(ediz. Gennaio/Febbraio n°1-2 Anno 1996 pag. 42) viene presentata la Relazione del Prof. Alfredo Di Vona su :
“L’uomo e il poeta ripercorrono insieme le vie dell’esistenza giovanile, in Ciociaria , or sono trascorsi molti anni, e le impressioni che li videro crescere sono sempre concordi: l’uomo non supera mai il poeta e la realtà assume gli aspetti della poesia. Una poesia che sa anche esprimere con delicatezza un mondo pervaso dai sentimenti che, sorgenti spontanei dal profondo della nostra natura, sanno tracciare le vie del nostro comportamento futuro.
Dicevo di una realtà storica trascorsa, quella della precedente generazione, è vero, non per questo meno significante dell’attuale.
Anzi tutt’altro, perché pur in essa erano presenti tutti gli elementi necessari per la nostra crescita, facendo nostre le esperienze che la vita ci offriva nel suo perenne trascorrere.
Il segreto semmai era in quel crescere dell’uomo , in Carè , che sapeva cogliere come poeta quei legami segreti di meraviglia e di affetti che lo legavano alla vita degli altri e dei suoi cari.
Ma il tempo nel suo trascorrere par voglia cancellare ogni trascorso, ma non è ingeneroso perché, a suo modo, sa sollecitare la memoria ai ricordi e più nel poeta che li sa far rivivere nella loro originalità, nella poesia, pur sapendo come uomo che mai potrà ricrearli: un limite che lo renderà perplesso ingenerandogli quella nostalgia che costituirà ‘il filo conduttore’ della sua ispirazione .
Ecco “NUSTALGIE“ che palesa al lettore attento quel desiderio del poeta, di Carè, che vorrebbe perpetuare la consistenza e che nell’economia dell’esistenza hanno un loro posto, un giusto significato, un valore.
E’ il momento di scorrere il volume. La difficoltà è nella scelta delle poesie e dei brevi racconti scritti in dialetto frusinate, in ciociaro, ma il lettore è agevolato nella loro comprensione per la corrispondente versione in lingua. Per un ciociaro è diverso, mi riferisco al lettore di TERRA NOSTRA, se ancora ha dimestichezza con il dialetto. Egli potrà allora apprezzare la vivacità della ‘lingua madre’ e la capacità con la quale essa sa rendere le immagini talvolta difficilmente traducibili in lingua italiana. Eppure in quella lingua c’è una parte nascosta di noi , a cui sono ‘legate’ le nostre tradizioni e la nostra spiritualità che poi è quella dei nostri padri.
Alfredo Carè è un poeta e scrittore ciociaro che sa gestire la lingua madre con forza incisiva e sa trarre dall’ispirazione situazioni felici per le sue poesie e per i suoi racconti non privi quest’ultimi di una sottile ironia che facilmente si riscontra nel parlare ciociaro, specie nel mondo cittadino. Segnalo qui di seguito alcune poesie pervase da quel senso di ‘Nustalgie‘che le caratterizza ed alcuni racconti che riescono a rappresentare quella realtà umana da cui traggono alimento.
Dalle poesie:
‘Pàtime gliè caualiere‘ (Mio padre il cavaliere) – ‘Gliè frate mia’ (I miei fratelli) – ‘glià figlie mia‘(I figli miei) = Una serie di quadretti familiari che sanno toccare il cuore del poeta a cui è legato con profondità d’affetti.
‘Dalla finestra ‘nde casema uècchia’ (Dalla finestra della mia vecchia casa) –Un quadretto sempre vivo nella mente del poeta da cui iniziò a vivere spiritualmente scoprendo il mondo organizzato fuori di lui.
‘La frònna gialla’ (La foglia morta) – Una poesia che ha una intonazione tutta intima quasi autobiografica. – Così ‘La speranza‘ e ‘Rimembranze‘ – ove pare che “Nustalgie” sia di casa .
– E ancora ‘Biate a tì‘ (Beato te) e susseguente ‘Gliè campanile m’arrespondì‘ (Il campanile mi rispose), che è un inno alla speranza –
Un quadretto incisivo, degno del pennello di un pittore sensibile , in cui il poeta delinea la parte storica di Frosinone col suo campanile medievale e con il suo orologio che scandisce il ritmo della vita giornaliera. Il ricordo si fa accorato e il ritorno alle origini si fa presente e nel paese che descrive ritrova se stesso .