Girasoli al Margherita

Van Gogh vive ancora! Vive in un fiore!

Nella splendida cornice artistica e architettonica del Teatro Margherita, si è svolta, e ancor tutt’ ora si sta svolgendo, la mostra “Van Gogh Alive: Experience”. In particolare, lo scorso febbraio le classi della Carducci, e non solo, l’hanno visitata, in un tour completo.

Più che una mostra, però, è - come suggerisce il titolo - un’ esperienza multisensoriale, che coinvolge la vista e l’udito. Strutturata in due parti, nella prima si guardavano le “stampe” dei suoi quadri con una descrizione che tuttavia non rendeva l’idea. La parte interessante era la riproduzione 3D della camera di Van Gogh, nella volta magnifica del Margherita. Seguendo, si entrava in una stanza multimediale dove scorrevano frasi, dipinti e bozze del pittore, con un sottofondo musicale adatto alle varie situazioni, e momenti della sua vita.

Questa è stata la parte che ho preferito…Molto bella e particolareggiata. Non la considero una mostra in sé per sé, forse a causa dell’ assenza di quadri materiali. Alcune presentazioni power point su intenet sono realizzate meglio delle stampe appese al muro… Inoltre, il prezzo del biglietto è esorbitante, forse a causa della stampante usata per i “quadri” sui cartoni, probabilmente placcata in oro, oppure appartenuta ad un “grande personaggio”.

Ad ogni modo la classe si è divertita. Alcuni hanno apprezzato, altri no. Nell’interminabile attesa per l’ ingresso un diversivo: si sono svolti dei giochi abbastanza imbarazzanti e divertenti, proposti dal prof. di arte Castellani… E successivamente, dopo la “mostra”, sono seguite delle interrogazioni nei giardinetti di piazza Massari, inerenti ad essa. Ma è andata bene, sono fioccati buoni voti.

Ahh… come fa bene l’aria della natura agli alunni, proprio come a Vincent quando andava in campagna per trarre ispirazione per i suoi dipinti…

Michele Maggio

IL “MOSTRO” DI VAN GOGH

Mentre Vincent si gira nella tomba, noi ci giriamo per terra, non trovando una posizione comoda!

«Non bisogna giudicare il buon Dio da questo mondo, perché è uno schizzo che gli è venuto male.» Vincent, durante la sua breve vita, era proiettato verso il futuro, aveva già capito che prima o poi qualcosa sarebbe successo: la mostra “VAN GOGH ALIVE: EXPERIENCE” che gira il mondo, ferma a Bari, ha confermato la sua teoria.

“L’unico momento in cui mi sento vivo è mentre dipingo.” Vincent si sbagliava, infatti, con questi pannelli, che cercano di imitare le sue reali tele, non riesce più a riposare in pace. A mio parere non è stato molto bello vedere gli stessi quadri che potevamo benissimo vedere sui libri, e leggere le sue frasi, popolari sul web. Non dico che non sono rimasto stupito: alcune sue frasi mi hanno realmente toccato da vicino è mi hanno fatto capire qualcosa in più su di lui, ma anche sulla vita e sulla sua bellezza relativa.

«È come avere un gran fuoco nella propria anima e nessuno viene mai a scaldarvisi, e i passanti non scorgono che un po' di fumo, in alto, fuori del camino e poi se ne vanno per la loro strada.» Ho capito, grazie alla mostra chi era Vincent, non come pittore, ma come persona, come intellettuale e come cittadino. Lui non era una persona complessa, ma aveva un animo semplice, viveva la vita un po’ così come voleva, insomma, penso che sia uno dei più grandi geni del suo secolo, e che nonostante avesse dei disturbi, si sfogava sulla tela, realizzando capolavori indescrivibili.

Dopo questa analisi generale, passerei più nel dettaglio: la presentazione iniziale, fatta con delle slide appese al muro, è stata relativamente interessante, poiché, al mio parere, un’opera si può spiegare da sola. La guida è stata molto brava a spiegarci tutto per bene, ma credo che sia scesa troppo nel dettaglio, anche con informazioni da prendere con le pinze.

Nella sala multimediale, la parte migliore della visita, abbiamo potuto ascoltare musiche azzeccate per ogni opera, ma la mancanza di posti a sedere e il fatto che ogni monitor proiettava un’opera diversa, ha creato disagio, poiché ogni minuto bisognava fare un giro di 360° per ammirare il resto della sala. Inoltre le frasi erano scritte in alto, quindi abbiamo dovuto anche alzare la testa per leggerle. Ogni volta che una classe usciva dalla sala, si creava soqquadro, poiché non si riusciva a vedere gli schermi e, visto che l’uscita è solo una, bisognava spostarsi per fare spazio.

L’attesa è stata esagerata e siamo stati circa 20 minuti fuori al teatro Margherita per entrare. Abbiamo dunque giocato con il professore di arte Giulio Castellani e ci siamo divertiti, perdendo tempo in attesa di entrare.

Poco dopo siamo andati con il professore in piazza Massari, dove abbiamo parlato di ciò che avevamo appena visto e l’insegnante ha approfittato anche per fare delle interrogazioni all’aria aperta. L’aria fresca di febbraio ha aperto le nostre menti e ha fatto “girare i criceti” che abbiamo in testa, poiché gli interrogati hanno preso voti molto alti.

Concludendo, la mostra non è stata molto apprezzata, ma il modo con cui abbiamo vissuto la giornata è stato diverso e simpatico, molto meglio di stare seduti sulle sedie ed ascoltare i compagni alla lavagna che parlano.

Enrico Ancora – 02\03\2019