2025 Nova Gorica - Gorizia

Capitale europea della Cultura 2025

2022/05/19 Laboratorio permanente della Pace in Piazza Transalpina

Nova Gorica - Gorizia, Capitale europea della Cultura 2025

di Andrea Bellavite del 10/11/2021

Si parla e si scrive spesso di Nova Gorica con Gorizia, Capitale europea della Cultura 2025. Tutti hanno qualcosa da dire, idee, prospettive, programmi e proposte. In realtà, finora non sono molti coloro che hanno letto il “bid book”, il testo progettuale sulla base del quale l’Unione europea ha ratificato la candidatura. E’ un testo molto interessante e istruttivo, sia dal punto di vista teorico che da quello, conseguente, pratico. Il punto di partenza è il riconoscimento del ruolo della Cultura, intesa come fondamento di qualsiasi azione finalizzata alla crescita globale del territorio. Si parla di “invertire la spirale discendente costruendo un nuovo ecosistema culturale”. Così definito, l’obiettivo è avvincente e interessante. Sono poi indicati cinque orizzonti strategici, riguardanti anche la decisa impronta transfrontaliera. Essi sono incentrati sul concetto di innovazione sostenibile, soprattutto sul piano relativo alla produzione culturale e all’offerta turistica. Molto interessante e in parte sorprendente è l’attenzione dedicata a coloro ai quali, al di là dei muri smantellati nel dopoguerra e nel dopo pandemia, è ancora precluso l’attraversamento delle frontiere. Vale la pena di citare testualmente e di ricordare sempre a chi di dovere, compreso le amministrazioni comunali, in Slovenia e in Italia, che hanno aderito al progetto: “Alla fine (dopo il lockdown di marzo-aprile 2020), la recinzione è caduta, ma solo per un tempo e solo per alcuni di noi. Sì, puoi attraversare il confine tra due stati europei, ma non se sei siriano o nigeriano. A rifugiati e migranti il 2020 ha portato un livello ancora più elevato d’incertezza e disperazione. E una nuova ondata di odio e paura. Se finora, secondo una tipica retorica xenofoba, gli stranieri ci stavano rubando il lavoro, minacciando la nostra cultura e il nostro modo di vivere, ora sono anche una malattia infettiva ambulante”. Seguono le iniziative pratiche, una sessantina di progetti e le indicazioni dei relativi finanziamenti. Non c’è molto spazio per altro, il coinvolgimento delle associazioni e della realtà politiche e di categoria si è realizzato nella fase di preparazione e ora, sulla base delle attuali previsioni di spesa, sarà necessario inserirsi per lo più in ciò che è già stato prospettato, sia a Nova Gorica che a Gorizia. La “lista della spesa” può piacere o meno, forse la parte italiana avrebbe potuto sforzarsi un po’ di più. Ma così è se vi pare, l’importante è, in un modo o nell’altro, cercare di esserci e di esserci con convinzione. Infatti, al di là della profonda visione teorica e delle numerose applicazioni pratiche, resta la questione di fondo. Se l’avvicinamento e la celebrazione saranno appannaggio di pochi addetti ai lavori, sarà fin troppo facile prevedere un’ennesima occasione gettata al vento. Le ottime intenzioni e la catasta di lodevoli iniziative potranno varcare la soglia del 2025 e avviare una presa di coscienza di essere uniti nelle diversità, soltanto se saranno accompagnate da un coinvolgimento di tutta la popolazione. Perché questo avvenga, occorre stabilire delle priorità, da affidare non tanto o non solo al Comitato tecnico e al GECT/EZTS che materialmente gestiranno il tutto, ma ai luoghi dell’autentica Politica che dovranno trovare il modo di far percepire la responsabilità anche individuale di ciascun cittadino. La prima urgenza è allora quella dell’apprendimento delle lingue. Come poter essere Capitale della Cultura, individuata sulla base delle potenzialità di una convivenza solidale sul confine, quando gran parte degli abitanti non hanno neppure la possibilità di comunicare gli uni con gli altri, in quanto separati dalla mancata conoscenza dello sloveno e dell’italiano, oltre che generalmente dell’inglese veicolare? Occorre quindi che ogni amministrazione comunale dimostri e sostenga una speciale attenzione all’introduzione della rispettiva lingua in tutte le scuole di ogni ordine e grado, alla moltiplicazione di scambi culturali fra insegnanti e studenti, all’offerta formativa per gli adulti. La seconda urgenza è quella ambientale, corrispondente alle linee guida proposte dal bid book. Perché si possa realizzare l’auspicata nuova attrattività turistica del territorio, con tutte le ricadute possibili sulle attività produttive, è necessario valorizzare le straordinarie e per ora sottovalutate potenzialità. Poche località in Europa, forse nessuna, possono offrire una memoria storica, soprattutto del Novecento, come il territorio Goriziano. Poche realtà possono inoltre offrire in uno spazio relativamente limitato, sprazzi di bellezza, dal mare ai monti, ripercorrendo le sponde di fiumi spettacolari, gustando vini straordinari e cibi tradizionali succulenti e conoscendo vicende che hanno a che fare con le più remote e ancestrali origini dell’homo sapiens. Il modo migliore, più originale e attualmente particolarmente efficace per visitare Nova Gorica, Gorizia e i dintorni è il turismo lento, a piedi e in bicicletta. In questo senso, occorre che gli enti locali potenzino con tutti i mezzi possibili le infrastrutture, che si porti rapidamente a compimento la “ciclabile” dell’Isonzo e che si valorizzino i percorsi a piedi già esistenti, primo fra tutti – peraltro questo già opportunamente previsto nel bid book – la pot miru/cammino della pace, da Bovec all’Adriatico, un grido di pace sui sentieri insanguinati dalle guerre. La terza e imprescindibile urgenza è quella di creare relazioni stabili tra le persone, le associazioni e le comunità di riferimento. Dovrebbe essere normale incontrarsi, bere il caffè insieme, salutarsi per strada. Soltanto un’assidua frequentazione può generare autentica amicizia e solo un’autentica amicizia può essere la base di un lavoro permanente, in grado di proseguire ciò che questi anni di preparazione e soprattutto la tappa del 2025 consentiranno di avviare. Da questo punto di vista, si potrebbe forse immaginare una forma di coordinamento e coinvolgimento più completa ed efficace del tessuto sociale. Come? Tenendo conto del tempo a disposizione piuttosto limitato, tre anni passano in un baleno, tento una proposta, forse un po’ambiziosa, già tuttavia sperimentata con buoni risultati in altri ambiti. Si inizia con un’Assemblea Generale (entro la fine del 2022), nella quale vengono presentate le linee fondamentali grazie alle quali l’Europa ha scelto Nova Gorica (con Gorizia) come propria Capitale Culturale. Tali orizzonti vengono contestualmente differenziati nei diversi settori del vivere civile, per esempio scuola, università, istituti di ricerca, pensiero filosofico e teologico, industria, agricoltura, commercio, scuola, assistenza sociale, attività produttive, turismo, produzione artistica, e così via. In ogni settore vengono scelti dei rappresentanti di categoria, sloveni e italiani, che per almeno un anno si incontrano, rispondendo alle tre domande fatidiche: che cosa è stato fatto finora, qual è la situazione attuale, che cosa ci proponiamo per il futuro? In una seconda Assemblea (entro la fine del 2023), si fa il punto della situazione, prendendo atto dei risultati dei vari “lavori di settore”, in particolare delle loro proposte concrete, non tanto in vista del 2025, quanto della prosecuzione del cammino successivo. Un Comitato rappresentativo dei Consigli Comunali, del GECT/EZTS, del gruppo di lavoro per la Capitale della Cultura, accompagnato dai rappresentanti delle Università territoriali, elabora il materiale raccolto, producendo un testo finale, contenente un po’ di storia, un’analisi adeguata del presente e una visione prospettica, da iniziare ad attuare, grazie alle relazioni costruite nel frattempo, a partire dal 2025. Si conclude questa fase con una terza Assemblea Generale, prima dell’estate del 2024, nella quale viene presentato il libro e idealmente consegnato a ogni cittadino, come guida e orientamento verso il futuro, in tutti i settori della realtà territoriale E’ un’idea come qualsiasi altra. Ciò che conta è l’appello a trovare il modo di coinvolgere ogni “Goriziano”, ciascuno con la propria competenza, esperienza e responsabilità, in un’opportunità che deve essere sentita come patrimonio di tutte e tutti coloro che abitano intorno a un con-fine, non più limite, ma luogo di “condivisione dei fini”.

Andrea Bellavite