Allergie alimentari

Data pubblicazione: 6-nov-2016 10.09.11

  • Allergie alimentari

In un periodo in cui le allergie stanno aumentando di numero e di incidenza nella popolazione, i bambini rappresentano la categoria più esposta. Questo perché il loro organismo, soprattutto se ancora piccolissimi, è ancora in formazione.

Tra le allergie più comuni, quelle alimentari sono le più riconoscibili. Innanzitutto, bisogna fare una differenza tra allergia ed intolleranza, spesso ritenute uguali. L'allergia, infatti, insorge quasi subito dopo l'ingestione di un alimento allergizzante e non è correlata alla quantità di cibo ingerito, mentre l'intolleranza è legata alla quantità di esposizione all'alimento in questione.

L'allergia alimentare di sviluppa soprattutto perché il sistema immunitario risponde in maniera sbagliata agli antigeni di determinati alimenti, soprattutto proteine: è il sistema gastrointestinale che dovrebbe bloccare gli antigeni, ma poiché nei lattanti non è ancora ben sviluppato può venire meno questa sua funzione, provocando reazioni allergiche che colpiscono solitamente l'apparato respiratorio (con asma e congiuntivite), l'apparato gastrointestinale (con diarrea, dolori addominali e vomito) e la pelle (con orticaria ed eczema).

Va detto che generalmente queste allergie scompaiono entro i 3 anni di vita; la predisposizione alle allergie è però un fattore determinante: se un genitore è già allergico, il bambino avrà circa il 45% di possibilità di sviluppare anche lui allergie alimentari; la percentuale sale quasi al doppio, all'80% circa, se entrambi i genitori sono allergici. È importante quindi prolungare, soprattutto in questi bambini con predisposizione genetica, il più possibile l'allattamento al seno, che permette di usufruire degli anticorpi materni.

Gli alimenti più a rischio di sviluppare allergie sono il latte vaccino, le uova, le arachidi, il pesce, i crostacei, la soia, le noci. Le allergie a latte e uova si risolvono spontaneamente entro i 3 anni di età; più difficili, invece, le allergie agli altri alimenti. Un ruolo importante è rappresentato anche dallo svezzamento. Il bambino con predisposizione alle allergie va infatti allattato il più possibile al seno e svezzato non prima dei 5 mesi di età, introducendo molto attentamente un alimento alla volta per tenere sotto controllo eventuali reazioni.

Ovviamente - se si osservano sintomi quali orticaria, eruzioni cutanee, difficoltà respiratoria, gonfiori, dolori addominali, vomito - l'alimento scatenante va eliminato dalla dieta, magari reintroducendolo, sotto stretto controllo pediatrico, dopo qualche mese. Inoltre, nella dieta di esclusione degli alimenti incriminati, va valutato attentamente l'apporto nutritivo che viene a mancare, sostituendolo con somministrazioni extra dei nutrienti mancanti.

Il pediatra va consultato in ogni caso per concordare con lui la prevenzione e la terapia più efficace, ma soprattutto va consultato in casi di orticaria, gonfiori, prurito o altri sintomi evidenti di allergia a circa mezz'ora dall'ingestione di un particolare alimento. Si consiglia invece di recarsi immediatamente al Pronto Soccorso quando il bambino ha fame d'aria e tosse, con conseguente sensazione di soffocamento.