per questo mi chiamo

Giovanni

Recensione del libro “Per Questo mi chiamo Giovanni”

Giovanni è un ragazzo che sta per compiere 10 anni e per il giorno del suo compleanno il padre Luigi gli regala una giornata di vacanza molto particolare: gli vuole spiegare perché si chiama Giovanni. E glielo racconta molto bene.

La storia incomincia partendo da un fatto che è successo a scuola e di cui Giovanni è testimone: Simone cade giù dalle scale, spinto da Toni e si frattura un braccio... ma nessuno dice di aver visto come ciò sia accaduto.

La mattina successiva Giovanni si alza presto, fa colazione e subito dopo parte con il padre Luigi per andare alla spiaggia di Mondello, famosa località turistica di Palermo. Durante il tragitto il padre si ferma in alcuni punti della città e fa strani discorsi che Giovanni all’inizio non capisce. “Qui è nato un mio amico che faceva il magistrato” o “questa è la casa dove viveva” o “il suo impegno per la giustizia era più forte di qualunque altra cosa”. "Far rispettare la giustizia era per lui la cosa più normale”.

Arrivati alla spiaggia subito un bagno ristoratore e, dopo essersi stancati per aver giocato nell’acqua, il padre inizia il vero racconto del perché si chiama Giovanni. Il suo nome gli è stato dato in ricordo di un grande uomo che ha combattuto la mafia, Giovanni Falcone.

Giovanni Falcone era un magistrato che, con tutta la forza che aveva, ha combattuto la mafia. Grazie a lui, si è potuto dimostrare che tale fenomeno esiste veramente e che non è frutto di leggende popolari. La mafia esiste veramente.

Giovanni si appassiona molto alla storia e sprona il padre a raccontargli altri fatti e vicende della vita di Falcone. La storia si fa sempre più interessante: gli racconta dei metodi per arruolare nuove forze, del giuramento che fanno gli uomini d’onore e di come si può paragonare la mafia ad un carciofo, ovvero ogni foglia attaccata alle altre e al centro, il cuore.

Il racconto è puntuale e preciso. Il padre ogni tanto fa riferimento anche al compagno di scuola Toni.

Nel pomeriggio si trasferiscono lungo l’autostrada nei pressi di Capaci, un luogo isolato da dove si può osservare uno spettacolo della natura: in lontananza lo splendido mare azzurro siciliano. Qui gli racconta la triste fine che la mafia aveva riservato a Giovanni Falcone e a sua moglie. 500 chili di tritolo nascosti sotto un tunnel che attraversa l’autostrada, pronti a scoppiare tramite un comando a distanza attivato da un uomo posto sulla vicina collina.

Il padre gli racconta anche un'altra storia che era capitata proprio a lui, in quanto titolare di 4 negozi di giocattoli a Palermo, la mafia per garantirgli la “protezione” chiedeva il pizzo. Dopo la morte di Falcone la reazione del padre fu quella di rivolgersi alla giustizia denunciando il fatto e facendo arrestare i due mafiosi. La mafia è qualcosa da combattere subito e non accettarla in silenzio e con complicità.

E la mafia cosa fa? Gli brucia il negozio più grande che aveva.

Il libro finisce con la visita di Giovanni alla sorella di Falcone. In quel momento il piccolo Giovanni prende la sua decisione di denunciare Toni diventando amico di Simone. Il libro è stato scritto con l’intento di far capire che la mafia la si può combattere sia da grandi e da piccoli, nella vita di tutti i giorni.

Maria Chiara Lancia 2E