La Medicina Popolare in Sardegna è chiamata Sa Mexina Antiga ( nel mio dialetto)
Le persone che la praticano possono avere o anche non avere doni sciamanici.
Sa Mexina Antiga ha al suo interno diverse discipline:
conoscenza delle erbe
conoscenza di rituali
conoscenza di parole di potere (dette brebus, li paruli e altri termini)
conoscenza del corpo umano secondo discipline tradizionali in cui si trovano "gli aggiustaossa" e quelli "chi scioddinti i nebriusu" ("quelli che sciolgono i nervi", con questo in Sardegna si intendono le contratture)
A seconda dei dialetti e delle discipline che usano, le varie figure prendono nomi diversi che non starò qui ad elencarvi, in generale se state cercando aiuto basta dire semplicemente quale sia il problema e le persone sanno se lì attorno c'è qualcun* che vi sa aiutare. La questione è molto semplice non c'è bisogno di smarrirsi in etichette e nomignoli.
Per tradizione chi pratica questi rimedi non chiede nulla in cambio, per tradizione chi chiede aiuto porta dei doni. A volte capita che il guaritore o la guaritrice non possa neanche ricevere dei doni: quando mi capita così io gli/le lascio quello che ho portato e gli dico di donarli a suoi figli o figlie oppure a qualche famiglia povera che conosce. I soldi non li accetta quasi nessuno/a comunque deve essere sempre un dono, si porta guarigione perchè c'è bisogno della guarigione e non perchè si deve avere qualcosa in cambio. Questo in tante culture sciamaniche tradizionali.
Nel 2007 la mia vita mi ha portata a studiare-praticare lo sciamanesimo del Core Shamanico di Michael Harner e, deversamente dagli altri e dalle altre partecipanti, io arrivavo da una tradizione sciamanica... ma ancora non lo sapevo o meglio dire non ero consapevole di quanto si avesse bisogno nel resto dell'Italia di quello che nella mia terra fosse qualcosa che ancora faceva parte di una certa socialità.
Fino ad allora avevo studiato l'animismo e lo sciamanesimo solo come fede, ignorando totalmete il ruolo sociale e pratico dello sciamano e della sciamana. A me interessavano semplicemente perchè erano all'origine di tutte le altre religioni.
Quando ho cominciato a praticare le tecniche sciamaniche mi rendevo conto che in Sardegna condiversi rituali e procedure si andava a lavorare sulle stesse tematiche per ottenere lo stesso risultato. Quindi alla fine dei seminari spesso spiegavo agli insenganti e al resto dei partecipanti che da noi in Sardegna ancora oggi sono vive queste pratiche.
Ormai è da circa il 2007 che continuo a rendere nota questa informazione che si era persa andando dietro a quello che io chiamo in maniera ironica ma sempre onorandolo "lo sciamanesimo esotico" intendendo quello extraeuropeo. Fortunatamente in Sardegna è partito un fermento rispetto al rendere note queste conoscenze, con modi che non sempre sono consoni alla tradizione, ma si sa che le tradizioni cambiano a seconda del bisogno. Ci tengo a precisare che anche nei paesini degli Appennini e nelle Alpi molti di questi rituali si usano ancora, così come in altri Paesi mediterranei ed europei.
Far rendere conto, far prendere consapevolezza, che anche in Europa e, nel nostro caso, nel Mediterraneo esistono rituali ancestrali e persone con doni sciamanici è molto importante.
Quello che ci tengo a ricordare è che i doni sciamanici non fanno di una persona una "brava persona" . Questo è un mito un pò da ridimensionare. Così come ci sono segnatori e segnatrici che non hanno doni sciamanici ma questo non diminuisce la potenza delle loro preghiere.
DiMexina Antiga parlo in un intervista radio , in interviste per "La Donna Sarda" e per " La Voce del Sarrabus " e in una collaborazione con " Nurnet "
Il libro " Terapie Ancestrali"
Nel 2021-22 vengo contattata da Alessandro Norsa docente universitario e grande studioso e mi propone di poter avere una mia intervista per il libro " Terapie Ancestrali: un viaggio nel mondo dei guaritori tradizionali " Karyon Editrice, una meravigliosa collaborazione che ha dato vita a questo libro che parla di diverse culture di medicina popolare nel mondo. Potete ordinare il libro direttamente alla casa editrice.
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Manuela Janabella https://sites.google.com/site/manuelajanabella/
Informazioni tratte dal Web:
Medicina popolare in Sardegna
tratto da:http://www.sardegnacultura.it/j/v/258?s=21311&v=2&c=2707&t=7
La medicina popolare sarda si esprimeva nei tre momenti fondamentali della gestione della malattia: la diagnosi, la cura e gli elementi di natura diversa usati nella cura, che si componevano in una sorta di farmacia collettiva.
Questa struttura di sistema si è conservata praticamente fino alla vigilia della seconda guerra mondiale, esercitando un ruolo di preminenza, in termini di diffusione delle terapie, nei confronti della medicina ufficiale, che stentava a penetrare in modo capillare nelle comunità.
Le barriere che impedivano la diffusione della medicina convenzionale nella società agropastorale erano di carattere economico, culturale e geografico. Queste barriere sono scomparse con quel profondo processo di trasformazione economica, sociale e culturale affermatosi in tutta l'Europa a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, per cui ormai la società agropastorale è stata soppiantata da un modello di società completamente diverso, di tipo industriale, all'interno del quale anche la gestione della malattia ha assunto, ovviamente, un'organizzazione completamente diversa.
Tuttavia, pur essendo la medicina ufficiale quella dominante, all'interno del sistema di cura della Sardegna operano, in misura più o meno sensibile, anche altre medicine. Considerato che un sistema di cura è costituito dall'insieme delle risorse terapeutiche a cui il malato può fare riferimento, attualmente nel nostro sistema di cura possiamo distinguere tre diversi settori a cui indirizzare la ricerca della cura: il settore convenzionale, altamente professionalizzato, con percorsi di formazione istituzionalizzati e col sostegno dello Stato; il settore popolare, cioè quello della medicina tradizionale, non professionalizzato, con percorsi di formazione "sui generis" (fuori dalle istituzioni convenzionali), comprendente credenze e pratiche sia empiriche sia magiche, come patrimonio non gestito dalle istituzioni; il settore non convenzionale e non tradizionale, comprendente conoscenze e pratiche che non rientrano nei due settori precedenti: riflessologia, yoga, musicoterapica, danzaterapia, shiatsu, pranoterapia, agopuntura ecc.Questo fenomeno del pluralismo dei sistemi di cura è presente in qualche misura in tutti i paesi occidentali, ma in Sardegna sembra che assuma ancora caratteristiche particolari per via della diffusione della medicina tradizionale, che raggiunge dimensioni al di sopra di ogni previsione.
Da una recente ricerca condotta in tutti i paesi della Sardegna, risulta che i guaritori tradizionali ancora in attività sono sicuramente oltre il migliaio; che accanto alle terapie empiriche sono ancora molto diffusi i riti magico-terapeutici; che su alcune patologie l'intervento di carattere empirico produce esiti di guarigione di notevole interesse; che le persone che ancora oggi fanno ricorso a questo sistema di cura sono oltre centomila.
Di questi, oltre il 50% fanno ricorso al rito magico-terapeutico contro il malocchio (36.600 circa). Coloro che ricorrono alle cure tradizionali per i traumi dell'apparato osteoarticolare costituiscono il 14,8% del complesso dei fruitori (10.700 circa). Piuttosto elevato è anche il numero di coloro che ricorrono al rito terapeutico contro gli stati critici attribuiti allo spavento (3650). Altre patologie con un numero di fruitori elevato sono: ustioni (3670); sciatica (2900); porri (2550); emorroidi (2400); fuoco di Sant'Antonio ed erpes Zoster (1800); malattie della pelle (1500 circa).
BibliografiaC. Gallini, Dono e malocchio, Palermo, Flaccovio, 1973.
M. Atzori-M.M. Satta, Credenze e riti magici in Sardegna. Dalla religione alla magia, Sassari, Chiarella, 1980.
C. Gallini, La ballerina variopinta. Una festa di guarigione in Sardegna, Napoli, Liguori, 1988.
N. Cossu, "I concetti di salute e malattia a Nureci", in Studi Sardi, XXVIII, 1988-89, pp. 493-518.
G. Angioni, "La medicina popolare. Sardegna", in Tradizioni popolari italiane. Medicine e magie, a cura di T. Seppilli, Milano, Electa, 1989, pp. 210-215,
P. Poscheddu, Vocabolario medico italiano sardo e sardo italiano, Cagliari, Editrice Mediterranea, 1990.
A.D. Atzei-L. Orrù-F. Putzolu-G. Rozzo-T. Usala, "Le piante nella tradizione terapeutica popolare della Sardegna sud-occidentale", in BRADS, 15, 1993, pp. 73-90.
N. Cossu, Medicina popolare in Sardegna. Dinamiche, operatori, pratiche empiriche e terapie magiche, Sassari, Carlo Delfino, 1996.
G. Dodero, Storia della medicina e della sanità pubblica in Sardegna, Cagliari, AIPSA, 1999.
N. Cossu, A luna calante. Vitalità e prospettive della medicina tradizionale in Sardegna, Lecce, Argo, 2005.
tratto da:http://www.sardegnacultura.it/argomenti/tradizioni/medicina/
La medicina popolare in Sardegna
La medicina popolare sarda si esprimeva nei tre momenti fondamentali della gestione della malattia: la diagnosi, la cura e gli elementi di natura diversa usati nella cura, che si componevano in una sorta di farmacia collettiva.La "medicina dell'occhio" Fra le diverse denominazioni locali usate per definire il rito magico-terapeutico contro l'aggressione dell'occhio, quella di "medicina dell'occhio" è l'unica che sia stata riscontrata in maniera diffusa in tutte le province sarde. I guaritori contattati sono 339, di cui 321 donne e 18 uomini. Quelli sicuramente accertati ma non contattati sono circa 500.La "terapia dello spavento" I guaritori che attualmente praticano ancora questo rito terapeutico, secondo quanto emerso dalla ricerca, sono 47, di cui 45 femmine e 2 maschi. Quasi tutti questi guaritori sono concentrati nelle province di Cagliari e Nuoro (rispettivamente 25 e 17). Le persone che fanno ricorso a questa terapia nell'arco di un anno sono circa 3650.La "terapia delle ustioni" I guaritori che attualmente curano le ustioni sono 44, di cui 29 femmine e 15 maschi. La maggior parte ha dichiarato di aver appreso questa pratica attraverso qualcuno del nucleo familiare. Quattro hanno affermato di essere arrivati da soli a scoprire la medicina, due per passione e dopo anni di tentativi, gli altri due passando attraverso personale dell'ustione, scoprendo l'erba adatta per caso.