L’isola delle Vignole è una piccola isola della Laguna di Venezia. Ha una estensione di circa 50 ettari ed è fortemente caratterizzata da una produzione agricola di qualità, da alcune attività artigianali nel settore nautico da diporto e da attività per la manutenzione dei canali navigabili lagunari. Nell’isola sono presenti impianti della Marina militare con uno storico canale per l’atterraggio degli idrovolanti, attualmente in fase di dismissione. L’isola è servita regolarmente dalle linee di navigazione pubblica che permette di raggiungere il centro di Venezia in poco più di dieci minuti, le altre isole della Laguna nord o direttamente il litorale. Abitano attualmente 50 persone in una ventina di famiglie distribuite nelle due parti dell’isola divise da un canale navigabile dove nei periodi estivi si ormeggiano houseboat. I residenti lavorano prevalentemente negli orti e nelle altre attività di servizio abitando in edifici di proprietà con ampi spazi verdi intorno. L’isola delle Vignole ha uno straordinario patrimonio: un ambiente ricco di vegetazione e di biodiversità caratterizzato da coltivazioni organiche di grande qualità, con una straordinaria produzione orticola e con quella del carciofo violetto che è presidio Slowfood e apprezzato per le sue caratteristiche organolettiche.
Il segmento più interessante e di valore del patrimonio complessivo dell’isola è costituito dallo straordinario ambiente naturale delle Vignole, dove in un territorio di circa cinquanta ettari le superfici coperte da costruzioni o impianti tecnici costituiscono non più del 1-2 per cento della superficie totale, con aree completamente disabitate in cui la natura è il regno incontrastato.
L’isola delle Vignole gode anche di una condizione più generale di favore e vantaggio, collocata come è nel contesto della Laguna nord che è un parco ambientale ancora intatto e di assoluto valore, pur finora non adeguatamente valorizzata rispetto alle potenzialità per un turismo intelligente in grado di conoscere, apprezzare e rispettare tale straordinario paesaggio. Il Sito “Venezia e la sua Laguna” è stato iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco nel 1987 per l’unicità e singolarità dei suoi valori culturali, costituiti da un patrimonio storico, archeologico, urbano, architettonico, artistico e di tradizioni culturali eccezionale, integrato in un contesto ambientale, naturale e paesaggistico straordinario. La Laguna di Venezia è uno degli esempi più antichi e complessi delle relazioni tra attività antropiche e dinamiche naturali, dove si trova la maggiore concentrazione di beni culturali e di espressioni artistiche, stratificate nei secoli. Il Sito può essere considerato come un “paesaggio culturale” che illustra l'opera combinata dell'uomo e della natura nel corso del tempo sotto l'influenza di vincoli fisici e di opportunità ambientali, sociali, economiche e culturali (dalla Relazione paesaggistica giugno 2020). L’isola delle Vignole è una tessera di questo grande mosaico con alcune caratteristiche specifiche in cui prevale la componente ambientale e paesaggistica ancora qui completamente conservata.
Complessivamente l’isola esprime un forte patrimonio di risorse diverse, rispetto alle quali la stessa comunità locale deve trovare idee, progetti e energia per valorizzarlo, soprattutto sostenendo i giovani a immaginare il loro futuro in questo fortunato contesto.
A seguito della grande acqua alta del ’66 che ha pesantemente colpito Venezia e la sua laguna, sono stati realizzati molti interventi per mettere in sicurezza la città e alcune delle isole, ma l’isola delle Vignole è rimasta in una condizione di pesante ritardo su tale tema. La grande acqua alta del novembre 2019 ha colpito profondamente la fragile condizione dell’isola provocando l’allagamento di quasi tutto il territorio e danneggiando gravemente le colture e allagando molte abitazioni.
A seguito di questi eventi, grazie alla reazione della piccola comunità locale e alla sensibilità dell’Amministrazione comunale e della Protezione civile, sono stati finanziati una serie di lavori con una prossima seconda fase per migliorare la sicurezza idraulica del territorio dell’isola e delle relative strutture abitative e produttive.
Di fatto si è aperto un nuovo scenario di riassetto delle infrastrutture di base dell’isola (viabilità, illuminazione, sotto reti, ecc.) che ha sollecitato la piccola comunità locale a riflettere su quella che può essere una sistemazione e valorizzazione complessiva dell’isola nel prossimo futuro. Due temi emergono tra gli altri: il recupero ambientale e produttivo delle aree demaniali, e l’integrazione con le recenti opportunità connesse con la costituzione di Comunità Energetiche Rinnovabili con la prospettiva di creare occasioni di lavoro per i giovani dell’isola e non solo.
L’alluvione del novembre 2019 che ha invaso e sommerso la città e le isole della laguna, ha rappresentato uno dei fenomeni più drammatici dovuti ai cambiamenti climatici. Si è trattato di una sorta di Tropical Storm da ovest che ha sospinto con grande energia le masse d’acqua lagunari verso i versanti più esposti sia della città storica, soprattutto Giudecca e Riva degli Schiavoni- Sette Martiri, sia su Pellestrina, Sant’Erasmo e le Vignole.
L’isola delle Vignole è rimasta sommersa dalle acque salmastre per diversi giorni provocando danni pesanti alle colture, rendendo drammaticamente evidenti i problemi della sicurezza idraulica e del ritardo degli interventi necessari di messa in sicurezza, peraltro già realizzati anni addietro nella vicina isola di Sant’Erasmo.
La questione del rischio idraulico e l’urgenza della sua riduzione hanno messo in rude evidenza il futuro della permanenza in isola di famiglie e attività. I fatti di novembre 2019 (e lo scoppio del Covid) hanno di fatto avviato una azione da parte della Protezione Civile e del Consiglio dei ministri che ha portato alla nomina del Sindaco di Venezia quale Commissario Delegato alla gestione degli eccezionali eventi meteorologici. In relazione alla situazione delle Vignole è stato affidato un progetto per un “Intervento di ripristino urgente e rifacimento e elevazione del muro di marginamento danneggiato dall’acqua alta nell’isola delle Vignole” in attuazione dell’Ordinanza Commissariale del 6.3.2020. Nel giugno successivo è partito il cantiere che vede già realizzato circa il 50- 60% delle opere previste che consistono nel rialzo dei marginamenti lungo il canale e la realizzazione di nuova viabilità pubblica (non ancora definita) con relativi servizi e sottoservizi. Di fatto l’intervento in corso, al di là di alcune perplessità relative alle caratteristiche dello stesso (impatto, viabilità pubblica non risolta, ecc.), ha stimolato un positivo effetto di carattere sociale nella comunità sollecitando ciascuno a sentirsi attori e non soggetti passivi verso il futuro dell’isola.
Per la primavera 2023 è prevista la seconda fase dei lavori per il completamento delle opere necessarie alla messa in sicurezza idraulica di tutto il territorio dell’isola. Dopo lo smantellamento del Magistrato alle Acque del 2014, si è avviato il percorso di ricostruzione istituzionale dell’organo per il governo e la messa in sicurezza della laguna e delle isole, con la costituzione della Autorità per la Laguna di Venezia che ad oggi non vede ancora la luce.
La messa in funzione del Mose però ha creato una nuova e importante situazione di sicurezza per i residenti, nella speranza che gli alti costi della manutenzione delle strutture rimangano sostenibili nello scenario prossimo venturo. Nella lunga lista delle criticità un posto importante è quello relativo alla scarsa frequenza dei collegamenti con Venezia e la inadeguatezza di alcuni servizi pubblici come la questione della raccolta differenziata che da anni si chiede, l’adeguamento dello studio medico che da circa venti anni è collocato in un container vicino all’area della raccolta rifiuti, la mancata sorveglianza e repressione dei barchini che scorrazzano a folle velocità nel canale, la inadeguata manutenzione del verde pubblico, ecc. ecc..
La lista è ancora molto lunga, ma si sta facendo strada nella comunità locale una nuova consapevolezza sul fatto che una maggiore coesione tra le persone possa costituire nuova energia per contrastare il declino dell’isola, e che anzi si possa pensare insieme ad azioni utili per dare valore all’ambiente e alle risorse economiche, soprattutto pensando ai giovani che continuano a vivere nell’isola.
Alla fine del 2019 la Comunità locale è riuscita a costituire formalmente un “Comitato Vignole” cui oggi aderiscono una cinquantina di persone con lo scopo, definito nello statuto, di salvaguardare i beni comuni dell’Isola, promuovere quanto necessario per migliorare la vita sull’Isola, organizzare occasioni di incontro e iniziative per aumentare lo spirito comunitario, essere organo rappresentativo riconosciuto della comunità isolana. Si è trattato di un passo importante considerando che la comunità locale è sempre stata incapsulata in logiche miopi caratteristiche delle micro comunità, e la costituzione del Comitato con le relative pur semplici strutture come il sito web, l’uso di Telegram per la comunicazione e il dialogo tra tutti, è ormai considerato un traguardo di grande importanza per immaginare un futuro migliore basato sulle idee e i contributi di ogni membro della comunità. La prospettiva più interessante è costituita dalla possibilità di sviluppare una visione e un progetto per il prossimo futuro dell’isola fondendo insieme iniziative di valorizzazione del patrimonio ambientale, paesaggistico e della produzione agricola organica locale, con il nuovo scenario che si apre con lo sviluppo di soluzioni innovative basate sulle nuove energie pulite rinnovabili. Il disegno è quello di caratterizzare l’isola delle Vignole nel contesto lagunare e metropolitano come vettore di una visione che coniuga la salvaguardia attiva di un ambiente naturale in grado di produrre cibo organico, integrato funzionalmente ed economicamente con la produzione locale di energia rinnovabile con soluzioni di tipo agro voltaico, in una prospettiva di transizione eco ambientale verso la decarbonizzazione del proprio territorio. Tale disegno diviene coerente con la cornice politico-normativa europea e con i meccanismi di incentivazione nazionali per le rinnovabili (dlgs 199/’21) anche presenti in alcune specifiche misure del PNRR e in particolare nel Piano strategico della PAC politica agricola comunitaria 2023-2027 che fa riferimento particolare alla Direttiva RED II (pag. 51).
La condizione indispensabile perché questa isola continui a vivere è la permanenza delle persone e in particolare dei giovani. Ad oggi le opportunità di lavoro sull’isola sono limitate e condizionate all’attività agricola o a quella dei servizi per la nautica o per le manutenzioni delle infrastrutture lagunari. Ciò a fronte di importanti porzioni del territorio abbandonate o in disuso da tempo, di cui va re-immaginato un nuovo utilizzo nella prospettiva di valorizzare il vero patrimonio dell’isola che è costituito dal suo ambiente naturale e paesaggistico con basso tasso antropico. La prospettiva più interessante è costituita dall’esplorazione di opportunità di lavoro che vadano a incontrare un nuovo diffuso interesse da parte di fasce crescenti di persone e famiglie che vivono in contesti urbani spesso in crisi, per offrire esperienze in ambienti naturali con l’intento di recuperare corretti equilibri nello stile di vita. La prospettiva di realizzazione di un parco urbano con valenza agro ambientale pubblico nell’isola delle Vignole può incontrare questa domanda.
Appare con crescente evidenza la relazione che lega la questione energetica ai temi della crisi ambientale e alla nuova agricoltura attenta alla qualità dei cibi.
Negli ultimi anni si è sviluppato un dibattito politico culturale a più voci che ha coinvolto Istituzioni, Associazioni e personaggi di rilievo a livello internazionale.
Sul versante dell’energia Jeremy Rifkin[1] col suo testo sulla terza rivoluzione industriale apre la nuova visione in cui la rete internet può trasportare dati ma anche energia all’interno di smart grid, rete intelligente interconnessa in grado di tenere in equilibrio domanda e offerta.
È il concetto di Internet dell’energia, che viene assunto anche dall’Unione Europea con la Direttiva RED II che introduce a livello istituzionale il concetto di prosumer: produttore e consumatore di energia prodotta localmente da fonti rinnovabili, nelle forme di autoconsumo e di Comunità energetica rinnovabile.
Viene introdotto in modo evidente da un lato il pensiero sociale e la dimensione partecipativa, rovesciando l’approccio top-down introducendo quello bottom-up cioè di energia pulita e rinnovabile prodotta da comunità locali in grado di scambiare energia nella forma smart grid, dove emerge il nuovo pensiero energetico ambientale che connette energia e territorio[2].
Dall’altro enfasi compiutamente evidenziata nella relazione tra energie pulite e la questione ambientale. Ulteriore evidenza è costituita dalla forte connessione tra la questione ambientale e la produzione agricola, nei confronti della quale cresce una forte domanda verso cibi di qualità con grande attenzione agli effetti sulla salute.
La stessa strategia del Farm to Fork (F2Fdal Produttore al Consumatore)[3] si colloca al centro del Green Deal europeo[4], e costituisce il piano decennale messo a punto dalla Commissione europea per guidare la transizione agricola verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente, così come sul fronte energetico prevede un passaggio graduale dalle fonti fossili alle fonti rinnovabili. Dal secondo dopoguerra abbiamo assistito, e non solo in Europa e nel nostro Paese, allo sviluppo della produzione agricola industriale con i relativi impatti sui suoli e più in generale sull’organizzazione dei territori, e con una forte riduzione della popolazione attiva nel settore.
L’impatto della chimica e l’uso degli OGM nelle produzioni agricole hanno progressivamente alimentato il dibattito sui temi della nuova agricoltura a partire dagli anni Ottanta con Josè Bovè e la sua Confederation Paysanne[5], e poi con Vandana Shiva e Carlo Petrini che pongono al centro di una estesa riflessione i temi dell’agricoltura sociale e ambientale, del recupero della biodiversità, dei cambiamenti climatici e sul recupero del patrimonio conoscitivo sulle pratiche agricole. Temi ripresi nel Manifesto del Cibo prodotto nel corso dei recenti lavori della Commissione Internazionale per il futuro dell’alimentazione con le firme degli stessi Vandana Shiva e Carlo Petrini[6].
In sostanza si riporta al centro del dibattito internazionale il tema della riqualificazione dei rapporti tra territorio cibo e salute[7].
Negli Stati Uniti si sviluppa l’esperienza del Rodale Institute[8] per sostenere pratiche agricole organiche e rigenerative, seguita da analoghe esperienze internazionali, anche nel nostro Paese con la Deafal[9].
L’agricoltura organica è un sistema olistico (dove un singolo fattore non può essere considerato separatamente dall’insieme) pensato e gestito per ottimizzare la produttività dell’agro-ecosistema, in armonia con l’ambiente, riducendo al minimo il degrado e l’erosione del suolo, mantenendo la diversità biologica nel terreno, adottando pratiche di rotazioni delle colture, utilizzando residui organici riciclandoli nel terreno, colture di copertura e il concime compostato sono utilizzati per mantenere la materia organica e la fertilità del suolo.
Il tema delle relazioni tra energie rinnovabili e agricoltura organica (oltre il biologico) matura con lo sviluppo del pensiero energetico ambientale testimoniato anche in un memorabile dialogo tra Carlo Petrini e Jeremy Rifkin su Repubblica del giugno 2010[10].
In quel dialogo emerge con grande evidenza la connessione tra le Comunità locali del cibo di Terra Madre e le Comunità dell’energia verso “un nuovo modello di comunicazione (che) sta convergendo verso un nuovo regime energetico distribuito…che potrà essere replicato in agricoltura …per muoversi verso un’agricoltura ecologica”.
Petrini riprende più recentemente il tema intervenendo specificamente sul ruolo delle Comunità energetiche rinnovabili riconoscendone un ruolo centrale nella transizione energetica[11].
[1] Jeremy Rifkin, La terza rivoluzione industriale. Mondadori 2011
[2] Livio De Santoli, Le comunità dell’energia. Quodlibet 2011
[3] https://www.europarl.europa.eu/italy/it/succede-al-pe/strategia-farm-to-fork-e-politica-agricola-comune-nella-prossima-programmazione-ue-2021-2027
[4] https://commission.europa.eu/strategy-and-policy/priorities-2019-2024/european-green-deal_it
[5] http://www.confederationpaysanne.fr/index.php
[6] https://navdanyainternational.org/it
[7] Stefano Picchio, Territorio cibo salute. Maggioli editore 2016
[8] https://rodaleinstitute.org/it/
[9] Matteo Mancini, Agricoltura organica e rigenerativa. Terra Nuova edizioni 2019
[10] Repubblica 6.6.2010
[11] La stampa 11.8.2022