Psicologa

Io, psicologa

Nasce in me l'intenzione di fare la psicologa all'età di 13 anni, vedendo una professionista all'opera, nel ruolo di consulente per l'orientamento scolastico.

In quel momento capisco che per me un lavoro ha senso, se mi permette di costruire una società migliore. Ancora credo in questo assunto fondamentale.

Metodologia

Il mio lavoro di sostegno e consulenza si avvale dell’utilizzo di tecniche di ascolto attivo e dialogo empatico. Aiuto il cliente a ricostruire un mondo interiore più accogliente attraverso tecniche di scrittura, giochi di immaginazione e fantasie guidate, role-playing e attività espressivo-creative che utilizzano anche mediatori artistici. Inoltre attraverso la mia formazione corporea porto in colloquio, quando si rende necessario, esercizi di consapevolezza fisica e ascolto interocettivo.

Quando il cliente si rivolge a me, inizia un percorso di accompagnamento che lo aiuti a diventare più autonomo nella propria vita, senza più dipendere dalle incertezze che prova.

La prima parte del lavoro è definire i confini in cui si vuole operare, proprio perché per intraprendere un percorso di crescita non basta essere in due, ma bisogna essere decisi a partire.

I miei riferimenti teorici

La scelta della terminologia (cliente, autonomia, responsabilità) mi avvicina molto all'approccio della psicologia umanistica.

Molti degli strumenti che uso li ho appresi e vado avanti a consolidarli attraverso la mia formazione cognitivo-comportamentale fin dai tempi dell'Università.

Infine il mio percorso di formazione nel Metodo Feldenkrais, che per lo più è inteso come una tecnica posturale, è stato per me invece un completamento della mia formazione psicologica. Devo tanto del mio lavoro alle teorie psicologiche di Moshe Feldenkrais, che applico costantemente durante i colloqui.


La mia formazione è continua e contaminata dalle esperienze che faccio attraverso tutte le attività e le letture che mi appassionano, in campo sociale, scientifico e artistico. Aver visto diversi ambiti lavorativi, aver incontrato il medesimo problema visto da angolazioni differenti, fanno dell'incontro con l'altro un momento unico basato sulle necessità che emergono, dalla mente e dal corpo.