Neurodiversità

Il termine #neurodiversità è stato coniato dalla sociologa e attivista autistica Judy Singer nel 1998. Con questo termine si intende la variabilità neurocognitiva presente all’interno dell’intera popolazione umana.

In poche parole questo significa che tutte le persone si differenziano anche dal punto di vista neurocognitivo e non solo per caratteristiche immediatamente visibili.

La neurodiversità non identifica qualcosa di “anormale” ma semplicemente indica la variabilità del sistema nervoso, dato da una combinazione unica di abilità, competenze e bisogni.

Siamo tuttƏ neurodiversƏ!

La maggior parte delle persone, pur essendo neurodiverse, tende ad avere funzionamenti cognitivi simili, a processare le informazioni in modi simili, a rapportarsi con le altre persone e con la realtà esterna in modo simile.

La maggior parte delle persone non significa tutte le persone.

Come capita spesso, si è portati a credere che quello che vale per molti sia valido per tuttƏ. Ecco sfatiamo questo mito, questa falsa credenza.

La nostra è una società neurotipica, cioè formata per la maggior parte da persone con un funzionamento neurocognitivo tipico, e questo crea il pregiudizio che tuttƏ debbano funzionare allo stesso modo.

Ci sono persone che hanno un funzionamento cognitivo che si discosta dalla maggior parte della popolazione. Queste persone si definiscono neurodivergenti o neuroatipiche.

Neurodivergenza o neuroatipicità non sono sinonimi di neurodiversità ma identificano persone che, all’interno della neurodiversità, hanno un funzionamento neurocognitivo differente dalla maggior parte della popolazione.

Neurodivergenza o neuroatipicità non indicano una condizione di malattia, disagio, disturbo o sindrome, indicano modi differenti di ragionare, pensare e relazionarsi.

Riporto la definizione provocatoria di Laura Tisoncik – attivista neuroatipica – rispetto alla tendenza della società a voler classificare e patologizzare ciò che non è maggioranza tipica.

«Sindrome Neurotipica: è un disturbo neurobiologico caratterizzato da preoccupazioni sociali, illusioni di superiorità e ossessione per la conformità…le aree cerebrali deputate alla socializzazione sono ipertrofiche…le persone neurotipiche spesso ritengono che la loro esperienza del mondo sia a un tempo la sola possibile e l’unica corretta. I neurotipici trovano difficoltoso stare da soli e sono spesso intolleranti verso differenze anche minime negli altri..»

Purtroppo c’è ancora molta confusione riguardo la terminologia, e spesso mi sono imbattuta in siti/articoli approssimativi e fuorvianti. Siti e articoli scritti anche, purtroppo, da professionistƏ.

C’è chi parla “del problema della neurodiversità” – e perché mai dovrebbe essere un problema dato che è una caratteristica dell’essere umano?

C’è chi si definisce “mentore in neurodiversità” – in che senso? Al massimo puoi aver studiato gli scritti della dott.ssa Singer a altrƏ studiosƏ e tenerti aggiornatƏ

C’è chi usa i termini neurodiversità e neurodivergenza come se fossero sinonimi.

Insomma anche tra chi dovrebbe avere ben chiaro i diversi significati delle parole la confusione regna sovrana.

Lascio un’ indicazione bibliografica e sitografica per chi volesse approfondire l’argomento ascoltando le voci di persone neurodivergenti :

https://neuropeculiar.com/