli occhi e questo mi si è spezzato veramente il cuore. (Lucrezia)
· Pensare che tutte le cose che nonna Luce ha raccontato le ha vissute alla mia età mi ha colpito molto. (Tiziano)
Apprendere attraverso un dialogo esperienziale alcune realtà storiche passate, lo trovo molto più efficace ed efficiente rispetto a quando certi fatti storici si leggono sui libri scolastici, dove manca spesso il valore aggiunto dell’emozione. Quasi sicuramente, dato i risultati ottenuti, i professori proporranno più spesso, anche negli anni a venire incontri del genere per gli alunni della scuola.
Classe 3A
(Secondaria di Primo Grado)
QUALI SONO LE ORIGINI DI QUESTA FESTA?
Il vero nome della festa è “ giornata internazionale della donna” ebbe una creazione molto più ordinaria collegata al clima politico del 1900. La proposta scavalcò i confini nazionali e venne ripresa dall’attivista Clara Zetkin nel 1910 durante la seconda conferenza delle donne socialiste. Nel 1917 a New York ci fu un incendio in una fabbrica con solo donne e ne vennero uccise 134.
MA PERCHE' PROPRIO L'8 MARZO?
Come detto in precedenza, la festa è collegata a due eventi: alla protesta e all'incendio. Il caso ha voluto che tutti e due gli eventi capitarono proprio l'8 marzo.
C'è gente che pensa che fosse anche uno degli ultimi giorni di febbraio quando le donne si impegnarono per difendere i propri diritti, durante la Prima Guerra Mondiale nel corso della rivoluzione di febbraio in Russia.
PERCHE' SI REGALA LA MIMOSA?
Nel 1946 Rita Montagna e Teresa Mattei proposero la mimosa come fiore per la festa della donna. Fu messo ai voti e arrivò al primo posto dopo anemoni e garofani.
La mimosa fiorendo a marzo, e perché crescendo anche su terreni difficili risultò essere perfetta per rappresentare la figura della donna e fu pertanto scelta per questa festa.
Lavinia Pallante
Classe 2F
(Secondaria di Primo Grado)
Gli alunni e le alunne della Scuola dell'Infanzia
via Anagni
Ogni giorno si sente sempre di più al telegiornale, si legge sui social media che molte donne vengono aggredite, abusate, maltrattate da uomini in preda a raptus di follia e disumanità. Sono madri, figlie, sorelle, amiche di tutti. E tutto questo accade nei luoghi della nostra vita quotidiana come parchi, strade, ecc. Come fare per evitare uno scempio del genere, un simile abominio? Secondo noi se ne deve parlare, si deve cercare di instillare nella mente delle persone che fatti del genere non appartengono a persone civili. Per questo motivo, abbiamo voluto ricordare, nel nostro piccolo, con un video le vittime del femminicidio, per non dimenticare.
COME PUO’ LO STATO INTERVENIRE PER METTERE FINE AI FEMMINICIDI?
Chi più, chi meno, tutti abbiamo dei pregiudizi,anche senon è giusto giudicare un libro senza averlo letto, ma solo dalla copertina. Puntando solo il dito contro le persone. Per cercare di evitare avvenimenti tragici come quelli che leggiamo tutti i giorni sui giornali, lo Stato può dare voce a chi ha subito abusi, cercando di sostenere associazioni come Il telefono rosa o fornendo supporti psichiatrici.
LEGGE N. 66 DEL 9 FEBBRAIO 1963
La legge era composta di soli due articoli:
Art. 1. La donna può svolgere qualsiasi incarico o carriera
Art. 2. La legge 17 luglio 1919, n. 1176 viene abolita. La proposta dell’agosto 1960 di un gruppo di deputate democristiane guidate da Maria Cocco, Maria de Unterrichter Jervolino e dalla ex costituente Angela Gotelli chiesero l’abolizione della legge del 1919. E nel dicembre 2015 la Commissione ha pubblicato l'impegno strategico per l'uguaglianza di genere. Oggi sono 8678 magistarti di cui 4006 sono donne, composizione che ha riequilibrato la presenza dei generi; inoltre ora le donne possono anche interpretare la legge.
PERCHE' E' IMPORTANTE L'UGUAGLIANZA TRA UOMINI E DONNE SUL LAVORO?
1. Perché l’uguaglianza è un diritto fondamentale, su cui si fonda il nostro sistema democratico, economico e sociale.
2. Un mercato del lavoro in cui le donne non hanno le stesse possibilità degli uomini, è un mercato con meno potenzialità.
I ragazzi e le ragazze dell'ora di Alternativa
(Secondaria di Primo Grado)
RAINBOW
I Rainbow sono un gruppo heavy metal/hard rock inglese fondato nel 1974 da Ritchie Blackmore, chitarrista dei Deep Purple. La loro musica è un misto di hard rock/heavy metal e musica classica in cui spiccano le grandi doti virtuosistiche dei singoli musicisti. Proprio per questi elementi che caratterizzano la loro musica i Rainbow sono considerati tra i maggiori ispiratori del progressive metal e dell'epic metal.
La storia della band è stata molto travagliata, questa si è sciolta e riformata 3 volte, vi sono stati molti cambi dei musicisti e dispute fra i componenti. La band si è formata nel 1974 Ritchie Blackmore, in passato, chitarrista dei Deep Purple. Gli elementi più influenti nella band sono stati Ronnie James Dio – voce, Ritchie Blackmore – chitarra, Craig Gruber – basso, Gary Driscoll – batteria, Micky Lee Soule – tastiere.
UN GRUPPO FRA TANTI?
I Rainbow non godettero di una fama paragonabile a quella dei Led Zeppelin, Queen o comunque altri gruppi risalenti a quel periodo storico.
Quindi quello che viene da pensare è: cosa è possono avere che non hanno già fatto altre band molto più importanti?
I Rainbow presentavano uno stile diverso da altre band, a parte il virtuosismo nei componenti anche, soprattutto, nei loro brani pseudo-fantasy.
THE TEMPLE OF THE KING
Questa canzone fa parte del Ritchie Blackmore's Rainbow, il primo album dei Rainbow, da molti il migliore, dei Rainbow, data la sintonia della band. In questa canzone, il testo, appunto, è quasi fantasy ed racconta della ricerca di questo tempio del re, oltre al testo in questo brano si può notare la melodia che trasmette un senso di surrealtà.
Giovanni Di Matteo e Lorenzo Russi
Classe 3A
(Secondaria di Primo Grado)
L'AMMARTAGGIO
Attraverso un dettato noi bambini della 2B ci siamo avvicinati ad un argomento di attualità: l'ammartaggio, che in questi giorni ha sicuramente emozionanato e colpito la nostra fantasia.
Pensavamo che non fosse semplice per noi entrare in un argomento molto lontano dalla nostra quotidianità, ma la curiosità ha avuto la meglio, tanto che durante le lezioni abbiamo fatto tantissime domande alla nostra maestra sui pianeti, sul Sistema Solare, ecc.
Abbiamo anche visto dei video didattici dopo il dettato, in modo da rispondere ai nostri quesiti.
Ci siamo concentrati poi sul neologismo "ammartare", spiegandone il significato. Successivamente abbiamo disegnato sui quaderni il Pianeta Rosso, qualcuno in maniera più fedele alla realtà, altri in base alle nostre fantasie.
Infine abbiamo scritto le nostre considerazioni in proposito.
La nostra maestra, Simona Stefanelli, ci ha detto: "Insegnare credo che faccia rima con incuriosire, affascinare e lasciare che siano le vostre domande a guidare l'apprendimento. Penso che se lasciamo fare alla curiosità, l'apprendimento sarà più semplice e divertente".
Infatti, per noi è stato così e vogliamo condividere la nostra esperienza con i lettori e le lettrici del "Gazzettino di via Anagni". Alla prossima avventura!
Classe 2B
(Primaria-via Fiuggi)