Secondo il testo di P. Gabriele M. Roschini
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Introduzione: Lo studio di Maria (Istruzione I)
Si considera la Vergine Santissima:
Nella sua missione di Madre universale (Parte I), da considerarsi in sé stessa, ossia:
1. nella predestinazione alla medesima (Istruzione II)
2. nella predizione della medesima (Istruzione III)
3. nell'attuazione della medesima, ossia nel suo essere di Madre del Creatore
a) [in se stessa (Istruzione IV), nelle sue conseguenze (Istruzione V)]
b) Madre delle creature [degli Angeli (Istruzione VI) degli uomini (Istruzione VII)]
nelle sue immediate conseguenze:
1- Mediazione universale
a) nella redenzione oggettiva quale Corredentrice (Istruzione VIII)
b) nella redenzione soggettiva quale Dispensatrice di tutte le grazie (Istruzione IX)
2- Regalità universale (Istruzione X)
Nei suoi privilegi concessi in vista della sua missione (Parte II), riguardanti:
1 - l’anima
a) immunità dalle imperfezioni, ossia dal peccato originale (Istruzione XI), dal fomite (Istruzione XII), dal peccato attuale (Istruzione XIII).
b) pienezza di perfezione, ossia la grazia (Istruzione XIV), le virtù (Istruzione XV), i doni, i frutti dello Spirito Santo e le sue beatitudini (Istruzione XVI), i carismi (Istruzione XVII).
2 - il corpo (Istruzione XVIII)
3 - l’anima e il corpo, ossia la perpetua verginità (Istruzione XIX), la glorificazione dei medesimi mediante l'Assunzione (Istruzione XX)
Nel suo culto dovutole in vista della sua missione e dei suoi privilegi (Parte III), considerato:
1- in se stesso: natura e legittimità (Istruzione XXI)
2- nei suoi atti o elementi, ossia: venerazione perché madre di Dio (Istruzione XXII), gratitudine, amore e invocazione, perché Mediatrice (Istruzione XXIII), servitù perché Regina dell’universo (Istruzione XXIV), imitazione, perché santissima (Istruzione XXV).
3- individuali (Istruzione XXVI), sociali (Istruzione XXVII), segno di predestinazione (Istruzione XXVIII).
4-Nella sua necessità (Istruzione XXIX)
Conclusione: La consacrazione a Maria (Istruzione XXX)
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Schema
Introduzione: L'età di Maria.
1. Perché studiare Maria:
Si deve studiare Maria:
perché uomini;
perché Cristiani;
per l'eccellenza di questo studio considerato: a) sia in se stesso che b) nei suoi mirabili effetti.
2. Come studiare Maria:
Si deve studiare Maria:
con amore;
con diligenza;
con metodo.
3. Fonti e Principi:
1. Fonti: a) la S. Scrittura; b) la Tradizione.
2. Principi; a) il principio primario; b) i principi secondari.
4. Il nostro programma: Le tre parti del nostro studio, riguardanti:
la missione;
i privilegi;
il culto di Maria.
Conclusione: Il nostro petto diventi una «biblioteca di Maria! …».
Compendio della lezione: Roschini: Chi è Maria.Catechismo Mariano, nn. 1-19
Introduzione: L'età di Maria.
Il Beato Guglielmo Chaminade, Fondatore dei Marianisti, predisse chiaramente ai suoi discepoli e allo stesso Sommo Pontefice Gregorio XVI che l'età nostra sarebbe stata l'età di Maria, e che il trionfo di Maria avrebbe portato con sé il trionfo di Cristo stesso e della Chiesa (1).
La solenne definizione del dogma dell'Immacolata Concezione (8 Dic. 1854); il vasto, crescente movimento mariano da essa suscitato; e, più ancora, la solenne consacrazione del genere umano al Cuore Immacolato di Maria, fatta dal S. P. Pio XII, il 31 ottobre 1942, e la definizione dogmatica dell’Assunzione del 1° Novembre 1950, autorizzano ad affermare che la predetta età di Maria già brilli sul fulgido orizzonte della Chiesa cattolica, a sempre maggior gloria di Dio e di Maria e a sempre maggior vantaggio delle anime. Lo stesso Sommo Pontefice Pio XII, del resto, nella lettera del 15 aprile 1950 sulle congregazioni Mariane, asseriva che il secolo nostro è il secolo di Maria: «hoc nostro saeculo, mariali nomine insigniendo».
Ma affinché questa fulgida età di Maria abbia sempre più ad affermarsi nel mondo, è necessario amare sempre più, servire sempre meglio Maria. Ma per amare sempre più la Madonna e per servirla sempre meglio, è necessario conoscerla, è necessario spiegare in tutta la sua divina magnificenza il grande, ineffabile mistero di Maria.
E il mezzo ordinario più efficace per raggiungere questa conoscenza è lo studio. [ con la preghiera]
Vediamo quindi brevemente:
1. perché si deve studiare Maria;
2. come si deve studiare Maria;
3. il programma che svolgeremo.
1. Perché studiare Maria
Dobbiamo studiare Maria principalmente per tre motivi, uno più forte dell'altro, vale a dire:
1. perché uomini;
2. perché cristiani;
3. perché è uno studio di singolare eccellenza.
1.1. Perché uomini.
Dobbiamo, innanzitutto, studiare Maria perché uomini. Ed infatti: un uomo qualsiasi, il quale - come suol dirsi - si rispetti, non può non conoscere i principali personaggi e i principali avvenimenti della storia. Che magra figura farebbe in società chi non conoscesse, almeno sommariamente, un Adamo, un Noè, un Abramo; un Mosè, un Alessandro Magno, un Cesare, un Carlo Magno, un Dante, un Napoleone, e simili, ed ignorasse i principali avvenimenti della storia d'Israele, della storia Orientale e Greca e particolarmente della storia Romana! ...
Eppure, che cosa sono tutti i più grandi personaggi della storia di fronte a Maria? Essa è il personaggio incomparabilmente più grande, dopo Cristo, che sia mai apparso sopra la terra. Che cosa sono i più grandi avvenimenti della storia di fronte agli avvenimenti compiuti in Maria (maternità divina, corredenzione del mondo, ecc.)? Insieme a Cristo, di cui fu Madre e indivisibile Compagna in tutta l'opera ch'Egli svolse, Ella è il centro su cui va a gravitare tutta la storia, dalla prima alla sua ultima pagina; insieme a Cristo, Ella è il vero asse su cui si è aggirato, si aggira e si aggirerà tutto il mondo con tutti i suoi avvenimenti, di qualsiasi genere e specie essi siano. Si può quindi immaginare, per un individuo qualsiasi, un soggetto più degno del suo studio? Se è cosa vergognosa, per un uomo, ignorare i principali personaggi e i principali avvenimenti della storia, non sarà incomparabilmente più vergognoso ignorare Maria e le «cose grandi», portentose, verificatesi in Lei? Maria SS. è, per lo meno, un personaggio dinanzi al quale nessuno può rimanere indifferente.
1.2 Perché cristiani
Un secondo motivo, ancora più forte, per cui si deve studiare Maria, è perché siamo cristiani. Un cristiano, infatti, se non vuole smentire questa sua qualità, deve conoscere, innanzitutto, il cristianesimo almeno in ciò che ha di più essenziale. E la Vergine SS. non è già qualche cosa di accidentale, di accessorio al cristianesimo, ma è qualcosa di essenziale, di necessario, poiché rientra nella sostanza stessa del cristianesimo, il quale non è altro - per dirla col Card. Pie - che «la religione del Figlio di Maria». Per questo noi vediamo la Vergine SS. posta come nel cuore del Credo o simbolo degli Apostoli con quelle parole: «Et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine». Come la parola scritta non può distaccarsi dalla carta su cui è scritta senza distruggerla, così il Verbo Incarnato, Gesù Cristo, non può distaccarsi da Colei nella quale Egli si è incarnato senza distruggerla. Ella è «la Rosa in che il Verbo divino - carne si fece» (Par. 23, 73-74). Se è vero, come è verissimo, che nessuno va al Padre se non per mezzo di Cristo; così è vero, anzi, verissimo, che nessuno va a Cristo se non per mezzo di Maria. Senza Maria quindi il cristianesimo stesso rimane inconcepibile. E se è casi, un cristiano il quale non conosca Maria, potrà dirsi ancora cristiano?...
Il cristiano, inoltre, è tenuto a celebrare durante l'anno, per volere della Chiesa, varie feste di Maria (l'Immacolata, l'Assunta ...). Ciò posto, «è giusto - come rileva S. Tommaso da Villanova - che comprendiamo ciò che veneriamo: poiché la festa sarà tanto più celebre per tutti, quanto meglio sarà compresa da ciascuno» (2). Ciò posto, ci si può chiedere: i cristiani d'oggi conoscono forse bene Maria? Non senza ragione - crediamo - il Ven. Chaminade inizia il suo «Trattato sulla conoscenza di Maria» col rilevare quanto Essa sia poco conosciuta. «Noi parliamo - scriveva - ogni giorno di Maria; ci vantiamo di essere figli suoi e di appartenere ad associazioni consacrate in modo speciale al suo culto. Ma, d'altra parte, dobbiamo confessare di conoscere poco Maria; siamo poco istruiti sulle relazioni che, nell'ordine soprannaturale, la uniscono a Dio e a noi. A quanti cristiani non potrebbe l'Augusta Vergine muovere il rimprovero che il Signore già rivolgeva al popolo prediletto per bocca d'Isaia: Il bue conosce il suo padrone, e l'asino la greppia del suo signore: ma Israele non mi conosce e il mio popolo non m'intende!».
1.3. Per eccellenza di questo studio
Un terzo motivo, ancora più forte dei due precedenti, possiamo riscontrarlo nella singolare eccellenza di un tale studio, considerato sia in se stesso che nei suoi mirabili effetti.
In se stesso
È singolarmente eccellente in se stesso a causa del suo oggetto: Maria, vero capolavoro di Dio, e quindi la più alta manifestazione creata della sapienza, della potenza e della bontà infinita di Dio. Essa, infatti, al dire di Pio IX nella celebre Bolla Ineffabilis, è come «l'ineffabile miracolo di Dio, anzi, il vertice di tutti i miracoli». Essa, ed Essa sola, «ebbe una pienezza d'immensa santità che non può concepirsi maggiore dopo Dio, e che nessuno, fuori di Dio, può raggiungere col pensiero».
Nei suoi mirabili effetti
Singolarmente eccellente in se stesso, lo studio di Maria lo è anche nei suoi mirabili effetti. Esso, infatti, ci facilita la cognizione e l'amore di Dio, la cognizione e l'amore di Cristo, la cognizione e l'amore della Vergine stessa.
Ci facilita, innanzitutto, la cognizione e l'amore di Dio. Noi, infatti, conosciamo Iddio, ossia la causa prima, dai suoi effetti, il Creatore dalle sue creature. Orbene, l'effetto principale, la creatura più eccellente di Dio non è forse Maria? Più di qualsiasi altro effetto o creatura, quindi, Ella ci parla di Dio e dei suoi attributi divini. Con la sua singolare grandezza Ella ci parla della infinita grandezza di Dio; con la sua singolare bellezza Ella ci parla della infinita bellezza di Dio; con la sua singolare bontà Ella ci parla della infinita bontà di Dio. Giustamente domanda il De Rhodes: «Desideri conoscere Dio? Leggi Maria come un libro!» (4).
Lo studio di Maria ci facilita, in secondo luogo, la cognizione e l'amore di Cristo. Ce lo facilita essendo Ella la creatura più simile a Cristo, ossia «la faccia che a Cristo più s'assomiglia» (Par. 32, 85); dalla sua cognizione quindi possiamo più facilmente giungere alla cognizione e all'amore di Cristo. Ce lo facilita anche perché Ella è legata indissolubilmente a Lui, sia nell'eternità che nel tempo; sia in terra che in cielo; nella mente e nel cuore di Dio, nella mente e nel cuore della Chiesa, nella mente e nel cuore di tutti i suoi figli. La conoscenza e l'amore di Maria non van mai disgiunte dalla conoscenza e dall'amore di Cristo. Si rafforzano a vicenda, poiché - come si esprime Esichio - «se Cristo è il sole, Maria è il cielo in cui brilla; se Cristo è la gemma, Maria è lo scrigno in cui è contenuta; se Cristo è il fiore, Maria è la pianta da cui procede» (5). Per queste ragioni possiamo legittimamente concludere col Santo Padre Pio X che la Vergine SS .. è «il più grande e il più efficace aiuto per la conoscenza e l'amore di Cristo» (6).
Lo studio della Vergine SS., infine, ci facilita la cognizione e l'amore della Vergine stessa. Non si ama ciò che non si conosce. Non si ama che imperfettamente ciò che non si conosce che imperfettamente. Chi vuole quindi amare Maria, chi vuole amarla perfettamente, è necessario che la conosca, e la conosca - per quanto è possibile - perfettamente.
Tutti questi grandi motivi rendono lo studio della Vergine SS. ineffabilmente delizioso. La Vergine SS., infatti, ha tutta la fragranza della mirra (7). Quanto più si maneggia, tanto più imbalsama la mente e il cuore colla sua soave, divina fragranza, una fragranza così ineffabile che spinge a ripetere: «O santa, o benedetta, ... quanto sei dolce nella bocca di coloro che ti lodano, nel cuore di coloro che ti amano, nella memoria di coloro che t'implorano» (8). Non senza ragione, quindi, la Mariologia, ossia, lo studio di Maria, è stata chiamata «la perla della scienza teologica» (9), poiché la Vergine è tutta la bellezza, è tutto l'incanto del dogma cattolico.
2. Come studiare Maria
Non basta - quantunque sia già parecchio - sentirsi spinti a studiare la Madonna. È necessario anche conoscere bene il modo concreto con cui dobbiamo studiarla, onde ritrarre da questo studio i più grandi vantaggi. È necessario quindi chiederci: Come studiare Maria? A questa domanda si può - credo - rispondere esaurientemente così: Dobbiamo studiare Maria con amore, con diligenza e con metodo.
A. Con amore.
Dobbiamo studiare Maria, innanzitutto, con amore. L'amore è la grande molla di tutte le imprese, la leva che cercava Archimede per sollevare il mondo. L'amore, infatti, e soltanto l'amore può sostenerci nell'ardua fatica di studiare con diligenza e con metodo l'inesausto ed inesauribile tema mariano, l'ineffabile mistero di Maria. Poiché - come c'insegna S. Agostino - quando si ama non si fatica, o se si fatica, la stessa fatica si ama. E una fatica amata può chiamarsi ancora fatica?...
B. Con diligenza.
Dobbiamo studiare Maria, in secondo luogo, con diligenza, vale a dire, dobbiamo mettere in questo studio tutta l'attenzione e la cura di cui ci sentiamo capaci. È necessario perciò mettere tutte le facoltà a servizio di questo studio: l'intelligenza per scrutare e comprendere, per quanto ci è possibile, il grande ed imperscrutabile mistero di Maria; la volontà per superare tutte le difficoltà che in esso, inevitabilmente, s'incontrano, poiché si tratta di una persona che dista infinitamente da Dio e quasi infinitamente dall'uomo; la memoria, applicandola a ricordare con prontezza, con facilità e con diletto tutto ciò che riguarda Maria. In una parola: ingolfarsi nello studio di Maria, immergersi in questo oceano di «luce intellettual piena d'amore».
Questo studio diligente va fatto in modo non già frammentario, ma totalitario. E sarà tale se verrà esteso a tutto ciò che direttamente o indirettamente riguarda la Vergine SS.: dogma, culto, storia ecc. Nessuna cosa riguardante Maria dovrebbe esulare dal bagaglio delle nostre cognizioni.
C. Con metodo.
Dobbiamo studiare Maria, in terzo luogo, con metodo. A ben poco, infatti, approderebbe il nostro studio sulla Madonna: anche se fatto con amore e con diligenza, se non venisse fatto con metodo, seguendo cioè norme ben chiare e precise, in modo progressivo ed organico.
3. Fonti e principi per lo studio di Maria
Gioverà molto per uno studio completo sulla Madonna, conoscere subito le fonti dalle quali si deve attingere la dottrina Mariana e i vari principi che ci debbono guidare in questo studio.
1. Le fonti.
- Le fonti alle quali dovremo attingere di continuo i nostri materiali di costruzione sono due: la Scrittura e la Tradizione, poiché in queste due fonti è contenuta tutta la rivelazione divina.
a) La S. Scrittura. - Prima fonte è la S. Scrittura. La Vergine SS. è, con Cristo, al centro stesso della Bibbia. I luoghi tuttavia nei quali si parla espressamente di Lei non sono molti. Sono però più che sufficienti per formarci di Lei la più alta idea.
Nel Vecchio Testamento troviamo varie profezie, sia dirette che indirette (figure e simboli) riguardanti la Vergine SS. Nel Nuovo Testamento poi troviamo la piena attuazione di quanto era stato predetto a riguardo di Lei nell'Antica Legge. Il presunto silenzio dei Vangeli intorno alla Vergine SS., del quale non pochi si mostrano
meravigliati, è un silenzio relativo, più eloquente di qualsiasi parola. Che cosa infatti si può dire di più di quel che dicono quelle poche parole: «Maria dalla quale nacque Gesù»? Non basta dire di Lei che è «piena di grazia», che è «benedetta fra tutte le donne» e che «l'Onnipotente ha operato in Lei grandi cose»?
b) La Tradizione. - Altra fonte per lo studio di Maria è la Tradizione. Oggettivamente considerata, essa non è altro che la dottrina rivelata in quanto ci viene trasmessa, di età in età, dal magistero dei legittimi Pastori della Chiesa, sia in modo solenne (definizioni solenni dei Pontefici e dei Concili Ecumenici, simboli di fede), sia in modo ordinario, con la predicazione ordinaria dei Papi e dei Vescovi, con la liturgia, col sentimento comune dei Padri, dei Teologi e dei fedeli. Da tutte queste varie fonti, che costituiscono la tradizione, noi dobbiamo attingere la dottrina mariana.
2. I principi sui quali si basa lo studio di Maria.
Oltre alle fonti, è necessario dare uno sguardo, sia pure rapido, ai principi direttivi dello studio di Maria. Questi principi fondamentali sono cinque: uno primario e quattro secondari.
a) Il principio primario. - Il principio primario sul quale si basa tutta la dottrina mariana è questo: «Maria SS. è la Madre universale, sia del Creatore che delle creature». Essendo Madre sia del Creatore che delle creature, Ella sta come in mezzo, fra il Creatore e le creature, congiungendoli. Dando infatti al Creatore la vita naturale delle creature, Ella diede alle creature la vita soprannaturale del Creatore. Questa missione materna e mediatrice è essenzialmente una missione regale, una missione cioè che rende Maria SS. Regina di tutto l'universo.
In vista di questa singolare missione materna, mediatrice e regale, Iddio ha concesso alla Vergine SS. privilegi del tutto singolari, e la Chiesa tributa alla Vergine un culto tutto singolare, il culto di iperdulia.
b) I principi secondari. - Oltre questo principio primario, vi sono quattro principi secondari, chiamati: principio di singolarità, principio di convenienza, principio di eminenza e principio di analogia o somiglianza con Cristo.
1) il principio di singolarità.
Esso si può enunciare così: «Data la singolarità della missione alla quale la Vergine SS. venne da Dio destinata, si deve necessariamente concludere alla singolarità dei privilegi necessari o convenienti per attuare una tale missione». Ed è giusto. Alla singolarità del fine deve corrispondere, logicamente, la singolarità dei mezzi. La Vergine SS., quindi, fu una creatura, una donna del tutto singolare, con privilegi singolari, dal primo fino all'ultimo istante della sua esistenza terrena. «Ella - disse con frase potente il Card. de Bérulle - è un universo, che ha un suo centro e i suoi movimenti differenti; un impero che ha le sue leggi e il suo stato a parte». «È un cielo nuovo, una terra nuova» (10). Ella è - direbbe S. Anselmo - la «donna mirabilmente singolare e singolarmente mirabile»: «Foemina mitabiliter singularis et singulariter mirabilis» (11). Mirabilmente singolare all'inizio, ossia, nello stesso istante della sua esistenza; mentre, infatti, tutti, senza eccezione, in quel primo istante vengono imbrattati dalla colpa originale, privi della grazia, nemici di Dio, avvolti nelle tenebre del peccato, la Vergine SS., ed essa sola, in vista appunto della sua singolare missione di Madre del Creatore e di Mediatrice delle creature, fu del tutto immune dalla colpa, piena di grazia, amica di Dio, avvolta dai raggi della luce divina. Mirabilmente singolare nel corso della sua esistenza; mentre, infatti, tutte le altre donne diventano madri cessando di essere vergini, questa donna singolare diventa madre rimanendo vergine, unendo il figlio col giglio; mentre tutte le altre donne generano nel dolore, questa donna singolare generò il suo Figlio nel gaudio più ineffabile; mentre tutte le altre donne dànno alla luce soltanto un uomo, sia pur grande, questa donna singolare diede alla luce un Dio; ... mentre tutte le altre donne hanno a sé soggetti degli uomini, questa donna singolare ebbe a sé soggetto un Dio: «Et erat subditus illis»; mentre tutte le altre donne avversano i dolori e la morte dei loro figli, questa donna singolare bramò il dolore e la morte del suo proprio Figlio, sperimentandoli vivamente riflessi in se stessa, per l'eterna salvezza dell'uomo.
Mirabilmente singolare all'inizio e nel corso della sua vita terrena, la Vergine SS. lo fu anche al termine della medesima; mentre, infatti, il corpo di tutti gli altri mortali va inesorabilmente a marcire nel gelido buio di una tomba, il corpo verginale di questa mirabile donna fu trasferito glorioso, insieme all'anima, in quel regno beato «che solo amore e luce ha per confine», ove venne coronata Regina della terra e del Cielo.
2) il principio di convenienza.
Può venire enunciato così: «Si debbono attribuire alla Vergine SS. tutte quelle perfezioni che convengono realmente alla dignità di Madre universale, purché abbiano qualche fondamento nella rivelazione e non siano contrarie alla fede e alla ragione». Iddio, infatti, quando elegge ad una missione, dà anche tutte quelle grazie che rendono idonei alla medesima. Quel che è solito fare con tutti, lo fece con maggior ragione nei riguardi di Maria, rendendola non solo Madre sua e Mediatrice nostra, ma degna Madre sua e nostra. L'arricchì quindi di tutti quei doni e privilegi che la resero degna della sua singolare missione.
3) il principio di eminenza.
Può enunciarsi così: «Tutti i privilegi di natura, di grazia e di gloria concessi da Dio agli altri Santi, li dovette concedere in qualche modo anche alla Vergine SS. Regina dei Santi».
Qualsiasi creatura, anzi, tutte le altre creature messe in suo confronto sono come un atomo di fronte all'universo. Ella le supera tutte, appartenendo in qualche modo all'ordine ipostatico, ordine supremo, smisuratamente superiore all'ordine della grazia al quale appartengono le creature ragionevoli; e all'ordine della natura, al quale appartengono tutti gli enti privi di ragione. In essa quindi si trova mirabilmente adunato tutto ciò che di bello, di buono e di grande noi vediamo sparso in ciascuna creatura, in tutte le creature prese insieme. Cantò egregiamente il divino Poeta: «In te s'aduna - quantunque in creatura è di bontade» (Par. 33, 21). Tutte le grazie, quindi tutti i privilegi concessi ai Santi, furono anche concessi, in qualche modo, almeno in modo equivalente, alla Regina dei Santi, a meno che non siano incompatibili con la sua particolare condizione. Scrisse bene S. L. G. da Montfort: «Dio Padre fece una massa di tutte le acque, e la chiamò Mare (in latino «Maria»); e fece del pari una massa di tutte le grazie, e la chiamò Maria» (Trattato, n. 25).
«Come nel formare il mare - scrisse il P. Segneri - Egli volle che quivi si radunassero tutti i fiumi: Congregentur aquae in locum unum (Gn.I), così nel formare Maria radunò in un cuore tutte le doti che son divise fra gli altri; cuore che come il mare non ridonda per tale pienezza, non redundat (Eccl. I); perché queste doti medesime non eccedono il loro ampio letto, ch'è l'uffizio ch'Ella sostiene» (Il divoto di Maria c. 3).
4) quello di analogia o di somiglianza con Cristo.
Suole enunciarsi così: «Ai vari privilegi dell'umanità di Cristo, corrispondono nella Vergine SS. analoghi privilegi».
Fra tutte le creature Ella è colei che più si avvicina al prototipo di ogni perfezione, a Cristo. Ella - per dirla col divino Poeta - è «la faccia che a Cristo - più s'assomiglia» (Par. 32, 85). Ed è facile comprenderlo. La luna è simile al sole, riflettendone i fulgidi raggi. E Maria, nel mistico firmamento della Chiesa, non è forse l'argentea luna che riflette e trasmette alla terra i raggi del sole di giustizia, Gesù? Ella è la Vergine bella «di sol vestita». La madre assomiglia, per legge naturale, al Figlio. E Maria non è forse la vera Madre di Cristo? ... Tanto più che ogni figlio degno di questo nome, gode immensamente nel rendere partecipe, nella più larga misura possibile, la madre sua, di tutti i suoi beni. La compagna in un lavoro, in una impresa, assomiglia sempre al compagno. E Maria non è stata forse l'indivisibile - compagna di Cristo in tutta l'opera della nostra salvezza? La sposa è simile allo sposo, essendo l'aiuto simile a Lui, «adiutorium simile sibi» (Gen.2,18). E la Vergine SS. non fu forse la sposa di Cristo nella rigenerazione soprannaturale dell'umanità? La Regina è simile al Re, poiché su di essa viene spontaneamente a riflettersi tutto il regale fastigio. E la Vergine SS. non è forse la Regina del regno di Cristo? ...
Tutto ciò a priori. Ma anche a posteriori si giunge alla medesima conclusione. E difatti, quanta somiglianza v'è tra Cristo e Maria! Predestinato in modo tutto singolare il Figlio, predestinata in modo tutto singolare la Madre. Preconizzato dai Profeti il Figlio, preconizzata anche la Madre. Vivamente atteso e sospirato dai secoli il Figlio, vivamente attesa e sospirata dai secoli la Madre. Mediatore il Figlio, Mediatrice la Madre. Redentore il Figlio, Corredentrice la Madre. Onnipotente per natura il Figlio, onnipotente per grazia la Madre. Immacolato il Figlio, Immacolata la Madre. Vergine perpetuo il Figlio, Vergine perpetua la Madre. Pieno di grazia il Figlio, «et vidimus Eum plenum gratia» (Gv.1,14), piena di grazia la Madre: «Ave, gratia plena» (Lc.1,28). Mite ed umile di cuore il Figlio, mite ed umile di cuore la Madre. Poverissimo di beni terreni e straricco di beni celesti il Figlio, poverissima di beni terreni e straricca di beni celesti la Madre. Trafitto il Figlio nel corpo dai chiodi durante la sua tremenda Passione, trafitta la Madre nell'anima dalla spada del dolore durante la sua non meno tremenda Compassione. Singolarmente esaltato il Figlio, per il suo abbassamento, con la sua gloriosa Ascensione, singolarmente esaltata la Madre, pel suo abbassamento, con la sua gloriosa Assunzione in anima e corpo al Cielo. Alla destra del Padre s'asside il Figlio, alla destra del Figlio s'asside la Madre, acclamata da tutta la corte celeste. Come Cristo, anche Maria è un prodigio, anzi, un triplice prodigio: nell'ordine della natura, della grazia e della gloria. Giustamente cantava il celebre Lodovico Antonio Muratori:
«Chi di veder desia - quai sappia fare alti prodigi Iddio - miri l'Uomo-Dio e dopo Lui Maria». Data questa mirabile somiglianza, noi siamo in diritto di concludere che, come Gesù disse: «Chi vede me, vede anche il Padre mio», così la Vergine SS., fatte le debite proporzioni può ripetere: «Chi vede me, vede anche il Figlio mio!»
4. Il nostro programma
Divideremo lo studio della Vergine SS. in tre parti:
Prima parte: la singolare missione di Maria.
Seconda parte: i singolari privilegi di Maria.
Terza parte: il singolare culto di Maria.
La ragione di tale divisione è intuitiva. Prima infatti di qualsiasi altra cosa è necessario considerare lo scopo pel quale la Vergine SS. venne tratta da Dio all'esistenza, ossia, la sua singolare missione di Madre universale, sia del Creatore che delle creature. Ma siccome Iddio proporziona sempre i mezzi al fine, ossia, i suoi doni alla missione ch'egli affida ad un'anima, è necessario considerare, in secondo luogo, i singolarissimi privilegi di natura, di grazia e di gloria concessi così largamente da Dio alla Vergine SS. come mezzi, in vista appunto del fine, ossia, della sua singolare missione.
Posti così dinanzi alla Vergine (investita di una così singolare missione, e arricchita di così singolari privilegi), sorge spontanea la domanda: quale dev'essere il nostro atteggiamento dinanzi a Lei?... Ed ecco l'esposizione di tutte le questioni riguardanti il culto di Maria.
Seguendo rigorosamente questo programma, si giungerà ben presto ad avere una piena cognizione di Maria, quale è possibile a noi poveri «viatori».
Esortazione
S. Girolamo, scrivendo ad Eliodoro, diceva che Nepoziano «aveva fatto del suo petto una biblioteca di Cristo» (Ep. 60, 10, PL, 22, 595). Data l'intima ed indissolubile unione di Maria con Cristo, in modo analogo io dico: «Il nostro petto diventi una biblioteca di Maria! ... ». Sia questa la nostra parola d'ordine durante tutto questo studio. E il nostro petto diventerà veramente una «biblioteca di Maria» se avremo ben compresi i tre grandi motivi che ci inducono a studiare Maria, e se avremo attuato i tre modi con cui dobbiamo studiarla.
In tal modo ameremo sempre più la Vergine Santa.
Per la prima lezione vedi il Compendio di Roschini: Chi è Maria.Catechismo Mariano, nn. 1-19