24 - 09 - 2023
9:15 Bardonecchia
Buckle up amici delle bici! Questo giro è il primo che il vostro amichevole copywriter di quartiere ha fatto prima che fosse pianificato per Grambles. E anche prima di scriverlo, che gli altri li annotava Marco e poi io li raccontavo come se li conoscessi da sempre. Beh, è il mio lavoro.
Ma non è ancora venuto il momento di farci i bigodini a vicenda. Quindi, di che si tratta?
Si tratta di un giro pendente, ma ventilato. Non troppo lungo e con una discesa che è una crema di crema alla Edgar. Offre panorami squisiti senza che ti rimangano sullo stomaco perché dai una facciata sulle pietre (forse). Ha un paio di possibili deviazioni che dipendono dal fatto che si possa passare sulla diga o no.
Ah, e se vi da fastidio la polvere che tirano su le macchine e le moto, portatevi una maschera di quelle di Chernobyl.
Si parte da Bardonecchia dopo una suadente oretta e un quarto di trenino, che si arrampica nella valle aprendo a scenari sempre più montani. Diciamolo, è una bella oretta di treno.
Scesi dal treno schiviamo vecchie, villeggianti, SUV inadatti all’ambiente e iniziamo ad arrampicarci su una strada asfaltata con pendenze a tratti impegnative. Niente paura, c’è spesso aria, ombra e la parallasse tra alberi vicini e montagne sullo sfondo regala davvero il senso di aver scalato per tutti quei 600 metri di dislivello.
Da uno spiazzo in curva si prende una sterrata boschiva in mezza costa (Marco, impara i termini tecnici) frequentata solo da pedoni. Una figata, che consente di riposare fino al tratto successivo. Usciti rinfrescati dal bosco ci si immette su una strada bianca polverosa, ma molto praticabile.
Da qui allo scarfiotti è un attimo di dislivello, ben sviluppato su questa strada che non annoia mai. Infatti passa tra i ruscelli, le cascatelle, i turistelli, le macchinelle, e qualche sacramento tirato giù per la polvere. Ma siamo in montagna, quasi sopra la linea degli alberi. Che ce frega?
Al rifugio c’è abbondante acqua, cibo in cambio di contanti (solo quelli) e una cascata che fa venire malinconia perché sarà uno degli ultimi anni che butta così tanta acqua. Smettetela di andare in giro da soli in macchina tutto il giorno.
Poi, è (quasi) tutta discesa. Si riprende l’ampia sterratona preferita dai motociclisti tedeschi gonfi di polenta e crostata, tagliando a un certo punto a destra del fiumiciattolo. Qui si costeggia il lago e il suo azzurro, con la roccia a strapiombo sulla destra e le alpi di fronte.
Tagliando sulla diga si torna sulla sterrata dell’andata. Facciamo qualche metro lì, ripercorriamo la mezza costa tra i pini per imboccare un singletrack che è spaventoso solo nei primi sei metri.
Sì, perché dopo i sei metri, signora mia, si apre questo corridoio tra gli abeti, su un letto di aghi secchi e merda di vacca, che alterna brevi momenti di saliscendi a una calata dolce verso la valle, tra curvette e radici. Una roba che meditativo è dire poco, parola di Francesco Amadori.
Questo sentierino bucolico fatto di morbido sottobosco ci porta tra una radice, una curva e un guado fino a Bardo, esattamente dove siamo partiti. Fine del giro?
Col cavolo: siamo in discesa. Andiamo a prendere il treno a Oulx, percorrendo un lungo fiume sul fondo della valle, ben lontani dalla statale. Boschi, quadretti alpini, merendero e campeggiatori a macchie (e qualche cristiano in super mtb elettrica che probabilmente si è perso) in una discesa sempre varia, che riempie gli occhi e il cuore.
È un ottimo modo per concludere il giro e anche il nostro testo. Io ve lo consiglio caldamente.
Acqua e cibo? - Si trova acqua sia a Bardo che a metà della salita, ma se bevete tanto non venite con poca riserva. Per il cibo meglio essere autonomi, che il rifugio è chiuso 😅 ha spesso coda e se dimenticate i contanti state freshhhhh.
Con che bici? - Come al solito, una gravel/mtb con le gomme da 40 va benissimo. In alcuni punti magari ci sarà da andare più piano in discesa, in altri magari preferite scendere a piedi. Ma il 95% del giro è praticabile così!
Cosa mi porto? - Il tempo da quelle parti sembra cambiare in fretta e a luglio abbiamo avuto quasi freddo. A settembre uno strato termico d’emergenza e un antipioggia sono il minimo.