
VISIONI D'ARCHITETTURA TEMPORANEA E SACRA, CODICE GENETICO DI NUOVE GEOMETRIE NATURALI, ECO GENERATIVE ARCHITECTURES
PROJECTS _ WHITE MOMENT 2006-2020 _ BLACK MOMENT 2000-2005 WHITE MOMENT 2006-2020 2019 "COBO PAVILION" BAUMA MESSE MÜNCHEN 2017 "IN ABSENTIA_BIO PARCO SONORO PIAZZA CASTELLO MILANO" WHITE ON WHITE _ PALAZZO CUSANI BRERA _FUORI SALONE MILANO_ 2017 CLICCA QUI 2016 "BIO PARCO SONORO PIAZZA CASTELLO MILANO" CONCORSO INTERNAZIONALE PER LA RIQUALIFICAZIONE PIAZZA CASTELLO MILANO _SECONDA FASE with luigi semerani 2014 "SOTTILISSIMO TEMPLUM"ARCHITETTURA ITINERANTE STEP 1_VENEZIA GIARDINO CANAL GRANDE_CA' BALBI VALIER STEP2_VIGNETO IL MOSNEL-PASSIRANO-FRANCIACORTA 2014 "PADIGLIONE INFANZIA LUDOTECA" CONCORSO INTERNAZIONALE COMUNE DI MILANO_BIBLIOTECA DEGLI ALBERI MILANO with antonella mari 2013 "MULTIRELIGIOUS URBAN SCIENCE AT PEACE" MOSTRA "CITTA' AUTOGRAFICA" FONDAZIONE GANGEMI-ROMA 2012 "HUMAN SPACE" MULTIRELIGIOUS URBAN SPACE - PER MILANO EXPO 2015 2011 "INDIA PAVILION" EXPO RIVA DEL GARDA SCHUH 2014-16+ 2007 "PADIGLIONE ITALIA" INTERNATIONAL COMPETITION EXPO SHANGAI "BETTER CITY, BETTER LIFE" 2006 "SACRED YOU" MULTI-RELIGIOUS URBAN SPACE. X BIENNALE ARCHITETTURA VENEZIA INVITO A VE_MA with michele moreno BLACK MOMENT | WRITINGS & INTERVIEWS 2020_15 11 ECO GENERATIVE ARCHITECTURE Un metodo per l'architettura ECO GENERATIVE ARCHITECTURE METODO L’Eco Generative Architecture è un metodo progettuale che introduce il progetto di architettura entro la filiera dell’economia circolare. Per questo ripristina il ruolo fondante del rapporto natura-architettura. L’architettura e la natura si incontrano fin nelle prime mosse progettuali, genetiche e impostano la composizione geometrica, il ciclo della costruzione, la customizzazione, il controllo dell’energia, il riciclo, L’Eco generative architecture vale sia per ‘architettura temporanea che per la più duratura. Il metodo si avvale di alcune operazioni processuali controllate step by step dove il progetto e l’architettura crescono come un essere vivente, naturale, pensato nel suo DNA fin dall’inizio e nel suo ciclo di vita . ECO L’operazione 0, fondante, parte dallo studio analitico della natura che può essere: _ Natura scala MACRO_ground line, geologica come morfoscultura di superficie della Terra; _ Natura scala MICRO_natura vegetale, minerale o animale osservata al microscopio digitale. Dalla natura il progettista estrae le regole generative, geometriche, fondanti il progetto di architettura. La geometria della natura può essere euclidea, frattale, vettoriale. GENERATIVE PROCESS STEP 0 GENETIC GEOMETRIC CODE principio genetico geometrico STEP1 STRUCTURE principio costruttivo STEP2 ENTER principio spaziale STEP3 SKIN principio energetico STEP4 MATTER principio materico STEP5 MODULE principio costruttivo-modulare STEP6 RE_TIME principio riuso e riciclo
2020_15 06 FUORISALONE.IT MILANO CLICCA QUI 2020_16 05 "VEGETAL_ING PAVILION" ECO GENERATIVE ARCHITECTURE Università Iuav Venezia-Final Open Critic ![]() CLICCA QUI ARCHITETTURA TEMPORANEA STUDIO RAFFAELLA LAEZZA ECO GENERATIVE ARCHITECTURE
A.A. 2019-20 BRIXIA FORUM VEGETAL_ING PAVILION ECO GENERATIVE_METHOD PROCESSING
STEP 0 GENETIC CODE_MICRO NATURE STEP 1 GENETIC CODE _GEOMETRY STEP 2 STRUCTURE STEP 3 SKIN STEP 4 MODULE STEP 5 MATTER STEP 6 RE_TIME STEP 7 FILE TO FACTORY STEP 8 LIGHTING DESIGN STEP 9 SOUND DESIGN STEP 0_10 CIRCULAR ECONOMY 2020_28 05 Cosentino Italia INVITATION "UNA STANZA VEGETALE" Intervista su interpretazione di "Una stanza tutta per sé "di Virginia Woolf" CLICCA QUI "CAPPELLA SISTINA.PROIETTILE " di raffaella laezza Premio letterario al Concorso nazionale di scrittura "Architettura di Parole" Prima Edizione _ 2019 Ordine degli Architetti PPC di Arezzo-Archivio Diaristico Nazionale Arezzo "Incastonata nel palinsesto di tutti noi sporge per volume, dal tempio di Salomone da cui deriva: esplode il suo dettato. Sta nelle mie mani, questa mattina, perché clicco sul mio telefono: Cappella Sistina. Vedo troppa bidimensionalità e decido di prendere un treno e di andarci: subito. Immediatamente. Per raccontare questa architettura non vorrei parlare di numeri, sezioni, prospetti, ismi. Vorrei potermi muovere dentro al suo spazio e capire perchè gli esseri umani la amano. Ci arrivo in poco, è la prima ora del mio pomeriggio che avevo prefigurato da anni, sui libri di Kaufmann, le lezioni di Tafuri, i brividi di errori storiografici che non mi avevano detto che senza stare lì, dentro, non potevo capire il suo segreto. Semplice, tutto non è più un segreto adesso che sono qui, da un’ora. Cielo:corpi divelti. Terra:corpi viventi, io con la mia gente, della Terra in quest’epoca.Noi, che guardiamo e incrociamo, forti, i corpi del cielo. Siamo due folle in dialogo, è la prima volta per tutti noi. Prosegue il cielo nelle pareti e si dilata nel mio sguardo risolto. Io sono una folla in verticale, contenuta:dureremo qui insieme per poco, ora, noi siamo tutti uniti, sublimati da Michelangelo. Non sapevo che lui ci aveva chiesto di essere qui per spalancare, svelare ai suoi dipinti dove il mondo andrà. Sono io, con questa gente e ci chiamiamo:”dove il mondo andrà”. La mia lacrima è azzurra, poiché i miei occhi diventano grigi, scolorati dalla commozione. Chi sei tu? Non chiudere la suoneria. Siamo tutti complici e protetti, per quest’ora, dai colori fosforescenti delle Sibille, dei Profeti. Il Giudizio snuvola in questo spazio poiché noi: respiriamo. L’aspirazione a trascendere i nostri errori ci abita: non c’è giudizio ma abbraccio universale. Perché questa architettura la stiamo costruendo ora, noi, qui con Michelangelo. Non c’è un tempo per noi, per Michelangelo; lui, mi svela questa possibilità. Io aspetto di rialzarmi. Dopo lo spavento, dopo la potenza di questo messaggio che è un proiettile. Ecco perché questa è architettura: vivifica con noi, umani, svolazza sui testi di critici e storici dove nascondeva il suo segreto. Stesa, ora, vedo il nigeriano, il giapponese, il cingalese, la serba, il russo, la svedese, il senegalese, l’australiana qui, insieme a me: quietati.Come dovrebbe essere ovunque. Non potrò più essere spenta se lascerò far proseguire questo momento. Noi, umanità, in questa architettura siamo stati bene, un’ora. Accanto. Non posso andarmene.Il proiettile ha colpito tutto di me."
2018 "CODICI DEL TEMPORANEO.MANIFESTO DI ARCHITETTURA "di raffaella laezza Edizioni LetteraVentidue CLICCA QUI di raffaella laezza Eco generative architecture. La natura vegetale, animale, minerale vista in micro_con il microscopio elettronico_ conduce all'analisi delle sue geometrie vettoriali, frattali, cartesiane per la costruzione di edifici ipertemporanei basati su una nuova modularità a cui la natura induce. E' una natura vista in trasformazione, nel suo fattore tempo che porta ad architetture esse stesse in trasformazione ovvero a "living forms", per questo riciclabili. 2018 "ALFABETO MATERICO PER FRANCO PURINI" di raffaella laezza sta in "Scritti in onore di Franco Purini" 2015-17 "NATURA D'ARCHITETTURA. TACCUINI PER UNA TEORIA DELL'ARCHITETTURA 1-4 CLICCA E SCARICA di raffaella laezza 2017 "ALFABETO" DEL MASTER _ 2 livello_ "TOUCH FAIR ARCHITECTURE & EXHIBIT SPACE "_ UNIVERSITA' IUAV_VENEZIA CLICCA QUI di raffaella laezza 2014 “SOTTILISSIMO TEMPLUM" ARCHITETTURA ITINERANTE di raffaella laezza Il “Sottilissimo Templum”, è manifesto di architettura sacra ed è itinerante poichè è pensato per essere costruito nel paesaggio in luoghi diversi e tempi diversi. STEP 1 giugno 2014_ Giardino di Ca'Balbi Valier _Venezia per la “Giornata mondiale dell’ambiente” STEP 2 settembre 2014_Passirano_Franciacorta, Vigneto di villa Barzanò. Il progetto: Evoca i “Fundamentals” dell’architettura e, in ascolto dell’ambiente naturale del giardino -poi vigneto- ne cattura le regole geometriche, costruttive, materiche inserendosi tra queste con sottile equilibrio pragmatico e immateriale. E’ mappatura informativa della crescita degli alberi in 115 punti di una griglia cartesiana posta ogni 1,20mX1,20m. Svela una natura in divenire, la geometria di crescita del movimento delle piante. Il progetto basato planimetricamente su regole cartesiane si principia anche su regole geometriche naturali diagrammatiche, morbide, vettoriali, in sezione, catturando le frequenze della luce del giardino come fattore di crescita per lo sviluppo di un volume “immateriale”. 115 sottilissimi elementi costruttivi, verticali, registrati sulla griglia cartesiana di 1,20mx1,20m crescono “biologicamente” secondo la loro ricezione di luce-ombra e ritmano il loro movimento di crescita aurea. 8 steps in verticale, 8 textures materiche bi-tridimensionali di ciascun “sottilissimo” costruiscono un abaco preciso che prelude all’infinito possibile. E’manifesto di un’architettura innovativa dove la natura studiata in vitro è serbatoio di nuove regole progettuali. Da regola fondata sul concetto universale dei numeri naturali vuole confrontare la sua validità in contesti diversi. L’insieme spaziale registra, quasi invisibile, una porzione di spazio detto “templum” che restituisce la vocazione del parco come luogo di meditazione, pausa, rallentamento. Nel templum un elemento “sottilissimo” realizzato con materiali innovativi nanostrutturati laboratoriali sintetizza l’esplorazione materica dell’architettura antisimica futura. Nella sua seconda tappa il Sottilissimo ripercorre in vitro la centuriazione millenaria franciacortina 1,50mx1,50m inserendosi direttamente in un vigneto. La regola del “Sottilissimo Templum” si pone come architettura sacra laddove la natura ne è il principio costruttivo, geometico, materico ed è pensato per una dimensione spirituale, corale. Il progetto è dedicato al Danteum di Giuseppe Terragni laddove ne riprende la regola aurea planimetrica. 2013 MUSEO DEL DUOMO DI MILANO "Fe2O3. QUESTO DUOMO" di raffaella laezza 1 Vibra vibrazioni minime Sussultorie non fisiche Sfumature di Candoglia Di cava l’inanimata natura Una volta uscita e messa nel duomo Ha iniziato ad emettere Onde di lui vibratili In verticale ordine ordinatissimo. 2 Nel suo stare vicino Al mio palazzo Casnedi sa qui Portare continua Onda e condurre la figurazione dei miei paesaggi visivi Interni altrove. Chi ha il duomo vicino a sé Fisicamente può cambiare strada nell’architettura, nell’arte: possibilità di. Porge il moto di continua rivoluzione Nella bellezza. 3 Il piu vicino museo del duomo è appena inaugurato e visto in passeggiata. 4 Azzera la distanza con i 143 metri delle sue altitutidini. Incontri alati marmorei Tagli di busti allineato occhi Corpi angelicati tutti. Persiste eco di architettura I pezzi del Duomo In ordine fatto di precisissime Luci a loro conferite Ci lascia toccare guglie, tagli e taglietti di cava di Candoglia Fe2O3 di sacra scultura in pezzi preparatori, sostituzioni, marmi di sostegno. 5 Incoraggia amore dei profili, toglie distanza tra noi e le milioni di mani faber del duomo che lì poco distante non attende i suoi frammenti qui mostrati poiché quietati in questo nuovo spazio e votati a ri-nominare il duomo stesso. Ora, esso, è d’Uomo. 2011 PETER EISENMAN. CITTA' CULTURA GALITIA SANTIAGO DE COMPOSTELA.SPAGNA.UN NUOVO SILENZIO di raffaella laezza E’ in via di conclusione, di
Peter Eisenman, la Città della Cultura a Santiago de Compostela. Ed è già
masterpiece, icona contemporanea. Per questo
progetto, 19 parole, semplici verbi. Uno. Provare
a visitare questa architettura. Sul Monte Gaias a pochi passi fuori
Santiago. Capitare al mattino prestissimo. E rimanerci due, tre giorni. Due. Esserci
significa riuscire a portare, facilmente, il pensiero al di là dalla storia,
della contemporaneità e sintonizzarsi con la cifra di cattedrali romaniche,
spazi egizi. Ed è sosta. Tre. Camminare
accelerati dai 686.000mq che la definiscono misuralmente tra superficie
urbanizzata (175.000mq) e non, e tra gli edifici. Essere fuori e dentro
contemporaneamente i sei edifici che la compongono: Biblioteca (26.000mq)
conclusa, Archivio (9.600mq) concluso, Museo (20.800mq) in fase di conclusione,
Centro arte internazionale (16.000mq) in fase di conclusione, Servizi centrali
(7.500mq) concluso, Centro musica (55.000mq), le cui fondamenta affiorano come
prime strutture cementizie cartesiane. Entro il 2012 la città sarà terminata e
i lavori sono iniziati nel 2001. Quattro. Fermare l’occhio sui milioni di pezzi di quarzite che la misurano,
ricoprendola, in copertura, parti di prospetto, pavimentazioni con moduli
minimi da 30cmX30cm e massimi, in copertura, per la griglia di 16mx20m.
Sfumature grigie, bianche, auree, rosastre. Tra brandelli di terra, di fresco
scavo, a lato. Cinque. Stare
qualche ora nella biblioteca, gia attiva, interno bianchissimo: vedere tra
tagli finestrati gli altri pezzi esterni. Essere tra un libro posato, una
colonna cartesiana 1,20mx1,20m alta 12 m e un morbido,
truce, potente volume. Mai troppo grande, né troppo piccolo perchè senza scala. Sei. Potere
sentirsi costantemente in uno stato di silenzio appena fuori dal centro urbano
di Santiago peraltro gia incline ad un simile voto. Sette. Trovarsi,
nell’incedere, a salire su una copertura invitati dai volumi architettonici
portati in continuità con la linea terra. Fluente. Otto. Fermarsi
negli spazi interstiziali tra i volumi alla prima visuale, lontanissima, verso
il territorio circostante mai negato. Poi, nella seconda , appena pochi passi
in là, vedere un altro, nuovo, dilatato punto sull’orizzonte di Santiago. Persiste un gioco di spazialità vettoriale ricavato nella
natura geologica della collina alla quale è stata ripristinata una nuova
natura, artificiata. Nove. Sentirsi
sempre sedotti dal piano costruttivo, qui sublimato da inevitabili e
piccolissimi errori di cantiere. Struttura in cemento armato e acciaio. Dieci. Aspettarsi
di tutto, anche il generoso gesto, dedicato all’amico John Hejduk della
costruzione delle sue due torri (350mq) ora sede di convergenza degli impianti. Undici. Non
pensare più ai saggi di Eisenman su Giuseppe Terragni, o ai suoi Diagram
Diaries, le sue X Houses, o al fondamentale testo “La fine del classico”. Questo luogo, per essere colto,
non necessita degli strumenti della storiografia, filologia o di un racconto. Ma di una intelligenza emozionale. Dodici. Cogliere
il tattile codice genetico del progetto, programmato al computer, e
costantemente verificarlo attraverso centinaia di modelli: una grande sala,
vicino all’ Archivio, ne testimonia il process. Leggere la stratificazioni di steps, che compongono il
palinsesto compositivo,le piante dei livelli di costruzione ed i plasticismi
complessi delle forme curve nelle tre direzioni Tredici. Percepire un’organizzazione tra volumi che in una sotterranea
linea (larga 9m, lunga 525m, quota -7m) coordina i servizi ai rispettivi
teatro, museo, biblioteca, archivio. E, in quota, ne evita il racconto
lasciando spazio ad ampi vuoti di sosta. Quattordici. Visitare il cantiere singolo, quasi concluso, del
museo. Oggi è possibile a chiunque: la Fundacion Cidade da cultura de Galicia
ne organizza visite continue. Anche questo è un interno bianchissimo a tutta
altezza (35m) luogo di possibili, vorticosi, stati. La sua sezione principale,
una grande e modulata parete vetrata,
mette in raccordo con un’unica morbida
linea, il dorsale della collina. Quindici. Pensare che quando un edificio coglie,internamente,
la geometria delle grandi linee della
geologia, del landscape, passa ad un classicità che appartiene istintivamente a
tutti e che, simultaneamente, è silente di retorica. Niente intellettualismi,
accademismi: tutto passa in secondo piano. Si intuisce che la ricerca
contemporanea aspettava questo lavoro, di incontro, aperto, alle forme
geometriche della natura accompagnandoci in un nuovo punto dell’architettura.
Architettura come stato di conoscenza, che tocca lo spirito. Sedici. Capire
che il monte Gaias è dotato di un nuovo,
apparentemente ostile, silenzio. E che di questo silenzio, nell’architettura,
tutti ne sentivamo la necessità. Diciassette. Aspettare l’imminente conclusione dei lavori anche
se, come la cattedrale di Gaudì, forse ci sarà sempre qualcosa in leggera
mutazione. Diciotto. Ritornare nella realtà italiana e pensare che se i
progetti del maestro americano per esempio per Napoli non saranno realizzati,
forse si perde qualcosa. Diciannove. Prendere atto che se la Xunta de Galicia ha, oggi,
costruito un luogo simile per la cultura quest’ultima è ancora una priorità.
2000 "L'ARCHITETTURA DELLA LINEA TERRA" di raffaella laezza Tesi di dottorato in Progettazione architettonica presso Università Iuav di Venezia. Testo fondamentale che segna l'inizio di un percorso fondato sul rapporto tra architettura e natura nel suo codice genetico geometrico e spaziale. E' una visione della natura in macro scala_la Terra_ come morfogenesi di superficie in cui l'architettura si innesta nel rispetto delle sue forme. I rilievi della Terra, le sue deformazioni estatiche sono esse stesse architetture in cui l'architettura nuova trova spazio.La consapevolezza della radice terranea dell'abitare fonda una progettazione singolare. CLICCA QUI |