ORIGINI

Le origini della tecnica risalgono alla metà del XIX secolo, ad opera di Filippo Severati che brevettò, a Roma, una tecnica decorativa a fuoco su supporto di porcellana e lava vulcanica. Negli anni settanta del XX secolo il maestro ceramista Barbaro Messina, a Paternò nel distretto lavico dell'Etna, ha sviluppato nuove tecniche per la maiolicatura della pietra lavica, che per gli sviluppi artistici ed economici assunti gli è valsa l'inserimento nel 2005 nel Registro delle eredità immateriali della Sicilia come "Tesoro Umano Vivente". 

LA PIETRA LAVICA ETNEA

I grandi blocchi basaltici estratti in grandi cave ai piedi dell'Etna vengono tagliati e sagomati mediante enormi macchinari in forme adatte all'edilizia, all'arredo urbano, alla produzione di accessori di arredamento, alla produzione artistica e decorativa. Per la produzione artistica il blocco è ridotto in lastre di dimensioni utili a diventare piastrella, tavolo, top da bagno o da cucina, parete, pavimento, panca o semplice elemento di design che saranno sottoposte al processo di ceramizzazione.

LA TECNICA DI CERAMIZZAZIONE 

Il materiale lapideo nel laboratorio artistico opportunamente tagliato è cosparso di uno strato di smalto ceramico dello spessore di circa 3mm e lasciato asciugare per circa 12 ore. La successiva fase di decorazione con pigmenti ceramici secondo tecniche vecchie e nuove dell'arte ceramica è effettuata a mano libera o con stencil. Il manufatto viene infine cotto gradualmente in appositi altiforni per ceramica a 950 0C in cui abbisogna di almeno 24 ore affiché smalto e colore del decoro si fondano con il substrato di pietra lavica. Il risultato è un prodotto resistentissimo igienico-ecologico-antimacchia-anticorrosione

OROLOGI

AZULEJOS

«Azulejo» è una parola araba usata in Spagna ed in Portogallo per nominare piastrelle di terracotta coperta con smalto opaco utilizzate a partire dal trecento per rivestire e decorare pareti, pavimenti, soffitti e camini. Sono stati gli arabi che hanno portato dall'Oriente questa arte in Europa assemblando geometricamente pezzi di mattonelle (« alicatado ») tagliate e appositamente smaltate.

Nel 1498, Francisco Niculoso, detto Niculoso Pisano perché era da Pisa, stabilitosi a Siviglia introdusse l'arte della maiolica pittorica in Spagna dipingendo sulle piastrelle come per un quadro usando una ricca policromia chiaroscuri e gradienti di colore. La produzione artigianale da ripetizione quasi industriale divenne così creazione artistica e in tutta la Spagna apparirono grandi pannelli decorati con scene figurative e narrative che si diffusero fino in Portogallo dove quest'arte divenne così prosperosa da diventare una delle caratteristiche del paese.

Alla fine del Seicento I portoghesi acquisirono per i loro palazzi e chiese pannelli dipinti in bianco e blu dagli olandesi che cercavano di copiare le porcellane cinesi e nel Settecento imitarono questi pannelli al punto di coprire tutto il paese di bianco e blu .

Anche in Sicilia si è sviluppata la produzione di queste ceramiche e la tecnica è stata facilmente riportata sulla pietra lavica

ERIMINIO DELLA STELLA D'ORO

Pannello 60 x 60

SAN MICHELE ARCANGELO

Pannello 60 x 60

BLACK AND WHITE

Devoti S. Agata

cm 20 x30

Tritone della Fontana dell'amenanano cm 20 x 30

"U Saccu" diaametro cm. 40

su tavola dorata cm 50 x50

RICORRENZA ERUZIONE ETNA 1669

FINO AL MARE

Nell'aprile 1669, per contenere i flussi lavici deviandoli verso la costa, le fortificazioni della città di Catania furono puntellate e le porte di accesso murate con grossi blocchi di pietra lavica. Il fronte lavico largo alcuni km, dopo l'intero lago di Nicito seppellì importanti strutture architettoniche di epoca romana, il Circo Massimo e la Naumachia. Alle 2.00 del 23 aprile 1669 un fiume di fuoco circondò il Castello Ursino e raggiunse il mare, minacciando da sud di entrare attraverso la Porta dei 32 canali, all'altezza dell'attuale pescheria. Il 16 maggio, presso il bastione di San Giorgio, la colata superò le mura del castello e iniziò a riversarsi dentro il fossato, il 9 giugno la colata arrivò quasi all’altezza delle finestre, che furono murate, e il castello venne abbandonato.L'11 luglio il fronte lavico si arrestò definitivamente, formando un delta lavico ampio circa millecinquecento metri che causò lo spostamento in avanti della linea di costa di circa 800 metri.



 

CAMPANARAZZU

Il 29 marzo 1669 la lava coprì del tutto l’intero antico centro abitato di Misterbianco. Il fiume di lava non riuscì tuttavia a sovrastare il più alto campanile della la Chiesa Madre che ne rimase nei secoli unica testimonianza visibile con le sue 6 campane che lo fecero simpaticamente chiamare “U Campanarazzu”. La lava risparmiò anche una piccola parte della chiesa di Madonna degli Ammalati. Parte della popolazione ottenne il permesso di ricostruire la nuova Misterbianco nel luogo attuale più a sud-ovest del precedente e a quota più bassa, altra parte si trasferì nel piano del Borgo di Catania dove si insediò definitivamente 

MALOPASSO

Il 13 marzo 1669 l'abitato di Malpasso fu interamente seppellito e gli abitanti si trasferirono costituendo il villaggio di "Fenicia Moncada" derivata dall'araba fenice e dalla potente famiglia dei Moncada, principi di Paternò e feudatari della zona, gli abitanti ebbero nome di "fenicioti". Anche questo centro venne tuttavia abbandonato, a causa delle distruzioni subite con il terremoto del 1693. Il paese attuale venne rifondato una terza volta con il benaugurante nome di Belpasso.