"STORIE" D'ITALIA


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26 Gennaio 2018

Il 27 gennaio è il ‘Giorno della Memoria’: le origini di questa giornata commemorativa

Una data riconosciuta dalle Nazioni Unite per ricordare le vittime della Shoah e per riflettere sulla strage dell’Olocausto

Il 27 gennaio ricorre l’anniversario della liberazione degli ebrei prigionieri del campo di concentramento di Auschwitz, da parte delle truppe dell'Armata Rossa, nel 1945. Per questo motivo si è stabilito di celebrare proprio in questa data il ‘Giorno della Memoria’.

Lo ha deciso l’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria, per commemorare le vittime della tragedia dell’Olocausto.

Quando furono aperti i cancelli di Auschwitz, il mondo intero poté vedere coi propri occhi non solo i testimoni della ferocia nazista, ma anche gli strumenti di tortura utilizzati all’interno del lager.

Circa 10 giorni prima della liberazione, i nazisti avevano avviato una sorta di marcia della morte, portando con loro tutti i prigionieri sani: molti di loro morirono proprio durante questa disperata operazione.

L'Italia ha istituito formalmente la giornata commemorativa con alcuni anni d’anticipo rispetto alla risoluzione delle Nazioni Unite, per ricordare le vittime dell'Olocausto e tutti coloro che hanno messo a rischio la propria vita per proteggere i perseguitati ebrei. Le finalità di questa giornata commemorativa vengono delineate attraverso gli articoli 1 e 2 della legge n. 211 del 20 luglio 2000:

«La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

In occasione del "Giorno della Memoria" di cui all'articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere».

In questo giorno tutti siamo chiamati a ripensare a una simile strage di proporzioni epocali, affinché non vengano mai più scritte pagine di storia come questa.



L'ASCESA DEL NAZISMO: ADOLF HITLER

30 gennaio 1933. Ai vertici del governo tedesco sale un giovane uomo politico di origini austriache. Il suo nome è Adolf Hitler. La Grande Depressione economica iniziata nel 1929 ha gravi ripercussioni su tutti i mercati occidentali, ma soprattutto su quello tedesco. La Germania, che non si è mai completamente ripresa dalla Prima Guerra Mondiale, nel 1930 si ritrova in piena crisi sociale e finanziaria. Il malessere alimenta la sfiducia verso il governo in carica, che è di tendenze moderate. Sono sempre più numerosi i tedeschi che aderiscono a movimenti politici estremisti. A sinistra, il Partito Comunista raccoglie consensi tra gli operai. A destra, tra i membri dell’esercito e del ceto medio si afferma il Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori, più noto come Partito Nazista.


A capo del Partito Nazista c’è Adolf Hitler, un ex caporale dell’esercito. Hitler espone il programma del partito in un’opera intitolata “Mein kampf”, cioè “La mia battaglia.” Nel Mein Kampf, Hitler afferma che l’attuale declino della Germania è dovuto a un complotto degli ebrei e dei comunisti, volto a seminare discordia e indebolire l’economia nazionale. Sempre nel Mein Kampf, Hitler invoca la nascita di una nuova, grande Germania sotto la guida di un furher, ossia un comandante supremo. Un’idea che fa leva sull’orgoglio ferito del paese. Il carisma personale di Hitler e le sue virtù di oratore contribuiscono a diffondere la sua ideologia. Nel 1930 il Partito Nazista ottiene sei milioni di voti. Due anni dopo diventa il partito di maggioranza del Paese. All’inizio del 1933 Hitler viene nominato Cancelliere, la carica più importante del governo tedesco dopo quella di Presidente. Malgrado questa rapida ascesa, in Germania esiste ancora una netta opposizione al Partito Nazista; soprattutto nelle città dove è più forte il Partito Comunista, come Berlino.


Il 27 febbraio 1933 un incendio doloso distrugge il Parlamento tedesco. Il Partito Nazista riesce a far cadere la colpa su Marinus van der Lubbe, un ebreo olandese di idee comuniste. Hitler sfrutta quell’episodio per screditare i suoi avversari politici e sospendere alcune libertà civili. In meno di un mese i leader del Partito Comunista Tedesco e tutti gli altri oppositori di Hitler si ritrovano in prigione. Ora che non c’è più nessuno a contrastarlo, Hitler è libero di portare a termine i suoi piani. Il 23 marzo 1933 fa approvare il “Decreto dei Pieni Poteri”, che gli conferisce il diritto di promulgare leggi senza l’approvazione del Parlamento. Di fatto, è l’inizio di una dittatura. Il Presidente in carica, l’eroe di guerra Paul von Hindenburg, muore il 2 agosto 1934. Hitler ne approfitta per assumere anche la carica di Presidente oltre a quella di Cancelliere: ufficializza così la sua posizione di führer, capo unico e supremo. Da quel momento, le sue ambizioni si rivolgono al resto d’Europa e al mondo.


IN ITALIA: BENITO MUSSOLINI

Noto come il Duce, Benito Mussolini governa l’Italia per 20 anni, istituendo un regime dittatoriale. Mussolini nasce il 29 luglio 1883 a Dovia di Predappio. Entra in politica a 17 anni tra le file dei socialisti e a 29 è direttore del giornale socialista l’Avanti! Ma quando scoppia la Prima Guerra Mondiale lascia il partito. I socialisti infatti sono contrari all’entrata in guerra dell’Italia. Mussolini invece è favorevole. Fonda dunque un giornale e un movimento politico interventista. La guerra finisce. Pur vincitrice, l’Italia non trae benefici. Il Paese è teatro di scioperi e agitazioni. Alle elezioni del ‘21 ben 35 fascisti vengono eletti tra le file dei moderati. La crisi economica non cessa, il governo non è all’altezza. Mussolini ancora una volta si fa portavoce del malcontento popolare, forma il Partito Nazionale fascista e chiede lo scioglimento delle Camere. Con un atto dimostrativo, 30.000 fascisti si recano a Roma per manifestare. Il re Vittorio Emanuele nomina Mussolini Primo Ministro.


Nel suo primo governo Mussolini rafforza l’esecutivo togliendo potere al Parlamento e promulga una nuova legge elettorale maggioritaria. Alle elezioni del 24 i fascisti ottengono il 65% dei voti. Ma il deputato socialista Matteotti denuncia brogli elettorali. Viene rapito e ucciso. L’evento scatena una crisi di governo. L’opposizione non riesce però a organizzarsi. Il 3 gennaio del 1925 con uno storico discorso al Parlamento Mussolini chiude la crisi assumendosi la responsabilità politica e morale dell’omicidio Matteotti. Ha inizio la dittatura fascista. Mussolini ha dalla sua il Re e il Papa. Nel corso del suo regime Mussolini cerca di costruire una forte identità nazionale. L’Italia fascista vuole porsi come erede dell’Impero di Roma, ed essere al tempo stesso un Paese moderno. Il Duce rafforza l’economia, potenzia le infrastrutture, dà un nuovo impulso all’architettura e all’arte pubblica, crea un apparato di servizi sociali. Mussolini vuole fare dell’Italia un impero coloniale. Per questo, nel 1935 promuove la conquista dell’Etiopia.


Ma l’invasione provoca l’isolamento diplomatico dell’Italia. L’unico interlocutore europeo resta Hitler, capo della Germania nazista. Il duce e Hitler stringono un’alleanza, che nel ’39, in vista della guerra imminente si trasformerà in alleanza militare. Per compiacere l’alleato, nel ‘38 Mussolini promulga leggi razziali contro gli ebrei. Nell’estate ‘39 inizia la Seconda Guerra Mondiale. L’alleanza con la Germania si allarga anche al Giappone. Ma la guerra non volge a favore dell’Asse. Anche tra le sue fila la popolarità di Mussolini è in grande calo e quando nel ‘43 le armate angloamericane invadono il Sud Italia, è proprio il Gran Consiglio del Fascismo a destituirlo. Il re lo fa arrestare. I Tedeschi lo liberano dalla sua prigionia sul Gran Sasso e lo conducono a Salò. Qui Mussolini fonda la Repubblica Sociale Italiana, diretta emanazione del governo tedesco. Ha inizio la resistenza armata di gruppi partigiani antifascisti. Ma la fine della guerra è alle porte. Il 28 aprile ‘45, il Duce, in fuga verso la Svizzera insieme a Claretta Petacci, sua amante storica, viene catturato sul Lago di Como. La verità sulla morte di Mussolini resta ancora da accertare. Il suo cadavere, esposto a Milano in Piazzale Loreto, viene sepolto a Predappio. Lascia un’Italia in macerie, umiliata sul piano internazionale e lacerata da divisioni politiche spesso violente


OSKAR SCHINDLER

Oskar Schindler è un imprenditore tedesco. Durante la Seconda guerra mondiale riesce a salvare la vita di circa 1200 ebrei destinati ai campi di sterminio nazisti. Nasce il 28 aprile del 1908 a Zwittau, , nell'odierna Repubblica Ceca, da una famiglia tedesca benestante che cadrà in rovina durante la Grande depressione degli anni 30. Dopo aver lavorato nell'azienda del padre, viene assunto come direttore vendite per una compagnia elettrica. Nel 1939 la Germania di Hitler invade la Cecoslovacchia. Schindler, rimasto nel frattempo disoccupato, decide di iscriversi al partito nazista. Intenzionato a sfruttare la guerra come un'opportunità per fare soldi, inizia a collaborare coi servizi segreti tedeschi, che lo inviano come informatore a Cracovia, in Polonia.


Qui, grazie ai suoi contatti e alla sua abilità diplomatica, riesce a comprare a poco prezzo una fabbrica di utensili da cucina che in seguito viene convertita alla produzione di munizioni. Nel 1942 assiste a un sanguinoso rastrellamento nazista nel ghetto ebraico di Cracovia. Molte persone, tra cui alcuni dipendenti della sua fabbrica, vengono deportate in campi di concentramento. Chi cerca di nascondersi o fuggire, è ucciso dai soldati. Scioccato da quanto ha visto, Schindler decide di assumere un gran numero di ebrei, per metterli al riparo dalle violenze naziste.


Con il pretesto di incrementare la produzione della DEF, prende accordi con Amon Göth, che comanda il campo di concentramento di Plaszow: 900 ebrei vengono trasferiti dal campo alla vicina fabbrica di Schindler. Nel 1944, l’avanzata dell'esercito russo convince i nazisti a smantellare il campo di Plaszow e a sbarazzarsi dei prigionieri. Schindler riesce a trasferire la sua fabbrica a Brinnlitz, in Cecoslovacchia, e porta con sé più di mille operai. Per un errore burocratico, durante il viaggio il convoglio femminile viene deviato verso i campi di sterminio di Auschwitz. L'intervento di Schindler riesce a far tornare indietro il treno, e a salvare tutte le 300 donne deportate.


Alla fine della guerra, Schindler deve far fronte alle accuse di collaborazionismo coi nazisti e a gravi problemi economici. Trasferitosi in Argentina, torna in Germania nel 1958. Col supporto economico delle comunità ebraiche, tenta di avviare nuove attività imprenditoriali, ma senza successo. Il 18 luglio 1967 il museo ebraico Yad Vashem di Gerusalemme gli conferisce l’onorificenza di “Giusto tra le nazioni” per aver salvato la vita di centinaia di ebrei. Oskar Schindler muore il 9 ottobre del 1974 a Hildesheim, in Germania, all'età di 66 anni. Le sue spoglie sono seppellite nel cimitero cattolico di Gerusalemme.


Nel 1993 il regista statunitense Steven Spielberg gli rende omaggio raccontando la sua storia nel film Schindler's List, vincitore di 7 premi Oscar

ALL'INTERNO DELLA CASA DI ANNA FRANK

Il cartone animato ispirato alla storia delle sorelle Andra e Tatiana Bucci, sopravvissute ad Auschwitz