Critica

Da giudizio del critico Franco Passoni riguardo alla mostra tenutasi nell'ottobre del 1975

Proprio per liberare il campo da tutti quei possibili pregiudizi che normalmente inficiano la comprensione delle attività artistiche, come per esempio quelle inutili diatribe sul figurativo o no che oltre tutto negano una possibilità alle valutazioni, riteniamo sia necessario chiarire quegli aspetti che riguardavano in passato l’attività di Betrix. Molti lo hanno infatti conosciuto come pittore di stretta osservanza figurativa che produceva da molti anni un repertorio d’immagine tradizionali, come: paesaggi, nature morte, fritratti. È dunque naturale che costoro si siano almeno sorpresi quando si sono trovati davanti a queste opere, che noi siamo ben lieti di presentare in questa mostra.

Betrix è dunque un nuovo proselite dell’astrattismo? C’è forse una abiura delle sue idee passate? Come spiegare questo passaggio così radicale da un ismo verso l’altro?

Queste e altre domande sono certo state poste dai suoi vecchi estimatori e, certamente gli stessi, avranno trovato soltanto delle risposte polemiche.

Noi pensiamo che il cambiamento sia stato normalmente conseguente, in quanto il problema della sua produzione artistica si ricollega direttamente alla vita di Betrix come uomo, come artista e anche come professionista.

Come è noto a molti, Betrix è Carlo Bertani; sotto questyo pseudonimo si cela un professionista serio e molto preparato, che è stato un importante dirigente e uno stilista presso una delle più importanti case automobilistiche nazionali. Betrix è un uomo dai molteplici interessi, naturalmente dotato di un temperamento d’artista, oltre che di profonde ed esperimentate conoscenze tecniche e teoriche. Sino a ieri Betrix ha sempre usato della pittura comne un atto consolatorio e il suo atteggiamento era in definitiva una reazione poetica legittima verso l’ambiente della fabbrtica, a suo modo alienante, nel quale si sentiva costretto a lavorare e produrre in continuità secondo chemi di stretta osservanza economica e di consumo.

Dopo tanti anni di lavoro professionale Betrix ha concluso brillantemente il suo ciclo industriale e per lui è stato ovvio indirizzarsi con completa dedizione verso le scelte della libertà dsell’arte. Quelle scelte che presumono una grande coscienza ed esperienza dei problemi e dei fenomeni, in quanto non subiscono condizionamenti ma solo ragionate opinioni. Esattamente in questo puntoi nodale sono cominciate per Betrix le riflessioni più mature e meditate che, via-via, lo hanno portato verso nuove direzioni di ricerca.

Nel fare un bilancio delle sue passate attività ha capito che l’universo estetico è contenuto nel sociale. Inoltre si è reso conto che anche il suo lavoro di “stilista”, esercitato in tanti anni, portava esperienze importanti da valutare criticamente e considerare con attenzione, così come la sua attività di pittore doveva liberarsi dai limiti psicologici dell’attività consolatoria.

Il problema dell’arte è divenuto per Betrix un impegno e per poterlo qualificare culturalmente ha dovuto superare quei limiti gratificanti, architettando una disciplina, e una metodologia severa, che fosse in grado di fargli produrre delle opere funzionali con soluzioni estetiche. In questa trasformazione molte cose sono cambiate, secondo una logica visiva che lo introduceva, nel senso più attuale del termine, verso le strutture: poiché la struttura non è pensabile come forma compiuta ed immobile, ma come “coscienza strutturante”.

La presenza intorno a noi di vastissima schiera di elementi formali, ci cui si servivano e che colpiscono ad ogni minuto il nostro sguardo, lo portò a preferire slcune strutture piuttosto che altre, e la ricerca lo portò quasi inconsapevolmente al recupero dcei valori matematici e geometrici che si fondevano con il mondo della pittura. Il suo operare ha così assunto una maniera autonoma e significante, e in queste direzioni si è venuto a chiarire nella sua mente quel punto di contatto aleatorio, ma esistente, che lega la scienzaq all’arte moderna, che è di basilare importanza chiarire perché segna il momento della divisione delle sue discipline in attività che sono convergenti.

Nel suo fare pittura i diversi incontri di ordine creativo, matematico e geometrico, hanno giocato un ruolo determinante avvicendandosi ed enucleandosi in una suggestione spaziale, sempre inventata e definita dai limiti della fantasia creatrice che è capace di elaborare progressive combinazioni di ordine visivo.

Un autore attento come Betrix non poteva certo lasciarsi sfuggire il confronto diretto fra sensazioni così diverse e contrastanti e il suo lavoro porta l’impronta di questi avvicendamenti e verifiche, in una assimilazione continua che è sempre controllata.

Betrix nelle nuove composizioni formali aggiorna una intenzione che trova, nel suo passato di uomo e di stilista, dalle profonde radici e muove le ricerce attraverso risoluzioni che percorrono un arco, ai cui limiti estremi si trova il razionalismo. Oggi è ancora combattuto da certi problemi del lirismo e dalle annotazioni sintetiche, in quanto capisce che in questi due moduli ci sono molte varianti. Ciò nonostante i suoi quadri rappresentano delle proporzioni armoniche e ordinate che segnao il passaggio, da un atteggiamento di intuizione sensitiva, verso l’affermazione di una intenzionalità progettuale e costruttiva. In questa alterazione è superata altresì una accademica distinzione tra le varie espressioni, in una liberazione dei limiti angusti delle scuole pittoriche; per Betrix: ka pittura è a suo modo un oggetto e l’oggetto si trasforma per converso in disciplina pittorica.

L’uscita di Betrix dal mondo industriale ha significato per lui la liberazione dai problemi commerciali, della concorrenza, del consumo, da tutto quell’insieme di ricerche che sono edulcorate a discapito di quelle veramente nuove e reali. Per Betrix la globalità dello spazio è ormai captabile attraverso la plasticità delle forme e della luce, e le sue superfici accolgono unicamente l’assunzione degli strumenti elaborati dalla cultura, dalla visione e dalla comunicazione, per trasformarsi in opere d’arte. Per questo assommano in sé il momento tecnico, quello scientifico e quello storico, strettamente congiunti a un fine che è ideato e costruttivo.

Non vogliamo quindi, ancora una volta, affermare qualche “ismo” sulle opere di questo autore, gli sviluppi futuri ci porteranno a quelle conclusioni che già abbiamo intraviste: il tempo non potrà che darci ragione.