DUE PUNTI DI VISTA A CONFRONTO
Due letture diverse di come dovrebbe essere la scuola oggi:
Necessità del recupero del sacrificio nell'apprendimento tradizionale come insostituibile percorso per raggiungere la conoscenza del mondo
Apprendimento nell'era della rete, che necessariamente ha modificato il tipo di mente dei giovani. E' necessario riequilibrare il rapporto tra fatica e soddisfazione nel processo di apprendimento. La scuola deve consentire ai giovani di abitare da protagonisti il loro tempo e provare soddisfazione nella conoscenza
IL TERZO MILLENNIO
Attualmente il tempo consacrato alla scuola è immensamente maggiore di quello che sarebbe necessario, I ragazzi si muovono molto meglio, non sul percorso dello sviluppo lineare che la scuola insegna, ma navigando di istinto in costellazioni che la rete mette a loro disposizione
Per i bambini attuali l’apprendimento per miglioramento lineare, che la scuola insegna, è una cosa scomoda, poichè mille cose che hanno intorno funzionano ormai in un altro modo (televisione, computer, smartphone). Il loro tipo di movimento non è consono con l’apprendimento lineare proposto dalla scuola, e da ciò nasce l'afflizione con cui essi vivono la carriera scolastica .
Il meccanismo che attraverso la fatica si potrà accedere a qualcosa che darà piacere, ha costituito il fondamento delle passate generazioni. Oggi però non è più proponibile negli stessi termini, in quanto i giovani attuali non hanno più le menti per quel tipo di fatica, farebbero con grande scioltezza un altro gesto ma non quello, perché in tutto il resto della vita attuale non viene riscontrato mai. Si viene così a creare una sproporzione tra il sacrificio e la soddisfazione.
Il meccanismo della fatica con il premio risulta estremamente infantile e banale per il tipo di mondo in cui abitiamo che risulta impostato sul contrario, il gesto che i nostri ragazzi sono chiamati a fare per lo più nel resto della vita è invertito,
La scuola propone iter decisamente scomodi per i giovani attuali, dimenticando che sapere e apprendere è innanzi tutto emozione e commozione e non processi di immagazzinamento di cose che potranno essere utili in momenti futuri.
Non dobbiamo avere la presunzione di riproporre i metodi educativi che ci hanno formato, sottovalutando il modo di essere di questi ragazzi, enfatizzando le loro mancanze ed ignorando le possibilità. Ad esempio loro hanno una tenuta nervosa sul numero degli input anche divergenti che le generazioni precedenti non potrebbero nemmeno immaginare.
Concludendo si può ribadire, che la nostra responsabilità di formatori è quella di capire che la funzione della scuola deve essere attualizzata rispetto a mondi in continuo cambiamento, non è facile ma sicuramente necessario.
E’ per queste ragioni che bisogna urgentemente invertire lo stato di abbandono e marginalità in cui la scuola è vissuta negli ultimi trenta anni.